22 Agosto 2008

Il tempo per parlare

Diario

bavaglio.jpgPensate un po’ che ferita deve essere avere una famiglia e non poterla condividere, non poterne parlare, non poterne essere orgogliosi come ciascuno è delle persone che ama. Dover sopportare anche la surreale miopia di chi non vuol vedere nemmeno l’evidenza: “Ma tu stravedi per questo bambino“… Stravedo? Ma certo che stravedo per lui, è il mio bambino! Essere tristi o felici in solitudine, dover tagliare i ponti con la propria famiglia di origine per non rispondere alle domande, dover persino andare in vacanza senza dare troppi dettagli o spiegazioni. 


Questo è quello che milioni di noi, in assenza di leggi che ci proteggano e in assenza di qualcuno che spieghi, che aiuti a capire, che dica quanto gli omosessuali italiani sono persone qualunque, con le stesse vite di tutti voi altri, ma assurdamente discriminati nel proprio paese, deve fare ogni giorno. E magari emigrare verso paesi nei quali non dobbiamo vergognarci, giustificarci, scusarci, difenderci, nasconderci. Per poi morire a 41 anni, con il tuo compagno e col bambino. Fa caldo in agosto, mamma sto partendo, dove vai, vado… no, niente, solo qualche giorno di riposo. 

Il tempo per parlare per Domenico è finito e non tornerà. Il Sindaco di Isola delle Femmine – il paese di Domenico – invece, lui, parla: lo conoscevamo, dice, ed eravamo orgogliosi di lui. Lo conoscevamo… eravamo orgogliosi di lui. Bisogna ripeterle, delle volte, le parole, per poter sentirne fino in fondo il peso e la lama affilatissima che hanno: lo conoscevamo… lo conoscevamo… lo conoscevamo. L’Italia abbia almeno il pudore di piangere Domenico Riso, ora che è morto, nello stesso silenzio in cui lo ha costretto da vivo.

9 risposte a “Il tempo per parlare”

  1. roberta ha detto:

    splendido intervento che spiega chiaramente come, in un paese civile, come il nostro crede di essere, non sia giusto che per essere se stessi e non mettere la testa sotto la sabbia si sia costretti ad emigrare.
    grazie per quello che scrivi, per le riflessioni che ci regali.

  2. Barbara ha detto:

    Oddio!
    Quando ho sentito i Tg, il figlio c’è, non c’è, la famiglia non ne sa nulla, viaggia con un amico è figlio dell’amico e cose così, per un attimo l’avevo anche pensato. Vuoi vedere che è gay ma che non si può dire? Voi vedere che non si può dire per presunti nobili ,motivi: per “non dare altro dispiacere alla famiglia”, oppure, che è molto peggio, “per non parlar male di lui, ora che è morto”?
    Poi, siccome sono un’ottimista un po’ tarda, ho scrollato le spalle e ho pensato che no, che effettivamente c’erano notizie pasticciate fornite da una compagni sull’orlo del collasso e di una crisi di nervi.
    E invece…
    Grazie Ivan

  3. cristiana alicata ha detto:

    Hai scritto quello che avrei voluto scrivere io. Da ieri sera cercavo notizie perchè ero certa che fosse così. Dalla sua foto, dalle mezze parole, da tutto.

  4. Anellidifumo ha detto:

    Giulia Fasano, autrice di questo merdoso articolo sul corsera, dovrebbe ricevere alcune migliaia di email di protesta. Facciamo qualcosa di organizzato.
    Io per ora ho scritto questo: http://www.anellidifumo.ilcannocchiale.it/post/2002256.html

  5. piergiorgio ha detto:

    L’articolo del corsera, anelli, contiene alcune perle, è vero:la famiglia virgolettato, i “coinquilini” invece che conviventi, “l’amico più caro”, un certo tono generale ambiguo per cui non si capisce bene se descriva una certa realtà italiana ostile all’omoaffettività per criticarla, o se invece la dia per scontata e accettabile, consentendo al lettore “benpensante” di identificarvisi e condividerla tranquillamente, come quando parla del paese, del “si sa che due uomini…”, dei “pettegolezzi velenosi” ecc.
    E poi sente il bisogno di usare l’espediente retorico della sfida coraggiosa e rischiosa (finita in tragedia) per poter presentare questa storia al pubblico dei lettori del corriere ( per es.il verbo “osare” ripetuto, e tutto il gioco retorico costruito sul “volare” e sul conseguente parallelo professione-vita privata).
    Però fin dal titolo esordisce parlando dello steward deceduto “col suo compagno”. E il titolo è pur sempre la cosa più incisiva e più letta.
    Parla chiaramente del sogno di vita in comune, come una famiglia, di Domenico Riso col suo compagno francese e col figlio. Parla dell’amore che Domenico Riso provava per questo figlio, da vero genitore, “come fosse suo”.
    L’atteggiamente generale che si comunica è di simpatia umana per quest’uomo e per le sue scelte di vita; l’articolista non lo dice chiaramente, è vero, ma tutto sommato il lettore lo sente più dalla parte della povera vittima che da quella delle “malelingue” del paesello.
    Insomma sì è un pò reticente e paludato, all’italiana, vagamente ambiguo, ma in sostanza rispettoso e accettabile, non direi indegno e “merdoso”.
    Per vedere la vera merda, invece, basta leggere l’indecente articolo di Francesco Merlo su Repubblica in risposta alle polemiche dell’arcigay. Come si dice? dagli amici mi guardi iddio, che dai nemici mi guardo io…
    Si, si , d’accordo, anche a me troppi comunicati dell’arcigay,alle volte un pò stancano: è logico è il loro mestiere, loro lo devono fare, e a lungo andare, dato che si tratta di un’organizzazione “ad hoc” con le sue carriere, i suoi apparati ecc., qualche volta resta un poco il sapore della strumentalizzazione dei destini individuali.
    Pure se non lo fa l’arcigay chi le dice ste cose in italia? E d’altra parte le vicende pasticciate non le crea l’arcigay.
    Certo sarebbe bello leggere queste denunce da qualcun altro, per es. sarebbe bello se fossero i giornalisti una tantum a denunciare la reticenza, la pavidità e il conformismo dei loro colleghi. Ma non è così, e dunque teniamoci l’arci.
    E poi bisogna sempre ricordarsi che ci saranno carriere ed interessi di visibilità personale come in tutte le organizzazioni, ma l’organizzazione alla fin fine agisce per fini politici nel senso nobile del termine, e cioè di tutela generale di tutte quelle vite e di tutti quei destini “negati” e “censurati” fra i quali ci sono anche quelli di Domenico Riso e del suo compagno. Si fa una lotta che è lotta anche per loro.
    Cmq al di là delle mie personali sensazioni di fronte ai comunicati arcigay, il contenuto era sacrosanto.
    Merlo, in risposta, si chiude a riccio a difesa della “casta”, e usa una serie di argomenti tanto pretestuosi, tanto fuori luogo, tanto sottilmente e subdolamente infamanti, tanto infarciti di pregiudi, di paralogismi, di grettezza mentale da lasciare stupefatti e da non meritare un commento particolareggiato (sarebbe lungo e inutile: carta canta, vedetevelo voi).
    Verrebbe solo da parafrasare il Rigoletto: cortigiani vil razza dannata…coi giornalisti al posto dei cortigiani e mi perdonino tutti i giornalisti seri e bravi che certtamente saranno tanti, per la generalizzazione ovviamente ingiusta: ma è uno sfogo.

  6. Pier, siamo d’accordo con l’analisi che fai dell’articolo scritto dai “giornalisti” del Corsera.
    E per quello, il mio link di critica già te l’ho dato 🙂
    Il signor Merlo, come dire, è riuscito a far di meglio.
    E allora anche io ho affilato un pochino di più la penna: http://www.anellidifumo.ilcannocchiale.it/post/2002979.html
    E gliel’ho anche spedita, al Merlo. E non solo a lui. Secondo me ne ha ricevute un migliaio, di letterine così.
    Se non è stupido, ci penserà.

  7. Pier, siamo d’accordo con l’analisi che fai dell’articolo scritto dai “giornalisti” del Corsera.
    E per quello, il mio link di critica già te l’ho dato 🙂
    Il signor Merlo, come dire, è riuscito a far di meglio.
    E allora anche io ho affilato un pochino di più la penna: http://www.anellidifumo.ilcannocchiale.it/post/2002979.html
    E gliel’ho anche spedita, al Merlo. E non solo a lui. Secondo me ne ha ricevute un migliaio, di letterine così.
    Se non è stupido, ci penserà.

  8. g.andy ha detto:

    @ Piergiorgio, questo e l’altro articolo sull’omicidio di Roma non sono che le ennesime ciliegine della stampa (per non parlare dei vari quotidiani locali) per la serie variazioni sul tema:”la coppia è uomo donna”, “gli ambienti gay …”, “se c’è un giro di marchette minorenni allora c’è un “giro di pedofili”, se le minorenni sono ragazze allora è tutto normale o quasi, non sono più pedofili ….. sono 20 anni almeno che leggo le stesse cose, ho anche smesso di comprare i giornali tanto per le solite banalità bastano i tg, però li debbiamo foraggiare ugualmente con il finanziamento pubblico ai giornali!!!

  9. Pierluigi ha detto:

    Tutta questa vicenda è tristissima. E il fastidio è ancora maggiore perchè siamo costretti a star qui a constatare la pavidità e l’incompetenza del giornalismo italiano quando l’unica cosa importante dovrebbe essere il lutto per le tante vite interrotte. E’ questo che fa tanta rabbia. L’articolo di Giusi Fasano sul Corriere da questo punto di vista è emblematico perché, letto sapendo come stavano davvero le cose, è orribilmente, impudicamente, comico. Un saggio di pessimo giornalismo, tutto ciò che non dovrebbe mai essere. E’ qui che lo sdegno di Merlo è un insulto all’intelligenza: il suo livore verso Grillini e Arcigay, che esula completamente la vicenda in questione, ne acceca talmente la visione da impedirgli di cogliere l’essenza delle cose. Ovvero il fatto che la pavidità ha permesso di insultare post-mortem una persona, anzi tre persone, raccontando ripetutamente menzogne sul loro conto. E cosa c’è di più raccapricciante e vergognoso di questo? Il signor Merlo avrebbe dovuto indignarsi per questo motivo, non per presunte e magari pure probabili strumentalizzazioni. Ha visto il dito e non la luna, forse perchè ai suoi occhi quella luna non esiste. Non è riuscito a cogliere la gravità insita nello sporcare la memoria di un morto diffondendo a tutta una nazione notizie non vere o scioccamente ambigue sul suo conto, violentando così in poche righe stampate o in pochi secondi di un tg l’impegno di una vita intera. Questo sì che fa venire il voltastomaco e getta pesantissime ombre sulla deontologia di una intera categoria (cosa magari nota già da tempo) anche nelle sue componenti più stimate (e questa è una brutta novità).