9 Gennaio 2007

Lotteria Italia

Diario

Crudezza dei numeri: il Corriere di oggi riporta incredibili dati sulla senescenza dei nostri docenti universitari. Il 74% dei nostri cattedratici ha più di 55 anni e si arriva al 95.3% se si considera anche la fascia tra i 45 e i 55 anni. In pratica meno del 5% dei nostri professori universitari ha meno di 45 anni e solo 9 fortunati su 18.651 docenti hanno raggiunto lo status di ordinari a meno di 35 anni: sono lo 0,05% del totale (in Francia hanno meno di 35 anni l’11% dei docenti, negli USA il 7,31%, nel Regno Unito il 16%). Non fa parte di questo sparuto gruppo di privilegiati Paolo De Coppi, 35 anni, che ha trovato le cellule staminali nel liquido amniotico e, a quell’età, fa il primario di chirurgia pediatrica al Great Ormond Street Hospital di Londra e non – guarda un po’ – in un ospedale di Roma o di Milano. Dice che tornerà in Italia tra due anni: avrà 37 anni e più o meno le stesse possibilità statistiche di vincere una cattedra o un premio della lotteria. La lotteria Italia.

16 risposte a “Lotteria Italia”

  1. Filippo ha detto:

    47 morto che parla…

  2. Filippo ha detto:

    sai qual e’ il bello? il bello e’ che se anche dovesse vincere alla lotteria e divenire ricercatore, percepirebbe la bellezza di 1100euro netti al mese. Un barone, per contro, ne piglia 3000. Capito come mai le baronie tengono per le palle l’univ in genere? basta un parola del nobile barone, e da poverello diventi vassallo che vive nel castello…

  3. Anellidifumo ha detto:

    Ciao Ivan, oggi è stata una giornata un po’ troppo pesante. Però ero in metro e leggevo il corriere canadese che dava proprio un piccolo approfondimento su De Coppi. Ho pensato di farci un post su, poi mi sono detto: l’avrà fatto già Ivan. Vengo qui dopo 10 ore da quel pensiero e leggo questo post qui. Mi dà un sottile piacere verificare che so già di cosa parlerai nel tuo blog, significa che cominciamo a conoscerci davvero. :-))))

  4. andrea del bene ha detto:

    La storia di un ricercatore (mio fratello) laureato in biotecnologie a Bologna:

    -voto: 110 e lode
    -durata studi: ottobre 1995-luglio 2000
    -rifiuta l’offerta di un dottorato a bologna e lo svolge in germania presso l’EMBL.
    -primo stipendio mensile: circa 1170 euro
    -fine dottorato: novembre 2004
    -pubblicazione tesi di dottorato su Nature
    -un anno di postdoc con stipendio pari a 2200 euro mensili
    -dal 2005 ad oggi: postdoc a San Francisco, università della California
    -stipendio attuale: oltre 3000 dollari mensili.
    -possibilità di tornare in italia: 🙂

  5. Filippo ha detto:

    aggiungo a quando detto da andrea:

    valore del titolo di studio all’estero 🙂
    volere del titolo di studio in italia 🙁

  6. davide martini ha detto:

    Esame di Farmacologia all’ Università La Sapienza di Roma: un ordinario è figlio del luminare a cui è intestato il dipartimento, un altro ha i figli che insegnano nella stessa facoltà, le due assistenti sono figlie di un altro professore di farmacologia.
    Esame: sono prenotato decimo e finisco ultimo su 60. Gli statini subiscono strani movimenti.
    Alla fine l’ordinario si incazza e dice che i voti sono “troppo alti”. Mi siedo e l’assistente mi boccia dopo tre minuti tre.
    Spero che quando ci sarà un’ inchiesta sull’ Università nessuno si scandalizzi come con la sanità.

  7. paulo ha detto:

    Ci sono troppi fattori tutti insieme che hanno contribuito a generare negli anni questa situazione in Italia, tra cui ovviamente anche il sistema baronale che nessuno ha mai imposto ai docenti universitari, ma che essi hanno fatto proprio, a volte senza alcuna vergogna. Oltre al solito problema italico di ogni settore pubblico e privato, per cui si dà la dirigenza a chi è vecchio, e si lascia fuori chi è giovane e avrebbe maggiore inventiva.

    Ma non è solo questo il motivo: è chiaro che in un settore dove si assume sempre meno gente, l’età media di chi è dentro non fa altro che salire. Ascoltai un onesto professore, anziano, e credo che fosse sincero, dire: se sapessi con certezza che se io me ne vado in pensione verrebbero assunti subito dei ricercatori, io me ne andrei anche domani. Il dramma è proprio questo, che negli anni futuri l’età media forse si abbasserà (moltissimi professori sono prossimi al pnesionamento d’ufficio), ma solo perché diminuirà il numero assoluto dei docenti. Non ci saranno nuovi assunti tra i professori.

  8. Francesco ha detto:

    La situazione è difficile. La cosa più grave è che la maggioranza di noi “si adegua” al “sistema”. Come in politica, in tutti gli ambiti in Italia c’è bisogno di 2 cose (difficili in verità): una “ribellione al sistema di potere” dal basso e una presa di coscienza di noi giovani di alzare la voce e rivendicare quelle capacità che abbiamo!

