“Italian politicians are not just masters of trasformismo (a chameleon-like ability to reinvent and present themselves anew to voters), but of stratificazione, or “layering”, the introduction of new policies and institutions without replacing those that preceded them. The result is a damaging mix of obsolete and contradictory legislation, the product of bargaining over reform by chronically weak governments in a veto-ridden polity. The outcome – immobilismo – is a system in which all parties, and democratic government itself, are steadily losing legitimacy.”
Il Financial Times, ieri.
25 risposte a “The least-well governed country in Europe”
Un articolo che ci meritiamo tutto, come al solito.
Ma qualcuno mi spiega perche’ i Brits ce l’hanno tanto con noi?
I brits magari ce l’hanno con noi, ma noi non facciamo molto per fargli cambiare idea con il nostro modello legacy di gestire le cose.
Se vogliamo possiamo rispondergli dicendo che loro non hanno il bidet e che hanno preso un allenatore italiano.
errore Sandra, i Brits ce l’hanno con tutti non solo con noi. Complesso di superiorita’ (inguistificata) tipicamente brits, suppongo.
Hanno inventato il calcio ma non sanno giocarci.
Hanno inventato la rivoluzione industriale ma odiano le industrie.
Diamogli qualche calciatore in cambio di qualche giornalista.
piu’ spesso di quelli britannici leggo i quotidiani francesi e spagnoli (penso alla mitiche Historias de Calcio di EnricGonzalez), i quali sono meno duri dei britannici, ma in compenso vedono e capiscono meglio l’incomprensibile realtà italiana (sarà la vena latina). non so’ le critiche spagnole e francesi mi sembrano piu’ reali, scritte nella nostra lingua.
detto questo la citazione del FT di Ivan é drammaticamente vera.
piu’ spesso di quelli britannici leggo i quotidiani francesi e spagnoli (penso alla mitiche Historias de Calcio di EnricGonzalez), i quali sono meno duri dei britannici, ma in compenso vedono e capiscono meglio l’incomprensibile realtà italiana (sarà la vena latina). non so’ le critiche spagnole e francesi mi sembrano piu’ reali, scritte nella nostra lingua.
detto questo la citazione del FT di Ivan é drammaticamente vera.
piu’ spesso di quelli britannici leggo i quotidiani francesi e spagnoli (penso alla mitiche Historias de Calcio di EnricGonzalez), i quali sono meno duri dei britannici, ma in compenso vedono e capiscono meglio l’incomprensibile realtà italiana (sarà la vena latina). non so’ le critiche spagnole e francesi mi sembrano piu’ reali, scritte nella nostra lingua.
detto questo la citazione del FT di Ivan é drammaticamente vera.
piu’ spesso di quelli britannici leggo i quotidiani francesi e spagnoli (penso alla mitiche Historias de Calcio di EnricGonzalez), i quali sono meno duri dei britannici, ma in compenso vedono e capiscono meglio l’incomprensibile realtà italiana (sarà la vena latina). non so’ le critiche spagnole e francesi mi sembrano piu’ reali, scritte nella nostra lingua.
detto questo la citazione del FT di Ivan é drammaticamente vera.
a proposito di tempo che non passa vi ripropongo un pezzo di articolo del pais dell’anno scorso (visto che il tempo in Italia sembra non passare mai):
“Gli antichi egizi distinguevano due tipi di tempo infinito. Uno era il nehneh nel quale i cicli caratteristici del tempo (giorni, maree, equinozi) si susseguivano indefinitivamente. L’altro era il djet, un concetto paradossale perché definiva il tempo per via della sua assenza: il djet era l’eternitá immutabile, senza ciclo, senza invecchiamento, senza rigenerazione. Nel djet non era possibile nessun cambio. Neheh e djet erano ovviamente incompatibili. Il faraone, una volta morto nel nehneh poteva andarsene nel djet, peró non saltava dall’uno alll’altro.
