Berna, 12 anni fa. Sono seduto su una delle tante fontane, così semplici, con qualche fiore. Niente di meraviglioso come le nostre… quei capolavori di marmo di un passato quando l’Italia era al centro del mondo. Anche i miei conoscenti svizzeri lo dicono, come sono belle le fontane di Roma. Sono imbarazzato: il mio budget per la giornata di vacanza è poco più di 20 franchi – che ci faccio… Vorrei aver trovato un lavoro estivo ma senza
conoscere qualcuno non ci sono riuscito.
Guardo la filiale dell’Unione di Banche Svizzere di fronte a me. Persone sorridenti entrano ed escono, solidi e sicuri sotto quel logo con le tre chiavi incrociate che fa cosi’ banca svizzera.
Mi chiedo che cosa voglia dire sentirsi così solidi. Mi chiedo quanto c’entrino i soldi e la professionalità nel fare il carattere. Penso a come si sentivano gli emigrati italiani quando vedevano scene così. Immigrati come quelli del film pane e cioccolato con Nino Manfredi, dove gli operai non rasati vivono ogni giorno avviliti la separazione dagli svizzeri. Trattengo a stento l’invidia per i miei conoscenti che stanno parlando delle opportunità di stage estivo che hanno ottenuto. Stage – parola quasi magica e vagamente chic che vuol dire un sacco di soldi che io non guadagnerò e esperienza preziosa che non farò. Mi chiedono perché le aziende italiane non offrono stages. Non so cosa dire.
Uno attira l’attenzione di tutti dicendo che lui no, non lavorerà in banca, e che non è vero che tutti gli svizzeri fanno quello – quando gli chiedo per che azienda lavorerà, lui confessa gentile e un po’ imbarazzato che sarà Suchard, quella del cioccolato. Tutti ridono sereni. Sono gentili – non sono così diversi da noi… eppure sì. Sono più forti, più convinti di loro stessi. Siamo amici ma io non sono come loro. Si allontanano, biondi, sicuri, su belle macchine o biciclette sportive che fanno così ecologico e moderno e pragmatico. Promettono di sentirsi presto, lo sci a Zermatt, il weekend a Londra per il seminario alla London School of Economics…
Penso che potendo scegliere sarebbe meglio vivere in un paese dove ognuno ha il diritto alla dignità di realizzarsi nel proprio lavoro, come dice la Costituzione che ho letto da piccolo e che mi aveva così impressionato, piuttosto che in un paese dove ci sono tutte quelle belle fontane, ma così poche opportunità…
2 risposte a “Fontane – Giancarlo Bruno”
eh, tocchi un tasto dolente. Io da un anno vivo in Olanda: tutti alti, biondi, con l’ultimo modello di BMW sottocasa, ma alla guida ci vanno in jeans e maglietta. La spocchia non abita ad Amsterdam. Opportunita’ lavorative? moltissime. Tutti sicuri che comunque un lavoro lo troveranno e che le opportunita’ di carriera ci sono perchi sa e vuole coglierle. Perche’ da noi no? perche’ qui si preferisce mandare a zappar campi gli imbecilli anche se figli di, -manco morti li vedi in ruoli dirigenziali- altrimenti le aziende campano ma non crescono, e alle prime difficolta’ crollano. E la BMW bisogna venderla e accontentarsi di una berlina della FIAT…
Mille grazie Giancarlo,
mi hai riportato alla mente tutte le forti sensazioni del mio primo anno a Ginevra esattamente dieci anni fa, laureato di fresco. Il mio senso di frustrazione era indicibile, perché capii che gli anni dell’università in Italia mi avevano fatto più male che bene e soprattutto avevano notevolmente compromesso la fiducia in me stesso e nel futuro. Non riuscivo a capacitarmi del senso di solidità, serenità e fiducia nel futuro che respirai a Ginevra per nove mesi. Miseria, come hai ragione: la difficoltà e l’imbarazzo nel dover spiegare perché in Italia non era possibile né trovare lavoro in condizioni dignitose né avere il sussidio di disoccupazione; stentavano a credermi. Rientrai in Italia per un anno, ma poi letteralmente fuggii di nuovo a Ginevra e vi restai per vari anni. Ho imparato tantissimo da quel paese, anche se ne ho scoperto col tempo aspetti molto spiacevoli. Ma è la “fredda” Ginevra dei palazzi severi e del plumbeo cielo autunnale che mi ha “rimesso al mondo” in tutti i sensi, non solo aprendomi le porte di una carriera internazionale. Al contrario, certi nostri calorosi e gioiosi compatrioti che riempiono le nostre bellissime piazze rinascimentali mi avevano ridotto molto male. Che posso farci, sarò un selvatico…
Grazie ancora per il messaggio e per le emozioni che mi hai fatto rivivere come se fosse ieri; è importante rifare il punto sul passato a dieci anni di distanza.
Cordialmente, gabriele
PS: mi chiamano ingrato, ma io considero le borse di studio post-lauream avute dall’Italia come un risarcimento per i danni arrecatimi in precedenza dal sistema-paese