16 Dicembre 2005

Una testimonianza di Cindy Sheehan

Diritti

Testimonianza di Cindy Sheehan, la madre che ha perso il figlio Casey in Iraq; per tutto il mese di agosto e’ stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George Bush stava trascorrendo le vacanze, con l’intenzione di parlargli per chiedergli conto della morte di suo figlio. Intorno alla sua figura e alla sua testimonianza si e’ risvegliato negli Stati Uniti un ampio movimento contro la guerra:
“Oggi faceva molto freddo, mentre camminavo dalla stazione della metropolitana di Charing Cross verso la piazza detta Parliament Square. Sono andata là, assieme alla mia compagna di viaggio Julie, per incontrare Brian
Haw dopo aver passato alcuni giorni faticosissimi ma molto produttivi in Inghilterra e Scozia. Brian e’ un attivista per la pace ed un uomo dalla sensibilità eccezionale, che sta manifestando in quella piazza dal 2 giugno 2001. Era così sconvolto dalle sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iraq che quella gli sembrò l’unica cosa da fare. Mentre io facevo la stessa cosa a Crawford, a causa della mia indignazione
per le continue e non necessarie morti di iracheni, americani e truppe della coalizione, Brian mi mandò una lettera. In essa dice tra l’altro: “Stiamo con te, come una famiglia, e puoi contare sul nostro amore qualunque cosa
accada. Adesso vediamo di aiutare gli altri a capire che bisogna uscire da questo pasticcio il più velocemente possibile. Io non voglio che ci sia un altro giorno in cui un figlio torna a casa in un sacco di plastica, e non lo vuoi tu. Bene, vediamo di far arrivare questo al resto della nostra gente dannatamente in fretta. Amen, che ne dici? Tuo fratello, Brian”. L’intera lettera mi commosse al punto che mi dissi che se avessi mai visitato la Gran Bretagna sarei andata a trovare Brian. Sono rimasta sconvolta quando ho saputo che era stato arrestato all’alba di sabato. L’anno scorso, il parlamento britannico ha votato una legge molto
restrittiva che si chiama “The Serious Organised Crime and Police Act 2005”. Essa limita la liberta’ di parola e di assemblea davanti alla sede del Parlamento e al n. 10 di Downing Street. Una giovane donna e’ andata di fronte al Parlamento ed ha letto ad alta voce i nomi dei 97 soldati inglesi uccisi in Iraq: e’ stata arrestata. Un vecchio signore ha gridato che Blair e’ complice in crimini di guerra: e’ stato arrestato. Brian Haw, accampato di fronte al Parlamento da oltre quattro anni, e’ stato arrestato l’altra mattina: sino ad ora lo avevano lasciato stare perche’ la sua veglia era iniziata prima dell’entrata in vigore della legge, ma il suo arresto e’ avvenuto perche’ Brian “incoraggiava altre persone ad unirsi a lui”. Si trattava di persone che avevano scelto di farlo, e che concordavano sul fatto che la guerra e’ un tragico errore e che i nostri soldati devono tornare a casa.
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Queste ed altre proibizioni sulla liberta’ di parola e di dissenso mi sono orrendamente familiari. Sono stata impedita due volte dall’esercitare i diritti previsti dal primo emendamento della Costituzione statunitense. Ho tentato in dozzine di occasioni di avere da George Bush e dai suoi mostri neocon un raddrizzamento dei torti che hanno inflitto al mondo ed alla mia famiglia. Ho speso un sacco di soldi, sacrificato cosi’ tanto, e ho viaggiato in lungo e in largo. Nessuno al governo sta ascoltando. Nessuno presta attenzione. Ho parlato di fronte a centinaia di pacifisti a Londra, alla Conferenza internazionale di pace, e li ho sollecitati a riprendersi le liberta’ che i nostri governi ci stanno togliendo. Mi sono chiesta perche’, dopo che la ragazza era stata arrestata per aver letto i 97 nomi dei caduti, centinaia di persone non sono andate davanti al Parlamento a gridare quegli stessi nomi? Il sostegno e la complicita’ di Blair e del Parlamento con i crimini di guerra in Iraq sono qualcosa con cui essi dovrebbero essere sfidati a confrontarsi ogni giorno.
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Perche’, quando Brian e’ stato arrestato, centinaia di persone non hanno preso le loro tende e sono andate a piantarle accanto alla sua? Perche’ noi americani restiamo seduti e compiacenti a guardare il nostro governo che usa armi chimiche in Iraq? Dobbiamo permettere loro di continuare?
Perche’ noi americani cambiamo canale, quando vediamo che il nostro governo trasporta sospetti criminali nello spazio aereo europeo per poterli torturare tranquillamente?
Perche’ voltiamo le spalle ai bimbi innocenti che vengono uccisi ogni giorno, nel nome della “liberazione di un popolo” e del “diffondere liberta’ e democrazia”?
Perche’ permettiamo ai criminali di guerra di derubarci di risorse e di vite umane, nelle nostre comunita’ e nelle nostre famiglie?
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Brian Haw e’ padre di sette figli, ed ha lasciato la “zona confortevole” costituita dalla sua casa e dai suoi cari per salvare altri bambini. Sul suo sito web, Brian lo dice in modo eloquente: “Voglio poter guardare in faccia i miei bambini e dir loro che ho fatto tutto quello che potevo per i bimbi che stanno morendo in Iraq ed in altri paesi a causa delle politiche ingiuste ed immorali e avide di denaro del nostro governo. Questi bambini e questi popoli hanno valore e sono degni d’amore quanto la mia carissima moglie e i miei figli”. Io sono stata violentemente espulsa dalla mia “zona confortevole” il 4 aprile 2004, quando Casey e’ stato ucciso in Iraq. Se non stessi costantemente protestando contro l’immorale occupazione dell’Iraq, non riuscirei a stare bene, ma so che devo vivere il resto della mia vita con
una parte del cuore e dell’anima amputate. Brian mi ha mostrato le fotografie dei bambini malati per l’uranio, e di quelli che stanno morendo per malattie curabili, ma che non possono avere le medicine di cui hanno bisogno: prima per le sanzioni, ora per l’occupazione. E se persino le autorita’ occupanti possono vivere in relativa sicurezza nella “zona verde” di Baghdad, il popolo iracheno non ha “zone confortevoli” in cui stare. Non sono visti, non sono registrati, non vengono intervistati dai media, e sono marginalizzati come subumani. Cio’ che noi, cittadini dell’umanita’, stiamo permettendo di fare ai nostri governi e’ mostruoso e crudele.
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Percio’ noi che abbiamo a cuore la liberta’ e la democrazia, che ci preoccupiamo dei crimini perpetrati dai nostri governi, dobbiamo agire. Se tu che leggi non stai facendo nulla per la pace e la giustizia nel mondo, comincia a fare qualcosa. La nostra sopravvivenza sul pianeta richiede
azione immediata. E’ tempo di lasciare le nostre “zone confortevoli” e di fare la differenza. E se non sai proprio cosa fare, contattami all’indirizzo: CampCaseyMom@yahoo.com Posso darti qualche idea.
(Fonte: La nonviolenza è in cammino, 14 dicembre 2005)