AAA Anima vendesi a barone. No perditempo, no mercenari – Filippo Zuliani
Molti identificano il problema dei “baroni” universitari italiani, flagello dell’università e origine dei “cervelli in fuga”, come una mera questione di nepotismo. Il problema è più sottile, purtroppo ben peggiore di quel che si pensa (e ce ne vuole).
Il troppo politicizzato sistema universitario è una brutale questione di “liste d’attesa”, dove il premio non si nega a nessuno purché sia stato fedele. Il sistema baronale è essenzialmente un meccanismo di gestione del potere, di un potere spicciolo, “straccione” direbbe qualcuno, ma i danni che riesce a provocare sono enormi. Per poter comandare sugli “allievi”, per far sì che essi facciano sempre i bravi (nel senso di omertosi) e obbediscano sempre agli ordini -magari accollandosi parte del lavoro altrui-, è necessario che il barone abbia il potere di assicurare agli “allievi” il posto fisso. Se poi vuole continuare ad averli come tirapiedi, il barone dovrà solo assicurare anche la progressione di carriera.
Ma questo è facilissimo nel sistema universitario, è indispensabile al sistema stesso e quasi automatico. Semplicemente tutti i “baroni” hanno la stessa esigenza di crearsi una corte di fedeli e quindi diventa naturale trasformare ogni concorso in una farsa in cui la lista dei vincitori è già stata compilata in anticipo. Questo fa sì che le esigue risorse non servano a selezionare i migliori ma solo i più servili, cioè i leccapiedi, consanguinei o collaterali di papà barone.
Perché gli universitari “normali” non si muovono contro questo malcostume? Perché “tengono famiglia” e, soprattutto, perché non si sputa nel piatto in cui si mangia. Se sei lì e stai facendo carriera è perché hai scelto di mangiare in quel piatto. E’ un patto (non sempre) tacito ma ben noto a tutti: quando entri nell’università italiana, vendi l’anima a questo o quel barone; vi entri con un debito così grande che non ti basterà la vita intera per ripagarlo.
39 risposte a “AAA Anima vendesi a barone. No perditempo, no mercenari – Filippo Zuliani”
Esatto, è proprio così. Dopo aver iniziato un dottorato in Italia ho avuto la malaugarata idea di continuarlo in Italia. Ma non mi sono mai piegato al servilismo imperante. Ho finito il dottorato e nonostante varie pubblicazioni (soprattutto all’estero) ho subito capito che nell’università italiana non avrei avuto nessun futuro. Purtroppo, per motivi famiiari, non ho potuto tornare all’estero e così ho cambiato strada. Ora lavoro in banca. Non sempre i cervelli fuggono, molto più spesso si spengono.
Errata corrige: ovviamente volevo dire che il dottorato l’ho iniziato all’estero…
Quando la facoltà di un ateneo italiano cercò di farmi rientrare in Italia con la imaginifica legge sul rientro dei cervelli (sulla quale sarebbe interessante spendere un post, Filippo, non perché qualcuno la prenda sul serio, ormai, ma perché dimostra come si fa la politica universitaria in Italia), un “barone” si oppose dicendo che la mia area era di sua spettanza (e non si sta parlando di aree altamente specializzate, ma di grandi aree, come dire “letteratura moderna” o “arte rinascimentale” o “epistemologia”). In realtà voleva dire: ho da piazzare prima i miei studenti, poi si vedrà. Inoltre, quando vai all’estero e lavori in università anche prestigiose (nel mio caso in Germania e negli USA) e pubblichi su riviste internazionali o con editori stranieri di un certo peso, mi sembra che oltre tutto si sviluppi un sentimento di ostilità (composto anche, forse, da invidia) che fa sì che certa gente – improduttiva e sconosciuta fuori dall’Italia – ti metta i bastoni tra le ruote. E poi si resta tagliati fuori dal meccanismo descritto da Filippo, quello che premia la fedeltà di chi è restato a mangiar m…a per anni, a volte per un decennio o più, facendo lo schiavetto del barone, e che si è quindi conquistato sul campo una promozione indipendentemente dai reali meriti scientifici. Io ormai ci ho rinunciato. Mi sono trovato un posto dove si vive bene, con un’università non eccelsa, ma di buon livello, e mi godo la mia libertà accademica. Ma quanti miei ex-compagni di studio “persi” per strada, bloccati da poltroni inamovibili e dall’avidità di professori che preferiscono usare i pochi soldi che lo Stato concede per promuoversi a ordinari piuttosto che per assumere ricercatori o associati (lo so, mi ripeto, scusate).
Purtroppo, sia la storia di Roberto e quella di Alessandro e le considerazioni di Filippo, sono talmente familiari che non avrei alcuna difficolta’ ad aggiungere la mia firma a quanto detto sinora.
Il dramma delle baronie universitarie e’ che coinvolge quelle persone che negli anni ’60 lottavano contro i baroni ed ora son diventati baroni.
A questo si aggiunge il fatto che i docenti universitari sono una lobby strasversale in parlamento, nessuno ha l’interesse ha riformare seriamente il sistema universitario e si formano alleanze extra-partiti.
non basta lamentarsi…
http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/2007/03/nessuno-si-lamenta-veramente.html
bisogna anche farsi vedere propositivi a nuove riforme… soprattutto a quelle in chiave europea.
http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/2007/05/il-criterio-internazionale-di-mussi.html
Il parlamento non potrà mai riformare l’università poichè non ve ne è richiesta esplicita da parte di chi la occupa/frequenta.
Chiedere soldi NON è una riforma.
Le stesse forme comunicative di protesta sono troppo deboli:
http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/2007/04/perch-sbagliamo-con-questo-metodo.html
Siamo troppo lontani dall’europa…
ma sei tu kominform?
stò postando sul tuo blog ma i miei commenti nn appaiono!
se mi censuri vuol dire che dico cose giuste B)
Noto un limite in questo dibattito:
si parla di meritocrazia solo in campo universitario.
