Leggete e meditate, dicevo alla fine del mio ultimo post. Va da sé che l’invito era rivolto anche a me stesso e quindi in questi giorni ho diligentemente letto e ho meditato. E, complici le ore passate in treno da Venezia e quelle passate in aereo ritornando a Mosca, ho finalmente concluso, e con piena convinzione. Ho letto con rispetto e commozione l’amaca di Michele Serra di martedì, così trasparente e aperto ai suoi dubbi pieni al solito di intelligenza e di umanità. Comprendo con tutto il mio cuore la sua “equivicinanza” ai due popoli ed emotivamente la condivido se penso ai civili, alle vittime innocenti da una parte e dall’altra. Ma più ci penso e più con la ragione io sto con Israele. Il perché lo ha spiegato in modo magistrale Magdi Allam sul Corriere di ieri e non c’è secondo me bisogno di aggiungere altro. “Può essere considerato democratico chi nega il diritto di Israele e pratica il terrorismo per distruggerlo? Ed è l’Occidente per primo, a circa 60 anni dall’Olocausto degli ebrei frutto del regime nazista andato anch’esso al potere democraticamente, a doversi pronunciare in modo inequivocabile sulla legittimità delle forze islamiche “democratiche” che stanno promuovendo una guerra volta a cancellare la patria degli ebrei dalla carta geografica. Ecco perché dovrebbe essere proprio l’Occidente a prendere l’iniziativa di accreditare sul piano del diritto internazionale che il diritto di Israele all’esistenza è un principio inalienabile e un valore incontrovertibile che sostanzia la democrazia. Che, pertanto predicare e operare per la distruzione di Israele è un crimine contro l’umanità e una negazione della democrazia, che non può prescindere dal riconoscimento alla vita e alla libertà di tutti”. Io la penso come Allam, io la penso così.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
11 risposte a “Io sto con Israele”
E’ da almeno 20 o 30 anni che pur avendo tutte le possibilità di farlo non si riesce a trovare una soluzione accettabile. Ormai, penso che sia stato dimostrato come sia inutile continuare per le solite strade (decisioni unilaterali o azioni individuali di qualche sporadica persona di buon senso che sia stata eletta per sbaglio da una parte e/o dall’altra). Il problema è nella mentalità dei popoli e si risolve o con un lento (e difficilissimo, quanto improbabile) processo culturale interno di entrambe le parti. Dal mio punto di vista la questione mediorientale ci riguarda tutti, è una minaccia ben più tangibile di qualsiasi gruppo terroristico, quindi è nostro diritto utilizzare gli strumenti dell’ONU anche senza bisogno di ottenere il permesso di chicchessia. Israele ad esempio in seguito alla ventilata proposta di mettere dei contingenti di interposizione ONU sui confini con il Libano, ha dichiarato che “lo vede difficilmente realizzabile”, che tradotto significa “questa è la nostra guerra, state fuori dalle balle”.
Comunque non bisogna far passarela teoria che la reazione di Israele è comprensibile e magari non sproporzionata! Per le guerre precedenti Internet non esisteva e quindi le immagini che potevamo vedere di guerre lontane erano filtrate dai media, adesso invece non è più così:
Come si fa a dire che tutto questo è comprensibile?
Mi dispiace, ma non riesco proprio a condividere.
Cioè, condivido quello che scrivi, ma il messaggio sotteso, voluto o accidentale, mi terrorizza.
Ci sono due discorsi paralleli: il primo, la democrazia.
Quello che sostengono Hamas e gli Hezbollah è criminale, predicare la distruzione di un’intero stato non può essere tollerato. Ma se queste tesi possono essere sostenute da organizzazioni democraticamente elette questo significa che il veleno dell’odio è così radicato da non poter essere ridotto al grado di pensiero deviato, fanatico e inaccetabile. E’ un fenomeno di massa, come tale non può essere sconfitto a tavolino declassandolo a devianza inqualificabile. Nemmeno si può pensare di eradicarlo a suon di bombe o omicidi mirati, perchè per farlo sarebbe necessario un genocidio. Perciò bisognerebbe inventarsi altre risposte, queste due qui sopra già sappiamo che non funzionano, cinquanta anni di storia stanno lì a dimostrarcelo. Che dici, e se si provasse a combattere questa guerra con le armi della democrazia, per una volta? Il tributo di sangue sarebbe forse più pesante, da entrambe le parti?
