30 Settembre 2006

Disorientato

Diario

Sono giorni che vivo come un senso di disorientamento. Ogni tanto mi chiedo addirittura se con l’età io non stia per caso diventando di destra (oddio!)… Sono sempre più insofferente coi sindacati, tutti presi a gestire il proprio potere e completamente indifferenti rispetto alla realtà del nostro mondo del lavoro, con lo Stato imprenditore (ogni qualvolta che qualcuno nomina l’Alitalia divento una belva), con chi se la prende con le sacrosante verità che Pietro Ichino scrive senza sosta dalle colonne del Corriere sollevando irritatissime reazioni dai parrucconi di casa nostra (c’è stata una sollevazione anche quando ha proposto di licenziare l’1% dei dipendenti pubblici, quelli meno produttivi, gli orridi scansafatiche assenteisti della Pubblica Amministrazione: leggete qui le reazioni scandalizzate. Ma questa gente dove vive?). Oggi mia sorella mi ha telefonato e mi ha detto, ma com’è che non hai scritto nulla sul blog sul caso Telecom? Vanessa, le ho detto, è che sono veramente disorientato. Il punto è che mi pare che la Telecom sia solo l’ovvia conseguenza di un paese rimasto fermo agli anni 50, con una sinistra statalista e condizionata da un sindacato che ha una potenza senza pari al mondo (i presidenti delle Camere vengono entrambi da lì, mi pare), una destra che anche quando si libererà dell’intrallazzatore di Arcore resterà pur sempre oscurantista, bigotta e clericale, un potere politico che non conosce confini, Mastella che giganteggia, una fetta grossa dei cittadini, quelli sotto i quarant’anni, sotto ricatto a lavorare come schiavi nei call center o a vivere da precari… ma che vuoi che scriva sulla Telecom. Parlavo con mia sorella, classe 72, superlaureata in CTF che stava andando a fare il suo sabato pomeriggio di lavoro nella farmacia comunale di Seregno. Una cittadina indignata per la Telecom ma evidentemente rassegnata a 34 anni al suo ennesimo precarissimo contratto temporaneo da 20 giorni. Luca Sofri dice che il governo è in stato di ubriachezza. Vero, ma non sorprendente. E’ che il Paese mi sembra non stia molto meglio. Nel frattempo, a Barcellona, una coppia di sposi gay adotta un bambino. Sono veramente disorientato.

4 risposte a “Disorientato”

  1. Selfsurfer ha detto:

    A un certo punto circolò in Italia un libretto dal titolo ‘Il sogno di una destra normale’. Il desiderio di una destra decente, che faccia le cose che deve fare la destra in una democrazia, è un desiderio di sinistra. Credo che tutto il tuo discorso abbia a che fare con l’esordio del tuo post. Non è questione di diventare di destra, ma di riconoscere alla destra un ruolo vitale nella dinamica sociale e politica di un paese. Se ci fosse una destra decente in Italia, i suoi discorsi potrebbero diventare politica di governo e persuadere qualcuno della loro bontà. Forse non sei di destra, ma non ti farebbe male avere nel tuo paese una destra decente con la quale discutere certe riforme, e magari realizzarle. Lo sai che ti dico? Mettere in piedi una destra come si deve per compiere una vera democrazia bipolare sarebbe una cosa di sinistra. Ti rendi conto di come siamo messi?

  2. nicola ha detto:

    scusa, leggo il corriere, quali sarebbero le ‘sacrosante verità’ di ichino? ciao. nicola

  3. Gabriele ha detto:

    E per quanto riguarda la notizia che linki alla fine del tuo post (adozione a Barcellona), l’agenzia adnkronos confonde le 28 coppie che hanno cominciato la procedura per l’adozione in Catalogna, con il numero di coppie che finora si sono sposate!

  4. Cirano ha detto:

    Caro Ivan, purtroppo non è una questione dicotomica destra sinistra. Fosse così sarebbe tutto più semplice. Il problema è la mentalità. Quella mentalità italiana “mafiosa” che non permette al Paese di crescere, di essere moderno. Mafia non è quella che fa i morti in Sicilia, Mafia è il non voler toccare i piccoli e grandi privilegi, la fissità delle cose, il perpetuarsi del potere fine a se stesso. Berlusconi curava i suoi interessi, quelli dell’Italia cosiddetta produttiva, ma anche molto arraffona, la sinistra cura quell’altra Italia, dei sindacati, delle compagnie parastatali. Il Paese intanto affonda e non vedo ahimè vie d’uscita. Presto, un po’ a malincuore, mi trasferirò a lavorare all’estero in una università molto prestigiosa visto che qui, con una laurea e un contratto a progetto da 750 euro lordi al mese non ci posso stare. Qualcuno potrebbe obiettare che sono un codardo, che me ne fuggo senza tentare di cambiare le cose. Ma non c’è nulla di più stupido che accanirsi e sprecare energia per un Paese che pare marciare fiero verso il suicidio.