20 Settembre 2008
Ah, l'Italia!
Su Alitalia ho letto tutto e il contrario di tutto, poi alla fine mi sembra abbia detto bene Ezio Mauro quando ha scritto che l’unica cosa da fare sarebbe tornare al mercato.
La vicenda della CAI è stata la passerella di tutte le magagne italiane: la tentata creazione di un monopolio, la sospensione delle norme anti-trust, tutti i guai di una compagnia gestita da sempre in modo clientelare e fuori da ogni criterio di economicità buttati addosso a noi poveri contribuenti, una cordata di imprenditori rappresentativa di ogni possibile conflitto di interessi, un sindacato molto più interessato al proprio potere contrattuale che alle vicende dell’azienda, l’assoluta indifferenza circa il destino dei poveri passeggeri (gli unici che nessuno abbia mai consultato e nemmeno nominato in questa triste vicenda), una politica incapace (a destra come a sinistra) che come una metastasi invade ogni punto vitale del paese diventandone assoluta signora e padrona.
Dal fallimento della trattativa con l’Air France ho cessato di seguire la vicenda Alitalia con una qualche partecipazione, convinto com’ero che qualunque epilogo si sarebbe risolto con un’enorme fregatura per me – e per tutti noi – come cittadino, contribuente e passeggero. Aver rifiutato la cessione dell’Alitalia, comprensiva di tutte le passività, alla più grande compagnia del mondo è stato una truffa contro il paese di cui tutti i responsabili dovrebbero semplicemente e rapidamente rispondere in un’aula di tribunale.
Il fallimento della trattativa ha probabilmente almeno il vantaggio di non cristallizzare una situazione assurda. Non ci troveremo nelle mani della cordata di “imprenditori” (uso le virgolette perché la parola dovrebbe comprendere in qualche modo l’idea che l’impresa è fatta anche di rischi imprenditoriali) che sarebbero presto passati all’incasso delle cambiali pagate da Berlusconi per convincerli a concludere quest’operazione dalle evidenti finalità elettorali. Ci siamo persi l’Alitalia, ma ci siamo anche probabilmente risparmiati il ponte sullo stretto.
Quanto ai passeggeri la sventata fusione tra AirOne e Alitalia evita la creazione di un monopolio sui cieli italiani che sarebbe stato sicuramente dannoso per le nostre tasche. Inoltre il fallimento della trattativa spiega bene una volta e per tutte al movimento sindacale quali sono le conseguenze di un atteggiamento che considera le relazioni sindacali come una guerra di trincea e che ignora completamente il fatto che non c’è migliore garanzia per i posti di lavoro che la solidità della nostra economia e la prosperità delle nostre aziende. Ai piloti e a tutti gli italiani la faccenda dovrebbe spiegare cosa succeda alle corporazioni in un mondo dove vige il libero mercato: se ti curi solo i tuoi interessi senza pensare al benessere del sistema in cui ti muovi, alla fine il sistema crolla e si porta dietro anche i tuoi interessi. Amen.
Che cosa succederà ora? Se vendiamo a Lufthansa le sole attività di Alitalia sarebbe bene che qualcuno ci spiegasse chi pagherà il danno per l’erario pari alla somma di tutte le passività che Air France avrebbe rilevato e che i tedeschi ci lasceranno volentieri sul groppone. Se Alitalia fallirà, le rotte saranno presto riempite da altri concorrenti che non vedono l’ora di spartirsi il mercato italiano e saranno il governo e i sindacati, coautori del fallimento della trattativa coi francesi, a spiegarci cosa fare delle migliaia di lavoratori lasciati a casa.
In ogni caso, siamo con le ossa rotte.
La nostra immagine internazionale è devastata dall’incompetenza e dall’arroganza di tutti gli attori di questa partita e il danno, temo, non servirà nemmeno da lezione. Mi chiedo a volte dove sia il limite della pazienza degli italiani.
7 risposte a “Ah, l'Italia!”
gli Italiani sono rappresentabili, almeno per il 51%, dagli imprenditori della CAI e dai sindacati.
profittatori e irresponsabili.
Temo che alla maggior parte degli italiani basti avere qualcuno (qualcun’altro, piu’ precisamente) a cui dare la colpa, senza starci troppo a pensare. Per questo scopo, un’analisi approfondita della vicenda e’ del tutto superflua, si puo’ ingoiare qualsiasi fandonia in cambio di un colpevole comodo comodo con cui non avere niente da spartire.
Vedi CIGL.
Post deludente. A leggerlo cosi’, d’un fiato, si vedono mille disamine sul libero mercato (liberista?), ma nulla riguardo alle inesistenti protezioni sociale e reintegrative dello stato italiano per i lavoratori che perdono il posto. Le seconde ben piu’ delle prime dovrebbero essere di dominio della sinistra. In questo lungo post invece non ne trovo traccia. Da rivedere.
@Antonio
La tua sinistra abita solidamente nel secolo scorso (agli inizi del secolo scorso, diciamo): lavoratori da un lato, datori di lavoro dall’altro. La sinistra di questo millennio, che Ivan brillantemente impersonifica, si occupa dei veri soggetti deboli di tutto questo casino: i passeggeri. Peccato che il PD sia zeppo di gente che la pensa come Antonio e desolantemente privo di gente come Ivan. Cosa possiamo fare?
E bravo Antonio, una bella cassa integrazione, una bella nazionalizzazione, una bella “protezione reintegrativa”, come dici tu, e alla fine per i fallimenti delle nostre imprese paga sempre il solito Pantalone. E questa sarebbe la sinistra? Ma mi faccia il piacere!
Faccio notare a Romeo e Piero che le democrazia nordiche – spesso portate a fulgido esempio in Italia – hanno il loro cavallo di battaglia proprio nel loro solido sistema di ammortizzatori sociali e di reinserimento lavorativo.
A Romeo vorrei ricordare che sovvertire la lista delle priorita’ tra lavoratori e passeggeri nel casino Alitalia – i primi perdono il posto di lavoro, i secondi un biglietto magari per andare in ferie – e’ degno dei peggiori istinti di mercato di un liberal Tremonti gia’ vecchio di 10 anni.
A Piero vorrei infine chiedere se non ha sbagliato partito o blog. Dichiararsi a sfavore dei sistemi di protezione sociale perche’ “paga pantalone” (i contributi a quel sistema li versa anche l’azienda oltre allo stato, lo sapevi?) o di sistemi reintegrativi e’ degno del peggior americanismo liberale: chi fa i soldi e’ arrivato, chi non li fa si arrangi. Il libero mercato giudica tutti e si assesta da solo. Le stesse idee di Bush e del Cavaliere.
Un po’ di cultura non farebbe male al fine di riordinare le idee. Il vostro pensiero ne giovera’.
pardon, era americanismo liberista. Mi correggo nella risposta sopra.