Tornato da Roma trovo su Onemoreblog una lettera aperta del mio amico Alberto Biraghi che ripropone a iMille la versione aggiornata del paradosso Binetti. Questa volta invece di sentirmi chiedere come io possa mai sopportare l’idea di militare nello stesso partito con l’arcigna senatrice teo-dem, Alberto chiede a iMille come noi si possa decidere di presentarci nelle liste “innovazione” che sostengono Veltroni insieme al presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati (cito: “uno dei massimi esponenti della più inamovibile partitocrazia lombarda”).
La domanda è la stessa, la risposta è la stessa. Caro Alberto, come sai l’obiettivo era e rimane quello di fare in modo che qualcuno prima o poi ponga all’autorevole esponente dell’Opus Dei la fatidica domanda: “Ma scusi, Professoressa Binetti, ma lei come diavolo fa a militare nello stesso partito di Scalfarotto?”. Non dovrebbe essere molto difficile posto che stiamo parlando di un partito progressista e riformista che, mi permetto di dire, sembra – almeno a naso – molto più casa mia che casa sua.
Con Penati è esattamente la stessa storia. Le regole elettorali di queste primarie, che sono come noto a tutti un papocchio inaudito, consigliano di concentrare quanto più possibile il sostegno ai candidati segretari e di non disperdere il voto in un’inutile miriade di liste. Sempre in considerazione delle regole vigenti, noi de iMille – che siamo sì svegli e volitivi ma anche perfettamente consapevoli dei nostri limiti logistici ed economici – abbiamo valutato sin dal principio la possibilità di unire le nostre forze a quelle di altri per cogliere l’obiettivo che secondo noi è il principale: quello di superare la fase della testimonianza, che ti fa dire tante belle cose che magari hanno anche gambette e corrono ma di cui poi nessuno, nelle stanze del potere, concretamente si occupa.
Questo è il motivo per cui non mi sono candidato come altri alla segreteria del partito, con il rischio assai concreto – quello che consapevolmente corrono Adinolfi, Gawronski e Gavazzoli Schettini – di non essere nemmeno eletto tra i 2500 della Costituente. Perché le primarie del 2005 mi hanno dato magari una qualche visibilità di cui sono lusingato (ma di cui, come sai bene, pochissimo mi cale), ma alla fine delle cose che io ho portato nell’agenda politica di questo paese (e di cui, quelle sì, veramente mi importa) non si è vista traccia nelle cose che la politica ufficiale ha poi fatto in questi due anni di governo. Non abbiamo una legge per le coppie di fatto, le donne sono rimaste relegate in un angolo nella politica e fuori, la laicità dello stato è un fantasma, il ricambio generazionale non è pervenuto, la meritocrazia non ha fatto un passo avanti, la ricerca langue, molti tra i migliori italiani continuano ad espatriare e gli stranieri continuano, quando va bene, ad ignorarci (e quando va male a sorridere, diciamo sorridere, di noi).
Come ha detto bene Marco Simoni nella sua relazione di apertura dell’assemblea de iMille, “E’ tempo che le nostre idee, i nostri modi, e anche le nostre persone, contribuiscano direttamente al cuore della leadership del nuovo partito, in tutti i luoghi e in tutti i territori. I temi che abbiamo tracciato in due mesi di discussioni… non hanno più ragione di essere confinate in una nicchia di denuncia e testimonianza: quello lo abbiamo già fatto”.
Per questo lavoreremo con Giovanna Melandri, Luigi Nicolais, Ermete Realacci ed altri che si riconoscono nelle idee di ambiente, giovani, diritti, conoscenza, perché come ha detto splendidamente Anna Finocchiaro (che sarà anche lei insieme a noi) a L’Unità: “Il PD ha la necessità di tenere nella propria anima l’essenza moderna e positiva della sinistra italiana e noi dobbiamo disseminarci come il sale della terra… c’è la necessità che ci si mischi già nelle liste. Io voglio dare il mio contributo ad una lista che per apertura e ‘mescolanza’ somigli davvero molto all’idea di PD che ho”.
La penso anche io così, e se Penati inopinatamente deciderà, a dispetto del suo interminabile curriculum, di candidarsi in una lista che fa proprio dell’innovazione e della gioventù la sua bandiera e di sostenere l’impegno di noialtri promotori della lista di “portare tanti giovani all’assemblea costituente del Pd, inserendoli in testa alle liste dei collegi”, beh, sarà un ospite magari inatteso ma benvenuto.
Il rischio che corre – e lo corre sul serio, se il PD diventa davvero la cosa per cui nasce – è che un giorno si trovi anche lui nel paradosso Binetti e che qualcuno chieda a lui e non a noi, come fai tu, come diavolo gli sia venuto in mente di candidarsi alle primarie insieme a iMille.
39 risposte a “Il paradosso Binetti”
è la prima volta che frequento questo blog, ma lo stile e i contenuti mi hanno già conquistato. mi sa mi sa che tornerò spesso.
Pensa che giro: Adinolfi/IMille/Scalfarotto! E la stessa conclusione ” Bravo Ivan!”
Si grande Ivan.
La domanda la estenderei ad altri, tipo De Mita, Follini etc …
Scusa Ivan, ma io questo tuo sogno lo potrei anche condividere, però il problema è che in antitesi totale al Dna del Pd.
Mi spiego: il Pd nasce con il cardine fondamentale di fondere tre culture politiche ben distinte: i diesse (chiamali ex comunisti, ex socialdemocratici, come ti pare), i cattolici democratici e i cattolici integralisti.