E’ una contraddizione in termini.
Ci sarebbe anche da dire che un tempo un docente (barone)
promuoveva un laureato all’anno per il dottorato, ora ce ne sono decine all’anno.
Non è che le università producono troppi “dottorandi-portaborse” che non hanno
prospettiva di diventare ricercatori, visto che non ci può essere un ricercatore ogni tre studenti.
In fondo chi accede al dottorato ha il sogno di entrare tra i baroni o sbaglio?
Ma perdonateni una considerazione: se l’università funziona così male e voi siete così oppressi perchè come tante povere anime che non hanno scelto la via della cultura e della scienza non siete entrati nel mondo del lavoro ???
La grande industria italiana. Il paese che si muove. La Ferrari. Montezemolo.
No non rispondete vi prego. La so la risposta. Il capo è sempre il nipote di, l’amministratrice l’amante di, ….
Non è colpa dei baroni o della politica. La politica siamo noi. Ciao
Argo, io non mi lamento, io volevo restare nel mondo accademico e ci sono restato, anche a costo di andarmene dall’Italia. Guadagno meno di quanto guadagnerei nel “mondo del lavoro” (perché, secondo te il mio non è lavoro?) ma mi godo la mia autonomia di ricerca e il piacere di stare a contatto con delle menti giovani e vogliose di cambiare il mondo (pensa te…). Il punto è un altro. In Italia, con i soldi pubblici, si sono creati nelle università dei feudi privati. Non mi lamento per me, non ci tengo proprio a rientrare in Italia, paese che considero arretrato in TUTTI i sensi. Mi indigno come cittadino (perché la cittadinanza l’ho ancora, anche se non so per quanto). Facile poi buttare lì uno slogan come “la politica siamo noi”. Io quand’ero studente all’università ho lottato per cambiarla, ho partecipato ai movimenti studenteschi, e il risultato era che la maggioranza degli altri studenti ci attaccava perché gli impedivamo di studiare e di prendersi il loro diplomino per entrare nel magnifico “mondo del lavoro”, le povere anime…
ciao
Non hai letto bene tutto. Il concetto è diverso. L’Italia è quello che è. Non dipende dalla scuola o dalla politica.
Dipende dalle persone.
Comunque auguro a tutti noi che la tua luminosa rivoluzione giunga finalmente a ridarci il senso del giusto.
Ma non includermi nelle menti giovani e vogliose. Io ho fatto il tecnico perchè non potevo permettermi altro e non avevo
tempo di cambiare il mondo. Però sono ancora qui nelle mie mutande….
E chi ha parlato di rivoluzione? Ho solo detto che gli studenti (beata giovinezza) credono ancora di poter cambiare il mondo: io non li incoraggio né li condanno. E la mia militanza è stata mirata, ossia, volta a una possibile riforma dell’università, non della società o del mondo. Non ero né nella Sinistra Giovanile né nei Ciellini né nella Destra. Ma questo non importa. E se ti interessa saperlo, sono figlio di un artigiano, sono l’unico della mia famiglia (allargata) ad essermi laureato (lavorando), e per far carriera accademica me ne sono dovuto andare all’estero subito dopo la laurea (e il servizio civile) perché solo all’estero c’erano borse di studio. Non sottintendere che io sia stato un borghesuccio annoiato che giocava alla rivoluzione, perché non sai di cosa parli.
Quanto all’Italia: ovvio che dipende dalle persone, ma secondo te gli Italiani nascono tutti corrotti e paraculo per ragioni genetiche? Le persone non sono monadi, atomi isolati, ma crescono in un determinato contesto familiare, sociale, scolastico, ecc. Se esse sono quello che sono è perché il mondo intorno a loro le ha rese il tipo di persone che sono diventate. Quindi cambiare la scuola o la politica significa cambiare le persone. Se poi tu credi che in Italia niente possa cambiare, padrone. Del resto già quasi 500 anni fa il Guicciardini diceva che gli Italiani preferiscono pensare al loro “particulare” piuttosto che darsi da fare per il paese. La filosofia (?) dell'”Io tengo famiglia”. O del “non ho tempo per cambiare il mondo”.
grazie a tutti per la partecipazione. Vuol dire che il mio post ha colpito nel segno 🙂
x argo: la politica siamo noi? vero, ma la politica come tutti i settori lascia sul campo i perdenti e premia i vincenti. Non sempre i migliori o i piu’ produttivi. Ma sicuramente premia chi dimostra piu’ coesione. Chi si muove compatto vince, gli altri scavano il proprio orticello sperando che non venga mai la grandine. Universita’ o aziende private non mi pare faccia differenza.
x Moreno Puiatti: giusto quello che dici tu. Ma non concorso sul punto di arrivo: non e’ vero che si sono troppi dottorati in Italia. Semplicemente non hanno alternative. Io vivo in Olanda, dove i posti universitari non sono poi molti. Ma le aziende vanno a caccia di PhD, per cui, anche se non lavori nell’universita’ hai (semi)assicurato un futuro. Per contro, in Italia, dove sono i lavori da laureati o dottorati? Se ti sei dottorato in Italia, spesso arrivi al mercato del lavoro considerato un “lavativo senza esperienza”. Ovvio che vogliano tutti diventare professori, se non altro perche’ nessuno vuole ammettere di aver buttato via anni della propria vita inutilmente.
x alessandro il (cosa?): avevo gia’ il mente un post sul fiasco colossale dell’operazione “rientro dei cervelli” (checche’ ne dica il simpatico Mussi, non e’ stata solo colpa delle inefficienze morattiane). Lo sto scrivendo, ma prima ne ho quasi finiti un altro paio che sono un vero bijoux. Stay tuned. By the way, cambiare il mondo mi pare un po’ esagerato. A me basta rendere casa mia (lo Stivale) un posto dove tutti possano vivere bene, e non solo i furbi, i figli di e i “tanto si vive una volta sola”.
