Gravissima, questa cosa di Genova. Al di là delle decisioni del Tribunale sui singoli, il sapore che questa sentenza lascia in bocca è quello di un’oggettiva sottovalutazione dell’inaudita, oscena gravità dei fatti per la salute stessa della nostra democrazia. Impersonare uno stato che viola brutalmente l’integrità fisica dei cittadini è un comportamento da alto tradimento. E ad aggravare la vicenda c’è il fatto che, interrotta la precedente legislatura e decaduto il DDL che la Camera aveva approvato nel 2006, l’Italia ancora non contempla la tortura nel codice penale.
PS: Se non l’avete visto non perdetevi questo video, pubblicato in esclusiva sul sito de L’Unità.
PPS: Altre riflessioni (a blog unificati): Giovanni Fontana, Il primo cerchio, Pippo Civati, Francesco Costa e Marco Simoni.
16 risposte a “La tortura non è un reato”
Nel breve tempo in cui è stato al governo il centrosinistra è riuscito a cancellare Darwin dai programmi scolastici (portando a termine con entusiasmo il lavoro iniziato dalla Moratti) e non è riuscito ad approvare il reato di tortura (previsto in diversi disegni di legge abortiti uno dietro l’altro). Ammetterai che è strano per uno schieramento politico che adesso si dichiara scandalizzato dalla sentenza.
Di Pietro parla di “regime alla Videla”, però non lo fa per paragonare le caserme Diaz di Genova e l’ESMA di Buenos Aires: sta solo ululando alla luna per la mancata elezione di Leoluca Orlando alla commissione parlamentare Rai.
Lui ha sempre creduto alle commissioni parlamentari, per questo a votato contro a quella sui fatti del G8.
Uffa, ‘ste segnalazioni markettare tra amici stanno diventando stucchevoli.
Antonio, non capisco – a cosa ti riferisci?
@Selfs,
mi riferisco all’ennesimo link-marchetta all’Unita’, oltre che ai blog di Costa, Simoni, Sofri, Civati, il primo cerchio (che probabilmente cura qualche amico intimo del padrone di casa). Link ricambiati vincendevolmente. Tutti insieme appassionatamente a distribuirsi link-marketta tra di loro per dirsi quanto hanno ragione. Un caledoscopio di pacche sulle spalle autoreferenziate che manco in un intero convegno di Comunione&Liberazione riuscirebbe ad esibire.
@Selfs,
mi riferisco all’ennesimo link-marchetta all’Unita’, oltre che ai blog di Costa, Simoni, Sofri, Civati, il primo cerchio (che probabilmente cura qualche amico intimo del padrone di casa). Link ricambiati vincendevolmente. Tutti insieme appassionatamente a distribuirsi link-marketta tra di loro per dirsi quanto hanno ragione. Un caledoscopio di pacche sulle spalle autoreferenziate che manco in un intero convegno di Comunione&Liberazione riuscirebbe ad esibire.
La sentenza di Genova è nell’ordine delle cose di un Paese entrato da qualche mese in un regime, nemmeno troppo soft, ormai.
Oggi ho incontrato un gruppetto di giovani italiani qui a Toronto, a una festa organizzata in loro onore da un’altra mia amica. La cosa paradossale è che erano tutti abbastanza spaventati all’idea di tornare in Italia, al termine dei loro stage all’estero. Alla domanda “ma al ritorno quali prospettive hai?” non c’era risposta.
Il commento di Antonio almeno mi fa ridere.
Scusate l’OT, ma quando ho letto questa intervista sul corriere on line mi sono cadute le braccia, e ho sentito di doverla condividere con qualcuno. Si parla di un concorso all’università di messina, al quale si è presentato solo il figlio di un professore che insegnava nella stessa università fino a maggio 2008. L’intervistato è appunto il professore:
Domanda: Lei non si è mai interessato a questo concorso?
Risposta: «Non è neanche la mia disciplina. Ma i figli dei docenti sono più bravi perché hanno tutta una «forma mentis» che si crea nell’ambito familiare tipico di noi professori».
Passi ancora il nepotismo e i concorsi truccati, a quelli ormai siamo abituati. Ma “hanno tutta una forma mentis”?, e “ambito familiare tipico di noi professori”? Quello che mi ammazza è la mancanza di un minimo pudore, del senso del ridicolo. Possibile essere così arroganti anche quando si viene beccati con le mani nella marmellata?
Non è l’ingiustizia che pesa (non solo), è il totale senso di impunità. Col cavolo che torno in italia per sgomitare con gente così, me ne resto a fare il mio lavoro di ricerca in Belgio.
Siamo al consolidamento del programma di Berlusconi, per cui il figlio dell’operaio non puo’ sperare di competere col figlio dell’avvocato. Gli manca la “forma mentis”. Lasciate ogni speranza …
Antonio, che la camarilla che credi di vedere ti dia fastidio, mi pare perfettamente legittimo. Che ‘ste segnalazioni markettare tra amici ti siano diventate stucchevoli, non mi stupisce: è nel tuo diritto.
Ma, scusami: tu che ci fai in questo blog, se sai che non è il tuo ambiente? Per un minimo di coerenza, mi parrebbe giusto che tu ti evitassi il disturbo di venire a leggere ‘sto caledoscopio di pacche sulle spalle autoreferenziate che manco in un intero convegno di Comunione&Liberazione riuscirebbe ad esibire.
Stattene a casa, no? Frequenta qualcun altro! Il blog di Capezzone credo ti sia molto più consono. Vacci.
vogliamo rimanere sul tema, cioè che la polizia italiana non è mai riuscita a ripulirsi completamente dal fascismo e i risultati sono questi? E che tutti gli altri poteri hanno paura della polizia, perché è il braccio armato, che dovrebbe far rispettare la legge, e dunque non protestano quando essa per prima la viola?
La sentenza non solo è pessima, ma è contraddittoria. Da un parte ammete che il pestaggio c’e’ stato. Dall’altra sostiene che non c’e’ la prova che il vice capo della polizia (La barbera, defunto) e gratteri e Luperi, tutti questori, che erano a fianco a Canterini non ne sapevano niente. E, secondo voi, un vicequestore (Canterini) si muove se il Questore (Gratteri etc.) che sta lì a fianco non vuole e non sa? RIDICOLO!!!
Giusta sentenza. Botte ai fascisti rossi. La polizia sono dei ragazzi che si sbattono il culo per due soldi, e devono prendere sputi, pietre, estintori, mazzate, caschi, insulti da quattro trogloditi ideologizzati? No, giuste le mazzate educative. Questa è meritocrazia…
Amleto, il problema è che poi quando qualcuno in divisa decide che il fascista rosso sei tu, e ti viene a sfrangere la testa contro un termosifone mentre dormi, è dura articolare un discorso.
Amleto, il problema è che poi quando qualcuno in divisa decide che il fascista rosso sei tu, e ti viene a sfrangere la testa contro un termosifone mentre dormi, è dura articolare un discorso.
Gia’ adesso gli viene un po’ difficile.