I diesse sono ricchi di uomini d’apparato come Penati. Ma apparati vecchi esistono anche nella ex Margherita.
Tu in questo post dici che vuoi entrare nel Pd per dissolverlo. Ossia, vuoi entrarci per far sì che uomini come Penati o Enrico Letta (leggi: gli apparati dei Ds e della Margherita) e donne come la Binetti (leggi: i cattolici integralisti) debbano uscirne.
Ma se alla fine uscissero, cosa rimarrebbe del Pd? Nulla. Sarebbe la sua dissoluzione filosofica e pratica. In questo senso, ti auguro di realizzare il tuo progetto, perché in effetti è anche il mio.
Prima di tutto un applauso al post di Ivan, di raro umorismo e pacatezza per quanto leggero come un maglio :o) Poi un’osservazione per Anellidifumo: credo di non andar lontano da quanto pensa Ivan e iMille, dei quali sono “fiancheggiatore” dall’Assemblea di ieri, se dico che tra dissolvere e cambiare c’è una certa differenza, che per quanto apparati e gerontocrati incardinati alle poltrone ce ne siano anche troppi nel nascituro PD, ci sono anche un sacco di altre persone, più o meno politicizzate, più o meno attive, che fanno, dicono e pensano cose condivisibili, nelle quali ci è più facile riconoscerci che non in altre aree. E che l’occasione delle primarie e del resto del processo costituente è un’occasione ghiotta per dare ai poltronizzati la sensazione che è il caso di prepararsi all’asportazione – se del caso chirurgica – della poltrona in questione. Le dinamiche onnipresenti di rapporti tesi tra elite e base oggi sono forse più malleabili e flessibili, o perlomeno questa è la speranza: non un partito scomparso, ma un partito vivo e vegeto e più simile a noi che a loro.
lascia perdere, Fabio. Anellidifumo e’ un allergico ai cattolici. Appena li sente appena nominare perde il senno e non ragiona. Da come scrive pare che tutti i DS e i cattolici siano dei farabutti colusi integralisti pronti per dar il via a una nuova crociata.
Quando imparera’ il rispetto per chi non la pensa come lui sara’ sempre troppo tardi.
Da notare che se non ci fosse chi tenta di tenere il PD a sinistra e lo si lasciasse completamente in balia dei centristi, avremmo una bella alleanza appena dietro l’angolo del PD con il Berluscone. Un bel 50 e passa percento per un partito al cui confronto la vecchia DC era una barzelletta: il Grande Centro o Forza Centro o Democrazia Forzista.
Ma forse questo e’ proprio il sogno segreto del signor Anellidifumo. Dopo la distruzione della Chiesa Cattolica, ovviamente.
Bella riflessione, Ivan. Per le riflessioni fatte sabato a pranzo e per quello che può servire .. “mi fido di te”!
L’unica cosa che non riesco a capire e cosa ti fa pensare che saremmo noi a vincere.
Mi permetto di farti notare che l’organizzazione di cui la Binetti fa ufficialmente parte (insieme a parecchi altri di cui non siamo informati) è stata concepita poco prima della guerra civile spagnola per fronteggiare il rischio comunista, liberale, e realtivista.
Ha utilizzato ed utiliza metodi degni della gioventù hitleriana e, durante quella guerra, ha funzionato egregiamente, dopo pure.
Quei metodi che spesso vengono citati e derisi (cilicio e frusta) sono efficacissimi nell’annullare la coscienza individuale e nel rafforzare la determinazione nell’eliminazione del dissenso che è visto come una malattia mentale ed è abituata a reagire utilizzando ogni arma a disposizione.
Questi sono disposti a mutilare se stessi ed a imbottirsi di pillole quando gli viene il dubbio che ciò che fanno sia sbagliato, pensa cosa sono disposti a fare a tutti noi che, nella loro ottica, siamo un “pervertiti da curare”!
Tu ci proponi ditenerli in casa sperando che potrai presto cacciarli.
Le chiavi che loro hanno in mano non sono però le chiavi del paradiso: sono le chiavi di casa tua.
Spero di sbagliarmi e faccio il tifo per te.
Un abbraccio
Guido
Quel che mi meraviglia di più, caro Ivan, lasciatelo dire è la tua scelta di appoggiare Veltroni.
Tu che ti eri candidato proprio in antitesi ai Perpetui, domanda: Veltroni è o non è un Perpetuo?
L’ex-segretario dei DS di 9 anni fa, da sempre organico al gruppo dei D’Alema, Fassino, Occhetto, Mussi e di quei giovani comunisti che alla fine degli anni ’70 (trentanni fa!) fecero carriera partendo dalle organizzazioni giovanili del partito.
Un gruppo dirigente di cui Veltroni fa parte che si è sempre caratterizzato per l’autoreferenzialità, le alleanze trasversali, i correntoni e le pugnalate alle spalle e la cooptazione di qualunque elezione rappresentativa all’interno dei DS e che portano questa cooptazione all’interno del PD col tentativo del candidato forte e unico Veltroni in pieno stile PCUS.
Roba da unione sovietica il niet alla candidatura di Bersani o altri esponenti dei DS.
Veltroni è il frutto del compromesso tra Marini e D’Alema che ha portato ai finti leader amministratori-delegati di compromesso ed incapaci di governare sia un partito che una coalizione di governo. Come Prodi, Rutelli o Fassino sarà preda dei veti incrociati dei suoi grandi elettori.
Io sono semrpe più orientato verso Letta, quarantenne, preparato (più di Veltroni sicuramente), non ideologico e fuori dall’immobilismo degli ex-PCI.
Che tu non appoggi la candidatura Letta è il vero non-sense di questo PD.
