Provo a chiarire e ricapitolare una volta e per tutte come vedo io la situazione dei diritti in generale, in Italia e all’interno del Partito Democratico. “Nessuno può farci sentire inferiori senza il nostro consenso” disse una volta Eleanor Roosvelt, e aveva ragione. Chi dimostra acquiescenza rispetto ad una situazione di minorità è oggettivamente corresponsabile della situazione in cui si trova. Così, quando si tratta di rivendicare i propri diritti civili, non esiste massimalismo o riformismo, quando si soffre di una situazione che di fatto ci qualifica come cittadini di seconda classe non c’è spazio per capire il perché, le ragioni storiche, politiche e civili della discriminazione che si subisce. In questi casi c’è da fare una sola cosa: dire basta, e puntare senza sconti al 100 per cento dei propri diritti. Perché i diritti diminuiti non sono diritti e di conseguenza i diritti o ci sono per intero o non ci sono, tertium non datur.
Se le suffraggette si fossero fermate e avessero cercato di comprendere ed analizzare i fatti della storia, le donne ancora oggi non voterebbero. Se Mandela si fosse fermato a ragionare sulle radici dell’apartheid, i neri sarebbero ancora discriminati in Sudafrica.
Come noto io credo che la comunità GLBT italiana, o chi fino ad oggi l’ha rappresentata, porti l’enorme responsabilità di aver ceduto il legittimo sogno della concreta realizzazione dei propri diritti portando avanti una tattica miope, perdente e anche un po’ meschina nel suo piatto realismo di piccolissimo cabotaggio. Questo sostenere che dovevamo capire l’Italia ed apprezzarne la storia e la cultura, che dovevamo convivere con il cattolicesimo bigotto ed aggressivo della Curia di Roma e quindi che dovevamo accettare, mediare, sopire, accontentarci, avrà forse fatto guadagnare un seggio in parlamento a qualche sedicente padre o madre nobile, ma ha fatto irrimediabilmente della nostra comunità la comunità GLBT più disconosciuta e derelitta di tutta l’Europa occidentale.
La mia posizione quindi è netta. Io sostengo la piena cittadinanza di tutti i cittadini italiani, inclusi i cittadini GLBT, e lotto perché nessun cittadino sia diminuito in qualsiasi suo diritto (inclusi il matrimonio e la possibilità di essere valutati capaci di adottare un minore) sulla base di un giudizio a priori, che abbia a che fare con l’orientamento sessuale o col colore degli occhi non fa nessuna differenza.
Questa è la mia battaglia per ciò che attiene ai diritti civili ed è una battaglia che faccio come dirigente e come militante del partito democratico, nella convinzione che i militanti e i dirigenti del partito democratico non possano oggi non essere d’accordo con me così come ieri non avrebbero di certo potuto appoggiare le argomentazioni pelose di chi riteneva che – a voler considerare fino in fondo il loro ruolo nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra società – sarebbe stato preferibile che le donne italiane non votassero, o che votassero al massimo per le elezioni comunali.
Il PD è il partito della sinistra europea, moderna e riformista. Quella è casa mia ed è lì che intendo fare la mia battaglia. Parliamoci chiaro, chi oggi ritiene che in un paese civile ci sia un problema ad approvare una legge contro l’omofobia o una legge contro la violenza domestica non è né un democratico né un cattolico: è uno che sostiene tesi che nel resto dei paesi europei a stento troverebbero posto nelle tesi della destra estrema e neofascista. I conservatori inglesi, i gollisti in Francia, i democristiani in Germania non si sognerebbero mai di ospitare nel proprio seno parlamentari pronti anche a far cadere il governo per poter sostenere tesi apertamente omofobiche e razziste.
La verità è che in questo momento si sta sviluppando una battaglia casa per casa dentro il Partito democratico. L’idea del PD è oggettivamente eccellente, lo dimostrano i tre milioni e passa di votanti alle primarie, e chi si prende il partito si prende il 30% dei voti e una posizione strategica nel panorama politico italiano paragonabile a quella della DC d’antan. Davanti a questo le questioni di purezza ideologica possono per taluni passare tranquillamente in secondo piano. In fondo, il partito è ancora allo stato gassoso e in molti pensano di poterlo trascinare di qua o di là con buona pace per la sua ovvia collocazione nella sinistra democratica europea. Quella che io vedo è una specie di occupazione di un territorio non proprio da parte di personalità che nel partito stanno non per affinità ideologica o culturale, ma per motivi prevalentemente legati all’occupazione di una posizione strategica. Una sorta di teoria dello spazio vitale applicata alla politica. Sono tedesco ma occupo la Polonia: questo non mi renderà di certo polacco, ma chi se ne frega se quello che alla fine mi interessa è appunto di governare la Polonia. Ecco, a me Binetti e soci paiono una specie di forza di occupazione all’interno del territorio della sinistra democratica europea, mandati lì a presidiare un segmento elettorale strategico a nome della Curia e dell’Opus Dei. Binetti avrebbe molte più cose da dirsi con Heider che con Zapatero, ma sa che a schierarsi con Heider al massimo beccherebbe il 4% dei voti e non potrebbe bloccare per conto di Ruini, come fa oggi, l’adozione di provvedimenti di mera civiltà, già diventati storia e non più cronaca in Francia, in Spagna, in Olanda, in Gran Bretagna e nel resto del mondo occidentale.
A questo si aggiunga la pavidità di una certa parte della nostra classe dirigente unita ad una inspiegabile miopia che ci fa credere che si guadagnino più voti a sostenere la Binetti piuttosto che a richiamarla all’ordine quando mette a rischio gli interessi del suo paese per proteggere gli interessi di un paese straniero, quello che è tecnicamente la Città del Vaticano.
Cosa fa Scalfarotto, dunque? Scalfarotto non molla l’osso e non lascia il campo libero all’invasore. Io resto qui, perché come ho detto il PD è casa mia, è la casa della sinistra democratica, anche quella – certamente – di origine cattolica. Finché la battaglia non sarà perduta io credo noi tutti dovremmo essere lì a presidiare il territorio, a far sentire le nostre voci, a pesare quando è il caso di contarsi. Se non ci fosse stato Oddifreddi a dire che in un paese laico le religioni valgono solo come elemento della propria libertà individuale e che in un paese democratico non si legifera sulla base di principi confessionali (come si fa in Iran), se non ci fosse stato Cuperlo a difendere alcuni elementari principi che fanno di uno stato democratico una cosa degna di portare tale nome, nella commissione Valori Binetti & co. avrebbero fatto carne da cannone della laicità dello Stato e della separazione tra lo Stato e la Chiesa.
