Dopo ben cinque tentativi falliti, la camera bassa del parlamento ceco è riuscita ieri a licenziare un progetto di legge che riconosce alle coppie omosessuali diritti analoghi a quelli attribuiti al matrimonio, con l’eccezione di quello ad adottare figli. La battaglia parlamentare è stata dura, ma alla fine la riforma è passata con un consenso sufficientemente ampio (86 voti a favore e 54 contro) e con un margine ben maggiore dell’unico voto di scarto grazie al quale, nel febbraio scorso, il progetto di legge era stato bocciato per la quinta volta. Ieri ha votato sì la gran parte dei deputati comunisti e socialdemocratici, mentre hanno votato no i cristiano-democratici e i conservatori del partito civico, che dispongono della maggioranza al senato e riusciranno presumibilmente in quella sede a bloccare nuovamente il cammino della legge. Ma il momento gay e lesbico si gode la prima sudata vittoria e parla di un «segnale di incoraggiamento», pur precisando che le sue richieste vanno decisamente al di là di quanto previsto dal testo approvato in parlamento. La repubblica ceca è uno dei paesi dell’ex blocco sovietico più propensi ad allinearsi ai paesi dell’Europa occidentale per quanto riguarda i diritti degli omosessuali. Solo l’Ungheria, finora, dispone di una legge che li riconosce almeno in parte. Ma il voto di ieri a Praga appare tanto più importante perché è in controtendenza con preoccupanti segnali di crescita dell’omofobia istituzionale che arrivano da altri paesi dell’Europa dell’est.
La Lettonia, per esempio, è diventata ufficialmente dall’altroieri la prima nazione europea a possedere una costituzione che vieta i matrimoni omosessuali. Con una plaudente maggioranza che ha sfiorato il 90%, il parlamento di Riga ha approvato un emendamento costituzionale che definisce il matrimonio come l’unione esclusiva tra un uomo e una donna. Proprio come hanno fatto diversi stati Usa e come il presidente Bush, in compagnia della destra religiosa, vuole fare a livello federale. «Come paese membro dell’Unione europea – ha commentato Ilga-Europe (sezione europea della International lesbian and gay association) – la Lettonia sta agendo senza rispetto dei principi di uguaglianza e non discriminazione stabiliti e confermati da vari trattati europei». Questo comportamento, secondo Ilga-Europe, favorisce l’omofobia e rimette radicalmente in discussione il processo di integrazione europea della Lettonia.
Notizie poco confortanti arrivano anche dalla Polonia, dove uno degli sport preferiti dai sindaci è vietare le manifestazioni «glbt». Proprio a partire da uno di questi divieti, stabilito nel luglio scorso dal sindaco di Varsavia Lech Kaczynski (che dalla prossima settimana prenderà possesso del suo nuovo ruolo di presidente della repubblica), il movimento glbt polacco ha deciso in questi giorni di rivolgersi alla corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. L’omofobia di stampo clericale è stata nella recente campagna elettorale un cavallo di battaglia dei politici di destra.
(Fonte: Il Manifesto, 16 dicembre 2005)