Insomma ti sei messo a leccare la ciotola che ti ha messo davanti il padrone dopo tanto abbaiare.
I Mille? Spero non diventino I mille Galoppini, ne abbiamo già troppi.
Un abbraccio, con stima.
Moreno
Sono molto d’accordo con te, Ivan soprattutto nella lungimiranza di tutti quelli che volendo partecipare al nuovo corso sanno già da subito che si tratterà di mischiarsi a tanti, forse troppi inamovibili per mettersi in competizione con loro. L’obiettivo penso sia quello di avere, nella costituente ma anche e soprattutto nei livelli regionali (data l’organizzazione federale che vuole perseguire il pc)quanta più gente nuova possibile. Non è possibile di vederli morire tutti o non è possible pensare di scalzarli all’improvviso (!). E’ possibile ed aupicabile invece contaminare da subito il pd, da subito cercare di avere dei numeri con i quali contare qualcosa. Ed è possibile coltivare da subito idee nuove e nuova cultura. I mille da questo punto di vista come si dice a Napoli sono “insisti”. Insistono, incalzano e non mollano la presa. Tutte le polemiche radicali ma senza costrutto, che pensano ad un mondo nuovo e sicuramente migliore e tendente alla perfezione senza impegno e senza sporcarsi le mani sono esercizi intellettuali sterili che, data la situazione della nostra politica e della nostra società, non penso ci possiamo permettere oltre.
@ Moreno
carissimo, anche io penso che Ivan abbia sbagliato ad appoggiare Veltroni, il candidato che non parla se non per frasi generiche o per rubare parole d’ordine alla destra ma ammantate di miele per farne una melassa indigesta e inutile.
Secondo me, Ivan vuole semplicemente avere voce in capitolo e per questo ha scelto subito di appoggiare il vincitore annunciato, cioè un perpetuo, sperando di poter così ogni tanto entrare nel ruolo del “consigliere giovane”, personaggi di età indefinibile (non sempre giovani in senso stretto) cui i perpetui si rivolgono quando c’è da lavorare davvero e che dunque finiscono per avere un loro piccolo spazio decisionale, sia pure sempre minacciato dal veto del “grande vecchio” di turno.
Personalmente, trovo questa scelta fondamentalmente rinunciataria, una resa alla partitocrazia che ci strangola. Però può anche darsi che lui abbia ragione, a modo suo.
Io non lo seguirò, e spero che saremo in tanti a fare una scelta diversa per l’Italia, ma anche per un’acciaccatissima sinistra.
@ Paolo
Per favore, piantiamola con questa storia degli “anticattolici”. Se tu fossi stato ebreo durante il fascismo, non saresti forse diventato automaticamente antifascista? Oggi la chiesa cattolica conduce una crociata contro i diritti umani delle persone omosessuale, transessuali, delle coppie di fatto e in generale delle donne non sottomesse (femministe sarebbe un termine già troppo forte). E’ strano se queste persone, sentendosi attaccate nei loro diritti (cioè la chiesa cattolica intende legiferare anche sul loro corpo e sulla loro vita), alzano la voce?
Ti concedo che a volte voli forse qualche parola di troppo. Ma la crociata cattolica c’è o non c’è? Ho l’impressione che chi non veda la profonda binettizzazione della vita politica italiana sia un po’ in malafede. Come disse una volta un grande saggio: “L’anticlericalismo segue il clericalismo come l’ombra il corpo”.
Una chiesa meno clericale (per esempio, quella del Concilio Vaticano II) smorzava l’anticlericalismo, una chiesa aggressiva e intollerante come quella di Ratzinger suscita altrettanta intolleranza di risposta.
Questo vale solo a sinistra perché tradizionalmente in Italia a destra non ‘è dibattito e non c’è discussione, ci sono solo i soldi a procurare consenso. Una destra europea di popolo, come quella francese o scandinava, può benissimo permettersi di scontentare le chiese, quando è necessario per tutelare i diritti delle persone.
NESSUNO HA ANCORA CAPITO CHE COMUNISTI E CATTOLICI NON POSSONO ANDARE
D’ACCORDO A CAUSA DELLE DIVERSE EDUCAZIONE CULTURALE CHE HANNO I
PRIMI RISPETTO AI SECONDI ??????!!!!!
Il “Paradosso Binetti” è probabilmente la “chiave” per convincere i delusi della bontà del tentativo di Ivan (e de iMille).
Solo come esempio, segnalo la reazione di questa blogger, che vi posso assicurare è abbastanza cauta e scettica sul PD:
http://latrudy.splinder.com/post/13690488
il “Mitico” con cui chiude il suo post lascia sperare che altri, come lei, si decidano a “occupare” il PD per fargli dare una sterzata verso la laicità, il ricambio generazionale … insomma, verso gli ideali che ci stanno a cuore.
Alberto, se ci sono due gruppi politici che sono andati d’accordo in Italia come da nessuna parte nel resto del mondo, sono proprio i cattolici e i comunisti. E questo perché, esattamente all’opposto di ciò che sostieni, hanno condiviso soprattutto un terreno culturale di fondo. Al di là delle apparenti opposizioni di facciata, l’idea di una “norma” e di una “devianza” dalla norma, sono sempre state ampiamente condivise da cattolici e comunisti. La differenza sostanziale è che chiama(va)no la divinità in modo diverso. E non mi pare una gran differenza. Ti dirò di più, anche se dirlo mi costa non puoi capire quanto: se oggi in Italia abbiamo una parvenza di democrazia lo dobbiamo più ai cattolici democristiani che non ai compagni comunisti, per quanto anche questi ultimi si siano ben presto resi conto della follia del sol dell’avvenire. E’ una tragedia, ma è così.