Ecco mi piacerebbe che tanti, anche tra i lettori e i commentatori di questo blog, fossero tra quelli su cui poter contare in questa fase fondamentale. Fondamentale non solo per il mio partito, ma anche per l’Italia. Invece di stare fuori a criticare in un salotto o commentando questo o quel blog, sarebbe molto più utile a questo paese che queste persone aggiungessero la propria voce alla mia, a quella di Oddifreddi e a quella di Cuperlo per bilanciare la voce dei teo-dem che sanno benissimo da soli come fare ad amplificarla, la propria voce. A chi gioverebbe infatti un PD preda dei cattolici di destra, ultraconservatori e reazionari? In questo caso pensiamo forse di governare il paese o di modificarne le leggi in senso laico aggregandoci a Pecoraro e a Diliberto? O magari passando armi e bagagli con Berlusconi insieme a Daniele Capezzone? Sia ben chiaro, il governo del paese in senso laico e riformista non può che passare per il PD e il PD sarà alla fine quello che ne faremo noi, un partito della sinistra europea o la riserva di caccia della destra sanfedista e reazionaria alla quale lo avremo colpevolmente abbandonato: nel caso qualcuno se ne fosse scordato la natura aborrisce i vuoti. E la politica… beh, la politica anche peggio.
36 risposte a “Il PD sarà ciò che ne faremo noi”
Questo tuo richiamo alle armi è encomiabile, caro Ivan. Non scherzo.
Ci leggo sincerità nelle tue parole.
Il punto è che tu hai citato la Roosvelt. Hai citato le suffragette. Mi piace perchè hai il coraggio di citare Mandela.
Abbiamo bisogno di gente coraggiosa. Come quelle persone che hai citato.
C’è solo un particolare che sfugge in questa tua analisi: l’esempio.
Quelle persone hanno dato la loro vita alla causa che hanno portato avanti. Mandela ha dato 25 anni di carcere. Tutta la sua vita da adulto. Parlavo con anziani dell’ambasciata sudafricana che mi raccontavano di quanti carcerati rinunciavano al loro pasto per far mangiare e tenere in vita Mandela in carcere. Anche loro davano l’esempio. Molti ne sono morti, mi raccontavano.
Allora forse devi dare l’esempio se vuoi davvero che la gente ti segua nella battaglia. Forse devi tirare fuori questa rabbia che leggiamo nelle tue parole quando salirai su un palco in un’assemblea del PD. Forse dalla platea cominceranno a spellarsi le mani per gli applausi che ti lanceranno se mostrerai il coraggio che hai trascritto in queste righe.
Forse saremo tutti lì a dare battaglia, quando il nostro rappresentante è in prima linea a difendere le posizioni di giustizia sui diritti che richiamiamo.
Forse a quel punto ti girerai e ti soprenderai a vederci tutti lì, senza partiti, senza ideologie, a combattere a fianco di chi ha il coraggio di non arrendersi alla battaglia a noi comune.
E’ questo che chiediamo oggi ad un politico. Il coraggio. Dare esempio di coraggio.
Sai che in inglese l’etimologia di “leader”, dal verbo “to lead”, viene intesa nel senso di “andare per primo” (vedi lo junghiano Quaglino). Se non da l’esempio per primo… come può essere un rappresentante di una comunità?
Io ci credo in te.
Ivan, il tuo discorso è interessante, ma vorrei fare un paio di osservazioni.
1) Chi ha candidato la Binetti al Senato? Chi ha candidato la Binetti alla Costituente del Pd? Chi ha messo la Binetti nella commissione valori? (da notare che le liste erano sempre bloccate)
2) Il tuo discorso può filare per la Binetti, ma con D’Alema contrario ai matrimoni gay come la mettiamo? Non facciamo l’errore di pensare che l’ostacolo al PD partito laico sia solo la Binetti…
3) E su ciò che è successo al Comune di Roma circa il registro delle unioni di fatto… non dici nulla? (cosa ne pensi della lettera di Veltroni a Repubblica?)
Trovo quanto scritto da Ivan assolutamente condivisibile e “da fare”, tutti. Mi rammarico perciò che molte persone, intelligenti, sensibili e colte, che spesso vengono su questo blog a commentare, considerino il PD solamente come un mostro da mettere a ferro e a fuoco e non come un’occasione da costruire. E ancor più mi rammarico quando al PD viene contrapposta la sinistra da Mussi a Bertinotti, passando per Diliberto, che in tutti questi anni ha utilizzato le tematiche GLBT come merce di scambio per ottenere ben altro. Una sinistra che, in realtà, molto spesso ignora il significato di “laicità liberale”. Affermare tutto questo non significa certamente non poter esercitare un diritto di critica anche durissimo: ciò che Veltroni ha scritto oggi su Repubblica, ad esempio, è un banale e insulso temino. E triste, tristissimo. Soprattutto perchè nasconde la verità: la necessità politica di fare un favore a Ruini. Semplicemente, pacatamente.
Trovo quanto scritto da Ivan assolutamente condivisibile e “da fare”, tutti. Mi rammarico perciò che molte persone, intelligenti, sensibili e colte, che spesso vengono su questo blog a commentare, considerino il PD solamente come un mostro da mettere a ferro e a fuoco e non come un’occasione da costruire. E ancor più mi rammarico quando al PD viene contrapposta la sinistra da Mussi a Bertinotti, passando per Diliberto, che in tutti questi anni ha utilizzato le tematiche GLBT come merce di scambio per ottenere ben altro. Una sinistra che, in realtà, molto spesso ignora il significato di “laicità liberale”. Affermare tutto questo non significa certamente non poter esercitare un diritto di critica anche durissimo: ciò che Veltroni ha scritto oggi su Repubblica, ad esempio, è un banale e insulso temino. E triste, tristissimo. Soprattutto perchè nasconde la verità: la necessità politica di fare un favore a Ruini. Semplicemente, pacatamente.
Ivan, io l’aggiungerei volentieri, anche perché il PD è ciò che resta (il pochissimo che resta) del partito che ho votato e in cui ho creduto per il mio primo quarto di secolo abbondante di elettore. Se ricordi le nostre diuscussioni, ero molto scettico su cosa ci facessi tu con Binetti e tu mi rispondevii “un giorno chiederanno a Binetti che ci fa con me”. Questo non è successo. Alla faccia del buon senso, della costituzione e della storia, Binetti ha potere – e tanto, lei o chi la manovra – e tu ne hai troppo poco. Alla faccia della tua cultura, della tua testa, delle tue competenze, del tuo impegno.
Però continuo a non aggiungere la mia voce alla tua (anzi, la alzo nel mio minuscolo contro i sempre più frequenti “ma-anche” che risuonano nella casbah che ti ostini a definire casa tua) perché mi sembra che ancora una volta tu e molti altri non abbiate fatto tesoro dell’esperienza. E’ vero, c’è una lotta all’ultimo sangue per la conquista degli avamposti del potere, ma se la via d’uscita è incensare i portaborse di chi ha dato un contributo determinante a ridurre partito, politica e paese in queste condizioni, allora la scelta che resta è tra morire impiccati o fiucilati.
