20 Settembre 2007

Una questione di dimensioni

Diario

grillo.jpg
Come al solito non sono per niente d’accordo con l’Arcigay.
Dopo una vita a fare la ruota di scorta di un partito e aver ottenuto per i gay italiani soltanto il vuoto pneumatico di cui oggi siamo nostro malgrado titolari, davvero non mi stupisce che adesso si mettano a fare la lotta alla partitocrazia (compiacendosi peraltro per l’astuta mossa politica che li promuove da grillini a grilli).

14 risposte a “Una questione di dimensioni”

  1. Antonio ha detto:

    no comment

  2. Tommaso ha detto:

    Concordo con la questione delle aspettative mai risolte (il fulcro del movimento di Grillo). Pare pero’ che nei sostenitori di Grillo si stia facendo strada l’idea che senza partiti si vive meglio. Democrazia diretta partendo dai comuni. Peccato che nel resto del mondo i partiti esistano ancora e nessuno si sogni di sognarne la distruzione.

  3. Tommaso ha detto:

    pardon, un refuso. L’ultima frase era: “peccato che nessuno ne sogni la distruzione”

  4. giovanni gualtiero ha detto:

    c’ero alle primarie
    il tentativo di trasformare il gruppo in partito mi ha allontanato.
    suggerii di svincolare i parlamentari dalla necessità di essere nominati o comunque scelti dai partiti politici.
    il difficile è trovare il modo di informare chi vota delle qualità del votato. qui il denaro che paga i pubblicitari la fa purtroppo fa padrone.
    la pochezza dei mezzi , ai tempi delle primarie, ci fece raggiungere un risultato fondamentalmente misero, malgrado l’ottimo candidato.
    propongo, e proposi allora, di tirare a sorte, tra tutti i cittadini elettori, un manipolo di volonterosi da mandare in parlamento.
    il governo invece tecnico, controllato da un parlamento, finalmente indipendente dai leader ministri.
    un 50% di donne, senza ricorrere alle quote rosa, sarebbe tra i parlamentari. (anche una quota di omosessuali, ovviamente in rapporto alla loro reale percentuale nella società civile.
    si troverebbero operai, precari, disoccupati, più che avvocati e commercialisti. STATISTICA PURA.
    una rivoluzione.
    non più gruppi di pressione, come il vaticano in grado di influenzare elezioni e parlamento.
    a me sembra una buona idea
    se voi ne avete una migliore, l’aspetto.
    giovanni gualtiero

  5. francescoQQ ha detto:

    E’ vero che quelli dell’Arcigay hanno la faccia come il culo, hanno portato il movimento omosessuale italiano dentro il PCI-PDS-DS ottenendo per il movimento il recordo del “vuoto pneumatico” che ci contendiamo con Grecia e Portogallo, con il risultato aggiunto di fare dell’Italia l’unico paese (al mondo?) che “costringe” i gay e le lesbiche che vogliono andare nei “locali gay” ad avere e pagare una tessera d’iscrizione ad un movimento politico/culturale, l’Arcigay.
    Quindi i dirigenti dell’Arcigay dopo aver fatto (erroneamente) dei comunisti il faro della libertà (sic!) per gli omosessuali italiani, adesso hanno il coraggio di venire ad indicarci nuovamente la giusta strada politica da intraprendere?
    A questo punto un Vaffanculo di Grillo anche a Grillini &Co.