D’accordo con Moreno, Veltroni è un perpetuo e infatti sono contento della scelta del mio governatore Soru di appoggiare Letta.
Riprendendo le parole di Lorenzo: “sperando di poter così ogni tanto entrare nel ruolo del “consigliere giovane”, spero che questo non si avveri e che finalmente i “perpetui” accettino di essere loro i “consiglieri non più giovani”.
@Nome84
guarda che sono elezioni primarie di un partito, non elezioni nazionali. Letta e Soru, che a te piacciono tanto, finiranno comunque nello stesso partito di Uolter, Bindi, assieme tutti i “consiglieri non piu’ giovani” dei perpetui. E questo dal 15 ottobre, il day-after delle primarie. Che faranno allora Letta e Soru? Se ne andranno o cominceranno a cooperare?
@Fabio
Il problema e’ proprio quello fa te esposto. E’ una questione di fede, e spesso sulla fede gli italiani non ragionano (ma non solo loro). E’ semplicistico affermare che “chiama(va)no la divinità in modo diverso”. Sembra poco, ma in realta’ e’ una montagna piu’ alta del Monte Olimpo.
Peccato che il comunismo non sia una fede, o meglio, non dovrebbe esserlo. Ma prova a spiegarlo alla sinistra radicale e vedi che ti rispondono.
@Lorenzo
Mi fa piace se non altro che i clericofobi riescano ad ammettere che anche loro stanno usando toni sopra le righe, seppur con la scusante di essere “sotto attacco”. Io preferisco la pacata fermezza di un Ivan Scalfarotto a paragoni dissennati con olocausto ed ebrei, nemmeno si stesse combattendo una nuova guerra santa.
@ Paolo: volevo essere semplicistico. So bene che le differenze sono tante, ma le somiglianze, a mio avviso, sono anche di più.
Inviterei chi dice che Letta è più “nuovo” di Veltroni a riflettere su due aspetti: il primo è che Letta, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è il nipote del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Berlusconi. Il secondo è che Letta, evidentemente, fa il candidato per conto di Prodi. Giusto per rovinare la festa a Uòlter. Non sto dicendo che Veltroni è nuovo; sto dicendo che Letta è vecchio per lo meno tanto quanto. Senza nulla togliere, ovviamente, alle competenze e alle capacità di Letta.
Ricordo a Fabio che Veltroni è figlio del giornalista autore della radiocronaca EIAR della visita di Hitler a Roma nel 1938 e che ciò non vuol dire nulla.
Apprezzo Uòlter e ancora non so se voterò per lui o Letta.
Indipendentemente da cosa hanno fatto in passato il babbo o lo zio.
Quel che conta è la capacità del singolo, non cosa fanno i suoi parenti.
Il bel post di Ivan e i commenti che lo hanno seguito mi danno l’occasione di esplicitare un’impressione che mi si affaccia in testa tutte le volte che mi capita di leggere la colorita verve anticlericale che spesso accompagna i commenti su questo ed altri blog.
L’impressione che a volte, chi scrive, abbia una conoscenza del mondo cattolico che è vicina allo zero.
Perchè porre la questione del PD in termini di Binetti sì o Binetti no, sarebbe come dire che la variegata galassia alla sinistra del PD (a proposito, che fine hanno fatto i propositi di unificazione di quell’area composita che venivano opposti in primavera al progetto unitario del PD? ancora in ferie o già dissolti nelle prime nebbie autunnali?) vada ridotta tutta e solo alle estrose comparsate del Caruso di turno.
Mi si obietterà: Caruso è espressione di una frangia estremista che non conta poi molto nel panorama a sinistra del PD, la Binetti è invece espressione efficace della posizione ufficiale della Chiesa cattolica su molte materie.
A parte l’opinabilità di un’osservazione di questo tipo (secondo me invece la Binetti sta al mondo cattolico come Caruso sta alla sinistra), se anche così fosse, non conterebbe poi molto.
Perchè le posizioni della Binetti e soci, anche se hanno grandissimo rilievo sul piano mediatico (forse perchè fa comodo a qualcuno che sia così?), in realtà, sono minoranza anche all’interno dello stesso mondo cattolico, se non si fa la leggerezza di confondere il mondo cattolico nel suo complesso con le sclerotiche gerarchie e le patetiche rappresentanze politiche che ritengono, a torto, di rappresentarlo in questo periodo storico.
Per fortuna del mondo cattolico (e della società italiana nel suo complesso) le cose non stanno in questi termini ed è sufficiente avere una qualche dimestichezza concreta con il mondo del volontariato, l’associazionismo giovanile o il settore socio-assistenziale per avere la dimensione di come stiano realmente le cose, di quali siano i sentimenti, le priorità e le sensibilità che si muovono davvero nel sempre meno monolitico “mondo cattolico”.
Settori dove, detto per inciso, non dispiacerebbe proprio incontrare, qualche volta, volontari che siano animati nella loro azione dal loro fiero ateismo; solo che di solito i non cattolici bisogna cercarli proprio con il lanternino perchè, di solito, hanno sempre altro da fare, che non sia occuparsi in concreto di disabili, di anziani NAT o di minori ad alto tasso di problematicità.
Un mondo dove capita a molti di sentirsi profondamente offesi tutte le volte che un papa apre bocca su alcune tematiche, offesi come e più di tanti anticlericali, proprio perchè quel papa pretende di parlare in quel modo anche a proprio nome.
