15 Novembre 2007

Quando torno in Italia

Diario

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«Ho l´impressione sempre più spesso, quando torno in Italia, che siamo diventati un paese prigioniero delle paure. E la prima è quella del futuro. Declinata in varie forme. Fanno paura la società multietnica, i cambiamenti sociali, le scoperte scientifiche, sempre rappresentate come pericoli, la contemporaneità in generale. Si fa strada, perfino fra i giovani, la nostalgia di un passato molto idealizzato. Si combina una memoria corta e una speranza breve, e il risultato è l´immobilità. Il passato sarà un buon rifugio, ma il futuro è l´unico posto dove possiamo andare».
Renzo Piano a Curzio Maltese su Repubblica di ieri.

12 risposte a “Quando torno in Italia”

  1. Filippo ha detto:

    Italia, paese di umanisti. sigh!

  2. carcamanno ha detto:

    se si modernizzasse un po’, avrei un sacco di progetti da fare. Quei pochi che ci sono invece li danno solo a quel comunista di fuksas.. 🙂

  3. Angelo ha detto:

    essere un paese di umanisti, ammesso che sia vero, non vorrebbe dire avere paura del futuro, anzi.

  4. Marta Meo ha detto:

    Benvenuti in Being John Malkovich.
    Allora vogliamo dire che anche per Piano l’Italia è diventata il paese del cambio valigia?
    Il paese della lavatrice? Fa bene Piano a farcelo sapere, anche se alle star nostrane che da anni hanno preso il volo e parlano con accento straniero ci siamo più o meno abituati.
    Se anche per Piano l’Italia è diventata la tappa di passaggio tra un viaggio e l’altro me ne dispiaccio per l’Italia che “ne perde un’altro” (sono sempre i migliori ad andarsene), ma confido nel fatto che se la potrà cavare benissimo ovunque nel mondo.
    Mi dispiaccio molto di più per tutti quegli altri, magari meno talentuosi e anche meno fortunati, che vivono nell’immobilismo di quel combinato asfittico tra memoria corta e speranza breve che crea spazi angusti di quotidiano dove, costretti, vivono i più.

  5. Paolo Cambieri ha detto:

    Il FUTURO non è più quello di una volta. sigh !

  6. ciriolina ha detto:

    la colpa è anche, e soprattutto, dei sessantottini che stanno bloccando la società schierata a sinistra in posizioni di conservatorismo anacronistiche. Mentre la destra è conservatrice per definizione, la sinistra dovrebbe essere riformatrice come nel resto d’europa. Invece la gauche italiana è conservatrice, non pensa più ai diritti civili (ci ha mai pensato?), pensa solo a mantenere le posizioni di potere raggiunte e, se possibile, ad ampliarle, soffocando gli altri.

  7. P. Barbi ha detto:

    La più corta delle memorie sembra proprio la Sua, caro Renzo Piano. Mi dispiace, ma non accetto lezioni da chi dice “quando torno in Italia” solo per snobismo (chi La conosce sa che è cosi). Forse se qui potesse continuare a guadagnare milioni per progetti non proprio rivolti al futuro o strumento di autentico progresso, come acaduto in passato, il Suo giudizio sarebbe diverso.
    A proposito di memoria corta, ricorda il Suo autorevole contributo artistico per il progetto Punta Perotti a Bari? Per nostra fortuna il futuro ne farà a meno, ed è costato anche del denaro pubblico abbattere l’ecomostro.
    Se a molti di noi non è concessa che una “speranza breve” la responsabilità è anche di chi ha avuto visibilità, successo e potere ma non ha fatto nulla. Ed ha ragione anche chi cita M. Fuksas….una puntina di acido per il collega “giovane” si legge a distanza.

  8. Angelo ha detto:

    Se questo fosse un paese di umanisti non se ne perderebbe “un’altro”, al massimo se ne perderebbe “un altro”, ma forse anche nessuno. Il problema è che siamo un paese in via di impoverimento culturale, umanistico e non.

  9. Anellidifumo ha detto:

    E’ davvero sconcertante il livello di luogocomunismo di Filippo, specie riguardo alla cultura umanistica.
    Tutte le volte che l’Italia ha primeggiato nelle sue componenti umanistiche ha dato lezioni al mondo. Voglio dire, anche nelle materie scientifiche: Galileo era a sua volta un umanista, così come Leonardo, Machiavelli, Bruno, Vico, Dante, Petrarca, Bembo… alle volte l’ignoranza di un ingegnere deve essere davvero sorda e buia.
    Bellissima la frase di Renzo Piano, altro esempio contemporaneo di un umanista che primeggia nel mondo e in un settore che ha più a che fare con la scienza che non la poesia.

  10. Anellidifumo ha detto:

    Nella fretta di postare, ho dimenticato l’umanista per eccellenza: tale Leon Battista Alberti che, guarda caso, era anche architetto. Quando si dice la coincidenza, vero Filippo?

  11. Filippo ha detto:

    hai la coda di paglia, Sciltian?