16 Marzo 2007

Non andremo da nessuna parte

Diario

Come un disco rotto, comincio ogni mia invettiva contro i dirigenti del movimento gay italiano dicendo che sono grato a Franco Grillini per tutto quello che ha fatto in tanti anni di meritorie battaglie. Lo faccio anche questa volta, ma, confesso, con sempre minore convinzione e con sempre maggior fatica. L’intervista che Grillini ha rilasciato l’altroieri al Corriere della Sera è l’ennesimo harakiri politico del nostro perpetuo di categoria e l’ultimo di una lunga serie di colpi alle legittime aspirazioni di piena cittadinanza dei gay italiani (o, meglio: degli italiani gay).
Strano destino il nostro: abbiamo un senso di comunità che è debolissimo, anzi praticamente inesistente se confrontato a quello delle comunità gay degli altri paesi. Non siamo mai neanche riusciti a crearci, né a Roma né a Milano, delle aree di salvezza metropolitana come per esempio accade alla Chueca a Madrid, a Soho a Londra o nel Marais a Parigi. Essere il 5% della popolazione, mediamente molto più ricchi, più inclini a spendere e più istruiti della media e non riuscire in alcun modo a diventare un gruppo di pressione efficace, di costituirci come titolari collettivi di diritti, (perfino in un paese così corporativo da concedere anche alla Federcasalinghe prebende, potere contrattuale e posti di sottosegretario) è una responsabilità politica gravissima e il segno della totale inettitudine politica della nostra dirigenza. Che se avesse più dignità, o si trovasse in un posto dove il concetto di responsabilità politica avesse un valore un po’ meno povero che da noi, avrebbe da fare una cosa soltanto: andarsene rapidamente a casa.
La nostra associazione è stata storicamente diretta da persone in chiarissimo conflitto di interessi: ma come pensano di poter difendere gli interessi dei gay se nel frattempo sono funzionari di un partito o stanno seduti in parlamento? Una lobby o è indipendente o non è, una lobby ha senso solo se può spingere il governo (qualsiasi governo) da posizioni di piena autonomia, condizionandolo con la minaccia del consenso che dovrebbe essere in grado di rappresentare e organizzare. Così lavora Stonewall a Londra, per esempio, che ha portato a casa in pochi anni una delle più avanzate e complete legislazioni anti-discriminazione d’Europa. Pensate che il Presidente di Stonewall potrebbe mai essere sul libro paga del partito di governo? E come potrebbe mai trattare con quel partito e con quel governo allora, soprattutto quando quello stesso governo e la maggioranza che lo sostiene esprimono con continuità e senza alcun pudore posizioni talmente omofobe da muoversi al limite non solo della discriminazione ma dell’istigazione all’odio?
Quando un uomo intelligente ed accorto come Alessandro Zan, cui va assolutamente riconosciuto il merito dell’approvazione del registro anagrafico delle coppie di fatto a Padova, organizza una manifestazione sui dico e sceglie con piena consapevolezza (avendo ricevuto almeno un’allarmatissima telefonata preventiva: la mia) come conduttore della manifestazione uno che il giorno dopo dichiara all’Avvenire che i dico non servono a nulla, che è “sufficiente utilizzare il codice civile”; quando Franco Grillini rilascia un’intervista al Corriere che esce con l’incredibile titolo “Noi gay non chiediamo né matrimonio, né adozioni”, chi rappresentano? In forza di quale mandato rinunciano a diritti che non gli abbiamo mai in nessun modo delegato? Chi è il loro vero mandante? A quali logiche rispondono? Cosa vogliono ottenere?
Io credo che la rappresentanza dei gay italiani (degli italiani gay) soffra degli stessi limiti della rappresentanza politica generale: il distacco dalla realtà, una visione limitata all’ambiziosissimo orizzonte del proprio ombelico, il proprio particulare (nella forma del seggio, del soldo, della notorietà personale) che prevale costantemente e pervicacemente sull’interesse generale, il senso di irresponsabilità dato dal credere di appartenere ad una casta di intoccabili destinati a sopravvivere a se stessi, e con in più la non trascurabile aggravante di mancare di qualsiasi legittimazione democratica posto che Grillini, che fino a prova contraria fa il deputato dei DS, dispone a mezzo stampa con la massima serenità dei diritti degli omosessuali italiani di ogni fede politica.
Come disse il famoso regista, con questi qui (quelli etero e pure quelli gay) non andremo da nessuna parte.

16 risposte a “Non andremo da nessuna parte”

  1. fabiana ha detto:

    chiaro e lineare

  2. Teo ha detto:

    Concordo pienamente. Il conflitto di interessi è solo un aspetto, però. Mi piacerebbe che fossero chiari gli obiettivi del movimento. Decisi, come si confa a una organizzazione democratica, mediante una partecipazione di tipo assembleare.