Il progetto del PD potrà riuscire oppure no. Potrà essere davvero il catalizzatore delle energie positive che si muovono in vari settori ed ambiti della vita politica e sociale italiana, oppure essere l’ultimo, l’ennesimo fallimento politico della sinistra italiana.
Quello che però è certo è che – ad oggi – non si vede nulla di anche solo paragonabile, in termini di potenzialità, per provare a ridare dignità alla politica, alla società, alle persone.
Un grande papa (quello sì che era grande davvero), all’inizio degli anni ’60 seppe parlare “a tutte le persone di buona volontà”, indipendentemente dal colore, dalla razza, dalla religione.
Noi, a quasi cinquant’anni di distanza, non abbiamo ancora imparato ad andare oltre le formule, le apparenze e gli sterotipi.
Forse è ora di ricominciare a guardare dritto in faccia le persone e magari ci accorgeremo che anche gli altri hanno due occhi, due orecchie, un naso e una bocca; esattamente come noi.
complimenti, Mario.
sono COMPLETAMENTE d’accordo con Mario Berlanda, poco sopra…
Io, di mezza età, “provengo” proprio dal citato mondo cattolico, ma da quello post-conciliare; da quando, con l’attuale pontefice+ruini, si è avuto il violentissimo “colpo di barra” integralista, quel medesimo mondo non è più il mio, ma ciò non mi impedisce di proseguire in tutti gli impegni di volontariato che mi vedono presente da anni, ci mancherebbe altro!!
Sono sempre stato, da oltre trent’anni, un elettore ds, e proseguo ora con entusiasmo rinnovato a partecipare alla nascita del PD, sostenendo Veltroni “da sinistra”; oltre all’ottimo “comitato” a cui Ivan aderisce insieme con la Melandri e la Finocchiaro (ma non solo), c’è anche un gruppo con Vincenzo Vita, Borgna, Marida Bolognesi, Brutti e tantissimi altri…
NON PREOCCUPATEVI TROPPO, autenticamente “di sinistra e laici” saremo tantissimi a sostenere Veltroni, e cattolici democratici pure! …. ma quando mai, per noi, è esistita una correlazione tra l’essere autenticamente cristiani, ed essere autenticamente “democratici di sinistra”…? Molti di voi, evidentemente con scarsa esperienza di democrazia partcipata e scelte ideologiche condivise, si preoccupano per una tale… come si chiama? biretti? … biletti? carneade, ma chi “era” costei? non si è abbartanza capito che costei fu reclutata in modo strumentale, solo perchè fiduciaria della CEI, al solo fine di racimolare alcune decime di migliaia di voti nelle parrocchie italiane di “periferia antropologica”? cosa c’entra mai con il PD? non mi risulta sia candidata ora, nè come segr.regionale, men che meno come “delegata” all’assemblea costituente… se c’è fra voi qualcuno che crede che costei, un domani che sarà costituito il “laicissimo partito unico riformista di centrosinistra” chiederà l’iscrizione ad PD… allora è uno assai ingenuo, della cui opinione poco mi importa!
Perchè – ricordatelo bene! – con ll’elezione del 14/10 NON CI SI ISCRIVE al PD…! Solo i 2.400 delegati eletti (+ Uòlter + i segr. regionali), in ttotale 2.422 italiani circa “risulteranno iscritti” il 15/10 mattino! solo in un secondo tempo, tutti gli altri, quelli che lo vorranno da Prodi in giù (inclusi i candidati nazionali e regionali sconfitti…!) , chiederanno di iscriversi… e allora ci sarà da ridere! Buon lavoro a tutti !
…ah, scusate…quasi quasi dimenticavo: ricordo a tutti gli smemorati che sono i 2.400 delegati all’assemblea costituente (non altri!) a dover obbligatoriamente redarre lo Statuto del futuro partito, ad approvarlo insieme al Manifesto programmatico…. da quel momento ci sarà scritto “laico”, e TUTTI COLORO CHE VORRANNO ADERIRE ISCRIVENDOSI, dovranno forzatamente metterci una bella firmetta sotto, è chiaro? Non si dimentichi mai che sarà… UN PARTITO, non una coalizione-nata-per-governare-a-tutti-i-costi-nonostante-una-legge-elettorale-porcata…!
Ripeto per l’ultima volta: detta così è abbastanza chiara ???… sennò, la ripeto ancora…!
Fabio, il punto è che Ivan dice: arrivare a far sì che la domanda “ma come fai a stare nel PD di Scalfarotto” sia posta a Penati e Binetti. Quindi si desume che si vorrebbe la fuoriuscita della gente come Penati e Binetti dal PD, nel futuro. Benissimo, la voglio anche io la loro fuoriuscita! Ma rimarrebbero i Ds senza i gerontocrati (e la loro sinistra, ormai scissa) più la Margherita senza perpetui. Quindi, come vedi, non è un semplice “cambiare” ma proprio un “dissolvere” la ragione sociale del PD.
***
Rispondo a Paolo solo perché mi ha chiamato in causa, benché le sue critiche siano davvero troppo facili da rigettare. Io sono talmente contrario ai cattolici che mi ci sono laureato con un relatore cattolico: Pietro Scoppola, per altro, uno degli estensori del manifesto del PD.
Il punto è, ovviamente, del tutto diverso.
I cattolici integralisti, tipo l’Opus Dei, sono portatori di una filosofia politica che la Storia (non io) ha dimostrato essere intollerante e pericolosa e come tale va combattuta, al pari di quanto si devono combattere tutti gli integralismi religiosi, da quello musulmano-distorto di Al Qaeda in giù.