In Italia l’icompatiblitá fra nehneh e djet non appare cosí evidente. Funzionano gli orologi, passano i giorni e la gente invecchia, evidentemente. Il senatore a vita Giulio Andreotti, conosciuto in Parlamento come Belzebú, forse, come sospettano alcuni, é immortale. Esistono le prove, per esempio, per cui che nella metá degli anni ´80 Andreotti cambió i suoi occhiali, per degli altri con un montatura piú leggera. I cicli italiani del nehneh sembrano quindi impregnati dello spirito di immutabilitá proprio del djet.
il resto dell’aritcolo in lungua originale lotrovate qui:
http://www.elpais.com/articulo/deportes/eternidad/inmutable/elpepudep/20070319elpepidep_22/Tes
a proposito di tempo che non passa vi ripropongo un pezzo di articolo del pais dell’anno scorso (visto che il tempo in Italia sembra non passare mai):
“Gli antichi egizi distinguevano due tipi di tempo infinito. Uno era il nehneh nel quale i cicli caratteristici del tempo (giorni, maree, equinozi) si susseguivano indefinitivamente. L’altro era il djet, un concetto paradossale perché definiva il tempo per via della sua assenza: il djet era l’eternitá immutabile, senza ciclo, senza invecchiamento, senza rigenerazione. Nel djet non era possibile nessun cambio. Neheh e djet erano ovviamente incompatibili. Il faraone, una volta morto nel nehneh poteva andarsene nel djet, peró non saltava dall’uno alll’altro.
In Italia l’icompatiblitá fra nehneh e djet non appare cosí evidente. Funzionano gli orologi, passano i giorni e la gente invecchia, evidentemente. Il senatore a vita Giulio Andreotti, conosciuto in Parlamento come Belzebú, forse, come sospettano alcuni, é immortale. Esistono le prove, per esempio, per cui che nella metá degli anni ´80 Andreotti cambió i suoi occhiali, per degli altri con un montatura piú leggera. I cicli italiani del nehneh sembrano quindi impregnati dello spirito di immutabilitá proprio del djet.
il resto dell’aritcolo in lungua originale lotrovate qui:
http://www.elpais.com/articulo/deportes/eternidad/inmutable/elpepudep/20070319elpepidep_22/Tes
a proposito di tempo che non passa vi ripropongo un pezzo di articolo del pais dell’anno scorso (visto che il tempo in Italia sembra non passare mai):
“Gli antichi egizi distinguevano due tipi di tempo infinito. Uno era il nehneh nel quale i cicli caratteristici del tempo (giorni, maree, equinozi) si susseguivano indefinitivamente. L’altro era il djet, un concetto paradossale perché definiva il tempo per via della sua assenza: il djet era l’eternitá immutabile, senza ciclo, senza invecchiamento, senza rigenerazione. Nel djet non era possibile nessun cambio. Neheh e djet erano ovviamente incompatibili. Il faraone, una volta morto nel nehneh poteva andarsene nel djet, peró non saltava dall’uno alll’altro.
In Italia l’icompatiblitá fra nehneh e djet non appare cosí evidente. Funzionano gli orologi, passano i giorni e la gente invecchia, evidentemente. Il senatore a vita Giulio Andreotti, conosciuto in Parlamento come Belzebú, forse, come sospettano alcuni, é immortale. Esistono le prove, per esempio, per cui che nella metá degli anni ´80 Andreotti cambió i suoi occhiali, per degli altri con un montatura piú leggera. I cicli italiani del nehneh sembrano quindi impregnati dello spirito di immutabilitá proprio del djet.
il resto dell’aritcolo in lungua originale lotrovate qui:
http://www.elpais.com/articulo/deportes/eternidad/inmutable/elpepudep/20070319elpepidep_22/Tes
a proposito di tempo che non passa vi ripropongo un pezzo di articolo del pais dell’anno scorso (visto che il tempo in Italia sembra non passare mai):
“Gli antichi egizi distinguevano due tipi di tempo infinito. Uno era il nehneh nel quale i cicli caratteristici del tempo (giorni, maree, equinozi) si susseguivano indefinitivamente. L’altro era il djet, un concetto paradossale perché definiva il tempo per via della sua assenza: il djet era l’eternitá immutabile, senza ciclo, senza invecchiamento, senza rigenerazione. Nel djet non era possibile nessun cambio. Neheh e djet erano ovviamente incompatibili. Il faraone, una volta morto nel nehneh poteva andarsene nel djet, peró non saltava dall’uno alll’altro.
In Italia l’icompatiblitá fra nehneh e djet non appare cosí evidente. Funzionano gli orologi, passano i giorni e la gente invecchia, evidentemente. Il senatore a vita Giulio Andreotti, conosciuto in Parlamento come Belzebú, forse, come sospettano alcuni, é immortale. Esistono le prove, per esempio, per cui che nella metá degli anni ´80 Andreotti cambió i suoi occhiali, per degli altri con un montatura piú leggera. I cicli italiani del nehneh sembrano quindi impregnati dello spirito di immutabilitá proprio del djet.
il resto dell’aritcolo in lungua originale lotrovate qui:
http://www.elpais.com/articulo/deportes/eternidad/inmutable/elpepudep/20070319elpepidep_22/Tes
CAdere o non cadere.
