15 Aprile 2007

Israele: una lezione di laicità al Vaticano – Sciltian Gastaldi

Laicità

Lo Stato di Israele non brilla per senso di laicità. Per carità: sempre meglio degli stati islamici che lo circondano, ma è una magra consolazione. Tuttavia, in questi giorni abbiamo assistito a un esempio della laicità israeliana nei confronti dello Stato del Vaticano. In molti avrete letto della dura polemica tra i due Paesi, impersonificati dal ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, e dal nunzio apostolico monsignor Antonio Franco. Lo scontro diplomatico è relativo alla posizione storica di papa Pacelli, Pio XII, che fu pontefice tra il 1939 e il 1958.


In Israele si stanno preparando all’annuale cerimonia di celebrazione della Shoah, che si terrà come sempre all’interno dello Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme. All’interno di quello che è il massimo museo mondiale sulla Shoah, c’è dal 2005 una bella fotografia di papa Pio XII con una didascalia che ricorda il comportamento ambiguo del pontefice di fronte allo sterminio degli ebrei. Dopo una formale richiesta da parte del Vaticano nel 2006, affinché la didascalia fosse modificata, i responsabili del museo si sono laicamente mostrati disposti a riesaminare la condotta di Pio XII, a patto che il Vaticano mettesse a disposizione dei loro ricercatori i propri archivi. Peccato che il Vaticano, poco laicamente, non abbia mai acconsentito alla richiesta, e così la didascalia non è stata giustamente mai cambiata. “Ciascuno si comporti secondo la propria coscienza”, ha chiosato il ministro degli Esteri d’Israele.
Su papa Pio XII gli storici sono in effetti divisi (alcuni studiosi cattolici sono favorevoli alla sua beatificazione, così come chiesto da papa Woitjila; tutti gli altri, no), ma allo Yad Vashem di Gerusalemme per fortuna hanno le idee chiare e una memoria di ferro