La polveriera dei dottorandi italiani – Filippo Zuliani
Nell’Università nostrana si registra in questi anni un incremento di precari preoccupante. Dal 38% di non inquadrati del 2003 (dati Confindustria) al 52% del 2007 (dati NIDIL). I due dati arrivano da fonti diverse e pertanto bisogna maneggiarli con cura. Non credo che ci sia stato un aumento del 40% in quattro anni come i numeri parrebbe indicare. Sarebbe troppo anche per la scalcinata accademia nostrana. Invero l’aumento c’é stato, io l’ho sperimentato sulla mia pelle. Un aumento preoccupante.
L’Università italiana sta accumulando una massa di precari in attesa di assunzione. Anno dopo anno, borsa di studio dopo assegno di ricerca, nessuno molla a tutti vogliono l’agognata assunzione. Sono tanti. Troppi. L’attuale blocco delle assunzioni per motivi di budget non aiuta a sfogare questa situazione. Una situazione che minaccia di diventare insostenibile anche per l’assenza di alternative valide all’Università nel mondo del lavoro.
Un amico straniero, quando gli ho parlato della “polveriera” dell’Università italiana, mi ha candidamente chiesto: “Visto che è così difficile entrare nell’Università, e visto che il dottorato non è altrimenti spendibile, perché la persone prendono un dottorato in Italia?”.
A malincuore ho dovuto rispondergli: “Perché una volta laureati, molti si rendono conto che quella laurea per cui hanno faticato tanto non vale nulla in termini lavorativi. I laureati arrivano in ritardo sul mercato del lavoro rispetto ai loro colleghi diplomati e non portano alcun valore aggiunto richiesto dalle aziende italiane a conduzione familiare. A quel punto, piuttosto che affrontare la dura realtà, molti preferisco il placebo del dottorato, sobillati da professori che promettono scintillanti carriere accademiche ma che ben sanno che solo uno su dieci riuscirà a passare attraverso il blocco delle assunzioni e delle baronie. Dalla laurea al dottorato gli anni passano, portando i dottorandi italiani sempre più fuori dal mercato del lavoro. Alla fine, di borsa di studio in assegno di ricerca, ti trovi a 35 anni che devi ancora vivere coi genitori, senza nessuna alternativa lavorativa valida, e spesso senza nessuna possibilità di essere assunto dall’Università che ti ha sfruttato finché poteva. Alcuni cervelli alzano bandiera bianca. Chi può se se va, chi non può si spengne. Molti restano, e difendono con le unghie e con i denti le loro piccole borse di studio mensili e gli assegni di ricerca semestrali. Si tira a campare, in una lotta tra poveri che si sta facendo ogni giorno più feroce”.
41 risposte a “La polveriera dei dottorandi italiani – Filippo Zuliani”
Una ottima segnalazione su una vera e propria ‘bomba’. Inoltre, e’ proprio questo collo di bottiglia che rende ancora piu’ difficile il rientro in Italia.
vedo che hai capito al volo il senso del post, caro Giuseppe. Il collo di bottiglia si stringe sempre piu’. I finanziamenti vengono divisi, anno dopo anno, tra un numero di persone che sta crescendo. Per cui meno soldi per tutti, o meglio, meno soldi per chi e’ precario. Il numero dei precari cresce e cosi’ anche la concorrenza, lecita e meno lecita, per chi vorrebbe rientrare.
a proposito di baroni una storia che viene da siviglia,
il titolo sta per “borsisti truffati”, il professore barone intascava i soldi dei suoi giovani otto ricercatori…..
http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Becarios/estafados/elpepusoc/20070611elpepusoc_2/Tes
a proposito di baroni una storia che viene da siviglia,
il titolo sta per “borsisti truffati”, il professore barone intascava i soldi dei suoi giovani otto ricercatori…..
http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Becarios/estafados/elpepusoc/20070611elpepusoc_2/Tes
a proposito di baroni una storia che viene da siviglia,
il titolo sta per “borsisti truffati”, il professore barone intascava i soldi dei suoi giovani otto ricercatori…..
http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Becarios/estafados/elpepusoc/20070611elpepusoc_2/Tes
a proposito di baroni una storia che viene da siviglia,
il titolo sta per “borsisti truffati”, il professore barone intascava i soldi dei suoi giovani otto ricercatori…..
http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Becarios/estafados/elpepusoc/20070611elpepusoc_2/Tes
ma va? giusto per informazione, i paesi piu’ disgraziati d’europa dal punto di vista accademico sono: Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Guarda un po’, tutti i paesi latini. Sapere che in Spagna si fregano i soldi come in Italia non mi stupisce affatto. Ricordiamo che in Italia i dottorati son pagati dallo stato e in qualche caso sono stati impiegati nel sud come imbottigliatori di limoncello clandestino nei sotterranei di qualche universita’ al sud. Bella li’.
da dottorando ringrazio per l’iniezione di fiducia che mi fai
non che non le sapessi queste cose, ma più le leggo e più mi deprimo, chiedendomi se non ho fatto una scelta sbagliata…
Scusate per il post-fiume
*******************************************************************************************************************
So che dall’altra parte dell’Oceano tutto ‘e diverso.
Pero’ Filippo le cose non stanno proprio come dici tu.
Non bisogna confondersi: la situazione dell’Italia,della Spagna e della Francia non é la stessa
(il Portogallo non lo conosco abbastanza bene per potermi pronunciare)
SPAGNA
Noto che in Spagna, e’ qui che vivo, che nonostante esistano nepotismi e precariato, c’è piu’ dinamismo.
