Maltrattati, trascurati, vittime di abusi. Sono centinaia di milioni i bambini nel mondo che attraversano la vita senza alcuna protezione, vittime di sfruttamento e di discriminazioni in situazioni nascoste, spesso inesistenti per le statische ufficiali. Sono i bambini «invisibili». A denunciare la condizione di un’infanzia che non si vede è l’annuale rapporto dell’Unicef sulla «Condizione dell’Infanzia nel mondo 2006», presentato oggi in contemporanea a Roma e a Londra e in altre capitali. Milioni di bambini, denuncia l’Unicef, che scompaiono quando cadono vittime del traffico o sono costretti a lavorare come servi, altri, come i bambini di strada, visibili a tutti ma senza protezione e assistenza. Oltre a subire abusi queste migliaia di bambini sono esclusi dall’istruzione, dall’assistenza sanitaria e dagli altri servizi vitali per la loro crescita e il loro sviluppo. Invisibili nei dibattiti pubblici e nella legislazione, nelle statistiche e nelle notizie. «Se non sará loro dedicata un’attenzione particolare – denuncia l’Unicef – rimarranno intrappolati e dimenticati in un’infanzia segnata da abbandono e abusi, con conseguenze devastanti a lungo termine per i bambini ma anche per lo sviluppo delle nazioni».
BAMBINI SENZA IDENTITA’- Più di cinquanta milioni di bambini ogni anno, sottolinea l’organizzazione illustrando le situazioni di maggior rischio invisibilita, iniziano la vita senza un’identitá. Ogni anno, infatti, il 55% di tutte le nascite nel mondo in via di sviluppo, Cina esclusa, non viene registrato. I bambini che non vengono registrati alla nascita non compaioni nelle statistiche ufficiali e non sono riconosciuti come membri delle loro societá. A loro, privi di identitá ufficiale, non è garantito il diritto all’istruzione, all’assistenza sanitaria e l’accesso a servizi di base che influiscono sulla loro infanzia e sul loro futuro. I bambini senza identitá ufficiale non sono contati e non contano: non esistono. Nella sola Asia meridionale, rileva il Rapporto, la regione con il numero più elevato di nascite non registrate, sono 24 milioni i bambini privi di identitá, mentre nell’Africa sub-sahariana sono 28 milioni le nascite non registrate.
ORFANI – Milioni di orfani, di bambini di strada e di bambini in stato di detenzione crescono senza la prima linea di protezione: i genitori e la famiglia. Improvvisamente gravati di responsabilitá e costretti a provvedere a se stessi, diventano meno visibili come bambini e non saranno trattati come tali dalle loro comunitá. Si stima che 143 milioni di bambini, uno su 13, nel mondo in via di sviluppo, abbia perso almeno un genitore. Per i bambini molto poveri, rileva l’Unicef, anche la perdita di un solo genitore, specialmente la madre, può comportare ripercussioni di lunga durata sulla loro salute a sull’istruzione. Solo nel 2003 oltre 16 milioni di bambini sono diventati orfani. Non solo, decine di milioni di bambini vivono in strada, sotto gli occhi di tutti, ma paradossalmente, sono i più invisibili, le loro difficoltá sono ignorate e i loro bisogni trascurati spesso sono vittime di sfruttamento e di abuso. Oltre un milione di bambini, poi, vive in stato di detenzione e la stragrande maggioranza è in attesa di giudizio per reati minori. Molti sono vittime di violenze fisiche e sessuali.
(Fonte: Corriere della Sera, 14 Dicembre 2005)
Ripete sette volte in mezz’ora che “il governo non vuole cambiare la 194”. Ma poi sulla legge esprime un giudizio di merito con un agettivo: “spaventoso”. “C’è stato un calo delle interruzioni di gravidanza, eppure dal ’78 a oggi ci sono stati 4 milioni e 350mila aborti, un dato spaventoso”. Subito dopo: “Quanti ne avremmo potuti salvare? Il 10%?”, cioè 400mila. “Non lo possiamo dire perché questo dato non viene rilevato”. Indica una possibile soluzione: “Chiedo alle Regioni di applicare un nuovo protocollo da usare nei consultori per fare quella reale opera di prevenzione nei confronti delle donne, che manca del tutto”. ….”Una gravidanza su quattro finisce in aborto, cioè il 23%, cioè un dato spaventoso”. E poi: “Chi può dire se con un sistema informativo adeguato, che purtroppo non c’è, ne avremmo ppotuti evitare se non tutti, almeno qualcuno?” Sono i passaggi fondamentali della relazione del Ministro della Salute Francesco Storace (AN) che inmaugura le audizioni della Commissione di indagine sulla legge 194.
(Fonte: Repubblica, 15 dicembre 2005)
Forse il Ministro Storace dovrebbe indignarsi per i dati diffusi dall’Unicef nel suo annuale rapporto: più di 50 milioni di bambini ogni anno, nel mondo (esclusa la Cina), non vengono registrati alla nascita, sono privi di identità ufficiale e si perdono nei meandri del traffico di schiavi, dello sfruttamento a scopo sessuale e militare, o semplicemente si lasciano vivere, spesso orfani di genitori morti di AIDS, senza avere accesso a nessun servizio di base. Questo è il dato realmente “spaventoso”, che probabilmente è sfuggito al signor Ministro, nella sua foga di salvare almeno 400mila embrioni italici dall’infanticidio legalizzato commesso da madri irresponsabili e bisognose di tutela, come sempre quando si tratta del controllo del loro corpo.
Quando un bimbo nasce ha diritto anche a vivere con dignità e sua madre ha diritto a tutti gli strumenti necessari, affettivi e materiali, per allevarlo, senza perdere la sua identità di persona. Il signor Ministro, invece, arrogandosi ancora una volta l’autorità di affrontare un problema sul quale gli uomini dovrebbero solo tacere e ascoltare con rispetto le donne, si sgomenta al pensiero che quegli oltre 4 milioni (in 26 anni!!!!!!!!) di bambini mai nati non abbia potuto contribuire ad invertire il processo di denatalità del nostro paese. Dimentica che dietro quei 4 milioni di progetti di bambino ci sono 4 milioni di madri, che non hanno potuto accettarli, per ragioni che solo loro possono valutare. E’ vero: i consultori vanno potenziati, soprattuto nelle Regioni e nelle città dove da sempre la destra è al governo. Ma prevenzione ha un significato diverso da quello strumentalmente utilizzato dal signor Ministro: prevenzione significa educazione sessuale nelle scuole, accesso gratuito alla contraccezione, lotta ai comportamenti violenti nei confronti delle donne e alla mercificazione del loro corpo, riconoscimento delle donne come persone con parità reale di accessi alla vita pubblica, economica e sociale, politica di assistenza all’infanzia e alla famiglia e tante altre cose, che al signor Ministro non vengono neppure in mente. Lui invece pensa di poter prevenire l’aborto quando ormai è troppo tardi, sguinzagliando nei consultori i crociati del Movimento per la Vita, all’attacco di quelle donne psicologicamente più deboli e più ricattabili, che sono più facilmente disposte a rinunciare ad una decisione già presa.
L’unica risposta che le donne possono dare a questi ennesimi attacchi contro la loro dignità è quella di chiedere con forza e intransigenza che, in tutto il mondo, esse siano messe in condizione di poter scegliere se, come e quando essere madri. Tutto il resto sono chiacchiere che non vorremmo sentire più.
Emilia Giorgetti