3 Maggio 2007

Ricerca e referendum – Filippo Zuliani

Cervelli in fuga, Meritocrazia

Cos’ha a che vedere la Ricerca con il recente Referendum elettorale? Presto detto: spendiamo meno dell’1% del PIL in Ricerca e Sviluppo (la Germania è al 2,7%), le industrie nostrane contribuiscono per poco e niente (in Germania contribuiscono quasi per la metà di quel 2,7%), abbiamo la più bassa percentuale di ricercatori ogni 1000 persone di “labour force” – peggio di noi solo Cipro e sopra di noi la Lituania -, mandiamo via Rubbia perchè vuole fare di testa sua, e a capo del CNR abbiamo un manager/scienziato che dichiara 187 pubblicazioni scientifiche ma poi ne risultano solamente 3 (il direttore del Max Plank Institue tedesco ha un carnet di più di 300 articoli internazionali).


Piangiamo perchè quelli che possono fanno il gran salto oltreoceano, con gli americani a dirci grazie. Inoltre adesso tutti a parlare del solare e del fotovoltaico, ma la tecnologia è in gran parte tedesca. Magari la prossima volta che rispondete al telefonino Nokia finlandese vi potreste chidere “perchè?” Per il 5% del PIL in ricerca…
E cosa c’entra il Referendum elettorale? C’entra, perché per mantenere in piedi il nostro apparato politico in tutte le sue ramificazioni e capillarità siamo costretti a tagliare quei fondi “inutili” come la ricerca scientifica. E i bravi scienziati vanno all’estero, dove è chiaro dalla notte dei tempi che la ricerca scientifica è un investimento e fa fare bei quattrini.
Qual è la soluzione? Intraprendere altre vie laddove si aprono concrete prospettive che offrono possibilità di cambiamento. Lasciare stare le cose come stanno non porta a niente se non ad altre parole che vanno ad aggiungersi ad altre parole. Col referendum elettorale si aprono nuovi scenari. Bisogna approfittare di queste chances, altrimenti saremo subissati dai soliti discorsi senza che si muova foglia.

8 risposte a “Ricerca e referendum – Filippo Zuliani”

  1. beffatotale ha detto:

    Mah, mi sembra un po’ tirato per i capelli che questo referendum possa aiutare la ricerca. Il referendum servirebbe solo a modificare una pessima legge elettorale in un’altra sempre bacata. Non risolve il vero nodo, ovvero il fatto che i candidati non sono eletti ma cooptati dai partiti, mette uno sbarramento tutto sommato eccessivo al senato. Solo il terzo quesito porta un miglioramento effettivo. Ma sinceramente mi sembra troppo poco. Serve una nuova legge, ma nuova davvero.
    Per quanto riguarda la ricerca, io sono uno di quelli formati fino al dottorato dai contribuenti Italiani e poi emigrato all’estero. Non serve una legge elettorale, servono risorse da investire e menager capaci, che siano chiamatio a rispondere del loro operato come accade all’estero, dove forse hanno anche troppi poteri.

  2. Paolo ha detto:

    Vorrei anche aggiungere una riflessione da un’altra prospettiva. Nei campi piu’ tecnologici, come l’IT, la ricerca è un ormai un gioco mondiale tra giganti come Google, Yahoo!, Microsoft eccetera. Nell’intizione di intercettare i migliori “cervelli”, queste aziende aprono centri di ricerca, ormai non solo negli USA, ma anche in Euoropa e in Asia. Inutile dire che questi centri generano oltre che occupazione, “indotto” e stimolano l’economia regionale.
    La scelta di dove aprire questi centri di ingegneria e ricerca dipende si’ da valutazioni di carattere fiscale e convenienza, ma anche dalla possibilità di avere rapporti con università di alto livello e dalla qualità della vita del posto: anche i ricercatori vanno al ristorante, al cinema -possibilmente potendo vedere i film in lingua originale-, vogliono far qualcosa il weekend, eccetera. Infatti chi lavora in questi centri puo’ venire da qualsiasi parte del mondo e cerca un’elevata qualità della vita.
    Google ha scelto Zurigo come centro di ingegneria principale per l’Europa, altri centri sono in Irlanda, Germania, Norvegia. Microsoft ha un centro di ricerca in Inghilterra.
    Yahoo! udite udite, ha appena aperto un centro di ricerca a Barcellona, nella mediterranea Catalogna!
    E’ ovviamente desolante che l’Italia non faccia niente neanche da questo punto di vista. Lo stile e la qualità della vita in Italia dovrebbe essere una carta da giocare in piu’ per invogliare la creazione di centri di ricerca in Italia, ma ovviamente se da tutti gli altri punti di vista (fiscale, legale, burocratico, mancanza di competizione, ecc,) c’è il vuoto assoluto, l’Italia perde anche questa possibilità.