  3. Marlène ha detto:

    Resta solo da aggiungere che tutto quanto affermato da Ivan Scalfarotto, il “terribile” resta qui e non può essere pubblicato su un quotidiano, ascoltato alla radio, alla televisione.Parole che fanno riflettere tanti, tutti…insomma chiunque abbia la possibilità di confrontare la propria personale visione con una visione molto più profonda,aperta, libera.Sì il pessimismo prevale per me sull’invidia…Mi pare di arretrare ogni giorno di più davanti a questa (posso dirlo? VERGOGNOSA) conduzione di uno stato laico e di una fede religiosa.

  4. Anellidifumo ha detto:

    Pienamente d’accordo. E penso che anche tu ti possa rendere conto che le parole di Pierluigi Diaco non hanno mai avuto valore. Io lo sapevo già, tu accettando le sue “scuse risentite” hai cercato di essere politico più del giusto, errore ripetuto in modo abnorme anche da Alessandro Zan.

    Diaco è stato creato, come personaggio politico e poi di spettacolo, da padre Pintacuda, gesuita che stava nella Rete di Orlando. A 15 anni il Venerdì di Repubblica gli dedicava pagine. Pensi che lo facesse perché aveva dei meriti o talenti particolari? Se sì, spiegaci quali.

    Arrivato quasi a 30 anni, si è fatto conoscere e odiare da praticamente tutti, sia in radio che in tv. L’idea di potere presentare una manifestazione con tanto rumore mediatico non gli è parsa vera. Ha accettato per soddisfare la sua brama di fama e notorietà.

    E’ uno di quei casi in cui si può dire: l’insucesso gli ha dato alla testa.

  5. scalpha ha detto:

    Scusami Sciltian, respingo il punto con decisione. C’è una bella differenza tra accettare delle scuse con il mandare qualcuno a presentare quella manifestazione.

    1. Io non ho fatto un passo politico. Ero stato offeso sul piano personale e accettare quelle scuse era un fatto personale, solo mio, che confermo in pieno. Non sono un tipo da risse e apprezzo chi, invece di cercare a sua volta la rissa, decide unilateralmente di scusarsi. Zan ha preso invece una decisione quella sì politica, che impegnava in qualche modo tutti noi.

    2. Pierluigi con me ha ammesso unilateralmente e pienamente l’errore e ha chiesto scusa. Quando ho accettato le sue scuse ho accettato le scuse di uno che stava facendo autocritica e adottando le mie ragioni, anche in temini politici, al 100%. Zan invece ha sentito la conferenza stampa precedente la manifestazione, ha ascoltato gli argomenti di Diaco sui dico e sulle posizioni della chiesa, e – nonostante fossero antitetici alle ragioni della manifestazione – lo ha tenuto sul palco lo stesso.

    3. Io, facendo bene o sbagliando, ho deciso come sempre in piena autonomia. Mi piacerebbe che qualcuno mi rassicurasse sul fatto che Zan abbia fatto lo stesso, sbagliando in buona fede e non accettando ordini da qualche parte e subordinando quindi i nostri interessi ad altri interessi, che a questo punto non mi interessa nemmeno sapere quali siano.

    Diaco, in questa storia, c’entra veramente poco.

    Ciao,
    Ivan

  6. upanisad ha detto:

    In effetti anche a me sfugge la passività del mondo gay italiano. E questo atteggiamento risalta per contrasto proprio in un paese come l’Italia, dove l’economia gay fa da asse portante al benessere generale. L’Italia è famosa nel mondo per la moda e poco altro e la moda è un settore che, come tutti sanno, si regge su una pletora di stilisti e creativi in gran parte gay. (Magari è un pregiudizio etero, ma in base ai gay che conosco io, esaminando le loro aspirazioni professionali, terrei a confermarlo!)

    Al che mi stupisco come nessun movimento abbia proposto l’idea di uno sciopero gay per protestare contro il continuo rifiuto della classe politica italiana a soddisfare le legittime aspirazioni di una parte così essenziale della sua popolazione.

    Basta bloccare la moda per un paio di mesi (oltre a tutti gli altri settori, ovviamente, perchè ci sono gay in ogni campo), il PIL crollerebbe, milioni di persone di indotto si troverebbero senza lavoro e l’atteggiamento omofobo muterebbe di colpo! Toccati nel vivo del protafogli, gli italiani ed i parlamentari vi darebbero immediatamente matrimonio e pure l’adozione, il gay-pride diventerebbe festa nazionale e non ci sarebbe Ratzinger che tenga!