Avete sottolineato molto la mia frase sulla politica. In realtà Filippo mi ha capito. E’ qualcosa di connaturato con la nostra
società italiana. Siamo d’accordo. Qui da noi un posto fisso (di qualsiasi tipo) è una conquista. A volte la si paga a duro
prezzo. Sempre comunque con umiliazioni di vario tipo. Capisco che chi può se ne vada.
x argo: chi puo’ se ne va, ma non vuol dire che sia felice di farlo. Io sarei volentieri rimasto nel mio paese se avessi potuto. E se i fondi per le mie ricerche non fossero finiti al mio collega ammanicato e con produttivita’ azzerata (ma tanto che importa).
inoltre, caro argo, trovo piuttosto disfattista e con ben poco “carattere” arroccarsi in un “E’ qualcosa di connaturato con la nostra società italiana”. Lo sento dire spesso da anziani al crepuscolo della vita che si dilettano nell’arte preferita della senilita’: la critica distruttiva a tutti e tutto.
Noi vogliamo essere una nuova generazione o vogliamo ridurci a fare i vecchi tuttologi senza mai realizzare nulla di nostro? Connaturato o no, personalmente ritengo non esista nulla di eterno: se qualcosa non va bene lo si cambia, se qualcosa non esiste lo si crea.
Ok però devo dire che sono in buona compagnia.
Se facessimo un referendum vincerei io senza troppo problemi. Guardate cosa sta succedendo realmente in italia.
La politica non serve più e/o costa troppo eccetera, eccetera.
Significa che quello che voi proponete non appartiene all’attuale contesto storico. La critica distruttiva non la faccio
solo io. Montezemolo ,uno a caso, la sua come la chiamate. O dipende solo dal fatto che lui è il presidente degli industriali e nessuno osa dirglilo. La sostanza non cambia ragazzi.
Cambiamo registro. Diliberto ci esorta a riprendere il vocabolario alla parola riformista. Riformismo uguale allargamento dei diritti. Nulla di ciò (secondo lui) che stanno facendo gli attuali riformisti. Difficile dargli torto.
Poi potete parlarmi di principi e allora va bene mi arrendo. Ma i discorsi politici o filosofici acquistano valore nella loro traduzione pratica. Altrimenti meglio i cosciotti di Totti.
Cambiare non è una cosa che si fa gratis. Si fa spesso contro gli interessi di qualcuno. Difficile che questo qualcuno non reagisca. Nulla è eterno ,siamo d’accordo, ma le idee non bastano. La società si muove per dinamiche sue. Il problema è che alle volte nasce qualcuno che le sfrutta per se stesso e allora nascono i problemi.
Tangentopoli ha eliminato una classe politica. Un esperimento l’abbiamo fatto. Se ora mi dite che vi piacciono i risultati vi dò ragione. Altrimenti la realtà dà ragione a me.
Caro argo, cambiamo registro come dice Diliberto? E cosa credi che stiamo cercando di fare qui? Molti vorrebbero la rivoluzione o la guerra civile, vecchi vs giovani, destra vs sinistra, tutti vs tutti, teste che rotolano come nella presa della Bastiglia. Ma oggi siamo nel 21o secolo…
Con la costituzione del PD, la politica gerontocratica ha lasciato aperta la porta del fortino. E’ sensato infilarci un piede in mezzo per entrare nel fortino e dar battaglia all’interno. A molti non piace, preferirebbero fare gli eterni scontenti, ma e’ meglio che credere di poter demolire le mura del fortino a testate o urla e strepiti.
Se poi molti preferiscono restare alla finestra a sparare a tutto quello che si muove invece di muoversi loro (forse perche’ incapaci di un dibattito politico maturo), vuol dire che non possiedono cio’ che e’ necessario per definirsi cittadini maturi di uno stato democratico.
Ma nelle università italiane esiste ( o resiste ?) anche l’ altra faccia della medaglia:
Ebbene si, c’è ancora chi decide di non vendere la propria anima a nessun barone, di chi
sceglie l’ università con la testa e soprattutto col cuore, per seguire una passione, per
crescere ed apprendere e per farcela con le proprie forze, perchè crede che la conoscenza
non sia un valore a cui poter rinunciare ; ecco allora che si scontra con i baroni di turno,
con il loro falso potere, con la loro ignoranza, e con le loro vane promesse …e DICE NO!
E cosa possono a questo punto i baroni? Nulla… perchè non si calpesta la dignità di nessuno,
a meno che quest’ ultimo non li lasci accomodare, nè si cancellano il talento o i meriti di nessuno,
qualora questi siano reali … Poveri quelli che scelgono di essere schiavi tutta la vita di un inetto
più di loro… la libertà non è gratuita, si conquista, soprattutto in un “Paese” come questo!!!
Non è vero che siamo un popolo di raccomandati, i capaci ci sono eccome, e in tutti i campi….
solo vivono e lavorano all’ estero 🙂 Anya
Grande Anya…
Nessuna battaglia visto che questo è uno spazio aperto di discussione. Il partito democratico è frutto prima di tutto di un
calcolo ,diciamo ragionamento, politico dei vertici dei partiti. Non è stato un movimento di base.
Non si è mosso nulla. Sono tutti lì. La maturità è nel confronto con la realtà. Da questa si deve partire.
Che poi non si debba sperare o cercare di migliorare questo è fuor di dubbio.
Guardate come un piccolo e becero movimento come la Lega ha condizionato la vita politica del nostro paese.
Ma era un movimento che ha saputo tradurre delle esigenze reali di una classe sociale spaventata tutelata da sempre dalla democrazia cristiana. Il cambiamento è lento ed i fattori in gioco sono molti.
