“Da qualche mese in alcuni supermercati giovani farmacisti vendono medicinali a un prezzo inferiore del 20-30% ai prezzi delle vecchie farmacie di città. Chi è più di sinistra? Chi liberalizza commercio e professioni, o chi consente che le farmacie, così come gli studi notarili, si tramandino di padre in figlio?”
Francesco Giavazzi, oggi, sul Corriere della Sera
5 risposte a “Chi è più di sinistra?”
ho letto (grazie al link) l’articolo del Corriere prima di commentare, e ho potuto constatare che il riferimento ai farmacisti era solo 1 dei tanti esempi presenti. premesso che spero di riuscire a non permettere ai miei figli di fare il farmacista, ma se un negoziante lascia ai figli l’azienda, chi si scandalizza?
Chi continua così e da alla parola riforme un contenuto.
liberalizzare va contro il “siamo tutti uguali” delle sinistra estrema. Purtroppo siamo tra l’incudine e il martello. Almeno finche’ questa gente non realizzera’ che il comunismo del 68 non esiste piu’.
L’economia del Bel Paese ha bisogno delle liberalizzazioni, per gradi, ma. si devono fare
Per esprimere il mio pensiero su questo tema dovrei scrivere pagine e pagine e pagine. La prima osservazione è che a sinistra alcuni ancora non abbiano imparato a distinguere e scegliere tra socialismo, comunismo, stalinismo, riformismo e via dicendo. Il discorso sarebbe lunghissimo. Da anni attendo che molti di sinistra estrema imparino ad ammettere che uno dei tanti motivi per cui il comunismo è crollato è stato il non voler comprendere che l’incentivazione stimola l’Uomo nel proprio lavoro, e quindi la produzione, e quindi la potenzialità di benessere. Non è necessario che questa incentivazione sia necessariamente economica, ma la sinistra estrema spesso la nega in qualsisasi forma e natura. Per esempio il poter competere alla pari degli altri per un dato lavoro che appassiona è un’incentivo, ma se quei traguardi sono off limits per alcuni e non per altri allora si perde l’inventiva e la passione delle persone. E la vita diventa piatta, e le professioni a tenuta stagna. Non c’è stimolo, a discapito non solo del progresso, ma anche della fantasia, della creatività.
Una parte della sinistra oggi vede il posto di dipendente statale come un simbolo, nient’altro, da difendere al di là dei meriti individuali e anche a discapito di chi quel posto non l’avrà mai, per censo. Diventa un feticcio, al pari di un vacuo simbolo religioso. Mi dispiace essere così duro, ma io mi sento fortemente di sinistra e fortemente in rotta con un certo modo di pensare di sinistra che è, in una parola, reazionario, difensore di un unico settore della nostra società, di un’unica figura di cittadino, senza una parola o protesta contro le raccomandazioni e i clientilismi che umiliano la dignità sociale di tanti individui.