No Ivan,non intendo unire la mia voce a chi pensa che un Piddì preda dei portaborse degli affaristi sarebbe migliore di un Piddì preda dei cattolici. Unirò la mia voce e le mie risorse solo a chi sosterrà con chiarezza la necessità imprescindibile che cuperli e binetti e capezzoni e diliberti eccetera – ovvero chiunque abbia avuto l’occasione e ne abbia fatto scempio – si tolgano dai piedi. Se il rinnovamento deve partire dalle parole di circostanza di qualcuno di questi guitti, allora vuol dire che di speranza non ce n’è proprio più
Già l’ho detto altre volte: approvo e, anzi, ringrazio per questo (necessario e sicuramente “costoso” psicologicamente) impegno dall’interno.
Abbastanza azzeccato anche il paragone con le “forze di occupazione”. Perlomeno nel senso che indubbiamente la presenza clericale nel pd risponde ad una precisa strategia ecclesiastica di presidio di entrambi i “territori” politici italiani: le gerarchie, al di là delle loro preferenze e sintonie (cmq variegate data la stessa complessità del mondo cattolico), per vocazione, non possono che essere bi-polari (nel senso di stare “con” ed “in” tutti e due i poli) poichè loro devono essere sicuri di mantenere sempre il potere, al di là delle possibili alternanze.
Però non si tratta solo di un “corpo di guardia” che, per così dire, non si assimila e rimane “esterno”: anche loro sono lì per dare una forma (a loro immagine) a questo pd “gassoso”.
La situazione ormai è grave. L’ unico lato positivo è che vedo crescere il dibattito: perlomeno, cioè, si è risvegliata l’attenzione dei laici e liberali, prima un pò sonnacchiosi (talvolta anche un pò scocciati e spocchiosi, della serie “ma si, che vuoi che facciano quelli là che sono fuori dalla storia?” e, contemporaneamente, intimiditi). Ora, cominciano a rendersi conto sul serio dei pericoli di questa situaizone di riritrata culturale-sociale-politica con corrispondente avanzata clericale.
Il mio pensiero va costantemente al cosa fare. La lotta da dentro il pd, per chi ci sta, va bene. Ma è chiaro che bisogna fare molto altro.
Molte sono le domande a cui bisogna cercare risposta.
Per es. una mia convinzione è che solo una rinnovata “forza” della politica (= credibilità e autorevolezza dei partiti, dei politici, delle istituzioni) solo un suo rinnovato slancio e capacità di affrontare i problemi del paese senza girarea vuoto come negli ultimi dieci anni, potrà portare a ridimensionare l’ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche. Da questo pdv la ridefinizione del sistema politico in corso offre un’opportunità. Quindi da questo pdv sarebbe da auspicare e favorire. Ma, ecco i dubbi, d’altro canto, non c’è il pericolo, considerate le caratteristiche concrete delle forze con cui dovremmo operare questo cambiamento in Italia (questo Pd, questro partito di Berlusconi… la possibilità di aghi della bilancia cattolico-centristi ecc. ecc.) che in realtà la manovra non porti nulla di buono?
E poi, pensavo, proprio mentre diciamo che vogliamo cambiare la legge elettorale per garantire maggiore governabilità, per avere coalizioni più omogenee, per non rendere più necessario il “tutti quelli che ci stanno contro l’avversario”, bè proprio mentre facciamo questo, non vi pare che rischiamo, paradossalmente, di riprodurre una situazione un pò simile all’interno del pd? Anche qui l’idea è un pò quella di radunare tutti quelli che vogliono star lì, non tutti quelli che vogliono fare determinate cose, sicchè poi su ogni problema politico si aprono defatiganti trattative il cui risultato è la paralisi, proprio come avviene ora al governo nel rapporto coi piccoli partitini Si voleva semplificare con l’unione di due partiti, ma ora sembra che gli stessi problemi di “veti” delle forze minori, si trasferiscano all’interno stesso del partito. E siccome anche qui occorre conquistare un voto (al centro) in più dell’omologo concorrente di centro-destra, ecco che tutti diventano indispensabili e il valore “marginale” delle piccole posizioni di nicchia, diventa spropositato. Sembrano le stesse dannate logiche. Mah…
Altre domande, altri dubbi: i teodem portano realmente voti, voti consistenti? c’è dietro di loro un mondo che vota la sinistra? Oppure la loro importanza è indiretta: contano perchè espressione delle gerarchie che non ti portano voti, ma potrebbero farteli perdere in abbondanza (in ipotesi) se ti scontrassi apetrtamente con loro? Insomma il “popolo” dei cattolici integralisti cmq non ti votano, o ti votano poco: il loro cuore batte per altri; però se tu volessi autonomizzarti dall’influenza delle gerarchie, esse si metterebbero a contrastarti attivamente,ti farebbero guerra aperta facendoti perdere voti anche presso le masse cattoliche meno impegnate, la “gente comune” diciamo così? Mah…credo più la seconda, che ne pensate? in ogni caso penso che il timore dei dirigenti pd sia questo.
E in questo caso (altra domanda) veramente la gente comune si lascerebbe influenzare nel voto per questioni come i diritti civil?
E altre domande ancora mi vengono ma il post si fa troppo lungo…scusate l’andamento ingarbugliato e ondivago, ma oggi l’unica certezza è la situazione grave che abbiamo davanti, è il tempo della riflessione su come uscirne…
Già l’ho detto altre volte: approvo e, anzi, ringrazio per questo (necessario e sicuramente “costoso” psicologicamente) impegno dall’interno.
Abbastanza azzeccato anche il paragone con le “forze di occupazione”. Perlomeno nel senso che indubbiamente la presenza clericale nel pd risponde ad una precisa strategia ecclesiastica di presidio di entrambi i “territori” politici italiani: le gerarchie, al di là delle loro preferenze e sintonie (cmq variegate data la stessa complessità del mondo cattolico), per vocazione, non possono che essere bi-polari (nel senso di stare “con” ed “in” tutti e due i poli) poichè loro devono essere sicuri di mantenere sempre il potere, al di là delle possibili alternanze.
Però non si tratta solo di un “corpo di guardia” che, per così dire, non si assimila e rimane “esterno”: anche loro sono lì per dare una forma (a loro immagine) a questo pd “gassoso”.
La situazione ormai è grave. L’ unico lato positivo è che vedo crescere il dibattito: perlomeno, cioè, si è risvegliata l’attenzione dei laici e liberali, prima un pò sonnacchiosi (talvolta anche un pò scocciati e spocchiosi, della serie “ma si, che vuoi che facciano quelli là che sono fuori dalla storia?” e, contemporaneamente, intimiditi). Ora, cominciano a rendersi conto sul serio dei pericoli di questa situaizone di riritrata culturale-sociale-politica con corrispondente avanzata clericale.
Il mio pensiero va costantemente al cosa fare. La lotta da dentro il pd, per chi ci sta, va bene. Ma è chiaro che bisogna fare molto altro.
Molte sono le domande a cui bisogna cercare risposta.