Una parte di me dice che è da irresponsabili far cadere un governo in un momento così delicato per i cittadini italiani. Un’altra parte mi dice che se questa coalizione non fosse irresponsabile non avrebbe governato in questo modo. Come ci si può continuare ad illudere su un finale diverso.
E alora devo sempre e solo guardare la storia. Come dice il mio amico statistico, in Italia non guardiamo mai i numeri. In Italiano non esiste per i numeri l’equivalente di analfabeta per le lettere. “Innumeracy”, per i brits.
Forse è per questo che giustamente si accaniscono con noi. Non parliamo mai di numeri.
Le nostre serie storiche ci racconterebbero che vincemmo due mondiali di calcio dopo i momenti più bassi del settore, per esempio. O che raggiungemmo l’Unità d’Italia, con Roma Capitale, con un Garibaldi (che ci aveva dedicato una vita a “Roma o morte”) ormai pensionato e amareggiato.
Siamo italioti. Se non tocchiamo il fondo, ma quello più nero, non partoriremo mai gli anticorpi.
Travaglio ieri sera diceva giustamente che questi governi della seconda repubblica cadono ancora sul problema morale, proprio come quelli della prima di repubblica. Ancora dobbiamo vedere il fondo probabilmente.
E allora forse meglio avviarci verso il caos (visto che tanti come me stavolta non vorranno votare)?
E’ morto a 92 anni a Ravenna Arrigo Boldrini. Comandante partigiano col nome di battaglia Bulow, padre costituente, presidente dell’ANPI, deputato per molte legislature col PCI e col PDS. Per molti giovani un nome poco conosciuto, nella migliore delle ipotesi. Per me e quelli della mia generazione, l’emblema del coraggio delle idee e della coerenza.
Tenne l’orazione funebre di Benigno Zaccagnini, partigiano come lui e segretario della DC.
C’era anche il rispetto delle idee altrui, a quei tempi.
Gli inglesi sono brutali con noi perche’ vorrebbero venire in vacanza o a vivere in Italia (come iniziano a fare in Spagna e Sud della Francia) ma non riescono a sopportare l’inefficienza italiana…
E poi, diciamo la verita’, siamo diventati indifendibili..
Purtroppo gli inglesi hanno ragione.Ti pare possibile che appena ieri Bagnasco detti le linee per un governo clericale prossimo venturo.Non ti sembra che è giunta l’ora di dire basta con gli infami mangiatori di bignè.E’ il momento di chiamare gli italiani a raccolta attorno alla dignità nazionale dal Nord al Sud,recuperare il senso di unità nazionale che si sta perdendo sotto i colpi di questa destra secessionista,lo slogan:Italiani in Europa.Liberalizzazioni in campo economico a tutto spiano(Bersani)con sostegno alle fasce piu’ deboli.Diritti civili come in Europa.Tre cardini semplici per unire una maggioranza coerente e in grado di governare su obiettivi condivisi.
vorrei capire perché un articolo scritto in lingua inglese che critica l’attuale situazione politica italiana e cerca di individuarne le radici in un certo tipo di mentalità e di mal costume venga subito etichettato come “gli inglesi ce l’hanno con noi (italiani)”…
io penso che gli unici ad avercela con noi e a continuare a farci letteralmente del male siano i signori che alternativamente da 15 anni ci governano, ahimé, con il nostro immeritato consenso, per il resto chi ha scritto questo articolo e il giornale che lo ha pubblicato fanno semplicemente il loro mestiere che in Inghilterra contempla il dovere di cronaca e di denuncia degli abusi del potere, anche del potere italiano.
Caro Ivan, leggo con interesse i post contenuti nel tuo blog
ti chiedo, ma invece di preoccuparsi di ciò che dicono gli inglesi perchè non iniziamo a preoccuparci per quello che dicono quelli che in italia ci vivono e soffrono?
cade il governo non per le raccomandazioni ma per i diritti negati conseguenti alle raccomandazioni(al lavoro alla salute all’istruzione etc)
cade il governo e si vuole andare a votare con questa legge elettorale per non andare al referendum per toglierci anche il diritto di scegliere i propri rappresentanti e non liste preconfezionate dai partiti (altro diritto negato..)
cade il governo senza aver fatto la legge di riforma sulle tv e sul conflitto di interessi (libertà di pensiero, informazione e iniziativa privata)
cade il governo e il cardinal bagnasco detta la linea politca su quello che non va in italia
cosa bisogna fare? denunciare la classe politica e le istituzioni alla corte dei diritti dell’uomo?
restituire i certificati elettorali o non andare a votare?
scusa/scusate per lo sfogo da tarda serata..ma non è rassegnazione o sconforto ma pensiero ormai lucido su cme viene vista l’italia dall’italia
saluti dalla Sardegna
Per la cronaca, Martin Rhodes è neozelandese.
