18 Novembre 2007

Il mio intervento, ieri

Diario

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Quando ho saputo che avrei fatto parte di questa commissione, mi sono chiesto quale ruolo avrei potuto giocare qui. E ho deciso subito ciò che avrei fatto quale componente della Commissione per lo Statuto: avrei cercato di essere, tra i cento, tra coloro che cercheranno di fare di questo partito un partito aperto, un partito inclusivo e rispettoso.


Un partito rispettoso sin dall’uso che fa del tempo. Un partito in cui chi ha sette minuti per parlare non parli più di sette minuti, per esempio, come anche oggi è successo troppo spesso. E sempre in tema di tempo devo dire che la discussione che ha preceduto di poco il mio intervento, sulla data della prossima riunione, è stata davvero molto significativa. Facciamo in modo che in questo partito sia dato a tutti il tempo di partecipare: convocare una riunione di giovedì a Roma significa dare un messaggio molto chiaro all’esterno: che in questo partito partecipa chi vive a Roma e fa politica per professione. Attenti, quando si parla di casta si pensa immediatamente ai costi della politica: ma non è solo questo. La casta è anche la politica che chiude le sue porte. Il Partito Democratico deve essere secondo me, invece, un mezzo formidabile per consentire a chi vuol far politica di trovare una strada semplice ed evidente per poterlo fare, e questo sarà secondo me un importantissimo punto da sviluppare nello Statuto che andremo insieme ad elaborare.
Che il nostro Statuto sia poi rispettoso anche nella lingua che parla. Che sia uno statuto scritto in un bell’italiano, comprensibile a tutti, come la nostra Carta Costituzionale, un testo alto, scritto in un italiano ad un tempo elegantissimo eppure alla portata di tutti (a parte, va da sé, degli involuti e tecnicistici interventi del legislatore costituzionale successivi al 1948). La lingua che parliamo, anche quella che abbiamo parlato qui quest’oggi, è praticamente incomprensibile a chi abbia meno di trent’anni e noi non possiamo fare questo partito lasciando fuori dalla sua comunicazione una fetta così importante di questo paese.
Che il nostro statuto parli poi una lingua rispettosa dei generi: dobbiamo riprendere l’importanza della lingua, nel fare politica. Una ministra non è un ministro, è una ministra, e non è solo una questione di “political correctness”, è una fondamentale questione di rispetto e di riconoscimento dell’esistenza dell’altro.
Alcuni degli intervenuti prima di me hanno criticato la tempistica che ci siamo dati per la stesura dello Statuto: solo due riunioni plenarie prima della prima bozza. Qualcuno ha chiesto tempo ad libitum per poter discutere approfonditamente del tema, senza fretta, riflettendo in profondità. Ecco, sebbene io comprenda la prospettiva di chi ha sostenuto questa posizione, tra cui gli onorevoli De Mita e Morando (e devo dire che mi riconosco peraltro moltissimo in quasi tutte le altre cose dette da quest’ultimo), io penso invece che le decisioni che dovremo prendere, dovremo prenderle molto in fretta. In primo luogo ancora per un motivo di rispetto e di inclusione: non tutti i 100 componenti di questa commissione sono nella posizione di dedicare a questo sforzo tutte le loro energie, molti hanno lavori e famiglie, e altri impegni.