In Italia si vota. Dati parziali ,ma non facciamo i politici per un momento. Se si votasse oggi nel paese vincerebbe la
Cdl. Il PD rappresenta un errore politico di portata inimmaginabile. La mia è un opinione ovviamente.
Ma storie come quella raccontata oggi da Ivan Scalfarotto ci dicono che le cose cambiano non perchè la politica
cambia ma perchè il mondo cambia. L’Italia cambierà e sarà doloroso per molti perchè la realtà ci pone di fronte alla
necessità del cambiamento. Un governo che ha promesso la modifica alla legge Biagi e non la attua questi sono
argomenti non demagogia. Ed è questo che la gente guarda. Attualmente ha fatto più Bersani che mezzo governo.
Da noi la gran parte delle persone della strada pensano questo. E hanno ragione. In democrazia conta l’opinione
della gente.
Ti propongo di spostarci da questa arena. Non siamo più nell’argomento. Continuerò a seguirvi. Evviva i giovani (ed anche quelli che si sentono tali) non preparati alla democrazia !!
Se penso a come bisognerebbe procedere per risvegliare e dare forza e vigore
al sistema italiano mi vengono in mente 3 misure di cui si parla danni ma di cui la classe politica,
non vuole sentir parlare, e si vede bene dal tradurre in pratica.
1) Abolizione del valore legale della Laurea;
2)Isitutizione ai “Falsi” Concorsi x Docenti Universitari di una Commissione Esterna composta da Italiani e Stranieri che insegnano presso altre università europee oppure Re-Introduzione della Libera Docenza a Contratto (le critiche ben accette). Megli reintrodurre i contratti che continuare con questa buffonata dei falsi concorsi;
3) Ed infine aumentare drasticamente i fondi per la ricerca. E rafforzamento delle reti di ricerca europee. Senza di esse non v’é futuro. Questa tuttavia é una spina europea che riguarda tutto il continente: da anni si parla di dare piu’ fondi alla ricerca in Europa, tuttavia i Governi indugiano. Tutti.
Iniziamo con l’Abolzione del Valore Legale…..
Se questa verrà abolita un biorno (!!??) non varrà piu nei concorsi la condizione sine qua non per cui si richeide un “voto non inferiore al 110”. Dovranno essere presi in conto il programma di studio e la serietà dell’istituto dove sono stati effettuati gli studi. Le Università sarebbero cosi costrette ad essere competitive in materia di sapere e non solo di voti.
C’é forse qualcuno che non ha mai sentito parlare di quei famosi esami dove il professore per conservare la cattedra andava regalando 30 agli studenti? E chiero gli studenti in difficoltà con la media accorevvano numerosi. PEr cui il professore a fornte della minaccia di levare la cattedra mostrava le grandi quantità di studenti che decidevano di studiare la sua materia.
Ecco ci sono molte università che vivono solo grazie alla fame di conferire lauree facili…. e non sulla base della qualità degli insegnamenti . Con un simile mossa, bolire il valorre legale, cio’ finirebbe.
Il valore legale non esiste in Francia né in Spagna, in Italia sopravvive anzi domina.
Chi detiene una laurea di un Politecnico e di una Bocconi con un 105 od un 106 sarà sempre scartato a fronte del laureato con 110 dell’Università Generosa in Lauree (“Se ti iscrivi qui ti assicuro 110”).
Oltretutto per paprtecipare a concorsi nazionali, dove si ammettono persone detentrici di lauree estere, a queste viene richeiste un’eccellenza che non é richiesta all’italiano. Un esempio:
Per essere ammesso ad un concorso la cui condizione é il 110, se si é titolari di un Diploma di Studi Begla viene richiesta la cosidetta “Plus Grande Distinction”.
Ora osservo che :
– la “Plus Grande Disticntion” in Belgio é qualcosa di abbastanza raro in, molto di piu’ di quanto lo sia in Italia un 110;
– all’Istituto di Studi Europei di Firenze viene richiesto 110 per gli italiani e la “Grande Distinction” per i Belgi (un gradino sotto la “Plus Grande Distinction”);
– per partecipare a concorsi francesi-spagnoli-belgi non mi risulta che venga richiesta nessuna lode o 110 ai detentori di una laurea (un volta ottenuta l’equipollenza ai fini del concroso)
Conclusione l’Italiano bara o no?
E’ giusto o no mantenere il valore legale (per altro stabilito da Regio Decreto del Ventennio)?
E’ aperto il dibattito.
Se penso a come bisognerebbe procedere per risvegliare e dare forza e vigore
al sistema italiano mi vengono in mente 3 misure di cui si parla danni ma di cui la classe politica,
non vuole sentir parlare, e si vede bene dal tradurre in pratica.
1) Abolizione del valore legale della Laurea;
2)Isitutizione ai “Falsi” Concorsi x Docenti Universitari di una Commissione Esterna composta da Italiani e Stranieri che insegnano presso altre università europee oppure Re-Introduzione della Libera Docenza a Contratto (le critiche ben accette). Megli reintrodurre i contratti che continuare con questa buffonata dei falsi concorsi;
3) Ed infine aumentare drasticamente i fondi per la ricerca. E rafforzamento delle reti di ricerca europee. Senza di esse non v’é futuro. Questa tuttavia é una spina europea che riguarda tutto il continente: da anni si parla di dare piu’ fondi alla ricerca in Europa, tuttavia i Governi indugiano. Tutti.
Iniziamo con l’Abolzione del Valore Legale…..
Se questa verrà abolita un biorno (!!??) non varrà piu nei concorsi la condizione sine qua non per cui si richeide un “voto non inferiore al 110”. Dovranno essere presi in conto il programma di studio e la serietà dell’istituto dove sono stati effettuati gli studi. Le Università sarebbero cosi costrette ad essere competitive in materia di sapere e non solo di voti.