  9. Filippo ha detto:

    Dio ti ascolti, Francesco. Quando i 30enni si decideranno a “tirar fuori il carattere” sara’ sempre troppo tardi…

  10. paulo ha detto:

    A Davide Martini: il fatto che uno sia “figlio di” qualcuno, in sé e per sé non vuole dire nulla. Bisogna vedere se è capace, o se invece sta lì proprio perché è “figlio di”. Questo discorso generalista l’ho sentito fare un po’ troppe volte. È chiaro che sia l’ambiente familiare, la condizione sociale che la propensione ereditaria ad un dato lavoro contino anch’essi, e qualche volta un figlio di noto personaggio il posto se lo sarà pure meritato no?

    Qualche esempio: Marie Curie, premio Nobel per la fisica 1903. Pierre Curie, “marito di” Marie, premio Nobel per la fisica 1903. Marie Curie, Nobel per la chimica 1911. Irene Curie, “figlia di” Pierre e Marie, Nobel per la chimica 1935. Frederic Joliot, “genero di” Pierre e Marie, chimica, 1935. Poi ci sono padre e figlio, come i Bohr, o il Nobel per la chimica di quest’anno Kornberg (“figlio di”), e ben altri quattro vincitori di Nobel che erano “figli di” altrettanti vincitori di Nobel. Considerando quanti Nobel ci sono al mondo, e quanti studiosi, una bella coincidenza no? Anche lì tutto va a seconda delle raccomandazioni?

    Detto questo, che tante cose stiano quasi allo sfascio all’universitatà e che indubbiamente le raccomandazioni esistono, familiari inclusi, è vero. Basta però che si consderino i vari casi e le varie realtà senza discorsi generalisti che servono a poco, anzi peggiorano la situazione facendola apparire come irrisolvibile.

  11. neroinchiostro ha detto:

    …e infatti i cervelli scappano altrove.

    E ci lasciano i cervellini che poi si danno alla politica.
    Con i risultati cui assistiamo tutti i giorni.

  12. Andrea ha detto:

    Sì, è così. Anche per me. Sono da 14 anni all’estero all’università (ebbi la fortuna di partire un mese dopo essermi laureato) e non credo tornerò mai (professionalmente parlando) in Italia.
    Ma mi piacerebbe tantissimo: il mare, il sole, gli amici, il cibo…
    Ma purtroppo l’università italiana è irretita/logorata nella piccole o piccolissime logiche di potere e la meritocrazia e lo spazio per i giovani esistono solo come eccezioni, non certo sono la regola.
    Ci sarebbe voluto molto coraggio per cambiare radicalmente le cose, per un governo di sedicente sinistra, ed invece non mi sembra che su questo si siano viste grosse novità.
    Anzi, il programma del rientro dei cervelli (istituito dal Governo Amato nel 2001 e confermato dalla Moratti – e pietra dello scandalo anche in alcuni casi, con il rientro di luminari italiani all’estero che poi si sono trovati con le chiappe per terra… Ma comunque una felice intuizione, che era da sostenere e migliorare, soprattutto per l’effetto dinamico che poteva avere su mlte cose accademiche italiane) è addirittura abortito, con la motivazione implicita più o meno vigliacca e bislacca del “siamo tanto felici per i nostri docenti universitari che sono all’estero… Che ci restino. Siamo felici per loro”.
    Sì, ma dove pensano di andare le università italiane da sole, con il loro valorissimo “potenziale umano” nell’epoca della concorrenza globale, se sono in alcuni casi pieene/strapiene di vecchi baroni insignificanti in un qualsiasi consesso internazionale?
    Il refrain è sempre lo stesso per l’università italiana: finche la barca va… Anzi la zattera.

  13. A Scalfarò, io sono più preoccupato del grado di senescenza negli uffici, tra gli impiegati pubblici, dove c’è una quantità impressionante di gente sempre più male in arnese che non viene ne’ cambiata neì rincalzata. E non è che quelli più giovani che pure ci sono diano poi grossi segnali di vitalità.

  14. Filippo ha detto:

    x Paulo, scusa ma non condivido. Il posto va al miglior candidato, in ogni caso. Esistono molti “figli di” che il loro lavoro lo sanno fare onestamente. Al loro livello ne trovi magari altri 100, ma il fatto di essere “figlio di” garantisce a certe persone di essere fuori dalle logiche della selezione. Eh no. cosi’ non va. Anche se sei “normalmente bravo”, la selezione te la becchi come tutti gli altri. Sono tutti capaci a diventare “onesti ricercatori che fanno il loro lavoro” se non devono faticare per trovare una posizione permanente (che non e’ facile da nessuna parte) come i comuni mortali…

  15. Anellidifumo ha detto:

    Io deve essere venuto da Marte. Pensate che ho scelto di non fare carriera nel Cinema o in Tv proprio perché i miei venivano da quell’ambiente… Ho provato col giornalismo e con il mondo accademico. Sono riuscito in tutti e due, ma lo stipendio e le condizioni generali migliori alla fine dove l’ho trovate? In Canada, dove vivo…

  16. Benny ha detto:

    mi penso che un giovane laureato italiano debba farsi obbligatoriamente un esperienza all’estero e forse al suo ritorno(se mai tornerà) verrà preso seriamente ….e noi continueremo a contribuire alla formazione dei migliori laureati che poi un altro stato sfrutterà….la “magnanimità italiaca”…eheheh