Abbiamo provato a rispondere, ieri su L’Unità, con Paola Concia, Andrea Benedino e tutto il tavolo GLBT del Partito Democratico.
Abbiamo provato a rispondere, ieri su L’Unità, con Paola Concia, Andrea Benedino e tutto il tavolo GLBT del Partito Democratico.
15 risposte a “Perché un gay dovrebbe votare PD?”
“le famiglei declinate al plurale”? “i diritti delle persone che vivono in unioni di fatto”? ma ci prendete in giro? queste formule sibilline e suscettibili di mille interpretazioni discordanti esattamente come il programma dell’Unione di due anni fa sarebbero i motivi – insieme ad altri – per i quali io dovrei votare PD? Mi viene da ridere. Anzi, da piangere.
Si, non siamo stati citati, cioè, nominati.
Quando ascolto Veltroni – l’ho fatto l’altro giorno, guardando Porta a Porta – non posso non provare simpatia per lui. Certo, non sono sicuro della natura di questa simpatia: da una parte, infatti, c’è una sorta di tenerezza per quello che potrebbe sembrare uno spirito tutto sommato ingenuo o che, comunque, crede profondamente in ciò che dice; dall’altra, c’è una forma di “corrispondenza” con l’anima del figlio di buona donna o, se si preferisce, del peggior cinico che la politica italiana potesse regalarci. Peggio di D’Alema, per intenderci. Dibattuto tra queste due emozioni – entrambe di “sim – patia”, ma profondamente diverse l’una dall’altra – vado alla ricerca di quale sia quella “vera”, dimenticando o trascurando il fatto che, ahimé, sono entrambe vere e che non ce n’è una più reale dell’altra. E’ la profonda ambivalenza -o, per dirla brutta, l’ambiguità – che rende Veltroni il luogo ideale di (quasi) tutte le proiezioni possibili. Ed è questa la cifra in base alla quale misurare il consenso post – ideologico che riesce ad attirare.
Dunque, tanto per capirci, di chiaro in ciò che dice Veltroni c’è poco o niente. Se non, appunto, la sua ambiguità e la sua capacità di evocare immagini, scenari, rappresentazioni che, però, sono quanto di più effimero possa esistere. E che, soprattutto, sono l’emblema del soggettivo e del non confrontabile. Quel che ho “percepito” io – e non ascoltato, perchè non c’è nulla da ascoltare, se non in sé stessi – è ontologicamente differente da, e ugualmente vero a, quanto hai “percepito” tu.
E’ vero che non tutto quello che dice Veltroni ha questa caratteristica. Su alcuni temi c’è una certa nettezza. Ma sono davvero pochi, due o tre argomenti. Qualcosa in economia, qualcosa sull’ambiente, qualche altra cosa sulla politica estera. L’ambiguità veltroniana, invece, esplode drammaticamente quando si affrontano i temi dei diritti civili e della laicità. E’ lì, infatti, che il nostro dà il meglio di sé. E’ lì che Veltroni non dice praticamente nulla (cioè tutto).
Per concludere: si possono certamente fare appelli alla comunità GLBT basati su quanto alcuni rappresentanti GLBT hanno finora fatto dentro il PD. Non sono enormità, così come non possono nemmeno essere liquidate come “niente”. Ma non sarà, temo, un elenco di pochi punti faticosissimamente strappati e di molti punti in “desiderata” a convincere gli elettori GLBT a sostenere Veltroni. Come dire: chi di “percezione” colpisce, di “percezione” perisce. Ed in questa campagna elettorale userei forse altri argomenti, cercherei il consenso su altri aspetti che non su quello dei diritti, dove, francamente, mi pare più consistente la probabilità di suscitare reazioni indignate che non adesioni entusiastiche. Perchè le “percezioni” sono quelle che sono, e anche le “immagini” non se la passano troppo bene.
quale lesbica delusa dalla sinistra italiana per convincermi a votare pd dovrebbero essere gli attuali parlamentari e i prossimi candidati e gli esponennti del partito non dichiaratamente gay lesbiche o bisessuali a dichiararsi a favore delle famiglie, dei diritti delle coppie conviventi (ivan, ma non eri per il matrimonio ora e subito?!), della lotta alle disciriminazioni in base all’orientamento sessuale!
con tutto il rispetto per chi, da glbt dichiarato, ha portato la nostra voce all’interno del pd
quale lesbica delusa dalla sinistra italiana per convincermi a votare pd dovrebbero essere gli attuali parlamentari e i prossimi candidati e gli esponennti del partito non dichiaratamente gay lesbiche o bisessuali a dichiararsi a favore delle famiglie, dei diritti delle coppie conviventi (ivan, ma non eri per il matrimonio ora e subito?!), della lotta alle disciriminazioni in base all’orientamento sessuale!
con tutto il rispetto per chi, da glbt dichiarato, ha portato la nostra voce all’interno del pd
Sempre a porta e porta ho sentito Veltroni lamentarsi del fatto che i cambiamenti fanno paura in Italia e che per fare le cose ci sono sempre veti incrociati e che il no e’ la parola piu’ usata in politica.