C’é forse qualcuno che non ha mai sentito parlare di quei famosi esami dove il professore per conservare la cattedra andava regalando 30 agli studenti? E chiero gli studenti in difficoltà con la media accorevvano numerosi. PEr cui il professore a fornte della minaccia di levare la cattedra mostrava le grandi quantità di studenti che decidevano di studiare la sua materia.
Ecco ci sono molte università che vivono solo grazie alla fame di conferire lauree facili…. e non sulla base della qualità degli insegnamenti . Con un simile mossa, bolire il valorre legale, cio’ finirebbe.
Il valore legale non esiste in Francia né in Spagna, in Italia sopravvive anzi domina.
Chi detiene una laurea di un Politecnico e di una Bocconi con un 105 od un 106 sarà sempre scartato a fronte del laureato con 110 dell’Università Generosa in Lauree (“Se ti iscrivi qui ti assicuro 110”).
Oltretutto per paprtecipare a concorsi nazionali, dove si ammettono persone detentrici di lauree estere, a queste viene richeiste un’eccellenza che non é richiesta all’italiano. Un esempio:
Per essere ammesso ad un concorso la cui condizione é il 110, se si é titolari di un Diploma di Studi Begla viene richiesta la cosidetta “Plus Grande Distinction”.
Ora osservo che :
– la “Plus Grande Disticntion” in Belgio é qualcosa di abbastanza raro in, molto di piu’ di quanto lo sia in Italia un 110;
– all’Istituto di Studi Europei di Firenze viene richiesto 110 per gli italiani e la “Grande Distinction” per i Belgi (un gradino sotto la “Plus Grande Distinction”);
– per partecipare a concorsi francesi-spagnoli-belgi non mi risulta che venga richiesta nessuna lode o 110 ai detentori di una laurea (un volta ottenuta l’equipollenza ai fini del concroso)
Conclusione l’Italiano bara o no?
E’ giusto o no mantenere il valore legale (per altro stabilito da Regio Decreto del Ventennio)?
E’ aperto il dibattito.
Se penso a come bisognerebbe procedere per risvegliare e dare forza e vigore
al sistema italiano mi vengono in mente 3 misure di cui si parla danni ma di cui la classe politica,
non vuole sentir parlare, e si vede bene dal tradurre in pratica.
1) Abolizione del valore legale della Laurea;
2)Isitutizione ai “Falsi” Concorsi x Docenti Universitari di una Commissione Esterna composta da Italiani e Stranieri che insegnano presso altre università europee oppure Re-Introduzione della Libera Docenza a Contratto (le critiche ben accette). Megli reintrodurre i contratti che continuare con questa buffonata dei falsi concorsi;
3) Ed infine aumentare drasticamente i fondi per la ricerca. E rafforzamento delle reti di ricerca europee. Senza di esse non v’é futuro. Questa tuttavia é una spina europea che riguarda tutto il continente: da anni si parla di dare piu’ fondi alla ricerca in Europa, tuttavia i Governi indugiano. Tutti.
Iniziamo con l’Abolzione del Valore Legale…..
Se questa verrà abolita un biorno (!!??) non varrà piu nei concorsi la condizione sine qua non per cui si richeide un “voto non inferiore al 110”. Dovranno essere presi in conto il programma di studio e la serietà dell’istituto dove sono stati effettuati gli studi. Le Università sarebbero cosi costrette ad essere competitive in materia di sapere e non solo di voti.
C’é forse qualcuno che non ha mai sentito parlare di quei famosi esami dove il professore per conservare la cattedra andava regalando 30 agli studenti? E chiero gli studenti in difficoltà con la media accorevvano numerosi. PEr cui il professore a fornte della minaccia di levare la cattedra mostrava le grandi quantità di studenti che decidevano di studiare la sua materia.
Ecco ci sono molte università che vivono solo grazie alla fame di conferire lauree facili…. e non sulla base della qualità degli insegnamenti . Con un simile mossa, bolire il valorre legale, cio’ finirebbe.
Il valore legale non esiste in Francia né in Spagna, in Italia sopravvive anzi domina.
Chi detiene una laurea di un Politecnico e di una Bocconi con un 105 od un 106 sarà sempre scartato a fronte del laureato con 110 dell’Università Generosa in Lauree (“Se ti iscrivi qui ti assicuro 110”).
Oltretutto per paprtecipare a concorsi nazionali, dove si ammettono persone detentrici di lauree estere, a queste viene richeiste un’eccellenza che non é richiesta all’italiano. Un esempio:
Per essere ammesso ad un concorso la cui condizione é il 110, se si é titolari di un Diploma di Studi Begla viene richiesta la cosidetta “Plus Grande Distinction”.
Ora osservo che :
– la “Plus Grande Disticntion” in Belgio é qualcosa di abbastanza raro in, molto di piu’ di quanto lo sia in Italia un 110;
– all’Istituto di Studi Europei di Firenze viene richiesto 110 per gli italiani e la “Grande Distinction” per i Belgi (un gradino sotto la “Plus Grande Distinction”);
– per partecipare a concorsi francesi-spagnoli-belgi non mi risulta che venga richiesta nessuna lode o 110 ai detentori di una laurea (un volta ottenuta l’equipollenza ai fini del concroso)
Conclusione l’Italiano bara o no?
E’ giusto o no mantenere il valore legale (per altro stabilito da Regio Decreto del Ventennio)?
E’ aperto il dibattito.
Se penso a come bisognerebbe procedere per risvegliare e dare forza e vigore
al sistema italiano mi vengono in mente 3 misure di cui si parla danni ma di cui la classe politica,
non vuole sentir parlare, e si vede bene dal tradurre in pratica.