  6. Lorenzo ha detto:

    Ricordiamoci che in Italia esiste già una lobby omosessuale assai antica (di quasi due millenni), ma che questa lobby si è battuta con furore, fino a ieri, per far morire i gay sul rogo, oggi solo per farli morire soli. Chiunque sia stato chierichetto lo sa da sé (a meno di essere molto brutto, o molto fortunato).
    Concordo sul fatto che l’Arcigay abbia sbagliato finora, nel farsi dettare la linea dal monolitico PCI e dai suoi scombinati e infidi eredi. Ma cos’altro avrebbe potuto fare, in assenza di una destra liberale o semplicemente democristiana in senso europeo? Non poteva “mettere all’asta” i propri voti, come si fa nelle democrazie liberali, perché i partiti avrebbero risposto (e risponderanno sempre) che contano più quelli dell’altra lobby, che sono accompagnati con fondi miliardari. E’ la stessa cosa che succede per gli ebrei o per i musulmani quando chiedono più diritti, e da lì non si esce.
    Dunque, la lotta deve partire da fuori del sistema.
    Neanche se nascesse un partito alla sinistra del PRC, infatti, questo ipotetico partito darebbe più che qualche contentino ai gay: un parlamentare qui, un governatore lì (peraltro a malincuore!)… con mille posti d’oro da sprecare tra amici e parenti, vuoi che non se ne trovino cinque (cioè lo 0,5%) per finocchi e lesbiche, che fanno tanto colore locale? Ma non sarebbero quei cinque a cambiare le cose, ahimé…
    Anche perché i membri della casta, ad esempio, i PaCS ce li hanno già. Tra i tanti privilegi di questi superuomini e superdonne c’è anche questo, come ha dichiarato, una volta tanto senza falsi pudori, una deputata di FI qualche settimana fa. Un governo di sinistra dovrebbe cancellare subito questo privilegio, e stabilire regole per tutti, accettando che anche la “porfirogeneta” figlia di Casini subisca la stessa sorte dei figli di genitori “normali” conviventi, ma non sposati. O sono tutti figli “bastardi” macchiati dalla colpa e dal disonore dei genitori e per questo condannati ad uno stigma anche finanziario, oppure devono essere cittadini soggetto di diritto tutelati dalle stesse leggi rispetto ai figli di coppie sposate. O sbaglio?
    Questa non è antipolitica: sono fatti, caro Ivan.
    Io ti voglio tanto bene, ma da quanto sei caduto nella spirale del Veltronismo, stai andando sempre più giù, sempre più lontano dall’Europa, sempre più vicino al Pd, cioè una sfavillante, decrepita DC del XXI secolo.

  7. giovanni ha detto:

    FrancescoQQ: ti quoto alla grande.
    vogliamo poi parlare della vergognosa ipocrisia dell’Arcigay che a Milano ha creato la serata al Borgo del tempo perso.
    Ci sono andato di recente. Signori dell’Arcigay, come mai chiedete la tessera in tutti i locali ma non al Borgo? L’ho domandato alla persona che gestisce il banchetto che mi ha spiegato che il 90% delle persone in tal caso non verrebbe alla serata e che l’Arcigay ha bisogno di fare cassa e il Borgo è l’occasione principe.
    Non è possibile nemmeno iscriversi all’Arcigay, al Borgo: “sai una volta ci hanno rubato le tessere qui e ora al Borgo non raccogliamo più le iscrizioni” mi ha risposto candidamente il volontario al banchetto dell’ingresso). Io ero arrabbiatissimo.
    SI VERGOGNINO! IPOCRITI!

  8. ciriolina ha detto:

    nell’aereo di stato partito da Napoli il giorno 9 settembre 2007 destinazione Milano c’erano Rutelli e consorte Barbara, l’onorevole Lusetti Renzo che dopo avere chiuso insieme a Rutelli la festa nazionale della Margherita voleva raggiungere a Milano la sua attuale compagna, la signora Vira Carbone, conduttrice televisiva su raiuno, dalla quale aspetta il secondo figliolo (quarto figlio per Lusetti) già ricoverata in clinica.
    A questi signori si è aggiunto il Ministro Mastella col figliolo che lavora col Ministro Bersani a 32000 euro/anno. E questa è politica pulita?

  9. Paolo Colonna ha detto:

    Questa cosa della tessera che non viene richiesta al Borgo perché “hanno bisogno di far cassa” – che dice Giovanni nel suo commento – mi lascia senza parole.
    Sono anni che sostengo che sia vergognoso da parte dell’Arcigay pretendere una tessera obbligatoria per l’ingresso nei locali gay con le giustificazioni più varie, quando tutti sappiamo che lo fanno per motivi economici con la complicità dei gestori dei locali, ben contenti di pagare meno tasse in quanto titolari di circoli privati.
    È un’altra piccola anomalia di questo Paese (non è richiesta una tessera obbligatoria da nessuna altra parte), e un vero e proprio sopruso per i gay italiani, che finora hanno calato le braghe sborsando una gabella in più soltanto per poter entrare in un locale.
    Se ora quelli di Arcigay si mettono anche a fare eccezioni proprio a quelle regole che loro stessi hanno stabilito e imposto arbitrariamente soltanto per convenienza, beh, possono dire addio anche a quella già scarsa credibiltà che gli è rimasta.