  3. Filippo ha detto:

    beffatotale (bel nome), non si puo’ pretendere che un decennale sistema di clientelismi possa cambiare dall’oggi al domani. Ci vuole tempo per i cambiamenti sociali: le persone e i loro pensieri collettivi non sono interruttori che si accedono o spengono all’occorrenza.
    Il referedum rappresenta un buon passo per cominciare. Non fare nulla, serve solo a lasciar tutto cosi’ come sta. Se a te va bene cosi’ allora ok, ma poi non venire a lamentarti che in Italia non funziona nulla se non fai niente per cambiare le cose.
    a Paolo vorrei dire: hai ragione! il problema e’ che l’IT e’ uno di quei settori che oramai sono un “treno perso” per l’Italia. Siamo pessimi produttori e altrettanto pessimi consumatori. Perche’ un’azienda come Google dovrebbe venire in Italia? per fornire la banda larga a una popolazione oramai ancora allo “schiaccino del televisore”?

  4. beffatotale ha detto:

    Ciao Filippo,
    quello che volevo dire non era che va bene tutto com’e’, o speriamo cambi tutto dall’oggi e il domani. Cambiare e’ una strada lunga, spesso in salita. Ma per sperare in condizioni e cambiamenti sociali migliori bisogna cercare di cambiare sempre in meglio. Ecco, io credo che il referendum non rappresenti un cambiamento tanto in meglio. Si deve e si puo’ fare di piu’ con una legge elettorale tutta nuova.
    A presto!

  5. Filippo ha detto:

    Su necessita’ di una legge nuova sono d’accordo (io suggerisco il sistema inglese delle circoscrizioni con le primarie per i candidati). Credo che il referendum possa portare a un miglioramento. Leggero, se vuoi. Ma si comincia con un passo alla volta. Anyway, vedremo come andra’ a finire. ciao

  6. alessandro ha detto:

    Vorrei aggiungere una considerazione: Una delle ragioni per cui abbiamo pochi ricercatori (meno della Lituania!) è anche che abbiamo troppi prof. ordinari nelle università. Quando il ministero distribuisce due lirette (scusate la parola ormai in disuso), si preferisce usarle per far passare al livello di ordinario gli associati che per aprire nuove cattedre di associato o per assumere nuovi ricercatori.

  7. Filippo ha detto:

    troppi prof ordinare con produzione politica alta e produzione scientifica nulla. Ma, come ha ben sottolineato il MIn. Mussi l’altra sera su Anno Zero, il licenziamento (con indegnita’) non e’ contemplato nell’ottica dei sindacati. Al max il prepensionamento.
    In conclusione: c’e’ gente che non ha fatto un tubo per 25 anni ed e’ stata pagato lo stesso, non la si puo’ licenziare, al max si puo’ “suggerire” un prepensionamento (secondo Mussi), cosi’ da continuare a pagarli per andare a pescare, stavolta a spese dell’INPS. Davvero un bel concetto di *meritocrazia*, non c’e’ che dire…

  8. Filippo ha detto:

    troppi prof ordinari con alata produzione politica e produzione scientifica nulla. Ma, come ha ben sottolineato il MIn. Mussi l’altra sera su Anno Zero, il licenziamento (con indegnita’) non e’ contemplato nell’ottica dei sindacati. Al max il prepensionamento.
    Riassumendo la situazione: c’e’ gente che non ha fatto un tubo per 25 anni ed e’ stata pagato lo stesso, non la si puo’ licenziare, al max si puo’ “suggerire” un prepensionamento (secondo Mussi), cosi’ da continuare a pagarli per andare a pescare, stavolta a spese dell’INPS. Davvero un bel concetto di *meritocrazia*, non c’e’ che dire…