Il trattamento da purga staliniana cui è sottoposto da qualche tempo Daniele Capezzone a casa sua è una delle pagine meno gloriose della pur gloriosa storia del Partito Radicale. A parte la tristezza che ispira vedere un signore ormai molto anziano che non riesce dignitosamente a rassegnarsi al proprio inevitabile declino, dispiace sul piano politico ed ideale che un leader come Marco Pannella abbia perso la preziosa opportunità di segnare un punto essenziale a proprio favore “benedicendo” una successione che lo avrebbe individuato come uno dei pochi politici italiani preoccupati del futuro di questo paese.
Macché: radicale o meno, sempre di un perpetuo si tratta e in quanto tale si comporta proprio come gli enormi rettili del giurassico. Questi grandi animali preferiscono come noto continuare a vivere cullandosi nella convinzione della propria immortalità, felici ed ignari dell’estinzione incombente. Se poi dovessero tirare dietro di sé un paese non attrezzato a gestire il domani, che importa, alla fine saranno affari nostri. Siamo, come si capisce, in ottime mani.
Mario Adinolfi ne parla oggi dalle colonne di Europa invitando ragionevolmente Daniele a togliere il disturbo e a cercarsi casa altrove, forse – azzarda Mario – addirittura nel Partito Democratico.
L’ipotesi è suggestiva e non peregrina. Se posso dire la verità l’eventuale ingresso di Daniele nel PD renderebbe, almeno per quanto mi riguarda, il progetto molto più simpatico di quanto non appaia al momento e diminuirebbe di molto le diffidenze e i sospetti che le trame e le parole di questi ultimi mesi hanno suscitato. Se Capezzone entrasse nel Partito Democratico l’evento segnerebbe in modo evidentissimo la volontà del nuovo soggetto politico di aprirsi, di accettare una sinistra di tipo blairiano al proprio interno e trasformerebbe il tema del ricambio generazionale da mero punto di principio del manifesto in un gesto politico concreto. In più, il coinvoglimento di Capezzone bilancerebbe le prevalenti posizioni clericali (Rutelli, Binetti, Bobba) o filo-clericali (Serafini, Turco) del nascente partito con un esponente di primissimo piano che mai ha ceduto un centimetro sul fondamentale principio democratico della laicità dello Stato.
L’ingresso di Daniele farebbe bene insomma al PD in quanto ne allargherebbe grandemente il perimetro fino a ricomprendervi una parte di sinistra che oggi ne è – per considerazioni generazionali, sociali ed economiche – assai più fuori che dentro. E, a dirla tutta, farebbe bene anche a Daniele sottraendolo al pericolo (che auspico remotissimo, ma hai visto mai) di un mortale ri-abbraccio con Berlusconi. Con tutti gli scongiuri del caso, è chiaro.
4 risposte a “Quo vadis, Daniele?”
O forse ha ragione lui. Tenere duro, attendere con calma la morte di Pannella, ché anche Pannella presto morirà. Ereditare così in modo naturale quello che Pannella, paradossalmente, cerca di tenere in vita artificialmente.
Capezzone potrebbe essere un patrimonio inestimabile per il futuro Partito Democratico. Basta solo che abbianoil coraggio di aprirsi.
federico
accentosvedese.blogspot.com
Interessante.
Invitare qualcuno ad aderire a un partito a cui non si aderisce.
Tipo Moratti che dice a Galliani di comprarsi Ronaldo.
Abbiamo bisogno di Capezzoni “patrimoni inestimabili” – mi ricorda D?alema che parla di Prodi – o di semplici organizzatori e dirigenti che, quando sono bravibravissimi, guidano o, più democraticamente, vengono seguiti dai cittadini e diventano, loro malgrado, leader?
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