  10. Dario ha detto:

    Anche a me lascia un pochino perplesso quanto scrive l’Arcigay che farebbe senz’altro meglio a lasciar perdere le uscite demagogiche di Beppe Grillo. Però ancora più perplesso mi ha lasciato il commento di Veltroni (anzi: del suo comitato promotore!) alla domanda di un chiarimento su cosa farà per la comunità Glbtq.
    Perché nessun candidato alle primarie si esprime concretamente con proposte valutabili sui temi dei diritti civili, diritti dei gay e delle lesbiche, diritti delle donne, politiche del corpo e di genere?
    Forse la risposta è che a nessuno, ovviamente non alla Bindi ma neppure a Letta e a Veltroni, importa poi molto di questi temi. La cosa che interessa è solo dare “un colpo al cerchio e uno alla botte” e acchiappare più voti possibili alle primarie. E allora quel giorno io, ventitreenne gay di sinistra, anziché perdere tempo con il PD passerò una giornata con gli amici, guarderò una puntata di “Sex and the city” e leggerò l’inserto domenicale di “Liberazione” dove perlomeno, fin dal nome (“Queer”) i gay e le lesbiche possono esprimersi.
    A malincuore, ma neppure poi tanto, prendiamo atto che nel PD il posto dei gay e delle lesbiche è inesistente.

  11. Lorenzo ha detto:

    Credo che ciò che mi colpisce di più sia l’assoluta ignoranza del panorama LGBT da parte della persona incaricata di rispondere.
    Ora, che l’associazionismo LGBT in Italia sia particolarmente frammentato è una triste realtà. Ma solo uno che non si è minimamente informato delle correnti politiche interne al movimento gay romano può pensare di rivendicare come un merito con il Circolo Mario Mieli il fatto di aver finanziato iniziative del Di’ Gay project!!!
    Quello che fa più male, secondo me, è l’ignoranza. Perché Veltroni non ha una persona esperta in grado di fornirgli delle minime coordinate sulle questioni gay, come sicuramente ne ha una per dibattere delle questioni musulmane? Della popolazione LGBT, invece, nessuno sa niente… e neanche sembra voler imparare. Sfido che poi sparano cavolate!
    E’ un po’ come quando Fassino parlava di “scelta sessuale”, invece che di “orientamento”, lasciando sbigottiti e inbarazzati i dirigenti gay del suo Partito. Per fortuna, ora Fassino non è più segretario di nulla e i suoi sfondoni sono meno nocivi. Però il Pd nascerà esarttamente dagli stessi uomini e con la stessa mentalità.

  12. Lorenzo ha detto:

    Credo che ciò che mi colpisce di più sia l’assoluta ignoranza del panorama LGBT da parte della persona incaricata di rispondere.
    Ora, che l’associazionismo LGBT in Italia sia particolarmente frammentato è una triste realtà. Ma solo uno che non si è minimamente informato delle correnti politiche interne al movimento gay romano può pensare di rivendicare come un merito con il Mario Mieli il fatto di aver finanziato iniziative del Di’ Gay project!!!
    Quello che fa più male, secondo me, è l’ignoranza. Perché Veltroni non ha una persona esperta in grado di fornirgli delle minime coordinate sulle questioni gay, come sicuramente ne ha una per dibattere delle questioni musulmane? Della popolazione LGBT, invece, nessuno sa niente… e neanche sembra voler imparare. Sfido che poi sparano cavolate!
    E’ un po’ come quando Fassino parlava di “scelta sessuale”, invece che di “orientamento”, lasciando sbigottiti e inbarazzati i dirigenti gay del suo Partito. Per fortuna, ora Fassino non è più segretario di nulla e i suoi sfondoni sono meno nocivi. Però il Pd nasce esarttamente dagli stessi uomini e con la stessa mentalità.

  13. Alessandro ha detto:

    Anche nell’Arcigay come del resto in generale in Italia, la politica è una questione viscerale: non c’è molto posto per la discussione tra persone civili. E anche l’Arcigay ha fatto politica in maniera opaca ai soci, senza discussione, centrando l’azione su Grillini e sui soldi legati alle attività commerciali.
    Ho assistito anni fa al primo discorso da segretario dell’Arcigay di Aurelio Mancuso, ad un congresso nazionale Arcigay: mi sentivo non rappresentato da quella foga un po’ volgare, i pensieri affastellati, il senso di una profonda confusione personale e politica coperta solo in parte dalla veemenza. Non ho cambiato idea.

  14. Anellidifumo ha detto:

    Lorenzo dice molto bene. Ricordo che Fassino non solo ha parlato di “scelta sessuale” ma addirittura ha pronunciato il termine “gay” alla piemontese, cioè dicendo “gai”. Una cosa che fa ben capire quanto sia interessato all’argomento e quante volte si sia trovato il termine davanti agli occhi: zero.
    Ivan, se un domani ti capita di scrivere un discorso per Fassino, non dimenticarti di adoperare la pronuncia italofona, “ghei”, per quella misteriosa parola inglese. 🙂