Per es. una mia convinzione è che solo una rinnovata “forza” della politica (= credibilità e autorevolezza dei partiti, dei politici, delle istituzioni) solo un suo rinnovato slancio e capacità di affrontare i problemi del paese senza girarea vuoto come negli ultimi dieci anni, potrà portare a ridimensionare l’ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche. Da questo pdv la ridefinizione del sistema politico in corso offre un’opportunità. Quindi da questo pdv sarebbe da auspicare e favorire. Ma, ecco i dubbi, d’altro canto, non c’è il pericolo, considerate le caratteristiche concrete delle forze con cui dovremmo operare questo cambiamento in Italia (questo Pd, questro partito di Berlusconi… la possibilità di aghi della bilancia cattolico-centristi ecc. ecc.) che in realtà la manovra non porti nulla di buono?
E poi, pensavo, proprio mentre diciamo che vogliamo cambiare la legge elettorale per garantire maggiore governabilità, per avere coalizioni più omogenee, per non rendere più necessario il “tutti quelli che ci stanno contro l’avversario”, bè proprio mentre facciamo questo, non vi pare che rischiamo, paradossalmente, di riprodurre una situazione un pò simile all’interno del pd? Anche qui l’idea è un pò quella di radunare tutti quelli che vogliono star lì, non tutti quelli che vogliono fare determinate cose, sicchè poi su ogni problema politico si aprono defatiganti trattative il cui risultato è la paralisi, proprio come avviene ora al governo nel rapporto coi piccoli partitini Si voleva semplificare con l’unione di due partiti, ma ora sembra che gli stessi problemi di “veti” delle forze minori, si trasferiscano all’interno stesso del partito. E siccome anche qui occorre conquistare un voto (al centro) in più dell’omologo concorrente di centro-destra, ecco che tutti diventano indispensabili e il valore “marginale” delle piccole posizioni di nicchia, diventa spropositato. Sembrano le stesse dannate logiche. Mah…
Altre domande, altri dubbi: i teodem portano realmente voti, voti consistenti? c’è dietro di loro un mondo che vota la sinistra? Oppure la loro importanza è indiretta: contano perchè espressione delle gerarchie che non ti portano voti, ma potrebbero farteli perdere in abbondanza (in ipotesi) se ti scontrassi apetrtamente con loro? Insomma il “popolo” dei cattolici integralisti cmq non ti votano, o ti votano poco: il loro cuore batte per altri; però se tu volessi autonomizzarti dall’influenza delle gerarchie, esse si metterebbero a contrastarti attivamente,ti farebbero guerra aperta facendoti perdere voti anche presso le masse cattoliche meno impegnate, la “gente comune” diciamo così? Mah…credo più la seconda, che ne pensate? in ogni caso penso che il timore dei dirigenti pd sia questo.
E in questo caso (altra domanda) veramente la gente comune si lascerebbe influenzare nel voto per questioni come i diritti civil?
E altre domande ancora mi vengono ma il post si fa troppo lungo…scusate l’andamento ingarbugliato e ondivago, ma oggi l’unica certezza è la situazione grave che abbiamo davanti, è il tempo della riflessione su come uscirne…
Ma Alberto, non ti e’ mai venuto in mente che la Binetti ha (moltissimo) piu’ potere di me perche’ i suoi sono tutti militarmente compatti dietro di lei, mentre io devo ammazzarmi di lavoro e di parole per convincere anche gli amici personali piu’ cari, quelli a cui mi lega un’indubbia e indiscutibile comunanza di valori e di intenzioni, quelli – insomma – come te?
Ma insomma: io ti invito alla lotta in difesa dei nostri diritti democratici, in difesa della nostra storia e della nostra identita’, quella di Olof Palme, di Mitterrand, di Altiero Spinelli, di Willy Brandt e tu in tutto di questo po’ po’ di post riesci soltanto a leggere il nome di Gianni Cuperlo?
Continuiamo a farci del male…
Per ora il PD non è niente (!), quindi giusto “passare il pranzo” a Ivan perché possa farsi forza della nostra voce e fare di questo partito nascente ciò che più ci rappresenta. E meno male che ci sono persone come Odifreddi che controbilanciano le varie Binets.
Il problema vero sarà al voto, perché è con quello che si misura il buon lavoro di un partito (es: governo ’96-’01: male => vince Berlusconi), e di questo passo non so come il PD riuscirà a convincere 1/3 degli italiani a farsi votare.
Buon lavoro, Scalfarotto!
Riccaru
Bè, Ivan, il fatto è che la serie di belle cose che dico e penso di te non implicano l’infallibilità (e ci mancherebbe altro, siamo belli perché pieni di sbagli e contraddizioni). Cuperlo – come altri suoi simili nazionali e locali, remember Mirabelli – per me non è una persona, è una categoria, è l’archetipo dell’altra forza di occupazione (che c’è mica solo quella dei mullah de noantri in gonna porpora) impegnata con tutte le proprie forze a salvare il salvabile, mescolando le carte, dividendosi e aggregandosi, sempre loro, Mussi, D’Alerma, Di Pietro, Pecoraro, Bertinotti, Diliberto eccetera, giù giù fino al manichino del Quirinale. Il LORO salvabile. Quelli che hanno ridotto il paese in queste condizioni sono un pericolo analogo a Benedetto Ratzinger, coi loro infiniti cuperli usati come maschere perché hanno la faccia un po’ meno imbrattata di quella dei boss. La coscienza non so, ma quella è roba che non appare.
E allora – proprio per la stima, l’amicizia ecc ecc – non posso rinunciare a dire quello a cui ho pensato e ripensato e ripensato e ragionato e discusso. Secondo me, o ci si pone come alternativa a questa gente, ci si distanzia da chiunque faccia parte dell’oligarchia – indipendentemente da sue posizioni di comodo e circostanza – oppure non si va da nessuna parte. Forse si conquista qualche poltrona, qualche po’ di spazio, qualche briciola di potere. Ma certo non si ferma un meccanismo che – lo vediamo in questi giorni – si fa sempre più perverso. E resteremo anni luce distante da Palme, Mitterand (l’ultimo), Brandt eccetera.
La binetti di compatto c’ha solo le palle, purtroppo.
C’ha avuto il coraggio di fare quello che ha fatto, rischiando l’espulsione e hanno fatto quadrato dietro di lei proprio per il suo coraggio, aripurtroppo (visto che a coraggiosi il parlamento latita).
Forse se ti incatenavi in consiglio comunale a Roma o cominciavi il digiuno per il mancato registro delle unioni, la gente sarebbe stata compatta dietro di te.
Citare solo quei nomi altisonanti quando non si ha quel coraggio e quella caratura… non porta sostentori, ahimè!
Se si continua così come dar torto al biraghi?
Forse segue proprio la massima della Roosvelt che hai citato.
Picchia duro prima che picchia il titanic.
La binetti di compatto c’ha solo le palle, purtroppo.
C’ha avuto il coraggio di fare quello che ha fatto, rischiando l’espulsione e hanno fatto quadrato dietro di lei proprio per il suo coraggio, aripurtroppo (visto che a coraggiosi il parlamento latita).