I cattolici democratici sono tutt’un altro genere di pasta. E’ gente con la quale è possibile dialogare e, vista la storia italiana, si è costretti a dialogare se si è di sinistra, dal momento che la sinistra laica – da sola – non è mai andata oltre il 34% e non abbiamo mai avuto una legge elettorale del tutto maggioritaria. Ma il dialogo lo si può fare stando dentro la stessa alleanza, non necessariamente dentro lo stesso partito. Perché quando sei nello stesso partito, se ci arrivi senza una tua cultura politica, come han fatto gli ex Ds, finisci che ti fai egemonizzare da chi una cultura politica ce l’ha, e i cattolici democratici ce l’hanno. Vedi nulla di fatto sui Dico e sui Cus, oppure la debole difesa sulla legge 194 (aborto) o il niente sulla legge 40 (procreazione assistita).
Tra i cattolici democratici poi esiste di tutto, essendo un movimento ampio. Ci sono papisti e laici, o se preferite guelfi neri e guelfi bianchi. Per dire, De Gasperi era un laico, Buttiglione un papista. Io gradirei dialogare solo con i cattolici democratici laici, perché con i papisti si arriva a un certo punto in cui ci si trova dinanzi a un muro, non più a un ragionamento. E lì o aderisci al loro pensiero o ti alzi dal tavolo. Io, mi alzo dal tavolo.
Riguardo infine alla Chiesa cattolica: se parli delle gerarchie, sempre la Storia ha dimostrato che sono state il principale freno alla modernità e all’unificazione italiana; se parli di *tutta* la Chiesa è un altro paio di maniche, ma purtroppo conta meno delle sue gerarchie.
Giovanni Paolo II ha chiesto scusa all’umanità per alcuni dei crimini commessi dalla Chiesa cattolica negli ultimi 2000 anni: la persecuzione contro gli ebrei, gli zingari, le altre religioni, il maschilismo, le crociate, la colonizzazione del Centro e del Sud America, la pedofilia dilagante e potrei andare avanti ancora a lungo. Ha dimenticato gli omosessuali (pazienza, sarà per la prossima richiesta di scuse) e poi è andato in Africa in piena epidemia di Aids a dire “fate l’amore per procreare, senza preservativo”. Praticamente un’istigazione al genocidio: le gerarchie ecclesiastiche non riescono proprio a riformarsi e lo abbiamo visto con l’elezione del nuovo papa, che è assai più reazionario di GPII.
caro Anellidifumo,
innanzitutto complimenti per la razionalizzazione da te fatta. Lasciami riassumere in pochi punti il tuo pensiero:
1) le gerarchie ecclesiali sono composte da guelfi papisti, pedofili e omofobi. Non se ne salva uno. La stragrande maggioranza dei cattolici democratici alla base possono credere in quello che vogliono, tanto non contano un cazzo. Scemo (o illuso) chi crede negli ideali del cattolicesimo e ripone speranza nell’operato della Chiesa.
2) le alte gerarchie ecclesiali (e quindi la Chiesa in toto per il ragionamento sopra) sono un virus che appesta chiunque si avvicini. I DS che hanno osato avvicinarsi per proporre un dialogo tra cattolici e laici che l’Italia aspetta da 40-50 anni saranno i prossimi appestati. I giovani del PD diveranno tutti chierichetti loro malgrado. Di nuovo scemo (o illuso) a chi spera che il dialogo sia importante e spera si possa fare, nel rispetto delle parti.
3) Fatti ricoverare.
Non so Ivan, credo che il paradosso possa funzionare sulle pagine dei nostri blog, forse, ma che nella realtà dei palazzi le cose andrebbero (andranno?) diversamente. Personaggi come Binetti e Penati aspirano talmente a raggiungere l’obiettivo – potere e connessioni per i propri referenti in gonnellona Binetti, per sé, amici e parenti Penati – che farebbero patti con chicchessia (anzi, li stanno già facendo). Questo gli addetti ai lavori lo sanno, quindi nessuno chiederà conto di un’alleanza difficile, perché la risposta è lapalissiana: pur di vincere. E vinceranno, anche grazie a voi.
All’inizio della vostra avventura sentivo parlare di rivoluzione. Per quanto democratica e pacifica la si voglia fare, una rivoluzione implica una ricerca di consenso ampio e una rottura netta col passato. Nella marea di piazza San Giovanni per un attimo ci avevo creduto, forse ingenuamente, è andata com’è andata. Ma oggi che sento definire “milleunesimo” quello che è lì da cinque volte sette anni e qualche mese fa spergiurava di voler mollare tutto e andare in Africa, allora proprio non riesco più a credere a nulla.
Paolo, la tecnica di mettere in bocca all’avversario cose che non ha mai detto, scritto o pensato per poi poterlo facilmente attaccare, è un vecchio giochino stalinista.
Qui però ti riesce male assai, trattandosi di comunicazione scritta nella quale non è necessario riassumere ciò che ha detto l’altro, occorrerebbe semmai rispondergli, cosa che non sai fare.
Peccato, saresti stato un genio della retorica, nel 1800.
Sciltian, lascia perdere i troll.
che ne pensi invece del recentissimo decreto Fioroni? Io non l’ho ancora letto per bene, ma dalle prime letture mi sembra ben fatto (e perche’ lo dica io ce ne vuole). Il tuo parere?
si arriva a un certo punto in cui ci si trova dinanzi a un muro, non più a un ragionamento. E lì o aderisci al loro pensiero o ti alzi dal tavolo. Io, mi alzo dal tavolo.
E’ quello che io faccio ora, caro Anellidifumo. Visto la portata della tua clericofobia, ben esposta nel tuo precente commento (non serve riassumerlo), io mi alzo dal tavolo.