Nonostante lo si faccia in maniera precaria (nel 2007 non esiste piu’ il posto fisso) hanno trovato maniera di introdurre i giovani nei circuiti dell’amministrazione, dell’universitá. In posti in cui in Italia si trova solo gente dai 50 in su.
Nella ricerca sono stati creati dei poli di ricerca regionali di eccellenza, e le cose vanno avanti, forse sará una specificitá della regione che conosco, i Paesi Baschi. Ma vedo che qui i circuiti della ricerca funzionano, le regioni hanno contirbuito alla creazione di questi poli perché sanno che che ne possono trarre solo vantaggi (piu’ ricerca, piu’ brevetti, piu fondi, piu impiego, piu’ innovazione, ecc.). Ci sono dei giovani, c’e un continuo ricambio.
Tu sai di poli di ricerca regionali di eccellenza in Italia?
Sai di ricambio generazionele nelle amministrazioni italiani?
Aggingo che la Spagna avendo avuto un’amministrazione finanziaria piu’ efficace (e meno disatrsosa) di quella dello stato Italiano e avendo uno stato sociale piu’ leggero, non si porta appresso sacche del debito pubblico e dell’assistenzialismo pesanti come quelle italiane (poi maledicono l’euro, meno male che non gestiscono piu’ loro la politica monetaria come gli pareva a loro).
Percio’ puo spendere i suoi soldi in maniera diversa. Offrendo borse che permettono ad i giovani di aprirsi al mondo di lavoro e di specializzarsi.
FRANCIA
Arriviamo alla Francia. E’ un caso particolare. E’ il sogno infranto della meritocrazia derivata in becero elitismo. Avevo promesso di dedicarci un post. La Francia ha un dopio sistema accademico quello classico delle Universitá, e quell od’eccellenza delle Grandes Ecoles, se riesci a rientrare in una di queste “Grandi Scuole” che preparano ingegnieri, politologi, economisti, amministratori, ministri, ecc. hai davanti a te il sogno, il sistema di acolgie per la grande porta e troverai lavoro, sarai un leader.
Come dire: “Hai passato le prove di selezione per entrare in queste grandi scuole, ed ora ti premio”
Non e’ questo il sogno meritrocratico di tuta una vita, no?
Lavori molto, ci dedichi il meglio di te stesso ed il sistema ti premia.
Solo che il sistema meritocratico e’ diventato casta.
Basta fare un analisi sociologica e sociale delle persone che entrano in quelle scuole.
Il ceto. La famiglia. E financo il colore della pelle…
(e’ triste dirlo ma fino a poco tempo fa erano tutti bianchi, gli “altri” evidentemente non “meritavano”).
Vi risparmio i dettagli, sta di fatto che il sistema ha iniziato a scricchiolare.
Oltretutto se ho raccontato delle Grandes Ecoles, non ho parlato delle persone che vanno nelle universitá.
Considerati come dei passeggeri di seconda classe.
La ricerca infine. Anche li esistono nepotismi, chairo.
Pero’ poi penso che sono vari gli italiani che ho conosciuto che facevano ricerca in Francia.
Ma di francesi in Italia, a parte qualche umanista, non mi risultano.
C’e’ un briciolo di meritocrazia. Che per quanto briciolo sia, sempre meritocrazia e’
Potrei dirne di piu’ ma preferisco lascialro ad un altro fiume.
Con i suoi difetti , il suo protezionismo gollista-industrialista la Francia alla fine e’ riuscita
a partorire centri industriali-teconologici piu’ efficenti dell’IRI
Ripeto so’ di italiani che vsnno a lavorare a Tolosa (polo dell’industri aero-spaziale).
Di nuovo non mi risulta lo stesso per l’Italia.
(ora mi dirai che Airbus e’ inefficiente e nn regge la comptezione, ma quella e’ un altra storia)
Filippo, si il problema europeo esiste (pochi soldi per la ricerca) pero:
-non riguarda solo i paesi latini;
-ed in secondo luogo ci sono delle eccezzioni , delle diversita’.
non bisogna appiattire tutto dicendosi “tanto in spagna ed in Francia fa schifo uguale”. perche’ non é cosi’.
Dal dinamismo spagnolo e da una certa meritocrazia francese (ila sua degenerazione) possono esserci utili eccome no!
Penso alla creazioni poli di eccellenza (non a parole pero’) come in Spagna ed in Francia,
alla creazioni di sistemi di borse di studio/specializazzione che per quanto precarie.
Anche se il problema e’ la cultura. come sbarazzarsi di anni di becera cultura ultra-nepotista?
Scusate per il post-fiume
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So che dall’altra parte dell’Oceano tutto ‘e diverso.
Pero’ Filippo le cose non stanno proprio come dici tu.
Non bisogna confondersi: la situazione dell’Italia,della Spagna e della Francia non é la stessa
(il Portogallo non lo conosco abbastanza bene per potermi pronunciare)
SPAGNA
Noto che in Spagna, e’ qui che vivo, che nonostante esistano nepotismi e precariato, c’è piu’ dinamismo.
Nonostante lo si faccia in maniera precaria (nel 2007 non esiste piu’ il posto fisso) hanno trovato maniera di introdurre i giovani nei circuiti dell’amministrazione, dell’universitá. In posti in cui in Italia si trova solo gente dai 50 in su.
Nella ricerca sono stati creati dei poli di ricerca regionali di eccellenza, e le cose vanno avanti, forse sará una specificitá della regione che conosco, i Paesi Baschi. Ma vedo che qui i circuiti della ricerca funzionano, le regioni hanno contirbuito alla creazione di questi poli perché sanno che che ne possono trarre solo vantaggi (piu’ ricerca, piu’ brevetti, piu fondi, piu impiego, piu’ innovazione, ecc.). Ci sono dei giovani, c’e un continuo ricambio.