Forse se ti incatenavi in consiglio comunale a Roma o cominciavi il digiuno per il mancato registro delle unioni, la gente sarebbe stata compatta dietro di te.
Citare solo quei nomi altisonanti quando non si ha quel coraggio e quella caratura… non porta sostentori, ahimè!
Se si continua così come dar torto al biraghi?
Forse segue proprio la massima della Roosvelt che hai citato.
Picchia duro prima che picchia il titanic.
Oh Ivan, guarda che il discorso che fai ad Alberto vale anche al contrario.
Non puoi infatti pensare che se così tanta gente che ti è vicina e amica, come Alberto e come me, stiano fuori dal PD è solo perché tu ci vedi bene e giusto e noi invece no. Quelli come Alberto e come me sono persone realiste, non ideologiche. Guardano alla realtà dei fatti. E la realtà dei fatti fa assolutamente a pugni con le belle parole con le quali infarcisci questo blog e questo post.
Per dire, quando tu scrivi:
“nella convinzione che i militanti e i dirigenti del partito democratico non possano oggi non essere d’accordo con me così come ieri non avrebbero di certo potuto appoggiare le argomentazioni pelose di chi riteneva che – a voler considerare fino in fondo il loro ruolo nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra società – sarebbe stato preferibile che le donne italiane non votassero, o che votassero al massimo per le elezioni comunali.”
Scrivi una cosa SBAGLIATA, falsa, che non ha agganci con la realtà anche la più recente. Vedi, proprio due giorni fa abbiamo avuto un esempio a Roma di quanto siano sbagliate le tue parole. Veltroni, il tuo segretario, è andato in Vaticano a prendere ordini da Bertone sulla questione (in sè pochissimo importante) del registro delle unioni civili. Ne ha ottenuto un “il registro non s’ha da fare” e si è speso perché le tre proposte di delibera non passassero. Non è stato nemmeno presente alla seduta comunale, ma ti rendi conto?
Veltroni èun dirigente, ma diciamo che i consiglieri romani del PD sono una via di mezzo tra i dirigenti e i militanti del partito. Non ce n’è stato UNO, su venti e passa, che si sia alzato per dire: “Signor sindaco, l’ordine è di votare contrario, ma stavolta lei sbaglia e io voto a favore”, magari in nome di tutto quel bel discorso che tu, Ivan, hai fatto in questo post: le suffragette, Mandela e io ci avrei anche messo la questione dei matrimoni misti tra razze diverse.
Non UNO, Ivan, non UNO.
La Binetti, dici tu, è come un tedesco invasore. La paragoni quasi a una nazista, considerando il riferimento storico alla Germania e all’invasione della Polonia. Ma la Binetti è la punta dell’iceberg del problema. E se non lo capisci da solo, E’ PEGGIO PER TE. La Binetti è stata selezionata da Rutelli, ed è l’emblema di un ACCORDO POLITICO tra la Margherita e l’OPUS DEI. Fassino ha fatto le scuole dai gesuiti e preferisce avere l’Opus dei come alleato nel suo partito che come avversario nell’Udc. La Binetti ha votato contro alla fiducia al suo governo e Veltroni e la nobile Finocchiaro si sono gettati a DIFENDERLA, non a espellerla.
Tu continui a raccontarci di un Paese e di un partito democratico che non c’è. Fai la parte del Peter Pan della politica, quello che vede l’isola che non c’è, i dirigenti che non ci sono, gli ideali che non ci sono, le prese di posizione che non ci sono. E intanto, tutto il Paese brucia. Tu pensi di essere dalla parte della ragione nel resistere stoicamente dentro un partito la cui fisionomia è giorno dopo giorno più clericale, più centrista e che sempre meno ha a che vedere non dico con il socialismo o la socialdemocrazia, ma con la laicità.
Ma cosa ci vorrà per farti capire che hai commesso un errore politico di valutazione grande come una casa, mio caro amico Ivan? Alcuni ebrei olandesi che collaboravano con i nazisti durante l’invasione dovettero vedere i vagoni piombati su cui erano caricati i loro amici e familiari per convincersi di avere commesso un errore. Sarebbe carino che tu non dovessi aver bisogno di arrivare allo stesso punto per ammettere dii avere riposto male la tua fiducia politica.
Finisco col dire: ti lamenti che non ci sono alternative al PD? Beh anche qui secondo me ti sbagli. Le alternative sono almeno due, la Sinistra e il Partito Socialista. Sono due realtà politiche molto differenti, la prima è assistenzialista e antiamericana, la seconda è liberale e filoamericana. Tu sei un dirigente di banca, ti troveresti meglio nel PS italiano d’oggi che non nella Sinistra. Quel PS che ha ancora rapporti con il tuo VERO partito, che poi sarebbero i Radicali.
Resta il fatto che la Sinistra e il PS-PR sono oggi le uniche due realtà laiche che si battono (quasi) sempre per la difesa della laicità in Italia e per l’estensione dei diritti civili. Sia la Sinistra che il PS hanno commesso degli errori (basti pensare all’astensione al Senato dei primi sulla proposta socialista di porre termine al privilegio fiscale della chiesa sugli immobili commerciali, oppure al voto d’astensione dei due membri della RnP sulla commissione d’inchiesta per il G8 di Genova) ma mi pare che si possa dire che gli “errori” commessi dal PD siano cento volte più frequenti e gravi di questi.
Ivan, ma che amici hai?
🙂
Io, per quanto possa contare, sto dalla parte dei “Peter Pan”.
Mai come di questi ultimi tempi la Politica in generale e il PD in particolare ha bisogno di idealisti e sognatori, di gente che denuncia il sistema ma che si batte per cambiarlo, per far passare quei valori che dovrebbero essere largamente condivisi ma che apparentemente in Italia non lo sono. Se questo non succederà, il PD già condannato.
Di fini strateghi e politologhi vari ne ho personalmente le blogsfere piene.
Questo é il posto piu’ bello che abbia letto nel blog negli ultimi mesi, per passione e determinazione!
In bocca al lupo Ivan e tieni duro.
Claudio
Parto dal presupposto che sono d’accordo con te al 100%. E’ una consapevolezza, quella dell’impegno e del ritorno allo sdegno, che non sia solo quello da salotto, raggiunta anni fa nel Meridione d’Italia che soffre di un vittimismo storico immane.
C’e’ un punto che mi lascia perplesso: non ho ancora capito come possiamo organizzare il nostro dissenso, la nostra voce e le nostre argomentazioni per far valere la voce dentro il partito democratico.
Mentre la Binetti ed altri hanno la loro esposizione meditica, il loro seggio in parlamento e tanti altri canali per agire, noi (coloro accomunati da questa simile visione del PD) sembriamo anche allo stato “gassoso” come il PD.
Certo, posso andare ad un incontro pubblico del PD e chiedere la parola ed esporre le mie ragioni ma si tratta di iniziative singole, atomistiche dall’efficacia limitata.
La banale strategia dell’unione fa la forza e’ ancora vera.