Dibattere con persone intransigenti, non mi interessa affatto.
Filippo, il decreto Fioroni non l’ho ancora letto, ma immagino contenga gli elementi di cui avevo letto in precedenza. E’ il motivo per cui davo un giudizio positivo su questo ministro che come uomo politico considero un avversario, ma come ministro dell’Istruzione sta facendo molto meglio di quanto potessi aspettarmi.
Semmai dovrebbero riconoscere di avere dato giudizi avventati coloro che in questo blog davano addosso a Fioroni come ministro…
Sciltian, io i giudizi li esprimo sui fatti non sulle chiacchere di corridoio. Prima leggo la proposta (e non le intenzioni di proposta) e poi ti so dire.
Scusate, io non so se Sciltian sia clericofobico o no. Personalmente ho una grande stima per la Bindi, e una feroce avversione per la Binetti, dunque clericofobico forse sì, cattofobico mi pare di no.
Ho notato che la Bindi viene più o meno indirettamente attaccata e sconfessata dalla chiesa “ufficiale” un giorno sì e l’altro pure (tenendo anche conto che con il suo curriculum di democristiana di ferro è difficile attaccarla direttamente), mentre l’altra viene coccolata per aver portato la posizione della chiesa cattolica in politica.
So bene che molti cattolici sono persone per bene di profondi sentimenti democratici. Alcuni di questi cattolici, come la Bindi, in politica fanno delle cose egregie, a mio parere talvolta migliori di quelle dei miei ex compagni di partito diessini.
Dopo di che, che oggi in Italia ci sia una questione “Chiesa cattolica” (e non tanto una “questione cattolica”) è sicuramente vero. L’Italia si trova nella stessa situazione della Finlandia dopo la II Guerra mondiale: la vicinanza di una superpotenza “ideologica” in grado di minare la stabilità interna del paese mobilitando i suoi militanti costringeva i dirigenti finlandesi a gravitare intorno all’orbita sovietica cercando di salvare il salvabile. Con la Finlandia funzionò… ma lo Stato della Chiesa cattolica è durato per un millennio e mezzo, l’URSS manco un secolo!
E’ una questione complicata che non si affronta con gli insulti né da una parte né dall’altra. Però se voi cattolici integralisti “di sinistra” negate che la chiesa tenga in piedi una campagna contro alcuni gruppi di persone e alcune leggi di garanzia democratica (tipo la 194), forse vuol dire che vi manca l’onestà posseduta invece da altri cattointegralisti, di destra, i quali ammettono candidamente di combattere per limitare i diritti delle persone ove non siano in linea con la loro interpretazione della Bibbia.
E senza onestà intellettuale non si va lontano: per me è quasi meglio la Binetti, che si sa dove sta, di un Fioroni che appare rassicurante e poi -zac!- reinfila quasi a tradimento la religione cattolica tra le materia del curriculum mettendo nei guai gli allievi che non frequentano il catechismo di stato, come la mia nipotina. Ammetterai che questa è una violenza, o no?
Ma da quando il cattolicesimo consente un’appartenenza senza obbedienza? Una volta, uno che si definiva – bontà sua – cattolico, mi disse ” I comandamenti del cattolicesimo, in realtà, sono due: “ama il tuo prossimo come te stesso” e “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.” Ovviamente, lo scopo era quello di ricattolicizzarmi, dopo che, con molta fatica e sofferenza, ero riuscito ad allontanarmi da qualunque parrocchia e da qualsiasi gregge. Mi pare però evidente che quelli che ho appena citato non siano tanto o solo comandamenti del cattolicesimo, quanto principi validi per qualunque religione. Così come mi pare evidente che questo signore, come la stragrande maggioranza dei cattolici, fosse in realtà uno “scismatico sommerso”. Ovviamente la Chiesa – quella pretesa “ufficiale”, quella “cattiva” insomma, rispetto ai cattolici “buoni” – si è sempre ben guardata dal favorire l’emersione dello scisma, almeno sino a Giovanni Paolo II. E’ Wojtyla, infatti, il primo a organizzare e ordinare, fiancheggiato da Ratzinger, centinaia di epurazioni , passate quasi del tutto sotto silenzio, di teologi poco in linea con la tradizione. Quella tradizione che, peraltro, solo un pensiero fortemente ideologizzato ha potuto intendere come rivoluzionata dal Vaticano II. Il che è abbastanza falso, dal momento che il Vaticano II, volendo tener fede alla lettera, è pienamente tradizionalista. Oggi Ratzinger prosegue, fedele alla linea di Giovanni Paolo II, la ripresa dello spirito autentico di quel Concilio, ed è proprio da lì che traggono le loro ragioni la senatrice Binetti ed il suo caro cilicio. A questo punto, il dialogo non è da intendersi con i cattolici (coi quali non è possibile alcun “dialogo”, dal momento che la ragione è la loro ragione) ma, tutt’al più, con gli scismatici, più o meno consapevoli. Ma a questo punto, non sarebbe più utile favorire la scissione, piuttosto che continuare a occultarla parlando di un dialogo coi “cattolici”?
Lorenzo, a parte che non ha poi tutta questa rilevanza stabilire se io sia clericofobico (che poi esiste un termine migliore in italiano: anticlericale, e io di certo lo sono, per quel che può interessarvi, cosa ben diversa dall’essere intollerante verso chi ha un credo religioso) o no, è ovvio che c’è un’immensa differenza tra Bindi e Binetti. La prima è una cattolica democratica di Sinistra, la seconda una integralista cattolica legata all’Opus Dei. E’ la stessa differenza che passa tra l’essere di religione islamica e l’essere un mandante di kamikaze (almeno i kamikaze ci rimettono qualcosa di proprio, i mandanti mai).