Tu sai di poli di ricerca regionali di eccellenza in Italia?
Sai di ricambio generazionele nelle amministrazioni italiani?
Aggingo che la Spagna avendo avuto un’amministrazione finanziaria piu’ efficace (e meno disatrsosa) di quella dello stato Italiano e avendo uno stato sociale piu’ leggero, non si porta appresso sacche del debito pubblico e dell’assistenzialismo pesanti come quelle italiane (poi maledicono l’euro, meno male che non gestiscono piu’ loro la politica monetaria come gli pareva a loro).
Percio’ puo spendere i suoi soldi in maniera diversa. Offrendo borse che permettono ad i giovani di aprirsi al mondo di lavoro e di specializzarsi.
FRANCIA
Arriviamo alla Francia. E’ un caso particolare. E’ il sogno infranto della meritocrazia derivata in becero elitismo. Avevo promesso di dedicarci un post. La Francia ha un dopio sistema accademico quello classico delle Universitá, e quell od’eccellenza delle Grandes Ecoles, se riesci a rientrare in una di queste “Grandi Scuole” che preparano ingegnieri, politologi, economisti, amministratori, ministri, ecc. hai davanti a te il sogno, il sistema di acolgie per la grande porta e troverai lavoro, sarai un leader.
Come dire: “Hai passato le prove di selezione per entrare in queste grandi scuole, ed ora ti premio”
Non e’ questo il sogno meritrocratico di tuta una vita, no?
Lavori molto, ci dedichi il meglio di te stesso ed il sistema ti premia.
Solo che il sistema meritocratico e’ diventato casta.
Basta fare un analisi sociologica e sociale delle persone che entrano in quelle scuole.
Il ceto. La famiglia. E financo il colore della pelle…
(e’ triste dirlo ma fino a poco tempo fa erano tutti bianchi, gli “altri” evidentemente non “meritavano”).
Vi risparmio i dettagli, sta di fatto che il sistema ha iniziato a scricchiolare.
Oltretutto se ho raccontato delle Grandes Ecoles, non ho parlato delle persone che vanno nelle universitá.
Considerati come dei passeggeri di seconda classe.
La ricerca infine. Anche li esistono nepotismi, chairo.
Pero’ poi penso che sono vari gli italiani che ho conosciuto che facevano ricerca in Francia.
Ma di francesi in Italia, a parte qualche umanista, non mi risultano.
C’e’ un briciolo di meritocrazia. Che per quanto briciolo sia, sempre meritocrazia e’
Potrei dirne di piu’ ma preferisco lascialro ad un altro fiume.
Con i suoi difetti , il suo protezionismo gollista-industrialista la Francia alla fine e’ riuscita
a partorire centri industriali-teconologici piu’ efficenti dell’IRI
Ripeto so’ di italiani che vsnno a lavorare a Tolosa (polo dell’industri aero-spaziale).
Di nuovo non mi risulta lo stesso per l’Italia.
(ora mi dirai che Airbus e’ inefficiente e nn regge la comptezione, ma quella e’ un altra storia)
Filippo, si il problema europeo esiste (pochi soldi per la ricerca) pero:
-non riguarda solo i paesi latini;
-ed in secondo luogo ci sono delle eccezzioni , delle diversita’.
non bisogna appiattire tutto dicendosi “tanto in spagna ed in Francia fa schifo uguale”. perche’ non é cosi’.
Dal dinamismo spagnolo e da una certa meritocrazia francese (ila sua degenerazione) possono esserci utili eccome no!
Penso alla creazioni poli di eccellenza (non a parole pero’) come in Spagna ed in Francia,
alla creazioni di sistemi di borse di studio/specializazzione che per quanto precarie.
Anche se il problema e’ la cultura. come sbarazzarsi di anni di becera cultura ultra-nepotista?
Scusate per il post-fiume
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So che dall’altra parte dell’Oceano tutto ‘e diverso.
Pero’ Filippo le cose non stanno proprio come dici tu.
Non bisogna confondersi: la situazione dell’Italia,della Spagna e della Francia non é la stessa
(il Portogallo non lo conosco abbastanza bene per potermi pronunciare)
SPAGNA
Noto che in Spagna, e’ qui che vivo, che nonostante esistano nepotismi e precariato, c’è piu’ dinamismo.
Nonostante lo si faccia in maniera precaria (nel 2007 non esiste piu’ il posto fisso) hanno trovato maniera di introdurre i giovani nei circuiti dell’amministrazione, dell’universitá. In posti in cui in Italia si trova solo gente dai 50 in su.
Nella ricerca sono stati creati dei poli di ricerca regionali di eccellenza, e le cose vanno avanti, forse sará una specificitá della regione che conosco, i Paesi Baschi. Ma vedo che qui i circuiti della ricerca funzionano, le regioni hanno contirbuito alla creazione di questi poli perché sanno che che ne possono trarre solo vantaggi (piu’ ricerca, piu’ brevetti, piu fondi, piu impiego, piu’ innovazione, ecc.). Ci sono dei giovani, c’e un continuo ricambio.
Tu sai di poli di ricerca regionali di eccellenza in Italia?
Sai di ricambio generazionele nelle amministrazioni italiani?
Aggingo che la Spagna avendo avuto un’amministrazione finanziaria piu’ efficace (e meno disatrsosa) di quella dello stato Italiano e avendo uno stato sociale piu’ leggero, non si porta appresso sacche del debito pubblico e dell’assistenzialismo pesanti come quelle italiane (poi maledicono l’euro, meno male che non gestiscono piu’ loro la politica monetaria come gli pareva a loro).