Quindi io mi chiedo, come possiamo resistere in questa battaglia delle idee se non siamo organizzati o non arriviamo a tutti fronti su cui si combatte?
C’e da pensare un qualcosa.
Ora, sono quasi certo che qualcuno proporra’ una riunione da qualche parte per dare voce allo spirito progressista del PD e magari fare una conferenza stampa o produrre una dichiarazione comune.
A me starebbe bene persino una cosa del genere…
Anche Lei non è sicuro che gli altri del PD la pensino come Lei! D’altra parte, come già detto in altro passaggio, non si riesce davvero a capire quale sia il la filosofia ed il pensiero del PD “come partito”, non come movimento o leader sia di primo che di secondo piano. E’ decisamente difficile confrontarsi su “non si sa che cosa”.
Vista la richiesta di aiuto, se serve un po’ di “pensiero” non ho difficoltà a fornirne, ma le domande devono essere “chiare ed orientate”.
Caro Ivan,
ricordare ad oltranza la Roosvel non fa di te una persona credibile. Dopo quello che è successo a Roma, dopo quello che è successo ai PaCS e poi sui DiCo, dopo lo scandalo – perché di scandalo si tratta – della norma antiomofobia una persona con le palle – o in alternativa, con un’infinita stima di se stessa e con una dose sufficiente di onestà intellettuale – avrebbe rassegnato dimissioni dopo aver fatto volare i tavoli dalle finestre.
Tu invece resti in quel partito omofobico e conservatore e ti racconti la favoletta delle magnifiche sorti progressive di un partito che vuole rubare l’elettorato di Casini e Giovanardi per convincere per lo più te stesso.
E questo non ti rende credibile, per niente.
Caro Ivan,
ricordare ad oltranza la Roosvel non fa di te una persona credibile. Dopo quello che è successo a Roma, dopo quello che è successo ai PaCS e poi sui DiCo, dopo lo scandalo – perché di scandalo si tratta – della norma antiomofobia una persona con le palle – o in alternativa, con un’infinita stima di se stessa e con una dose sufficiente di onestà intellettuale – avrebbe rassegnato dimissioni dopo aver fatto volare i tavoli dalle finestre.
Tu invece resti in quel partito omofobico e conservatore e ti racconti la favoletta delle magnifiche sorti progressive di un partito che vuole rubare l’elettorato di Casini e Giovanardi per convincere per lo più te stesso.
E questo non ti rende credibile, per niente.
Caro Ivan,
ricordare ad oltranza la Roosvel non fa di te una persona credibile. Dopo quello che è successo a Roma, dopo quello che è successo ai PaCS e poi sui DiCo, dopo lo scandalo – perché di scandalo si tratta – della norma antiomofobia una persona con le palle – o in alternativa, con un’infinita stima di se stessa e con una dose sufficiente di onestà intellettuale – avrebbe rassegnato dimissioni dopo aver fatto volare i tavoli dalle finestre.
Tu invece resti in quel partito omofobico e conservatore e ti racconti la favoletta delle magnifiche sorti progressive di un partito che vuole rubare l’elettorato di Casini e Giovanardi per convincere per lo più te stesso.
E questo non ti rende credibile, per niente.
Caro Ivan,
ricordare ad oltranza la Roosvel non fa di te una persona credibile. Dopo quello che è successo a Roma, dopo quello che è successo ai PaCS e poi sui DiCo, dopo lo scandalo – perché di scandalo si tratta – della norma antiomofobia una persona con le palle – o in alternativa, con un’infinita stima di se stessa e con una dose sufficiente di onestà intellettuale – avrebbe rassegnato dimissioni dopo aver fatto volare i tavoli dalle finestre.
Tu invece resti in quel partito omofobico e conservatore e ti racconti la favoletta delle magnifiche sorti progressive di un partito che vuole rubare l’elettorato di Casini e Giovanardi per convincere per lo più te stesso.
E questo non ti rende credibile, per niente.
Premesso che avresti dovuto candidarti a leader del PD, e che noi ti avremmo entusiasticamente votato… adesso ormai è fatta, e il PD è quello che è.
Abbiamo bevuto il tuo post – che è uno dei più entusiasmanti discorsi politici che abbiamo letto da molto tempo a questa parte – e come si può non essere d’accordo?
Poi abbiamo letto gli interventi che ne sono seguiti e, ahinoi! siamo d’accordo anche con Gastaldi: la realtà del PD è esattamente come lui la descrive, e il percorso compiuto per far nascere il PD non poteva portare che a questo punto. Ma di Gastaldi ci hanno molto deluso le conclusioni; non si può cominciare volando per atterrare su Mussi (del cui concetto di laicità non siamo ben sicuri) e sul PS.
Il problema resta, Ivan, poiché le cose stanno come stanno, e in fondo tu e Odifreddi e Cuperlo, non siete che la foglia di fico dietro cui si nascondono (e con le quali si abbelliiscono) decisioni già prese e classi dirigenti già saldamente insediate: cosa si fa adesso? Quali spazi ci sono effettivamente per far sentire la voce di chi la pensa come te? e per non dare per scontato che la battaglia sia già persa (poiché riteniamo che il fallimento del PD sarebbe una iattura per tutti)?
L’unica cosa che ci viene in mente è quella di definire una formulazione, da inserire nel Manifesto dei Valori, non solo diversa da quella di Ceruti, ma che esalti e concretizzi il concetto di “Partito democratico” che in quanto “democratico” non può che essere laico.
Su questa proposta si potrebbero raccogliere adesioni da spendere in commissione e nell’assemblea che dovrà approvare il manifesto. Non crediamo infatti sia sufficiente affidarsi ai rapporti di forza interni alla Commissione, ma che sia necessario rivolgersi agli elettori delle primarie e a tutti quelli che sono interessati a un PD laico e democratico; lo si può fare attraverso la rete, che è l’unico strumento che abbiamo per ora a disposizione.
Non ci viene in mente nient’altro, perché per quello che ci risulta, nel PD, oggi, spazi di discussione e di decisione, non ce ne sono.
Manuela ed Enzo
Se ho capito bene, Scalfarotto invoca un assalto al PD sul modello di quello compiuto con successo dall’Opus Dei. Un assalto di illuministi e modernizzatori.
Questa è un’idea molto suggestiva. Siccome si tratta soltanto di un’idea, mi piacerebbe sapere se Scalfarotto abbia intenzione di trasformarla in realtà. Questa sarebbe una bellissima idea.
Nel PD non esiste una fronda organizzata di illuministi. Al momento esiste qualche Galileo solitario, interessato a qualche eroico atto di solitaria testimonianza. Questa è la situazione. Per trasformarla, come sarebbe opportuno, servirebbe un movimento interno al PD che al momento NON ESISTE (oppure si nasconde molto bene).
Se qualcosa del genere venisse allo scoperto, noi stupidi segaioli potremmo anche cambiare idea, iscriverci al PD, partecipare alla fronda, conquistare la Polonia e cose così. Al momento nulla fa pensare a una possibilità del genere. Oppure ci sfugge qualcosa.