Secondo tema: la situazione contingente.
Da quello che ci ha detto Amato sappiamo che tutto è cominciato secondo un disegno guerrafondaio studiato nel dettaglio. Le provocazioni avevano il preciso intento di scatenare la brutalità militare di Israele, per mettere a rischio la sua rispettabilità nella comunità internazionale. Cosa che sta riuscendo benissimo. Faccio notare che pensare che l’esercito Israeliano sia in grado di smantellare la struttura di mantenimento degli Hezbollah è stupido, insensato. Semplicemente perchè la reazione Israeliana era prevista e voluta, avranno pur previsto delle contromisure! E la cosa è sotto gli occhi di tutti: mentre gli F16 radono al suolo quartieri per riuscire a penetrare in un bunker (probabilmente vuoto da settimane) i lanci di razzi Kassam continuano a raggiungere i bersagli come e più di prima.
Ma allora perchè tutto questo? Semplice, perchè non si vuole risolvere nulla. Alimentare l’odio fa comodo ai fondamentalisti di entrambe le parti. Il sangue innocente sparso a fiumi ce lo urla da decenni, e noi continuiamo a berci le fandonie delle due opposte propagande come dei piccioni imbecilli. Che effetto avranno le foto dei bambini carbonizzati in Libano? Favoriscono il dialogo e la fiducia? Secondo me hanno lo stesso effetto dei morti e dei feriti su suolo Israeliano, coagulano consenso verso le forze estremiste, da entrambi i lati. Quanti anni di cieco furore produce la morte di un bambino innocente? In quante persone?
Perciò il tuo discorso mi terrorizza, perchè di fronte all’orrore dovremmo tutti reagire per cercare di inceppare il meccanismo che chiede altro sangue al sangue. Che significa usare lo stesso peso e la stessa misura verso chiunque lavora per nutrire l’odio. Imporre una forza di interposizione, adesso, ieri! Ma non si farà, o si farà solo quando Israele darà l’OK. Cioè dopo che avrà moltiplicato a piacimento l’odio ed il rancore nelle popolazioni colpite. Oppure peggio, quando sarà ormai troppo tardi e si potrà far allargare l’incedio per giocare un po’ a dadi con le vite di intere popolazioni, financo le nostre.
Un’ultima cosa: la risposta di Israele è eticamente più difendibile per un solo motivo: possono permetterselo. Sono nella posizione di poter dichiarare che cercano solo di difendersi, peccato che se fosse vero reagirebbero in ben altro modo. Di certo non gli mancano i mezzi.
La patente di democratico si guadagna con un governo eletto con libere elezioni: Olmert, Haniyeh, Hilter e Prodi sono stati eletti da paesi democratici (poi solo Hitler ha sospeso la democrazia). Il diritto all’esistenza di Israele è stato decretato da paesi democratici e non, a scapito degli abitanti di un protettorato inglese, che non avevano quindi rappresentanti all’Onu.
Difficile accusare di spregio della democrazia chi non aveva allora e non ha oggi diritto di voto, semplice osservatore nel Palazzo di Vetro.
E’ democratica una decisione votata da tutti meno che dai diretti interessati?
Caro Sergio,
Molto rapidamente, su una questione sulla quale, come dimostrano le cose, trovare un accordo pare comunque difficile – e dubito lo troveremo tra di noi:
Punto 1. L’odio radicato non mi sembra per niente migliore dell’odio fresco.
Punto 2. Certo che hai ragione, certo che ci vorrebbero la politica e la democrazia. Ahinoi la linea politica che sentiamo arrivare da posti tipo Teheran è solo una: cancellare Israele dalle cartine geografiche.
Punto 3. Sappiamo entrambi cosa farebbe l’Iran (e soci) di Israele, se solo – come dici tu – potessero permetterselo.
Ivan
re punto 1:
odio radicato + odio fresco > odio radicato
re punto 2 e 3:
finchè Israele farà fuori una media di 4 civili inermi (o più), per ogni omicidio “mirato” o azione militare, questi signori avranno sempre argomenti a sufficienza per potersi permettere di promuovere la cancellazione di Israele. Anche se è ovvio che non potranno mai permettersi di farlo per davvero, ti pare?