Percio’ puo spendere i suoi soldi in maniera diversa. Offrendo borse che permettono ad i giovani di aprirsi al mondo di lavoro e di specializzarsi.
FRANCIA
Arriviamo alla Francia. E’ un caso particolare. E’ il sogno infranto della meritocrazia derivata in becero elitismo. Avevo promesso di dedicarci un post. La Francia ha un dopio sistema accademico quello classico delle Universitá, e quell od’eccellenza delle Grandes Ecoles, se riesci a rientrare in una di queste “Grandi Scuole” che preparano ingegnieri, politologi, economisti, amministratori, ministri, ecc. hai davanti a te il sogno, il sistema di acolgie per la grande porta e troverai lavoro, sarai un leader.
Come dire: “Hai passato le prove di selezione per entrare in queste grandi scuole, ed ora ti premio”
Non e’ questo il sogno meritrocratico di tuta una vita, no?
Lavori molto, ci dedichi il meglio di te stesso ed il sistema ti premia.
Solo che il sistema meritocratico e’ diventato casta.
Basta fare un analisi sociologica e sociale delle persone che entrano in quelle scuole.
Il ceto. La famiglia. E financo il colore della pelle…
(e’ triste dirlo ma fino a poco tempo fa erano tutti bianchi, gli “altri” evidentemente non “meritavano”).
Vi risparmio i dettagli, sta di fatto che il sistema ha iniziato a scricchiolare.
Oltretutto se ho raccontato delle Grandes Ecoles, non ho parlato delle persone che vanno nelle universitá.
Considerati come dei passeggeri di seconda classe.
La ricerca infine. Anche li esistono nepotismi, chairo.
Pero’ poi penso che sono vari gli italiani che ho conosciuto che facevano ricerca in Francia.
Ma di francesi in Italia, a parte qualche umanista, non mi risultano.
C’e’ un briciolo di meritocrazia. Che per quanto briciolo sia, sempre meritocrazia e’
Potrei dirne di piu’ ma preferisco lascialro ad un altro fiume.
Con i suoi difetti , il suo protezionismo gollista-industrialista la Francia alla fine e’ riuscita
a partorire centri industriali-teconologici piu’ efficenti dell’IRI
Ripeto so’ di italiani che vsnno a lavorare a Tolosa (polo dell’industri aero-spaziale).
Di nuovo non mi risulta lo stesso per l’Italia.
(ora mi dirai che Airbus e’ inefficiente e nn regge la comptezione, ma quella e’ un altra storia)
Filippo, si il problema europeo esiste (pochi soldi per la ricerca) pero:
-non riguarda solo i paesi latini;
-ed in secondo luogo ci sono delle eccezzioni , delle diversita’.
non bisogna appiattire tutto dicendosi “tanto in spagna ed in Francia fa schifo uguale”. perche’ non é cosi’.
Dal dinamismo spagnolo e da una certa meritocrazia francese (ila sua degenerazione) possono esserci utili eccome no!
Penso alla creazioni poli di eccellenza (non a parole pero’) come in Spagna ed in Francia,
alla creazioni di sistemi di borse di studio/specializazzione che per quanto precarie.
Anche se il problema e’ la cultura. come sbarazzarsi di anni di becera cultura ultra-nepotista?
Scusate per il post-fiume
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So che dall’altra parte dell’Oceano tutto ‘e diverso.
Pero’ Filippo le cose non stanno proprio come dici tu.
Non bisogna confondersi: la situazione dell’Italia,della Spagna e della Francia non é la stessa
(il Portogallo non lo conosco abbastanza bene per potermi pronunciare)
SPAGNA
Noto che in Spagna, e’ qui che vivo, che nonostante esistano nepotismi e precariato, c’è piu’ dinamismo.
Nonostante lo si faccia in maniera precaria (nel 2007 non esiste piu’ il posto fisso) hanno trovato maniera di introdurre i giovani nei circuiti dell’amministrazione, dell’universitá. In posti in cui in Italia si trova solo gente dai 50 in su.
Nella ricerca sono stati creati dei poli di ricerca regionali di eccellenza, e le cose vanno avanti, forse sará una specificitá della regione che conosco, i Paesi Baschi. Ma vedo che qui i circuiti della ricerca funzionano, le regioni hanno contirbuito alla creazione di questi poli perché sanno che che ne possono trarre solo vantaggi (piu’ ricerca, piu’ brevetti, piu fondi, piu impiego, piu’ innovazione, ecc.). Ci sono dei giovani, c’e un continuo ricambio.
Tu sai di poli di ricerca regionali di eccellenza in Italia?
Sai di ricambio generazionele nelle amministrazioni italiani?
Aggingo che la Spagna avendo avuto un’amministrazione finanziaria piu’ efficace (e meno disatrsosa) di quella dello stato Italiano e avendo uno stato sociale piu’ leggero, non si porta appresso sacche del debito pubblico e dell’assistenzialismo pesanti come quelle italiane (poi maledicono l’euro, meno male che non gestiscono piu’ loro la politica monetaria come gli pareva a loro).
Percio’ puo spendere i suoi soldi in maniera diversa. Offrendo borse che permettono ad i giovani di aprirsi al mondo di lavoro e di specializzarsi.