1) Abolizione del valore legale della Laurea;
2)Isitutizione ai “Falsi” Concorsi x Docenti Universitari di una Commissione Esterna composta da Italiani e Stranieri che insegnano presso altre università europee oppure Re-Introduzione della Libera Docenza a Contratto (le critiche ben accette). Megli reintrodurre i contratti che continuare con questa buffonata dei falsi concorsi;
3) Ed infine aumentare drasticamente i fondi per la ricerca. E rafforzamento delle reti di ricerca europee. Senza di esse non v’é futuro. Questa tuttavia é una spina europea che riguarda tutto il continente: da anni si parla di dare piu’ fondi alla ricerca in Europa, tuttavia i Governi indugiano. Tutti.
Iniziamo con l’Abolzione del Valore Legale…..
Se questa verrà abolita un biorno (!!??) non varrà piu nei concorsi la condizione sine qua non per cui si richeide un “voto non inferiore al 110”. Dovranno essere presi in conto il programma di studio e la serietà dell’istituto dove sono stati effettuati gli studi. Le Università sarebbero cosi costrette ad essere competitive in materia di sapere e non solo di voti.
C’é forse qualcuno che non ha mai sentito parlare di quei famosi esami dove il professore per conservare la cattedra andava regalando 30 agli studenti? E chiero gli studenti in difficoltà con la media accorevvano numerosi. PEr cui il professore a fornte della minaccia di levare la cattedra mostrava le grandi quantità di studenti che decidevano di studiare la sua materia.
Ecco ci sono molte università che vivono solo grazie alla fame di conferire lauree facili…. e non sulla base della qualità degli insegnamenti . Con un simile mossa, bolire il valorre legale, cio’ finirebbe.
Il valore legale non esiste in Francia né in Spagna, in Italia sopravvive anzi domina.
Chi detiene una laurea di un Politecnico e di una Bocconi con un 105 od un 106 sarà sempre scartato a fronte del laureato con 110 dell’Università Generosa in Lauree (“Se ti iscrivi qui ti assicuro 110”).
Oltretutto per paprtecipare a concorsi nazionali, dove si ammettono persone detentrici di lauree estere, a queste viene richeiste un’eccellenza che non é richiesta all’italiano. Un esempio:
Per essere ammesso ad un concorso la cui condizione é il 110, se si é titolari di un Diploma di Studi Begla viene richiesta la cosidetta “Plus Grande Distinction”.
Ora osservo che :
– la “Plus Grande Disticntion” in Belgio é qualcosa di abbastanza raro in, molto di piu’ di quanto lo sia in Italia un 110;
– all’Istituto di Studi Europei di Firenze viene richiesto 110 per gli italiani e la “Grande Distinction” per i Belgi (un gradino sotto la “Plus Grande Distinction”);
– per partecipare a concorsi francesi-spagnoli-belgi non mi risulta che venga richiesta nessuna lode o 110 ai detentori di una laurea (un volta ottenuta l’equipollenza ai fini del concroso)
Conclusione l’Italiano bara o no?
E’ giusto o no mantenere il valore legale (per altro stabilito da Regio Decreto del Ventennio)?
E’ aperto il dibattito.
abolire il valore legale del titolo di studio ha senso solo a fianco di ulteriori modifiche (che introducano libero mercato, meritocrazia ed eventuali chiusure per atenei e dipartimenti scadenti).
Una riforma solo parziale puo’ causare un danno peggiore del male.
Filippo ma da qualche punto si dovrà iniziare?
Chiaro non basta approvare una misura, io ne avanzavo 3
che stanno nell’aria.
Chiaro. Sono necessarie delle misure di accompagnamento.
Quali misure concretamente proporreste?
Quanto all’abolizone del valoro legale del titolo, penso che essa segnerebbe la condanna
a morte di molti atenei che campano solo sul voto facile.
Credo q aunto mi dici, ma ti prego di indicarmi quale sarebbe il danno peggior del male
(lo chiedo a titolo indicativo, non per insolenza)
Filippo ma da qualche punto si dovrà iniziare?
Chiaro non basta approvare una misura, io ne avanzavo 3
che stanno nell’aria.
Chiaro. Sono necessarie delle misure di accompagnamento.
Quali misure concretamente proporreste?
Quanto all’abolizone del valoro legale del titolo, penso che essa segnerebbe la condanna
a morte di molti atenei che campano solo sul voto facile.
Credo q aunto mi dici, ma ti prego di indicarmi quale sarebbe il danno peggior del male
(lo chiedo a titolo indicativo, non per insolenza)
Filippo ma da qualche punto si dovrà iniziare?
Chiaro non basta approvare una misura, io ne avanzavo 3
che stanno nell’aria.
Chiaro. Sono necessarie delle misure di accompagnamento.
Quali misure concretamente proporreste?
Quanto all’abolizone del valoro legale del titolo, penso che essa segnerebbe la condanna
a morte di molti atenei che campano solo sul voto facile.
Credo q aunto mi dici, ma ti prego di indicarmi quale sarebbe il danno peggior del male
(lo chiedo a titolo indicativo, non per insolenza)
Filippo ma da qualche punto si dovrà iniziare?
Chiaro non basta approvare una misura, io ne avanzavo 3
che stanno nell’aria.
Chiaro. Sono necessarie delle misure di accompagnamento.
Quali misure concretamente proporreste?
Quanto all’abolizone del valoro legale del titolo, penso che essa segnerebbe la condanna
a morte di molti atenei che campano solo sul voto facile.
Credo q aunto mi dici, ma ti prego di indicarmi quale sarebbe il danno peggior del male
(lo chiedo a titolo indicativo, non per insolenza)
caro me stesso, ho quasi finito un trittico di tre post sullo stato (orrendo) dell’universita’ italiana. L’ultima “puntata” sara’ sui rimedi. Ho quasi fatto.