Adesso dimmi:
– la reazione di Israele renderà più sicuri i suoi cittadini? (se va bene, non molto e per 6 mesi/1 anno, dico io)
– la stessa reazione aiuta Hezbollah e Hamas a raccogliere consensi, interni ed esterni, oppure no?
– Hezbollah e Hamas (così come l’Iran) sono forze formalmente democratiche, perciò si nutrono di consensi. Combatterle significa lavorare per togliere questi consensi: continuare ad alimentarli è controproducente, se vuoi uscire dallo status quo. Se invece lo status quo ti serve per conservare i tuoi, di consensi, allora va benissimo far fuori un po’ di bambini alla settimana. Sei proprio sicuro che nessuno faccia questo tipo di calcolo? Perchè?
– Se ci fosse un solo dirigente Israeliano che seguisse questa logica, che vorremmo dirgli? Bravo, siamo dalla tua parte?
Se ti va di rispondere mi fai contento, sennò possiamo benissimo vivere senza accordarci fra noi.
Sergio:
sorvolo sul punto 1. L’odio non conosce comparativi. O è o non è.
Punto 2: Secondo il tuo suggerimento Israele prende i missili e sta lì, e aspetta. Questo renderebbe forse i suoi cittadini più sicuri? Non credo questo cambierebbe i piani di Ahmadinejad “il democratico” e dei suoi. E del resto avere vicini inermi non modificò i piani di Hitler, anche lui del resto ricco di moltissimi consensi interni, verso i Sudeti, la Polonia e il resto d’Europa.
Quanto alla questione del consenso interno ritengo che interessi ad Hamas (vedi la reazione al referendum di Abu Mazen) tanto quanto ai dirigenti israeliani. Per sfortuna dei bambini di tutte e due le parti.
Cari saluti,
Ivan
Caro Scalpha, Io sto con Sergio. Per fermare i missili di Hamas ed Hezbollah e la spirale di violenza sarebbe molto più utile e un milione di volte più etico dare finalmente ai Palestinesi diritti, indipendenza, accesso all’ACQUA… Partiti e fazioni radicali ed anti-zionisti perderebbero subito consensi, Iran e Siria sarebbero spiazzati. Quando parli di democrazia e di diritti non scordarti che i Palestinesi si son visti espropriati terreni e case, occupati i territori ormai da decenni: perché Israele ha più diritto dei Palestinesi a uno stato? Questo non significa negare il diritto di Israele ad esistere, significa semmai aumentare il riconoscimento di quel diritto.
Il tuo discorso mi sembra equivalente a: la mafia ha ammazzato La Torre, Falcone, Borsellino, minaccia le istituzioni, dunque bombardiamo la Sicilia.
Sorvolo sul fatto che non rispondi alle mie domande 😉
Punto 1:
non sofizziamo. Vuoi dire che produrre mezzo milione (per ora) di sfollati è ininfluente? Non potrebbe essere che qualcuno di questi, al ritorno si trovi la casa distrutta e gli venga l’idea che la prossima volta farebbe meglio ad imbracciare un lanciarazzi e difendere il suo sacrosanto diritto di avere un tetto sopra la testa? Ammesso che possa mai tornare, visti i precedenti…
Punto 2:
Non ho porposto l’ignavia,
io ho proposto “le armi della democrazia” che sono: riconoscere nei fatti i diritti e l’uguale dignità delle popolazioni occupate o bombardate e favorire l’intervento delle forze di interposizione. Ostacolarlo, cercare di ritardarlo, va nella direzione opposta.
Sul ruolo dell’ONU: di certo non è un toccasana che risolve d’incanto tutti i problemi, ma favorirne l’azione significherebbe contribuire a dargli il peso che gli spetta, cioè lavorare per un mondo più sicuro per tutti.
O vogliamo continuare a dire che l’ONU è cosa buona e giusta solo finchè sta fuori dal nostro orticello?
Le opzioni per evitare un’escalation militare ci sono sempre, usarle o no dipende dalla volontà politica.