FRANCIA
Arriviamo alla Francia. E’ un caso particolare. E’ il sogno infranto della meritocrazia derivata in becero elitismo. Avevo promesso di dedicarci un post. La Francia ha un dopio sistema accademico quello classico delle Universitá, e quell od’eccellenza delle Grandes Ecoles, se riesci a rientrare in una di queste “Grandi Scuole” che preparano ingegnieri, politologi, economisti, amministratori, ministri, ecc. hai davanti a te il sogno, il sistema di acolgie per la grande porta e troverai lavoro, sarai un leader.
Come dire: “Hai passato le prove di selezione per entrare in queste grandi scuole, ed ora ti premio”
Non e’ questo il sogno meritrocratico di tuta una vita, no?
Lavori molto, ci dedichi il meglio di te stesso ed il sistema ti premia.
Solo che il sistema meritocratico e’ diventato casta.
Basta fare un analisi sociologica e sociale delle persone che entrano in quelle scuole.
Il ceto. La famiglia. E financo il colore della pelle…
(e’ triste dirlo ma fino a poco tempo fa erano tutti bianchi, gli “altri” evidentemente non “meritavano”).
Vi risparmio i dettagli, sta di fatto che il sistema ha iniziato a scricchiolare.
Oltretutto se ho raccontato delle Grandes Ecoles, non ho parlato delle persone che vanno nelle universitá.
Considerati come dei passeggeri di seconda classe.
La ricerca infine. Anche li esistono nepotismi, chairo.
Pero’ poi penso che sono vari gli italiani che ho conosciuto che facevano ricerca in Francia.
Ma di francesi in Italia, a parte qualche umanista, non mi risultano.
C’e’ un briciolo di meritocrazia. Che per quanto briciolo sia, sempre meritocrazia e’
Potrei dirne di piu’ ma preferisco lascialro ad un altro fiume.
Con i suoi difetti , il suo protezionismo gollista-industrialista la Francia alla fine e’ riuscita
a partorire centri industriali-teconologici piu’ efficenti dell’IRI
Ripeto so’ di italiani che vsnno a lavorare a Tolosa (polo dell’industri aero-spaziale).
Di nuovo non mi risulta lo stesso per l’Italia.
(ora mi dirai che Airbus e’ inefficiente e nn regge la comptezione, ma quella e’ un altra storia)
Filippo, si il problema europeo esiste (pochi soldi per la ricerca) pero:
-non riguarda solo i paesi latini;
-ed in secondo luogo ci sono delle eccezzioni , delle diversita’.
non bisogna appiattire tutto dicendosi “tanto in spagna ed in Francia fa schifo uguale”. perche’ non é cosi’.
Dal dinamismo spagnolo e da una certa meritocrazia francese (ila sua degenerazione) possono esserci utili eccome no!
Penso alla creazioni poli di eccellenza (non a parole pero’) come in Spagna ed in Francia,
alla creazioni di sistemi di borse di studio/specializazzione che per quanto precarie.
Anche se il problema e’ la cultura. come sbarazzarsi di anni di becera cultura ultra-nepotista?
Scusate x il post lungo e sgrammaticato.
Scusate x il post lungo e sgrammaticato.
Scusate x il post lungo e sgrammaticato.
Scusate x il post lungo e sgrammaticato.
caro anonimo, anche io mi sono dottorato in italia. Scelta sbagliata? non so, io sono dell’opinione che nella vita serve tutto. Trovare il modo di far fruttare quel “tutto” sta a noi e non al mito del “posto fisso”. Da fisico, all’epoca scelsi di fare un dottorato in ingegneria. Molti storcevano il naso di fronte a quella scelta “ibrida”. Oggi posso concorrere per posizioni da ingegneria senza esserne laureato -ed ho guadagnato il bollino dell’adattabilita’- l’olanda (dove abito oggi) mi ha consentito di far fruttare il dottorato come mai avrei potuto in italia. Domani? chissa’. Intanto io vado avanti come meglio posso. Chi vuol esser lieto sia, del diman non v’e’ certezza.
caro altro me stesso. I paesi latini esibiscono i maggiori tassi di nepotismi universitari perche’ sono quelli piu’ legati al concetto di famiglia con annessi e connessi. L’Italia si allinea. Poi, come giustamente sottolinei tu, anche tra i paesi latini ci sono differenze, ma la sostanza non cambia.
L’europa concede pochi fondi per le ricerche? in confronto agli usa e’ vero, ma non cominciamo con le generalizzazioni del “mal comune mezzo gaudio”. In Italia si concedono pochi soldi alle ricerche, ma il vero problema e’ che li spendiamo pure malissimo, senza pianificazione nazionale e con i soliti meccanismi clientelari.
caro Anonimo, rispondo di nuovo perche’ ho pensato tutto il giorno alla tua risposta. Non sei il primo e non sarai l’unico a rispondermi “da dottorando ringrazio per l’iniezione di fiducia che mi fai”. Come se i disastri accademici-lavorativi che descrivo fossero colpa mia.
Certo piu’ facile dare la colpa a chi fa della fredda cronoca come me che incolpare i diretti responsabili del disastro universitario nostrano. Io ho solo detto le cose come stanno, se vuoi sfogare il tuo (giusto) disappunto per lo stato delle cose, per l’inesistente spendibilita’ della laurea, per l’indifferenza totale al titolo di PhD, fallo pure sul sistema accademico e sul sistema lavorativo che non sa che farsene delle formazione culturale e del merito.
Invece di lamentarsi con chi non c’entra niente (io), caro Anonimo (tu come 1000 altri), faresti meglio a cominciare a far la voce grossa contro quel sistema che ogni giorno ti mette i piedi in testa.
Altro me stesso:
Non il male comune non é mezzo gaudio (in spagnolo si dice “male comune consolazione da tonti”).