Ora potrebbe mettere in pratica queste enunciazioni che da un lato lo fanno sembrare radioso come disceso a portare il verbo, dall’altro lo espongono ad uno sputtanamento notevole se rimangono parole su carta.
Ma si sa, non e’ il primo e non sara’ l’ultimo politico che con una giravolta cambia opinione, e poi che vogliamo, dopotutto la gente ha memoria corta.
Ma io non chiederei a Veltroni solo i diritti per le coppie (perche’ adesso visto che la partita si fa dura si deve giocare al rialzo); per quelli _eventualmente_ si potrebbe anche soprassedere per il momento, ma voglio vedere anche su altri temi come il testamento biologico e la procreazione assistita. Oppure vogliamo lasciarli fuori dalla porta della campagna elettorale (come l’aborto) perche’ temi troppo scottanti che mettono troopo a disagio il PD di fronte alle gerarchie ecclesiastiche?
Ivan, ti stimo molto, ma per favore cerca di non farti fregare…
Mah…ho letto l’articolo, ma non ho ben capito. Invece di rivolgersi all’elettore gay provando a spiegargli i motivi per cui dovrebbe votare PD, mi sembra che il pezzo si rivolga piuttosto ai compagni di partito per spiegare loro cosa dovrebbero fare per guadagnare la fiducia dell’elettorato gay.
Cito: “Serve soprattutto che questa battaglia possa camminare anche sulle gambe di deputati e senatori dichiaratamente omosessuali che possano lavorare dall’interno delle istituzioni” Quindi come dire: cari leadr vedete di riservare posti nelle liste a candidati gay. (certo io elettore non posso scegliere i candidati).
“A condizione però che (Veltroni ndr) sappia parlare a tutta la società, senza dimenticare nessuno”. Appunto. Anche qua più che un motivo per gli elettori un invito agli eletti=vedi caro Walter di ricordarti anche di noi. Una “condizione” come dice l’articolo, perchè i gay possano votare pd, non un motivo. Una condizione da soddisfare in campagna elettorale.
E ancora, esplicitamente “…dipenderà da quanto in questa campagna sapremo risultare credibili nel pronunciare «Si può fare»”. Ecco appunto: vedremo.
Quindi non ho capito perchè quel titolo che svia i lettori, come svia anche i commenti postati qui.
Vabbè.
Per il resto vorrei solo commentare un poco quel curioso adattamento nostrano del ” yes we can” di Obama.
A me non piace. Non mi piace perchè perde completamente la forza dell’originale e il suo signjificato di coinvolgimento: Noi possiamo! Noi è molto diverso dall’impersonale “si” . Chi può fare? chi è chiamato a fare? chi si deve sentire responsabile? Si perde la “chiamata” dell’originale il suo forte senso comunitario, di partecipazione ad una causa comune.
Inoltre in “noi possiamo” si sente la forza. “Noi possiamo” significa anche noi abbiamo la forza di fare, ci sentiamo in grado di fare. Si trasmette un messaggio di consapevolezza dei propri fini e dei propri mezzi. Un senso di determinazione.
Invece il povero “si può fare” risente tremendamente dell’uso nel linguaggio corrente italiano. Quando ti prospettano una cosa difficile o sgradita o a cui non vuoi pensare subito, o che cmq non sei sicuro di poter o voler fare, però nemmeno vuoi escluderlo del tutto o deludere l’interlocutore, si risponde: “Bè…si, si può fare”. Ma non è proprio un “si” netto. ‘E più un: “vediamo”. La risposta possibilista per il costume italiano è anche, soprattutto, una risposta attendista.
Perciò usato come slogan “si può fare” più che determinazione, trasmette incertezza.
Non contesto lo spirito veltroniano: capisco le sue intenzioni. Ma è proprio la scelta tecnica che risulta debole. Meglio lasciar perdere le imitazioni che vengono male.