Per rispondere alla tua domanda: “rimedio parziale peggio del male?”, si’ perche’ abolendo il valore legale del titolo di studio daresti via libera a milioni di paraculi figli-di, che potranno essere assunti direttamente a livelli dirigenziali nella PA o in enti statali e universitari. Bisogna comtemporaneamnte introdurre meritocrazia nel mondo statale (in Universita’ e PA gli stipendi sono sempre garantiti per cui puoi permetterti tutte le cazzate che vuoi), altrimenti l’unico risultato che avrai dall’abolizione del valore legale del titolo di studio, sara’ quello di renderla veramente carta straccia e dar via libera a tutti i paraculaggi piu’ biechi (non che ora si scherzi, cmq).
Caro altro me stesso,
c’ho pensato a quanto mi hai scritto.
E se in un primo tempo si abolisse il valore legale del voto di Laurea?
Forse dico una sciochezza, forse non ha senso quanto dico.
Ma cio’ che vorrei colpire e che mi da fastdio e’ quella buffonata della condizione del “110”
per accesso ai concorsi. Si prende in considerazione solo il voto del pezzo di carta,
sebza valutare lo sfrozo ed il sapere che c’e dietro (anni di studio, qualit’a dell’istituto).
Per dire: se hai 110 e sei rimasto 7 anni all’Universitá hai accesso a cose cui una persona che ha preso 104
in 4 anni non ne ha diritto, e tutto questo appunto senza valutare la qualitá del’istituto (alcuni dei quali un compagno chiamava, permettimi la battuta, “paga e vinci”, fine della battuta….)
Oltreutto chi vive o ha vissuto al’estero sa che ‘sta storia dei 110 inflazionati fa ridere i nostri vicini.
a forza di vedere tanti italian con 110 si sono resi conto che il voto italiano e’ diventato una buffonata.
Ed ha perso credibilita’.
Spesso, nel momento di trovare un modello “altro”, che sia diverso da quel miscuglio di corporativismo e di nepotismo tutto italiano ci si riferisce a moldelli anglosassoni.
Ora io proporro’ di fare un giro per l’europa e vedere cosa propongono i non anglofoni…
Quello che conosco meglio e’ il modello francese, pieno di difetti, ma curioso ed interessante
(un modello che si volveva di vera meritocrazia, degenerato poi in bieco elitismo)
Appena posso metto un post.
Poi posso continuare col belga e con lo spagnolo.
Sarebbe interessante che ognuno facesse lo stesso.
Caro altro me stesso,
c’ho pensato a quanto mi hai scritto.
E se in un primo tempo si abolisse il valore legale del voto di Laurea?
Forse dico una sciochezza, forse non ha senso quanto dico.
Ma cio’ che vorrei colpire e che mi da fastdio e’ quella buffonata della condizione del “110”
per accesso ai concorsi. Si prende in considerazione solo il voto del pezzo di carta,
sebza valutare lo sfrozo ed il sapere che c’e dietro (anni di studio, qualit’a dell’istituto).
Per dire: se hai 110 e sei rimasto 7 anni all’Universitá hai accesso a cose cui una persona che ha preso 104
in 4 anni non ne ha diritto, e tutto questo appunto senza valutare la qualitá del’istituto (alcuni dei quali un compagno chiamava, permettimi la battuta, “paga e vinci”, fine della battuta….)
Oltreutto chi vive o ha vissuto al’estero sa che ‘sta storia dei 110 inflazionati fa ridere i nostri vicini.
a forza di vedere tanti italian con 110 si sono resi conto che il voto italiano e’ diventato una buffonata.
Ed ha perso credibilita’.
Spesso, nel momento di trovare un modello “altro”, che sia diverso da quel miscuglio di corporativismo e di nepotismo tutto italiano ci si riferisce a moldelli anglosassoni.
Ora io proporro’ di fare un giro per l’europa e vedere cosa propongono i non anglofoni…
Quello che conosco meglio e’ il modello francese, pieno di difetti, ma curioso ed interessante
(un modello che si volveva di vera meritocrazia, degenerato poi in bieco elitismo)
Appena posso metto un post.
Poi posso continuare col belga e con lo spagnolo.
Sarebbe interessante che ognuno facesse lo stesso.
Caro altro me stesso,
c’ho pensato a quanto mi hai scritto.
E se in un primo tempo si abolisse il valore legale del voto di Laurea?
Forse dico una sciochezza, forse non ha senso quanto dico.
Ma cio’ che vorrei colpire e che mi da fastdio e’ quella buffonata della condizione del “110”
per accesso ai concorsi. Si prende in considerazione solo il voto del pezzo di carta,
sebza valutare lo sfrozo ed il sapere che c’e dietro (anni di studio, qualit’a dell’istituto).
Per dire: se hai 110 e sei rimasto 7 anni all’Universitá hai accesso a cose cui una persona che ha preso 104
in 4 anni non ne ha diritto, e tutto questo appunto senza valutare la qualitá del’istituto (alcuni dei quali un compagno chiamava, permettimi la battuta, “paga e vinci”, fine della battuta….)
Oltreutto chi vive o ha vissuto al’estero sa che ‘sta storia dei 110 inflazionati fa ridere i nostri vicini.
a forza di vedere tanti italian con 110 si sono resi conto che il voto italiano e’ diventato una buffonata.
Ed ha perso credibilita’.
Spesso, nel momento di trovare un modello “altro”, che sia diverso da quel miscuglio di corporativismo e di nepotismo tutto italiano ci si riferisce a moldelli anglosassoni.
Ora io proporro’ di fare un giro per l’europa e vedere cosa propongono i non anglofoni…
Quello che conosco meglio e’ il modello francese, pieno di difetti, ma curioso ed interessante
(un modello che si volveva di vera meritocrazia, degenerato poi in bieco elitismo)
Appena posso metto un post.
Poi posso continuare col belga e con lo spagnolo.
Sarebbe interessante che ognuno facesse lo stesso.
Caro altro me stesso,
c’ho pensato a quanto mi hai scritto.
E se in un primo tempo si abolisse il valore legale del voto di Laurea?
Forse dico una sciochezza, forse non ha senso quanto dico.