Se leggi il bene il mio messaggio si vede cosa volevo dire : che nonostnate il problema della ricerca cerca sia comune, si sono delle differenze. Ed anche abbastanza grandi. E da queste differneze si possono cogliere degli spunti in vista di una riflessione che ci permetta di trovare delle soluzioni.
Quanto al concetto di famiglia, per quanto possa sembrar forte l’affermazione, in Francia la “famiglia” all’italiana é quasi inesistente. Se nepotismo c’é, é legato alli Grandi Scuole, alla deriva della meritocrazia di cui parlavo.
Forse già un passo in avanti rispetto a quello famiglia-villaggio italiano (nel senso che almeno é basato su criteri “teoricamente” oggettivi = l’accesso alle scuole). Ma in fin dei conti sempre nepotismo é anche se si tratta di nepotismo elitista e non nepotismo di clan (stile italo-balcanico)
Di certo é piu’ meritocratico dell’italiano (lo so’ é triste ma é cosi’, il giorno in cui vedro dottorandi e specializzandi francesi riparare in Italia allora potremmo dire il contrario). Ma fino ad ora sono gli italiani che se vanno a Tolosa.
E’ interessante il loro modello anche perché fa vedere come le cose non sempre vanno bene.
Altro me stesso:
Non il male comune non é mezzo gaudio (in spagnolo si dice “male comune consolazione da tonti”).
Se leggi il bene il mio messaggio si vede cosa volevo dire : che nonostnate il problema della ricerca cerca sia comune, si sono delle differenze. Ed anche abbastanza grandi. E da queste differneze si possono cogliere degli spunti in vista di una riflessione che ci permetta di trovare delle soluzioni.
Quanto al concetto di famiglia, per quanto possa sembrar forte l’affermazione, in Francia la “famiglia” all’italiana é quasi inesistente. Se nepotismo c’é, é legato alli Grandi Scuole, alla deriva della meritocrazia di cui parlavo.
Forse già un passo in avanti rispetto a quello famiglia-villaggio italiano (nel senso che almeno é basato su criteri “teoricamente” oggettivi = l’accesso alle scuole). Ma in fin dei conti sempre nepotismo é anche se si tratta di nepotismo elitista e non nepotismo di clan (stile italo-balcanico)
Di certo é piu’ meritocratico dell’italiano (lo so’ é triste ma é cosi’, il giorno in cui vedro dottorandi e specializzandi francesi riparare in Italia allora potremmo dire il contrario). Ma fino ad ora sono gli italiani che se vanno a Tolosa.
E’ interessante il loro modello anche perché fa vedere come le cose non sempre vanno bene.
Altro me stesso:
Non il male comune non é mezzo gaudio (in spagnolo si dice “male comune consolazione da tonti”).
Se leggi il bene il mio messaggio si vede cosa volevo dire : che nonostnate il problema della ricerca cerca sia comune, si sono delle differenze. Ed anche abbastanza grandi. E da queste differneze si possono cogliere degli spunti in vista di una riflessione che ci permetta di trovare delle soluzioni.
Quanto al concetto di famiglia, per quanto possa sembrar forte l’affermazione, in Francia la “famiglia” all’italiana é quasi inesistente. Se nepotismo c’é, é legato alli Grandi Scuole, alla deriva della meritocrazia di cui parlavo.
Forse già un passo in avanti rispetto a quello famiglia-villaggio italiano (nel senso che almeno é basato su criteri “teoricamente” oggettivi = l’accesso alle scuole). Ma in fin dei conti sempre nepotismo é anche se si tratta di nepotismo elitista e non nepotismo di clan (stile italo-balcanico)
Di certo é piu’ meritocratico dell’italiano (lo so’ é triste ma é cosi’, il giorno in cui vedro dottorandi e specializzandi francesi riparare in Italia allora potremmo dire il contrario). Ma fino ad ora sono gli italiani che se vanno a Tolosa.
E’ interessante il loro modello anche perché fa vedere come le cose non sempre vanno bene.
Altro me stesso:
Non il male comune non é mezzo gaudio (in spagnolo si dice “male comune consolazione da tonti”).
Se leggi il bene il mio messaggio si vede cosa volevo dire : che nonostnate il problema della ricerca cerca sia comune, si sono delle differenze. Ed anche abbastanza grandi. E da queste differneze si possono cogliere degli spunti in vista di una riflessione che ci permetta di trovare delle soluzioni.
Quanto al concetto di famiglia, per quanto possa sembrar forte l’affermazione, in Francia la “famiglia” all’italiana é quasi inesistente. Se nepotismo c’é, é legato alli Grandi Scuole, alla deriva della meritocrazia di cui parlavo.
Forse già un passo in avanti rispetto a quello famiglia-villaggio italiano (nel senso che almeno é basato su criteri “teoricamente” oggettivi = l’accesso alle scuole). Ma in fin dei conti sempre nepotismo é anche se si tratta di nepotismo elitista e non nepotismo di clan (stile italo-balcanico)
Di certo é piu’ meritocratico dell’italiano (lo so’ é triste ma é cosi’, il giorno in cui vedro dottorandi e specializzandi francesi riparare in Italia allora potremmo dire il contrario). Ma fino ad ora sono gli italiani che se vanno a Tolosa.
E’ interessante il loro modello anche perché fa vedere come le cose non sempre vanno bene.
Filippo,
il timore che ho é che l’approccio che si ha nel forum é forse troppo filo-anglosassone…..
Invece c’é del buono anche altrove.
Tutto quà ; )
Filippo,
il timore che ho é che l’approccio che si ha nel forum é forse troppo filo-anglosassone…..
Invece c’é del buono anche altrove.
