Quando Nicola Mancino fu eletto per la prima volta senatore, nel 1976, io – che ho già parecchi capelli bianchi – ero in quinta elementare. Il Senatore Mancino (mi raccomando la M maiuscola per evitare l’effetto sinistro) era chiaramente un predistinato: era infatti stato segretario della DC di Avellino, la famosa città che ha prodotto esattamente nello stesso momento storico, causa un fortunato allineamento di pianeti durato circa un decennio, un segretario nazionale della DC e primo ministro, una squadra di calcio di serie A, un direttore dell’Osservatore Romano, un direttore generale della RAI, un notista politico del TG1, un intervistatore notturno dalle domande lunari e surreali, un Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica, un terremoto, uno stabilimento della Parmalat e ulteriori ammennicoli in una serie veramente stupefacente per una ridente cittadina di soli 52 mila abitanti.
Nicola Mancino, classe 1931, eletto ininterrottamente senatore dal 1976 al 2006, già Ministro dell’Interno e Presidente dell’Assemblea di Palazzo Madama, succede a Virginio Rognoni ed è il nuovo Vicepresidente del CSM. E ho detto nuovo.