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Mah…ho letto l’articolo, ma non ho ben capito. Invece di rivolgersi all’elettore gay provando a spiegargli i motivi per cui dovrebbe votare PD, mi sembra che il pezzo si rivolga piuttosto ai compagni di partito per spiegare loro cosa dovrebbero fare per guadagnare la fiducia dell’elettorato gay.
Cito: “Serve soprattutto che questa battaglia possa camminare anche sulle gambe di deputati e senatori dichiaratamente omosessuali che possano lavorare dall’interno delle istituzioni” Quindi come dire: cari leadr vedete di riservare posti nelle liste a candidati gay. (certo io elettore non posso scegliere i candidati).
“A condizione però che (Veltroni ndr) sappia parlare a tutta la società, senza dimenticare nessuno”. Appunto. Anche qua più che un motivo per gli elettori un invito agli eletti=vedi caro Walter di ricordarti anche di noi. Una “condizione” come dice l’articolo, perchè i gay possano votare pd, non un motivo. Una condizione da soddisfare in campagna elettorale.
E ancora, esplicitamente “…dipenderà da quanto in questa campagna sapremo risultare credibili nel pronunciare «Si può fare»”. Ecco appunto: vedremo.
Quindi non ho capito perchè quel titolo che svia i lettori, come svia anche i commenti postati qui.
Vabbè.
Per il resto vorrei solo commentare un poco quel curioso adattamento nostrano del ” yes we can” di Obama.
A me non piace. Non mi piace perchè perde completamente la forza dell’originale e il suo signjificato di coinvolgimento: Noi possiamo! Noi è molto diverso dall’impersonale “si” . Chi può fare? chi è chiamato a fare? chi si deve sentire responsabile? Si perde la “chiamata” dell’originale il suo forte senso comunitario, di partecipazione ad una causa comune.
Inoltre in “noi possiamo” si sente la forza. “Noi possiamo” significa anche noi abbiamo la forza di fare, ci sentiamo in grado di fare. Si trasmette un messaggio di consapevolezza dei propri fini e dei propri mezzi. Un senso di determinazione.
Invece il povero “si può fare” risente tremendamente dell’uso nel linguaggio corrente italiano. Quando ti prospettano una cosa difficile o sgradita o a cui non vuoi pensare subito, o che cmq non sei sicuro di poter o voler fare, però nemmeno vuoi escluderlo del tutto o deludere l’interlocutore, si risponde: “Bè…si, si può fare”. Ma non è proprio un “si” netto. ‘E più un: “vediamo”. La risposta possibilista per il costume italiano è anche, soprattutto, una risposta attendista.
Perciò usato come slogan “si può fare” più che determinazione, trasmette incertezza.
Non contesto lo spirito veltroniano: capisco le sue intenzioni. Ma è proprio la scelta tecnica che risulta debole. Meglio lasciar perdere le imitazioni che vengono male.
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Sono d’accordo con Piergiorgio: non avevo pensato che “si può fare” suona davvero molto diverso dall’ “Yes We Can” di Obama, dove è proprio l'”We” ad essere l’elemento centrale del messaggio. Si può fare, chi? Davvero in pochi siamo in grado di dire oggi, simpatizzanti o iscritti al PD, che “noi” possiamo. Dice acutamente Piergiorgio: “Chi può fare? chi è chiamato a fare? chi si deve sentire responsabile? Si perde la “chiamata” dell’originale il suo forte senso comunitario, di partecipazione ad una causa comune.”. Mi permetto di precisare, dal mio punto di vista, ovviamente, che la “chiamata” nel senso auspicato da Piergiorgio non c’è proprio. C’è il sostegno a Veltroni, espresso attraverso il “mi fido di te” (brrrrrr…) e c’è, appunto, il “si può fare”. Il “noi” manca proprio. E non mi pare una novità.
“Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”
Il mio voto laico e liberaldemocratico andrà solo a chi se lo è meritato, cioè, visto che purtroppo si votano i partiti e non le persone, solo ai radicali o ai socialisti.
Ivan, te l’ho detto e te lo ripeto, vi abbiamo creduto tante volte, ma è ora che vi accorgiate che nel PD non c’è posto per voi. L’unica soluzione è quella che il PD muoia. Se a queste elezioni andrà sufficientemente male da non poter dare vita ad un governo da solo con FI, il PD si sgonfierà rapidamente, e l’idea di una sinistra progressista sarà salva.