Tutto quà ; )
Filippo,
il timore che ho é che l’approccio che si ha nel forum é forse troppo filo-anglosassone…..
Invece c’é del buono anche altrove.
Tutto quà ; )
Filippo,
il timore che ho é che l’approccio che si ha nel forum é forse troppo filo-anglosassone…..
Invece c’é del buono anche altrove.
Tutto quà ; )
Filippo ciao,
sono io l’Anonimo che ti ha fatto incacchiare: ero convinto di aver spuntato ricordami l’ultima volta che avevo postato un commento qui, chiedo scusa per non essermi “manifestato” prima.
Quanto al contenuto del mio commento, volevo essere un ironico ma evidentemente non ci sono riuscito (forse dovevo mettere delle faccine, ma non lo credo adeguato ad un blog serio come quello di Ivan!).
So perfettamente che una volta ottenuto il titolo di Dottorato, questo verrà valutato come carta straccia in Italia, o forse anche peggio (da noi molti pensano siano tre anni di lavoro buttati via, me ne son reso conto da solo in quei 2-3 colloqui che ho sostenuto quando ero in quel limbo tra la vittoria del concorso e l’effettivo inizio dell’attività di dottorando), e non volevo certo acucsarti di essere un disfattista e menagrano, causa degli insuccessi che mi aspettano una volta uscito dall’ambiente accademico. Ti chiedo scusa se ho lasciato trasparire quest’idea malsana.
Francesco (dottorando in Ingegneria Elettrica – Convertitori e Macchine – a Pisa, per finire la presentazione)
bravo Francesco, ho una particolare predilezione per gli ingegneri 🙂
Scusa se sono stato troppo aggressivo, non avevo afferrato l’ironia del tuo commento. Mi cospargo il capo di cenere.
x altro me stesso: il filo-anglosassonismo, che poi e’ la sindrome del critico tritatutto, e’ anche eredita’ italica. Comunque giusta la tua osservazione, non ti preoccupare che c’e’ anche qualcosa di “attivo” che bolle in pentola. stay tuned.
Perdono, Francesco e altro me stesso. Ci ho scritto adamo invece di filippo nel nome. Scusate il casino.
Caro altro filippo e filippo,
avevo scritto in un post sul sistema francese (post che non credo sia mai apparso), e confermo quanto detto dall’altro filippo, ovvero che il sistema è teoricamente mericrotatico, dove il problema di accedere alle grandi scuole da parti di grandi fasce della popolazione sono elevate.
Pero’ ci sono due cose da dire:
1) come detto dall’altro filippo, qui in francia ci sono italiani che fanno dottorati, post-doc e anche assunti a tempo indeterminato (al CNRS o nelle università) e ne conosco tanti, mentre neanche io conosco francesi assunti in italia nella ricerca (e neanche a fare un misero dottorato)
2) il sistema si basa (ancora …) su assunzioni rapide dopo il dottorato, 2-3 anni massimo. E questo per francesi e stranieri. Io sono riuscito dopo due anni e mezzo dal dottorato (fatto in italia) e senza appartenere ad una particolare famiglia. Ovviamente è necessario costruirsi anche qui un giro di conoscenze, ma per essere accettato devi mettere del tuo, e puoi farti accettare.
a presto
riccardo
x riccardo e altro me stesso: decisamente non sono stato chiaro, non volevo dire che il sistema francese e quello italico sono identici. tutt’altro. Le differenze ci sono eccome ma non facciamo casino. Un conto e’ paragonare, come volevo fare io, il livello di nepotismi e paraculaggini accademiche dei due sistemi. Ahime’, purtroppo simili, anche se i francesi ci mettono una pezza cercando di separare i “cervelli” (CNRS) dal “volgo” (universita’). Da noi CNR e universita’ sono praticamente la stessa cosa, quindi nemmeno la pezza abbiamo. Esattamente con diceva l’altro Filippo.
Per quanto riguarda la spendibilita’ del dottorato il problema e’ diverso. Qui si parla di connessione tra mercato del lavoro e universita’. In Germania e Olanda, ad es., il sistema funziona come quello descritto da riccardo in Francia: assunzioni veloci (2-3 anni) e mansioni che richiedono di usare il cervello. Se pero’ sei un coglione ti buttano fuori a calci. Noi abbiamo i sindacati e un livellamento verso il basso delle mansioni dovuto a una grande industria di fatto inesistente – non e’ cosi’ in Germania, Olanda e Francia-, altro che mansioni da dottorati.
In piu’ in Italia c’e’ la percezione sociale che il dottorato e’ il luogo del fancazzismo da laureati lavativi. E qui faccio critica all’ADI (associazione dottorandi italiana), che da sempre difende i dottorandi italiani (tutti), quando quelli che producono sono spesso e volentieri solo quelli delle materie scientifiche. Tutto in puro stile Pubblica Amministrazione, dove una minoranza di volonterosi consente ai fancazzisti di godersela dietro il paleomarxismo del “siamo tutti uguali”. Prima i dottorandi italiani e l’ADI facciano pulizia tra le loro file, solo allora comincino a pretendere di piu’, altrimenti famo come gli statali – sulla cui percezione sociale stendo un velo pietoso.
caro filippo,
volevo solo contribuire facendo conoscere alcuni aspetti del sistema francese non noti a molti. Hai ragione che c’è una notevole differenza tra cnrs e università (ancora per il momento …) e questo fa sì che in genere i fancazzisti si rivolgono piuttosto verso l’università (dove alcuni con la scusa dell’insegnamento si dimenticano completamente della ricerca …).