Concordo con Manuela. E aggiungo che bisogna anche fare rete con chi sta dimostrando di avere lo stesso impegno.
Vedi per esempio l’intervista di oggi a Cuperlo su Liberazione. Come anche i commenti sul suo sito.
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=GLEZV
http://giannicuperlo.it
bravo ivan, hai ragione al 100%…continuiamo a farci del male….
non siamo capaci, qui a sinistra, a compattarci, anzi siamo i campioni del mondo dei distinguo……
quando i tuoi amici ci arriveranno sarà troppo tardi…..
Gastaldi su una cosa ha ragione: è impressionante il fatto che su venti consiglieri comunali del pd a Roma nessuno su questa questione si sia sentito in dovere di esprimere, come la Binetti in Parlamento ma in senso opposto naturalmente, un voto di coscienza. Stiamo parlando di: 1) un consiglio comunale a maggioranza larga, e con un sindaco più che rodato e consolidato: dunque zero rischi di “cadute” 2) un provvedimento con nessuna conseguenza giuridica sull’esecutivo locale (insomma mica c’era la “fiducia” qui…) 3) una questione senza gran ricadute pratiche immediate, ma di una certa portata ideale e che aveva avuto pure notevole attenzione mediatica: poteva essere, dunque, un’ottima occasione per segnalare appunto le proprie convinzioni ideali e la propria posizione politica sui temi della laicità e dei diritti civili, ANCHE e soprattutto nei confronti dei compagni di partito e dei suoi dirigenti: come si dice parlare a suocera perchè nuora intenda 4) rischi personali bassi: e che cavolo! sono solo dei consiglieri comunali…capirai! chge hanno da perdere? poi il pd non espelle nessuno, manco un parlamentare che rischia di far cadere il governo quindi figuriamoci…
E INVECE tutti perfettamente ligi agli ordini di scuderia, tutti allineati sulla medesima posizione politica scelta dai leader!
Questo fa riflettere. Sapevamo già tutto. Ma indubbiamente queste scene hanno un valore, come dire, “plastico”: evidenziano una realtà mettendotela bene in posa sotto gli occhi.
La morale è: i teodem in se e per sè sono pochi, ma la linea generale, dominante nel partito pare essere comunque vicina alla loro, una linea di grande arrendevolezza perlomeno, se non di condiscendenza e simpatia verso quelle posizioni estreme.
E questo appunto vale per i leader, ma anche per i peones come dimostra il caso Roma: è una linea condivisa. Nessuno ha sentito la necessità di mandare un segnale, nessuno ha preso a cuore la questione perchè evidentemente condividono quella linea.
Sarebbe facile opportunismo e stupida illusione rispondere che nessuno si è sentito di evidenziare spaccature nel partito per non offrire agli avversari di specularci su: la Binetti quando c’erano da difendere le sue idee (sbagliate) non si è preoccupata di questo in un caso molto più grave. La verità è che se ci stanno a cuore sul serio delle cose ci battiamo; ai consiglieri comunali di Roma la questione non deve stare troppo a cuore.
Mi rivolgo a Gerri, Claudio e a quelli che sono ottimisti. Anche perché Ivan è troppo impegnato per rispondere, oggi.
Siete voi quelli che stanno costruendo un partito con i diversi da voi. Siete voi che votate uomini che difendono la permanenza della Binetti dentro al vostro partito. Quegli uomini (e quelle donne) si chiamano Veltroni e Finocchiaro, Marini e Bindi. Ivan ha contribuito a eleggere Veltroni e se n’è sempre detto entusiasta. Salvo poi scrivere su questo blog cose opposte a quelle che Veltroni fa, e l’esempio del voto di Roma di ieri, oppure di quello di due settimane fa in Senato, oppure la campagna pro Binetti sono i primi esempi che mi vengono in mente.
Non avete nessun diritto di pensarvi migliori di noi che abbiamo deciso di restare altro da chi la pensa all’opposto di noi sulla difesa della laicità.
Qui non si tratta di essere dei fini strateghi da salotto, come dite voi in modo volgare.
Si tratta di non essere dei gonzi. Si tratta di scegliere di non militare e di non votare per il partito della Binetti, mentre si scrive che la Binetti è come una nazista.
Ecco, “arrivateci” voi a questa conclusione. E se non ci arrivate, pazienza, vorrà dire che l’Italia si meriterà la classe dirigente che avrete contribuito a fare andare al potere: Veltroni con Binetti oppure, più probabilmente, Berlusconi con Giovanardi. La differenza la vedremo solo nella lotta all’evasione fiscale, non certo sui temi che stanno a cuore a Ivan.
Manuela, io eventualmente atterro su Angius (PS), non su Mussi (SD). E’ un dramma che Mussi e Angius alla fine debbano correre separati, secondo me, ma la Sinistra italiana è nata per essere in due e avere tre idee.
E’ la prima volta che vi leggo. La discussione la trovo molto appassionante. I diritti sono una cosa talmente importante che non possiamo dire a qualcuno, vai avanti tu ……., ne possiamo trincerarci dietro al fatto che la Binetti (avanguardia dell’Opus Dei nel PD) può avere od ha più voce in capitolo per far sì che si getti la spugna prima ancora di provare a difendersi, non dico combattere.
Vorrei ricordare che il PD, di fatto non esiste ancora. Il 14 di ottobre, poco più di 2 mesi fà, si sono tenute le primarie (a cui ha partecipato anche Scalfarotto, quindi la sua battaglia in prima persona l’ha fatta) per eleggere il segretario.
Io credo che chi ha a cuore i diritti civili, non può far altro che impegnarsi nei partiti, (a sinistra del PD ce ne sono tanti, troppi direi), nelle associazioni, nei post, nei luoghi di lavoro o di incontro. “purtroppo” ho qualche anno di troppo, ma ho ancora voglia di impegnarmi perchè le cose che sono state discusse in questo post possono avere uno sbocco Laico e non clericale. Ecco perchè l’impegno di Scalfarotto e di tanti altri che la pensano come lui, deve essere sostenuto per far sì che nello Statuto e nella Carta dei Valori del PD, vengano scritti riferimenti alla laicità dello stato e alla Costituzione Italiana. Devo dire che siamo molto lontani dalle battaglie sul divorzio e l’aborto, ma prendo questi riferimenti per dire che nonostante la Chiesa allora avesse molta più influenza nelle coscenze delle persone e c’era una potente Democrazia Cristiana, le due leggi passarono grazie alla lotta che tante donne e uomini intrapresero per farle passare nelle camere e per sostenerle durante i referendum che ne seguirono.