Caro Ivan, secondo me se guardiamo le guerre solo per le loro ragioni e conseguenze politiche perdiamo il senso dell’umanitá e infine noi stessi.
Mi sembra strano che una persona sensibile e intelligente come te si ponga il dubbio e mediti giorni da che parte stare, quando a me sembra cosi’ evidente che se bisogna tifare per qualcuno, bisogna tifare per quelli che sotto le bombe ci stanno e ci muoiono.
Probabilmente sono un anarco-utopista, qualitá pessime per poter discutere freddamente di relazioni internazionali, ma penso che anche se gli Americani erano dalla parte giusta nel combattere Hitler, non era “giusto” radere al suolo Dresda, Hiroshima e Nagasaki.
Penso anche che la maggior parte delle persone nel medio oriente (come altrove) agognino solo di vivere in pace, avere un lavoro, una casa, mandare i figli a scuola e trovare un medico se é necessario. Fare una vita normale, insomma. E che le dirigenze israeliane, palestinesi, iraniane, nord-coreane etc. fanno le guerre (o le minacciano) ben piu’ per difendere il loro potere che per difendere i propri popoli.
Ti lascio con un sogno.
Pensa la forza che avrebbero i palestinesi (o chiunque altro) se per difendersi dalle occupazioni si sdraiassero per strada davanti ai tank (chiamando preventivamente la CNN, claro). Nessun presidente democraticamente eletto avrebbe il fegato di dare ordine ai tank di passarci sopra.
E pensa che forza politica avrebbe Israele se invece di sconfinare e bombardare i civili, riuscisse ad usare la sua forza economica e culturale per migliorare le orribili condizioni di vita in cui versano i palenistesi nei campi profughi, nella west bank, a Gerico. Appunto, solo un sogno.
Purtroppo nell’incubo mediorientale è piu’ difficile costruire la pace che premere un grilletto, e di gente come Ghandi o Gesu’ Cristo non se ne vede neanche l’ombra, e probabilmente, se solo si affacciassero, farebbero subito una brutta fine.
Ma è davvero un sogno che emergano dirigenze politiche (e non Messia) che “razionalmente” si rendano conto che alimentare la barbarie e la violenza non è una soluzione?
finirebbero come Rabin anche loro?
Non c’e’ proprio alcuna alternativa tra la tenaglia tra fare la guerra e ammazzare gli altri o provare a fare la pace e farti ammazzare (anche solo politicamente) dai tuoi?
Giorgio
io non ho idea di come fare a uscire da questa situazione, ma ho tante domande sul perché non abbiamo fatto di tutto per arrivarci:
1) prima di tutto, ricordiamoci che Hamas in Palestina e Ahmadinejad in Iran sono saliti al potere basando molta parte della loro campagna non solo sull’odio per Israele, ma soprattutto sulla corruzione dei governi che li precedevano: non voglio dire che i pasdaran o i militanti islamici di Gaza siano tutte brave persone e oneste, sicuramente anche loro avranno le mele marce, ma noi Paesi Occidentali (espressione un po’ vaga, lo so) sapevamo qual’era il rischio di un cambio politico quando trattavamo con Fatah e Arafat in Cisgiordania o con il “riformista” (rispetto ai loro standard, evidentemente) Khatami a Teheran; perché non abbiamo fatto pressioni per migliorare la loro etica, ci saremo pur accorti che non tutti gli aiuti inviati in Palestina arrivavano poi alla popolazione, sarà venuto il sospetto che Arafat intascasse qualcosa? Eppure lo trattavamo bene, invitato alla Casa Bianca e tutto il resto…
2) possibile che a nessun politico sia venuto in mente di aiutare lo sviluppo economico palestinese importando lì industrie isreliane? la delocalizzazione è un fenomeno globale ma lì non si applica? eppure non mi sembra difficile pensare che il costo della manodopera palestinese sia ben inferiore a quello della controparte ebraica, visti i rispettivi tenori di vita…
ora verrò bollato come un bruciatore di bandiere con la stella di David, ma non è affatto così, se fossi obbligato sceglierei la kippah piuttosto che la kefiah, ma non c’entra nulla col discorso precedente, che è quanto mi preme comunicare… e se analizzo il tutto con la lente fornita da Sergio ho paura di capire come mai ci si sia comportati così!
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