Caro Ivan, è da molto che non scrivo sul tuo blog…non so, ma forse sono rimasto un pò deluso dalla tua remissività. Alle primarie per il centrosinistra votai per te, per quello che affermavi, perchè rappresentavi IL NUOVO contro un sistema gerontocratico. Ora scopro che sei ancora lì, in quel Partito Democratico con pericolose tendenze centrodestrorse.
Quel grande partito del cerchiobottismo più incallito traducibile nella parola “MA ANCHE”.
Sono proprio questi “MA ANCHE” ad avermi fatto sdegnare il PD. Io che prima votavo DS e poi sono orgogliosamente uscito da questo partito appena mi sono reso conto di dover condividere il mio destino con i Rutelli, Fioroni, Binetti, Bindi ecc…
E pensa, il caro Valter, per autolegittimarsi ha bisogno di spalare sterco su quella Sinistra nella quale, oggi più che mai, mi riconosco pienamente. Quella SINISTRA ARCOBALENO di diritti. di lavoro, di lotta alla precarietà, di ricerca scientifica, di laicità dello Stato, di ambientalismo e di forti e grandi riforme per la nostra nazione! Ed ora mi si chiede di condividere le “risposte” vaghe ed ambigue del duo Benedino-Concia? Loro parlano di coraggio, di lotta dall’interno. Vogliono percaso paragonarsi ai virus moderni all’interno della deriva clerical-fascista del PD in combutta con Berlusconi? Ma ci ricordiamo chi è SILVIO BERLUSCONI o no?
E credimi caro Ivan, sarebbe stato molto più dignitoso passare a Sinistra e lottare dalla parte degli emarginati di questo paese piuttosto che restare sul carro del più forte. E’ facile stare dalla parte di Veltroni oggi, ma non vi state rendendo conto che state spianando la strada al Berlusconismo più becero non rappresentando una VERA alternativa di governo alle Destre. Un Rutelli che trova interessante l’economia creativa di Tremonti come lo spieghi? E come mi spieghi le varie cenette tra Veltroni ed i rappresentanti della CEI? Come mi spieghi la deriva “democratica” di tal Epifani della CGIL oggi contestato addirittura da moltissimi miei amici sindacalisti per aver svenduto gli storici ideali del sindacato proponendo scandali come lo scalone?
Ed oggi Valter mi parla di ricatto della Sinistra e di MANI LIBERE quando finora l’Unione è stata ricattata dai centristi come Mastella e Dini?
E il duetto Sanremese CONCIA-BENEDINO vuole farmi credere che il PD sia a favore dei matrimoni gay? il “WE CAN” andassero a dirlo ad un altro. Non certamente a me.
Ora più che mai, in questa nazione, si ha bisogno di valori di Sinistra. Quegli stessi valori che hanno animato la nostra Costituzione, che hanno partorito persone come Enrico Berlinguer, il femminismo, le lotte per il diritto all’aborto ed al divorzio assieme ai Radicali. Volete essere la pessima sintesi tra sinistra e liberismo sfrenato ma non vi state accorgendo che avete sputato sul PCI per svendervi alle banche, alle lobbies del petrolio, alle lobbies edilizie ed ai poteri forti, per assicurarvi il potere ed il posto in Parlamento.
NOT IN MY NAME IVAN.
come ho già detto altrove, mi pare sul blog di cristiana, mi pento di aver pure raccolto firme per te all’epoca. ora ti ritrovo a fare pappa e ciccia con benedino, concia e lo giudice alla ricerca disperata di una poltrona, magari sul divano assieme alla binetti.
che tristezza, ivan. che tristezza.
Noto che il mio commento sulla tua firma al mendace documento di Benedino non ha avuto nemmeno dignità di pubblicazione.
Sei pregato di restituirmi l’euro che ho dato alle primarie per votarti, nel 2005.
Noto che il mio commento sulla tua firma al mendace documento di Benedino non ha avuto nemmeno dignità di pubblicazione.
Sei pregato di restituirmi l’euro che ho dato alle primarie per votarti, nel 2005.
Noto che il mio commento sulla tua firma al mendace documento di Benedino non ha avuto nemmeno dignità di pubblicazione.
Sei pregato di restituirmi l’euro che ho dato alle primarie per votarti, nel 2005.
Noto che il mio commento sulla tua firma al mendace documento di Benedino non ha avuto nemmeno dignità di pubblicazione.
Sei pregato di restituirmi l’euro che ho dato alle primarie per votarti, nel 2005.