Dopo le voci su Aeroflot che starebbe pensando a comprarsi l’Alitalia, qualcuno ipotizza addirittura che la russa Gazprom possa provare a mettere le mani su colossi quali la Shell o la BP, mettendo in qualche modo a rischio le forniture di energia all’occidente. Magari non succede, ma l’ipotesi rende bene l’idea sullo stato dell’economia da queste parti.
Proprio oggi sui giornali di qua si è letta la notizia che il costo medio di un appartamento a Mosca è arrivato a 4000 dollari a metro quadro, con un aumento dei prezzi superiore al 100% negli ultimi 12 mesi: ad ottobre 2005 il prezzo medio al metro quadrato non superava i 1900 dollari. In sostanza la gente non riesce più nemmeno a completare le pratiche del mutuo prima che il venditore aumenti le sue pretese. Tutte le banche internazionali che avevano deciso di abbandonare il mercato russo con la crisi del 1998 stanno tornando in gran fretta: dopo HSBC che aveva annunciato le sue strategie sulla Russia la settimana scorsa, è di oggi la notizia che anche Lehman Brothers avrebbe deciso di riaprire i suoi uffici moscoviti.
Insomma il paese qui corre, con le sue mille macroscopiche contraddizioni, ma corre. E vivere qui, oggi, è un’esperienza che regala sensazioni stranissime, per me è come vedere la storia che si dipana velocissima sotto i miei occhi. Lo vedi dai palazzi che crescono come funghi, dai locali, dai negozi, dalle luci. E dalle mille cose che impari, da quelle che scopri. Non so se qui riusciranno alla fine a gestire davero fino in fondo questi tempi così forsennati, ma certo è difficile sottrarsi all’energia, a questa smania di costruire che si sente vibrare tutt’intorno. La vedo anche negli occhi dei ragazzi che lavorano con me. Sono intelligenti, ben preparati, desiderosi di crescere (e pure simpatici).
Ho chiesto ad una mia collega di Londra – una profonda e intelligente – che è stata qui di recente cosa l’avesse davvero colpita di Mosca. “Tutta questa gioventù”, mi ha risposto, “che si vede per la strada”.