Ma c’è un motivo ancora più importante, che è dato dal fatto che la politica deve smettere di pensare di poter dettare i tempi della vita, i tempi del paese. Benvenuti nel 21° secolo, colleghi. Noi viviamo nel tempo della velocità, nel tempo dell’informazione, nel tempo della tecnologia. Le decisioni, oggi, devono essere prese velocemente, e se non le prenderemo velocemente il paese non starà lì certo ad aspettarci ma andrà comunque avanti, con noi o senza di noi.
Quanto alla struttura del partito vorrei dire che, dalla lettura dei giornali e dall’ascolto degli interventi di oggi, mi pare stiamo correndo il rischio di infilarci in una situazione paradossale. Oltre il 75% dei votanti ha appoggiato Walter Veltroni nel suo tentativo di creare un partito a vocazione maggioritaria, che riesca a prendere – in pratica – i voti per governare da solo. Ed ecco che mentre procediamo in questo sforzo moltissime voci si levano per costruire un partito magari maggioritario fuori ma che rimanga assolutamente proporzionale dentro.
Nella mia esperienza di vita ho potuto osservare il funzionamento di paesi a democrazia matura, dove la democrazia si sostanzia in una parola che non ha una vera traduzione in italiano: “accountability”. Accountability vuol dire in qualche modo “responsabilità”, la responsabilità di prendere delle decisioni e di essere poi responsabili delle stesse. La democrazia, vedete, non è contarsi ad ogni momento: quello è invece ciò che consente a Mastella di essere ogni giorno sulle prime pagine dei giornali. La democrazia negli altri grandi paesi occidentali è scegliere uno che guida, e mentre guida non può esserci uno che gli mette la freccia, un altro che gli cambia le marce e uno che gli pigia il pedale del freno. La democrazia consiste nel mettere una persona in grado di guidare per un certo periodo di tempo e chiedergli poi conto del tragitto percorso alla fine di quel periodo.
Abbiamo scelto un leader, insieme agli elettori, a larga, larghissima maggioranza e non possiamo pensare che la democrazia si chiami plebiscitarismo quando perdiamo. Io credo che le primarie del 14 ottobre siano state un esercizio di grande democrazia e che questo partito nasca sull’onda di una straordinaria legittimazione democratica.
Questo partito dovrà essere secondo me un partito liquido. Capisco bene le preoccupazioni di chi pensa che sia essenziale avere una forma di adesione o di tesseramento, ma non le condivido affatto. Le tessere rassicurano, sì, ma quanti esempi abbiamo di tesseramento fatto in forme quanto meno discutibili? Qui in sala c’è il mio amico Mario Adinolfi che temerariamente dimostrò questo assunto soltanto pochi mesi fa con la telecamera del suo telefonino andando a filmare un’assemblea provinciale di partito nella quale si sosteneva fossero presenti (e votanti) migliaia di militanti tesserati e che invece si svolgeva davanti a poche decine di persone. Non è forse più democratica una piattaforma wiki, dove ciascuno può dare il suo contributo, rispetto ad un tesseramento che può essere fatto in modo assolutamente scorretto, come purtroppo la politica ci ha dimostrato in passato?
Con questo statuto dobbiamo mettere in grado il partito di intercettare il Paese. Le primarie sono state un’esperienza democraticamente entusiasmante perché hanno dato diritto di cittadinanza a chi oggi non ce l’ha: i giovani tra i 16 e i 18 anni, gli stranieri che vivono nel nostro paese, le famiglie di fatto. Ecco, noi saremo vincenti se sapremo rappresentare tutta l’Italia. Ed è per questo che sono così orgoglioso di essere in un partito che riconosce, ora sì davvero, pari dignità alle donne. Perché è un partito che ha capito che la prima cosa da fare per essere forte ed autorevole, è assomigliare al paese che intende governare.