Sono passati molti anni, la Chiesa rinnova la sua forza sul nostro povero Paese, bisogna riprendere di nuovo una battaglia di civiltà per evitare che si ritorni alla “Santa Inquisizione” o ai “Tribunali del Sant’Uffizio”
Domenico hai proprio ragione. Quando dicevo che oltre alla battaglia interna ai partiti bisogna fare molto altro (anche per sostenere e fiancheggiare quella) pensavo anche a quello che dici tu: bisogna tornare ad impegnarsi nella società, fare politica nelle case, nei quartieri, sulla strada, fuori dalle scuole, nelle piazze; insomma riportare la lotta politica fuori dai limiti dei partiti. Bisgona coinvolgere direttamente la gente NON nella costruzione di un partito, MA intorno a delle scelte politiche concrete, a delle cose da fare trasversalmente fuori dai “contenitori”. Badate bene non ho la benchè minima attrazione per la (cosiddetta) anti-politica, i partiti servono, sono fondamentali anzi; solo prendo atto che su certe cose, oggi, non ce la fanno, non ce la fanno proprio, bisogna aiutarli. Agendo solo dall’interno non si riesce: 1)perchè c’è troppo deficit di democrazia nei partiti per poter contare qsa 2) perchè si viene risucchiati in un meccanismo di mediazioni, compromessi infiniti ed esasperanti con le varie anime e sotto-anime del contenitore-partito per poter riuscire a portare avanti un’azione politica lineare ed incisiva 3) perchè le leadership attuali sono troppo frenate dalla paura e troppo abituate a trattare a livello di “mediatori” per poter anche solo comprendere le nostre posizioni ed è molto difficile mandarle a casa senza scossoni esterni.
Certo sappiamo tutti che non sono più gli anni ’70; la gente si è abituata troppo a delegare, ha perso il gusto dell’impegno diretto, ed anche l’ottimismo, nonchè il senso dell’importanza di obbiettivi collettivi.Dunque non è certo facile coinvolgerla; però se ci si arrande all’immobilismo e si cede all’idea dell’ineluttabilità delle cose…Se una cosa è necessaria, bisogna provare, anche se difficile. D’altra parte anche la grande delusione dilagante per i “rappresentanti” può essere un buon punto di partenza per suscitare una nuova voglia di impegno diretto.
Non mancano poi segnali di uno sganciamento dalle vecchie logiche collateraliste anche in certi movimenti ed associazioni.
Sia chiaro che io a Mandela cederei il pasto tutti i giorni. Lo cederei a lui e a chiunque riesca a convincermi della bontà di un sacrificio simile.
Ma lo cederesti a Scalfarotto? Ti dirò la verità, io no. E mi dispiace dirlo. Sono convinto della tua onestà, ma sempre meno della tua intelligenza politica. Non hai portato a casa nessun risultato, non hai organizzato nulla che resista. I mille usano, come ogni altra struttura del PD, un’astuta miscela di censura e trasformismo per domare i dissensi. Non è così che si fa un partito moderno, né d’altra parte si poteva pensare di fare un partito moderno con comunisti e democristiani (cioè il PD). A questo punto, forse meglio i fascisti: loro la democrazia non sapevano cosa fosse, magari imparano prima dei piddini che ne hanno un’idea errata.
mi pare che siamo alle solite…
come sempre (quasi), io la penso un po’ come Alberto Biraghi e un po’ come Anelli di Fumo. Però non è questo il punto.
Quello che trovo davvero irritante — da una persona civile e pensate come Scalpha — è questa specie di richiamo all’ordine: o fate anche voi la vostra parte o i cattivi vinceranno…
Non è mica obbligatorio stare in un partito.
Io ci sono stata per molti anni, ho smesso di starci per molti motivi, e non ho nessuna voglia di rientrarci per fare la guerra alla Binetti, ma pure a gente teoricamente meno “altra da me” di lei, che pensa cose che non condivido non solo sui diritti civili, e che fa cose — sui più vari “terreni” — che mi fanno vivere malissimo.
E poi, è curioso (ma per dirla tutta è proprio brutto) leggere anche qui, come fossero parolacce, “salotti” e “blog”. Come nella migliore tradizione vetero del peggio del vecchio pci.
Commentare (dovunque, perfino al bar e in autobus) è un normale diritto di tutti, e a volte (quando lo si fa in modo informato e competente) è anche un modo di fare circolare informazione e idee (breve: democrazia). Dov’è il problema?
Dopo di che, nella vita si può fare “politica” in molti modi, e si può perfino decidere di essere solo elettori. Valutando al momento giusto il più vicino, o il meno peggio, o perfino l’ipotesi di stare a casa. Anche l’exit è una possibilità democratica.
Penserei che queste idee siano ovvie, almeno per Scalpha, ma a quanto pare entrare nel gioco fa male (alla lucidità, se non altro)….
Caro Ivan, il fatto è che Veltroni e il gurppo dirigente del PD hanno già scelto, non espellendo la Binetti il giorno stesso del voto al Senato, da che parte starà il partito.
A te e ai pochi come te resterà un compito di mera testimonianza, da esibire nella categoria “gay del PD” come specchietto per allodole alle prossime elezioni.
Un abbraccio
Massimo
Massimo, a quanto pare a Ivan occorre vedere i vagoni piombati, per capirlo… (è una metafora, eh).
Sono d’accordo con Massimo. La verità è che la Binetti è “intoccabile” nel PD, e chi prova a scalfire la sua posizione viene espulso dal “sistema interno” come il nocciolo di un’oliva. Non altrettanto intoccabili sono i rappresentanti della comunità gay evidentemente, che dopo essersi beccati dei “malati da curare” dalla stessa Binetti ora si trovano senza nessuna candidatura. Ma cosa aspettate ad alzare veramente la voce? a farvi veramente sentire, anche attraverso il potere sociale legato alle attività e ai ruoli che molti di voi sicuramente rivestono? La Binetti nel PD è un controsenso totale, un rischio politico che non è possibilie ignorare se non per ingenuità grave: come nel governo Prodi, mostrerà con gesti di ambigua valenza di poterci stare e di adattarsi in qualche modo ai principi di laicità, alle mozioni etiche sul testamento biologico, i Pacs, l’aborto, per poi trasformarsi in “strumento di ricatto” quando si tratterà di passare dalle parole ai fatti, con piena approvazione e gaudio del Vaticano. E basta con le contrapposizioni cattolici vs. radicali, cattolici vs. PD e così via, che la stessa Binetti come tutto il gruppo teodem godono nel rintuzzare: il “cattolico” è una categoria RELIGIOSA, non POLITICA, ci sono cattolici in TUTTI gli schieramente politici, compresi i radicali, e in tutti gli ambiti di orientamento sessuale, compresi i gay. Quindi, se la Binetti vuole confrontarsi politicamente con qualche schieramento, si faccia il favore (giornalisti compresi) di precisare: la MARGHERITA (rappresentata dalla senatrice Binetti) contro i radicali, o rispetto al PD o quant’altro. La categoria “cattolico” andrà bene solo per contrapporsi, che ne so, alle esigenze confessionali dei musulmani o dei buddisti o degli ebrei, ma NON E’ UNA CATEGORIA POLITICA e non può, a mio parere, essere continumamente in tutte le occasioni utilizzata e “sbandierata” come tale.