Abbiamo avuto paura, eh? Ci siamo arrabbiati con i nostri per il timore che con questa sciagurata crisi avremmo riconsegnato il paese a Berlusconi. Ci siamo spaventati noi e si sono spaventati pure i nostri, al punto da firmare di corsa 12 punti, un quarto dei quali (3) riconsegna a Prodi quell’autorità che in quattro milioni e mezzo gli avevamo liberamente e democraticamente affidato un annetto e mezzo fa e che sempre i nostri hanno provveduto con scientifica pervicacia a colpire, indebolire e smantellare negli ultimi nove mesi.
Non basterà probabilmente a governare: la ristabilita autorità prodiana avrà serie difficoltà a resistere una volta che lo spauracchio Berlusconi sarà stato dimenticato. Una volta che le cose torneranno apparentemente a funzionare, una volta che una dozzina di provvedimenti saranno stati approvati con la collaborazione di Follini e Pallaro e ci sentirà nuovamente rilassati e in controllo, saranno disposti i nostri nel lungo periodo a rinunciare ai personalismi, alle rendite di posizione, al proprio particulare?
Il problema è che, per strada, nei blog, sui giornali, io ho sentito pochissime voci temere la caduta del governo perché questo avrebbe interrotto chessò io le riforme, la ripresa economica, il recupero della nostra competitività, il rinnovato impulso alla nostra ricerca, le liberalizzazioni o la buona politica estera di D’Alema. In fondo il livello di apprezzamento, anche tra gli elettori di centrosinistra, dell’attività di questo governo non è certamente mai stato straordinariamente elevato. Alla fine, nel momento del pericolo, tutti riconosciamo a questo governo soltanto un fondamentale elemento di merito: quello di non essere un governo Berlusconi.
Come non dare ragione a Ilvo Diamanti che oggi, su Repubblica, scrive: “La classe politica … non nasce dal nulla. Rappresenta e – in una certa misura – rispecchia i cittadini che l’hanno eletta. Nel qual caso, gli elettori di centrosinistra devono avere commesso colpe assai gravi, in qualche precedente vita, per meritarsi tutto questo.”
4 risposte a “La morale della favola”
Non credo ci siano stati tutti questi serial killer nella storia dell’ umanità…
solo se fossi stato Jack the ripper avrei potuto meritare tutto questo…
dopo la tristezza mi viene solo da dire:
“CHE PALLE !”
Se in Italia ci fosse una destra normale sarebbe diverso. Il problema che questa destra è pericolosa, e il centrosinistra è troppo omogeneo.
E’ come il cane che si morde la coda: il centrosinistra si ricompatta grazie a Berlusconi ma perde per strada molte cose da fare, e se cerca di fare cose coraggiose non riesce perchè si spacca, e rischia di far tornare Berlusconi.
federico
accentosvedese.blogspot.com
Non credo sia stata “paura”; per fare davvero paura, in politica, ci vuole altro che un Berlusconi qualsiasi.
E non credo sia stata nemmeno “rabbia”; per provarne di autentica, serve la delusione di una passione vera, e ci vuole altro che un cartello elettorale come l’Unione per suscitarne.
Più che altro, un grande senso di stanchezza, nel constatare che la sinistra, in Italia, non cambia proprio mai.
Forse la cosa più giusta, alla fine, l’ha detta proprio D’Alema: “Una certa sinistra non serve al Paese.”
Una frase dura, certo. Ma bisognerà pure trarre delle conclusioni utili almeno per il futuro, da quello che è successo. O no?
Il fatto è, caro Ivan, che non sono moltissime le cose per le quali la gente potrebbe lamentarsi se il governo Prodi cadesse – a parte appunto il rischio di un ritorno di Berlusconi. La ripresa economica (ammesso che sia merito di Prodi e non di circostanze indipendenti da qualsiasi governo: e infatti c’è anche in altri paesi, come la Germania) non significa affatto aumento del benessere, come sai, visto che in Italia i primi a non reinvestire in maniera produttiva i loro proventi sono i grandi imprenditori. Un miglioramento nell’investimento per la ricerca non lo vedo proprio, e su questo, credimi, sono abbastanza informato per ragioni di lavoro. La politica estera di D’Alema: guarda che solo la sinistra pacifista potrebbe andare a votare in base alla politica estera di un governo, la maggioranza degli italiani accetterebbe qualsiasi politica estera se il candidato in questione gli promettesse mari e monti in materia di tasse ecc. (vedi il quasi successo di Berlusconi nonostante l’intervento in Iraq e le grandi proteste da esso suscitate a suo tempo). Le liberalizzazioni: ancora è troppo presto per vederne gli effetti e non so se ci saranno, visto la tendenza italica a non mettere in pratica nessuna riforma seria (in fondo siamo in mano dei burocrati, più che dei politici). Lo so che tu facevi solo degli esempi, tanto per dire, ma sarebbe appunto da cose come quelle da te citate che si dovrebbe giudicare l’azione di un governo. Comunque, speriamo che l’azione di Prodi sia più incisiva, in futuro, e che la gente cominci ad apprezzarlo per quello che fa e non per quello che impedisce (il ritorno del nano).
Abbracci dal Brasile