Quindi, io con la Bindi dialogo senza alcun problema e mi fa piacere se riesco a portarla nella mia stessa coalizione. Non potrei far parte dello stesso partito, perché credo che un partito politico sia qualcosa di più di un comitato elettivo; intendo il partito in modo se non ideologico almeno ideale (comunanza di stessi valori).
Per dire, quando la Bindi, da ministro, dice che gli omosessuali (o altra minoranza) sono inferiori e si possono scordare il diritto all’adozione – che esiste in altri Paesi – secondo me dice una cosa così mostruosa che dovrebbe dimettersi da ministro dello Stato, perché lo Stato comprende anche i cittadini omosessuali. Stesso discorso quando si mette a cianciare riguardo al fatto che le famiglie come la mia o quella di Ivan non sono “famiglie”. Ma come si permette? Ma chi gliel’ha insegnate certe cose? Ma dov’è finito il principio repubblicano della Rivoluzione francese? E la laicità dello Stato? O almeno il principio del cristianesimo dell’uguaglianza di tutti davanti a Dio? MISTERO!
Lo sai qual è lo slogan delle chiese protestanti canadesi? “Gesù non avrebbe discriminato”. Ecco, se lo ricordi la Bindi e tutti coloro che si dicono “cristiani”.
Ok Sciltian, ma siamo in Italia. Possiamo contentarci che la Bindi non proponga l’internamento coatto e la cura obbligatoria…
Ma quello che tu dici è vero, è sbagliato mettere insieme cattolici “democratici” (quelli che Fabio chiama “scismatici” e che forse basterebbe chiamare “non integralisti”) con liberali e socialdemocratici necessariamente “laici” nello stesso partito, anche se è assolutamente ragionevole che vogliano stare nella stessa coalizione. Non esiste infatti un partito liberale confessionale né socialdemocratico confessionale; solo un partito democristiano (cioè più o meno conservatore) in Europa può essere confessionale.
Il PD è nato per traghettare in una sorta di nuova DC lo zoccolo duro comunista, con il risultato che i miei ex compagni di partito “duri, puri e fedeli alla linea” si ritrovano ora molto più a destra di me. Infatti io sono sempre rimasto d’ispirazione socialdemocratica e, dalla maggiore età, necessariamente anticomunista, e per questo avevo aderito con convinzione ai DS. Paradossi della politica, quando rinuncia ai grandi ideali, quando usa solo il bilancino per cercare di frenare l’emorragia dei consensi senza riformare il sistema partitocratico che opprime il Paese.
Sciltian, posso chiederti qual e’ il tuo parere sulla Chiesa e il suo operato escluse le gerarchie vaticane e il politici direttamente connessi?
Lorenzo, siamo in piena sintonia. Se vuoi ridere, io sono entrato in politica da pischello e sono sempre stato un laico di Sinistra. Sono cambiati i nomi delle formazioni che ho votato o dove ho militato, ma non sono mai andato fuori dall’arco dei laici di sinistra: Radicali, Repubblicani, Alleanza Democratica, Pds Verdi e ora RnP o Sdi. Diciamo che io mi trovo bene dove si trova bene Giorgio Bogi, che oggi – ho scoperto – è uscito dai Ds per aderire al Movimento Repubblicani Europei della Sbarbati, movimnto che sta aderendo alla Costituente Socialista. E quel che ho visto io nel Pds (da dove entravo da “destra”, e dove dopo 2 anni erano tutti alla mia destra e io son finito nel Correntone!) è proprio ciò che descrivi anche tu. Poi certo, c’è chi pensa con la propria testa e ne esce, c’è chi segue il capo sempre e comunque, c’è chi pensa che alla fine si sarà in grado di egemonizzare la ex Margherita (pia illusione).
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Filippo, certo che puoi chiedermelo, ma di persona. E’ un pensiero troppo complesso per riassumerlo nei commenti al blog di un’altra persona.
Filippo,
Scusa se mi intrometto tra te e Sciltian, ma volevo dire la mia sul tuo ultimo post, sia pure con la concisione imposta dal mezzo elettronico: personalmente, ritengo che il lavoro sociale svolto da alcune organizzazioni cattoliche sia spesso prezioso, e tuttavia preferirei che lo Stato si assumesse almeno in parte le proprie responsabilità, viste le tasse che gli pago, e usasse i soldi delle mie tasse non per dare autoblù a cani e porci, ma per stanziare interventi sociali contro la marginalità.
Forse anche perché, da acattolico, penso a come mi sentirei umiliato a dovermi rivolgere, in caso di bisogno, ad un’organizzazione confessionale. E’ una cosa a cui i cattolici non pensano spesso, la dignià degli acattolici e la loro libertà di scelta. Perché? Non sarebbe forse più degno, più meritorio, più cristiano cercare di convertirci senza adescarci con vantaggi materiali (non solo un piatto di minestra in parrocchia, ma anche il posto fisso per gli insegnanti di religione, tanto per fare un esempio, che gli insegnanti acattolici si sognano)?
Riassumendo, grande stima per il lavoro sociale di organizzazioni cattoliche (ma personale preferenza per le laiche, come Medecins sans frontières e Emergency): ma richiesta forte che lo Stato non privatizzi la solidarietà, per tutelare tutti i cittadini – ma ancora meglio, tutte le persone che si trovano in condizioni di bisogno in questo paese – e anche perché sennò le tasse che le paghiamo a fare?