17 risposte a “Il mio intervento, ieri”

  1. mytwocents ha detto:

    Complimenti Ivan, un bellissimo discorso con cui concordo appieno. De Mita, santo cielo, De Mita.

  2. Andrea ha detto:

    Bravo Ivan, il discorso mi è piaciuto. Però candidarsi alla presidenza non sarebbe stato affatto male 🙂 La prenderei quasi come regola d’oro: ovunque puoi candidati a qualche ruolo importante, oramai l’abbiamo fatto più volte e possiamo essere considerati a pieno titolo esperti di candidature repentine.
    Saluti,
    Andrea

  3. monica borgonovo ha detto:

    Ribadisco: GRANDE!
    mo

  4. Dario Salvelli ha detto:

    Per me che mi interesso di rete trovo la citazione sul Wiki un bell’esempio di democrazia: ma vallo a spiegare ad una troppo vecchia classe politica che rende la tua proposta utopìstica. Continua comunque con queste idee.

  5. antonio sofi ha detto:

    bene! Ma che effetto ha avuto? Da qualche parte è possibile leggere del resonto dei lavori della commissioni?
    (ps: auguri per la tua strategia chiedere 10 per ottenere 5) 🙂

  6. Nicola ha detto:

    Complimenti.
    Se c’è una speranza in questo nuovo Partito Democratico, questa è rappresentata da discorsi come questo, e da come essi si tradurranno in azioni.
    Nick

  7. riccardo ha detto:

    L’esatto rischio del PD è quello di dimostrarsi il solito partito. O qualcosa cambia, in senso di responsabilità, e partecipazione diretta, o il PD non avrà una seconda possibilità.
    In bocca al lupo!!
    riccardo

  8. Anellidifumo ha detto:

    Un buon intervento. Vediamo quanto sarà seguito.
    Non siamo d’accordo sulla concezione di democrazia, ma questo l’avevo già capito ai tempi dello scioglimento repentino di “Io Partecipo” e della tua improvvisa iscrizione ai Ds, facendolo sapere al resto di noi tutti il giorno dopo, tramite post sul tuo blog. 🙂

  9. Andrea ha detto:

    Ottimo intervento Ivan, sia come contenuti sia come modo di esprimerli. Condivido anche l’approccio, che in questa fase deve per forza essere collaborativo e rispettoso ma fermo in certe posizioni. In attesa di vedere gli sviluppi. Per adesso pazienza, pazienza, pazienza!!!! Buon lavoro e grazie per tutto quello che fai.

  10. ciriolina ha detto:

    hanno dato diritto di cittadinanza ha chi oggi non ce l’ha: Attenzione all’uso della acca… noto che parecchi commettono ancora questo errore, che non è un’inversione di lettera, è proprio un errore BLU.

  11. Marta Meo ha detto:

    Ottimo intervento Ivan, davvero buono.
    E’ chieder troppo chiedere che tutti i materiali delle commissioni – verbali etc – vengano messi online, così anche i comuni mortali possono “partecipare” del lavoro che viene svolto? Riesci e hai voglia di farti carico di questa richiesta? Un caro saluto e buon lavoro! M

  12. david ha detto:

    Complimenti. Un intervento importante, in cui dici cose veramente importanti. Ma anche a me piacere sapere “l’effetto che ha avuto”. Tienici aggiornati 🙂

  13. Roberto Iovinelli ha detto:

    Ottimo Ivan, condivido pienamente!
    Un abbraccio, R

  14. scalpha ha detto:

    Grazie, Ciriolina, per il reminder grammaticale: ho già corretto lo svarione. Volevo comunque rassicurarti, è stato solo l’errore frutto di un’incauta modifica di una frase. Risolto il problema del dito, comunque, che te ne pare della luna?
    A Marta e Antonio: la commissione ha già approvato la pubblicazione dei lavori. Il video degli stessi dovrebbe essere prossimamente online.

  15. Raoul ha detto:

    Un intervento molto bello Ivan. Accountability, certezza della leadership, snellezza nei tempi e nel linguaggio. Benvenuti nella Nuova Politica

  16. Alessandro ha detto:

    Accountability: rendicontazione (cioè: fare sapendo di dover rendere conto e prepararsi a tal scopo).
    Quando faccio le mie ricerche so che alla fine dell’anno viene l’ispettore da Bruxelles e verifica cosa ho fatto giorno dopo giorno. Questa verifica serve anche a me, perché il mio lavoro diventa più visibile.
    Make yourself accountable, it’s fun.

  17. Omar Supio ha detto:

    Bene, bell’intervento. Vuoi vedere che approdiamo alla sponda giusta e diventiamo un paese normale?