Dal Financial Times di oggi:
“In spite of that arithmetical nightmare [gli equilibri al senato, ndr], the government has performed surprisingly well over the past 20 months. Tax evasion has been sharply reduced, and a budget deficit of 4.4 per cent of gross domestic product left by the former centre-right government of Silvio Berlusconi has been cut to about 2 per cent. The upward trend in Italy’s swollen public debt has been reversed. Although growth has been sluggish in eurozone terms at 1.9 per cent, unemployment is down to a 15-year low of under 8 per cent.”
Certo, il FT non e’ il vangelo. Ma queste osservazioni mi sembrano in stridente contrasto con le giacuatorie un po’ qualunquiste di chi parla di “rassegnazione e sconforto”, “vedere il fondo”, “avviarci verso il caos” , “l’obiettivo di chi, dentro e fuori il PD, vuole un partito veramente nuovo e non in continuità con una classe politica che ci ha portati a questo sfascio”, giusto per copincollare alcuni dei commenti comparsi su questo blog.
Mi pare anche una risposta alla domanda (retorica?) che si pone Ivan, nell’ altro post nel quale sollecita la cooptazione nella “classe politica” di nuovi talenti (non sono certo a chi si riferisca): “Avremmo forse il coraggio (e la faccia tosta) di ripresentarci al paese tra due, tre o cinque anni ancora con gli stessi Pecoraro, D’Alema, Rutelli, Dini, Marini, Diliberto e Bertinotti?”.
Ecco, Ivan, visti i risultati e lasciate a parte le chiacchiere, questa non mi sembrerebbe poi una cosi’ cattiva idea. E’ una faccenda di merito e accountability, direi.
Beh, Marco, forse qualche piccola modifica si potrebbe fare, tipo Pecoraro. Comunque sono d’accordo: è 15 anni che l’Italia è in preda a questa mania del nuovismo a tutti i costi e, oltre che a nomi e organizzazioni di partito, anche alcune facce sono effettivamente cambiate, soprattutto a destra ma non solo. E generlamente in peggio.
Io credo che questo governo, specialmente viste le condizioni al controno (paese, maggioranza, congiuntura, ecc.) abbia fatto veri miracoli. Alcune sue componenti (Prodi in primis, ma senz’altro anche Padoa), meriterebbero un monumento, per competenza e per tenacia.
E’ desolante che in mezzo a tutte queste diffociltà il leader del PD, anziché supportare il Governo e l’Unione (non a parole, che son capaci tutti) si sia messo, dopo aver cambiato tre volte idea, a trattare di legge elettorale direttamente con Berlcusconi, auspicando in subordine il referendum con Fini, e poi sia arrivato a compiere quell’idiota (per il tempismo, non per il mertito) dichiarazione sul PD che andrà da solo in qualsiasi caso.
Mastella è responsabile della crisi (la seconda conlamata, ma in realtà l’ennesima), però Veltroni ha dato il suo bel contributo.
Naturalmente resta il dato strutturale della debolezza della maggioranza non tanto per la pur pessima legge elettorale, ma per il semplice, oggettivo e banalissimo fatto che gli italiani sono spaccati esattamente in due (anzi al senato il centrodestra ha preso più voti del centrosinistra). Una situazione che in un paese noramale – tipo Germania – avrebbe consigliato un governo di “larghe intese”, la Große Koalition che Tremonti – subito zittito dal bipolarsita Fini – propose all’indomani del voto. ma l’Italia non è un paese normale. Che tristezza.
daniele, milano
La Corte Europea per i diritti dell’uomo: negare l’adozione di un bimbo a una lesbica è discriminazione.
Uno spiraglio di speranza: l’Europa ci trascinerà – pur recalcitranti – verso i diritti civili,
Boh, il mio inglese è quello che è, ma le motivazioni della corte mi sembrano “tecniche”….non di principio.
Ma magari sbaglio..
Va beh, vediamola in positivo. L’articoo dice “least well-governed”, mica “worst governed”! Quello è in arrivo col Berlusconi 2!
least well è puro understatement inglese. pigliamoci sta lavata di capo, e che cavolo! ci fa solo bene.