  7. Trimanda ha detto:

    Ho concordato con te sul mio blog, perché è una sorta di domanda ricorrente che mi pongo dal 10 marzo in qua: cosa “suonava falso” in quella manifestazione. Credo – e non è polemica – che tu saresti un personaggio sufficientemente “politico” ma anche “professionale” per assumere il ruolo di aggregazione di una lobby gay laica e indipendente.
    No kidding

  8. Carolina ha detto:

    Grande Anelli di fumo!
    Carolina

  9. restodelmondo ha detto:

    Concordo con Trimanda: lobby, lobby, lobby. Ci serve una Stonewall, nel senso inglese dell’associazione – e anche nel senso americano di rivoluzione. E i partiti, fuori.

  10. pimpa ha detto:

    >Basta bloccare la moda per un paio
    >di mesi (oltre a tutti gli altri
    >settori, ovviamente,
    >

    C’e’ un piccolo particolare…
    la maggioranza delle persone di cui parli si caga in mano a battersi per i propri diritti allo scoperto, e non sto certo parlando di fare il gaypride con le piume… 🙂

    L’italogay e’ un animale cresciuto a bastonate ed addomesticato dalla comunita’ a tenere la bocca ben chiusa, a pena di violenti calci nei denti.

    In quale altro paese del mondo degli ottantenni rincoglioniti potrebbero giocare alla rinascita del nazismo in ambito locale con gli omosessuali al posto degli ebrei ?
    (non pensate ai forni, pensate alle leggi antiebrei, i forni vennero 10 anni dopo)

    Solo l’Italia !
    Qui gli omosessuali sono le vittime perfette, abbastanza ricche da non lamentarsi troppo, abbastanza miti da non costituire nessun pericolo.

    Ma te li vedi il Sig. Di e il Sig. Gi a fare lo sciopero per i loro diritti di omosessuali ?
    Lo sciopero ? …una cosa da komunisti !!! LOL
    …pensi veramente che Stefano darebbe un dispiacere cosi’ grande alla sua mammina ?

    Nahhh, io penso di no !

  11. fabiana ha detto:

    Link a delle dichiarazioni di aldo busi

    http://www.youtube.com/watch?v=a6MubCJ74zQ

  12. giovanni stinco ha detto:

    su diaco nulla da aggiungere. per quanto riguarda la questione di grillini a me pare una intervista, come dire, tattica. per portarsi a casa i dico è controproducente alzare le richieste (per altro legittime e sacrosante, non fraintendetemi). quello lo si può fare a legge approvata. o no?
    oppure con una prova di forza, ma temo che una manifestazione come quella del 10 non basti assolutamente… non vi pare?
    saluti

  13. Anellidifumo ha detto:

    Non metto in dubbio che tu abbia deciso in autonomia, Ivan. Ma quando si ricevono delle scuse politiche è buona regola soppesarle: chi te le offre è il tipo di persona abituato a scusarsi e poi a continuare esattamente come prima? Oppure è persona di solito sincera, della cui parola ci si può fidare?

    Di Zan non so, ma lo conosco di fama per essere persona di solito in gamba. Sicuro, in tutta questa vicenda ha delle responsabilità gravi.

  14. FireMan ha detto:

    beh, che dire, noi abbiam provato a chiedere spiegazioni:
    http://fireman.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1408212

    riceveremo mai risposta?
    chissà…
    FM

  15. Benedetto ha detto:

    Aree di salvezza metropolitana? Mi sembra un brutto eufemismo per dire ghetto. La diversita’ e’ un valore che dobbiamo coltivare a qualsiasi livello (culturale, religioso, sessuale…) non qualcosa da confinare in oasi protette (io almeno non vorrei vivere in un’oasi dove tutti la pensano come me).

    Un’azione di lobbying forte si conduce tra la gente, porta a porta, con gli amici, i colleghi, le persone che incontri sul tram, non rinchiudendosi in un fortino (e qui aggiungo un enorme SECONDO ME perche’ non vorrei sembrarti troppo categorico)

  16. Nicola ha detto:

    Il pensare che Grillini sia sul libro paga dei ds mi sembra una provocazione solo apparentemente fondata…avesse tutta questa bramosia di potere sosterrebbe la mozione Fassino al congresso di aprile e non quella di Angius come fa!
    Azioni di lobbying le si possono fare anche all’interno dei partiti in quanto parte importante del loro consenso.
    Concludo con due sollecitazioni:
    -la prima, a me stesso prima che agli altri, ad impegnarsi di più per la rivendicazione dei propri diritti.
    -in secondo luogo ai gay di destra ad impegnarsi all’interno dei partiti di riferimento a fare una battaglia su questo tema. Opera non facile ma che sarebbe altamente meritoria!