Ma cio’ che vorrei colpire e che mi da fastdio e’ quella buffonata della condizione del “110”
per accesso ai concorsi. Si prende in considerazione solo il voto del pezzo di carta,
sebza valutare lo sfrozo ed il sapere che c’e dietro (anni di studio, qualit’a dell’istituto).
Per dire: se hai 110 e sei rimasto 7 anni all’Universitá hai accesso a cose cui una persona che ha preso 104
in 4 anni non ne ha diritto, e tutto questo appunto senza valutare la qualitá del’istituto (alcuni dei quali un compagno chiamava, permettimi la battuta, “paga e vinci”, fine della battuta….)
Oltreutto chi vive o ha vissuto al’estero sa che ‘sta storia dei 110 inflazionati fa ridere i nostri vicini.
a forza di vedere tanti italian con 110 si sono resi conto che il voto italiano e’ diventato una buffonata.
Ed ha perso credibilita’.
Spesso, nel momento di trovare un modello “altro”, che sia diverso da quel miscuglio di corporativismo e di nepotismo tutto italiano ci si riferisce a moldelli anglosassoni.
Ora io proporro’ di fare un giro per l’europa e vedere cosa propongono i non anglofoni…
Quello che conosco meglio e’ il modello francese, pieno di difetti, ma curioso ed interessante
(un modello che si volveva di vera meritocrazia, degenerato poi in bieco elitismo)
Appena posso metto un post.
Poi posso continuare col belga e con lo spagnolo.
Sarebbe interessante che ognuno facesse lo stesso.
LA SOLUZIONE E’ LA DISTRUZIONE DELLO STATO ITALIANO: SECONDO UN RAPPORTO DELLA C.I.A. ESSO SI SFALDERA’ ENTRO MASSIMO IL 2020 A CAUSA DELLE PRECARIE CONDIZIONI ECONOMICHE E SOCIALI, DELL’INSTABILITA’ DEL SISTEMA POLITICO E DEL BASSISSIMO LIVELLO CULTURALE ATTUALMENTE VIGENTE IN “ITALIA” ( CHE PAROLA DI MERDA ) DESTINATO A PEGGIORARE IN FUTURO!
TALE EVENTO SARA’ ACCOMPAGNATO DA SANGUNOSE GUERRE CIVILI INTERNE E DALLA SECESSIONE PRESSOCHE’ TOTALE DI TUTTI I TERRITORI, CON UN INNUMEREVOLE QUANTITATIVO DI VITTIME, COME NELLA EX JUGOSLAVIA!
E’ BENE FUGGIRE FINCHE’ SI E’ IN TEMPO OPPURE RESTARE E PREPARARSI ALL’INFERNO!
Simpatico il movimento… Un pochino esagerato però. Per tutta stà roba ci vuole organizzazione. Le guerre si fanno quando c’è qualcuno che è abbastanza forte e incazzato per farle. In italia nel 2020 (tra tredici anni) saremo in maggior parte vecchietti rinco (ovviamente ancora precari). Il grande fratello sarà arrivato alla 30 edizione e il nostro vicino sarà
uno straniero con due lauree che ci spiegherà come si scrive l’inglese correttamente e ci si connette a internet.
Speriamo che abbia fatto l’università da noi. Ma penso di sì. Per quello che dicono la nostra università prepara bene.
Il problema è il dopo. Non ci sono sbocchi. Forse il problema è proprio questo. L’Università italilana non deve competere
con nessun altra realtà in Italia. Pensate a dei centri di ricerca nelle aziende o nelle istituzioni. Se ci fossero e fossero
seri uno magair avrebbe la possibilità di ribellarsi allo stato di cose e avere delle chance di restare a casa sua.
caro argo,
la possibilità di ribellarsi allo stato delle cose italiche c’è, ed è quella di andare all’estero ….. e spesso non bisogna fare molta strada. Se la concorrenza al livello europeo fosse più concreta e visibile (ovvero costituire realmente il cosiddetto “spazio europeo della ricerca”) allora le università italiane dovrebbero un po’ di più essere competitive.
Come dici tu infatti, non è che il privato italico brilli in meritocrazia e centri di ricerca di aziende e istituzioni non funzionerebbero (o funzionano per quelli che esistono) con metodi diversi dalle università.
cordialmente,
riccardo
riccardo, per quanto capisca il tuo pensiero andare all’estero non serve a risolvere la situazione nel belpaese. Bisogna battersi in terra propria. Oserei sperare che gli accademici potessero essere i primi ad unirsi a chi vuole rinnovamento, che nell’accademia si coniuga con l’affrancamento dalla servitu’ ai baroni. Purtroppo dubito che vedremo una levata di scudi dai giovani accademici. Spero di venir smentito.
In Francia esiste una semplice regola che se applicata potrebbe migliorare la situazione.
Non e` possibile candidarsi per posti di ricercatore nella stessa universita` che in cui hai preso il dottorato.
Fabio, in Italia la regola francese sarebbe subito resa inefficace: dottorandi di scambio.
“Io assumo il dottorando tuo e tu assumi il dottorando mio.”
Per chi ha citato il discorso delle commissioni con docenti stranieri per assumere i ricercatori, beh ho vissuto nell’ambiente delle selezioni dei “valutatori” universitari dell UE per i finanziamenti alla ricerca (CORDIS, etc.), sull’Europa come salvatrice dalle baronie avrei qualche dubbio: la valutatrice francese (spesso moglie di un barone francese) esamina un progetto di ricerca di una università italiana, mentre il valutatore italiano da un voto positivo ad un progetto tedesco ed il valutatore tedesco da voto positivo al progetto francese ed il cerchio si chiude.
La mitizzazione dell’Europa è spesso dovuta al fatto che gli altri stati UE hanno più fondi e quindi assumono di più, anche gli italiani rimasti fuori mercato dall’Italia.