L’Istat ci dice che tra il 1999 e il 2001 le donne che hanno subito uno stupro in Italia sono circa 18 mila. Parliamo di stupro, non di tentato stupro o di molestie a sfondo sessuale, le cui cifre invece sono ben più alte e impressionanti. Diciottomila in tre anni significa che ogni giorno in Italia sedici donne – più qualche decimale – vengono violentate.
Questi dati sono stati raccolti tramite indagine telefonica e rappresentano una stima più credibile rispetto alle denunce raccolte dalle forze dell’ordine. Il 90% delle violenze, infatti, non viene mai denunciato. L’89% di quelle sedici donne subisce la violenza sessuale da coniugi, conviventi, fidanzati e amici (compresi gli ex di tutte e quattro le categorie), più i parenti in genere. Questo significa che quindici di quelle violenze sono panni sporchi da lavare in casa, che quasi certamente non arriveranno mai ai giornali e alle tv. Il sedicesimo stupro se lo condividono datori di lavoro, insegnanti, colleghi di lavoro e di studio. Agli estranei rimangono i decimali, 0,3% circa, ovvero uno stupro ogni tre giorni. Ma questi ultimi sono gli stupri buoni per i titoli in prima pagina, specie se il bruto, oltre a essere estraneo alla vittima, è anche vagamente scuro di pelle o non parla un italiano accademico. Qualcuno dovrebbe preoccuparsi inoltre di avvertire il ministro per le Riforme Roberto Calderoli che il primato delle violenze sessuali spetta al Nord e avviene, come abbiamo già visto, tra le mura di casa.
Non vorrei che prendendo sul serio il ministro e la sua proposta di castrare gli stupratori, finissimo per evirare qualche potenziale custode della virile razza padana.
(Fonte: Lettera di Mirko Fabbri a Beppe Severgnini, il Corriere della Sera, 16 dicembre 2005)