E qui il dottorando non è visto come qualcuno che non fa nulla. Certo anche qui per molti aspetti le industrie non cercano necessariamente un dottore di ricerca, ma si “accontentano” di un ingegnere, pero’ se il tuo profilo è quello potenzialmente ricercato, il dottorato è sicuramente un di più (inoltre è l’unico a conferire il titolo di dottore, e lo stipendio nel privato deve essere modulato di conseguenza).
a presto,
riccardo
Riccardo, ti ringrazio per il contributo. benvengano i pareri dei cervelli in fuga (o stomaci vuoti, come il sottoscritto). Il confronto con l’estero e’ un qualcosa che l’italia rifiuta da troppo tempo, ma se usato correttamente consente risultati straordinari. Io personalmente valuto molto le esperienze all’estero, se vissute intensamente aprono la testa.
x altro me stesso: accetto la critica sul filo-anglosassone 🙂
non volevo pero’ dire che i paesi latini fanno tutti cagare. Ci mancherebbe, volevo solo accomunarli dal punto di vista dei nepotismi universitari. Statistiche dettagliate mostrano infatti come i paesi peggiori per qualita’ della ricerca tra i big siano proprio spagna, francia e italia. Per il resto i francesi cercano di metterci una pezza con la divisione universita’/CNRS, gli spagnoli stanno finanziando dei poli di eccellenza. E noi? noi, grazie a Mussi, abbiamo rifinanziato l’operazione “rientro dei cervelli”, gia’ segata dalla casta baronale e su cui Mussi e il governo ci han fatto una figura da chiodi colossale (nonostante i proclami in senso contrario), tanto da meritarsi uno sberleffo mondiale su nientepopodimeno che Nature.
(in riferimento al precedente commento) E poi mi suggerite di non essere pessimista…
i DOTTORANDI E il resto de LA PLEBE INTELLETTUALE vs L’aristocrazia volgare.
al di là di quello che i governi vogliono, mi sembra di notare un fenomeno quasi naturale, cioè quello della formazione di una sempre più vasta Plebe Intellettuale,e un sempre maggiore scollamento tra denaro, successo e cultura. Soprattutto per umanisti ed artisti (categorie alle quali appartengo, purtroppo), il fare il proprio lavoro, l’assegno di ricerca o la pubblicazione, è cosa gentilmente concessa, da uno stato e da un senso comune che non scorda mai di ricordarti quanto sei inutile e parassitario, che nello stesso momento in cui ti dice quanto sono belle le cose di cui ti occupi ti ricorda quanto siamo inutili e non serie. Ok lo so che questo è il blog di uno che si occupa di economia e politica (magari viceversa)e comunque di cose serie, ma notate quanto le persone che tengono le leve del potere politico e ecomomico abbiano tralasciato la cultura e il gusto a favore esclusivo del lusso e della moda spiccioli e volgari. é un commento da snob di merda, ammetto di esserlo, ma finché la cultura viene vista solo come ornamento o pascolo di poltrone ci credo che vinceranno i baroni, che i giovani colti continueranno a vivere di elemosina e i vecchi artisti dovranno sperare nella legge Bacchelli. Io fin dall’adolescenza, conscio di come gira in Italia o forse oppresso dall’opinione comune, ho rinunciato dapprima all’arte, poi da grande all’insegnamento e al dottorato, con lucido fatalismo. Ho visto le menti migliori della mia generazione….
Eppure piccoli aggiustamenti, forse palliativi, ma che impedirebbero a tanta gente di illudersi, sarebbero possibili con un tratto di penna. Per esempio eliminare i dottorati senza borsa e programmare quelli con borsa in base alle necessità/possibilità delle strutture di lì a 5-8 anni al massimo.
Scusate, sono un dottorando al primo anno e volevo porvi una domanda. E’ vero che se uno rinuncia ad un dottorato senza borsa, poi non può più farne in Italia?
Faccio questa domanda perchè vorrei capire se c’è del vero o se ciò viene detto solo per evitare che un giovane laureato faccia la rinuncia, e per sapere se effettivamente facendo ciò, un giovane laureato si preclude totalmente quella strada!!
Spero vivamente che qualcuno sappia darmi una risposta o dirmi se c’è una legge che lo spiega.
Grazie
Quoto al 100%. Il vero fallimento sono i corsi di laurea, che sfornano dottori molti dei quali (come me) incapaci di affrontare preparati il mondo del lavoro. D’altronde, dopo qualche migliaio di ore speso a seguire lezioni alla lavagna, come si può pretendere di arrivare pronti e motivati in un’azienda?
Chi ce lo ha fatto fare?
Io mi sono laureata giusto un mese fa …e sogno il dottorato, mi piacerebbe tanto dedicarmi alla ricerca e approfondire le cose che ho studito nel biennio della specialistica e nell’anno di preparazione della tesi. Più navigo in internet più leggo testimonianze di aspiranti dottorandi che si sono scontrati contro il baronato e la presa di giro dei concorsi..io lo sapevo ma leggere gente checìè passata prima d me mi deprime ancor di più. Nella mia sede di laurea non c’è un dottorato per la mia materia , dovrei quindi spostarmi, ma penso sia abb inutile, dato ce non ho amicizie, che c sono pochi posti disponibili e che al 99 per100 hanno già deciso a chi erogare la borsa di studio. allora perchè si ostinano a fare i concorsi? perchè trattano chi è al di fuori della possibilità di vincere una borsa di dott come fosse un cretino? o forse siamo noi che c faccuiamo trattare come tali. ma perchè uno studente dev’essere costretto a lasciare l’Italia per vedere una più semplice concretizzazione del suo sogno? Io non so davvero che fare.