16 Gennaio 2009
Aprire il PD ai circoli e al Paese
In vista della conferenza organizzativa di aprile, Pippo Civati ed io abbiamo scritto questo pezzo per L’Unità di oggi.
Che in una fase difficile come questa il Partito Democratico decida di ripartire dal programma e dalle cose da fare ci pare un’ottima cosa. La conferenza programmatica di aprile sarà il modo migliore per definire il progetto del PD, rilanciarne la sfida nazionale ed europea, partendo dai contenuti: crisi ed Europa saranno al centro del dibattito e dell’elaborazione. Eccellente notizia. Ci sono due “però” da tenere in conto, tuttavia.
Il primo riguarda l’enfasi con la quale è stata richiesta la “chiamata a raccolta”, in questo difficile momento per il progetto del PD, delle sue grandi personalità. La stessa scelta di Massimo D’Alema come “direttore dei lavori” costituisce un segnale preciso di condivisione della responsabilità dell’esito della conferenza da parte di un leader storico e influente. Noi crediamo che la conferenza debba essere al contrario un momento di visibilità e di incontro che dia voce – più che ai gruppi dirigenti, essi stessi presi da una certa crisi di rappresentatività e di immagine in questo momento – al partito diffuso, alle esperienze, alle volontà e alle intelligenze presenti sul territorio in tutta Italia.
Soprattutto davanti all’evidente necessità di non ritardare ulteriormente la creazione del tessuto connettivo del Partito e l’identità stessa (“l’anima”, verrebbe da dire!) dei democratici italiani, crediamo che i protagonisti della conferenza debbano assolutamente essere i circoli e i piccoli azionisti della nostra compagine societaria.
Il secondo “però” riguarda il percorso che forse è ancora più importante della conferenza programmatica in sé, e che non potrà essere un processo burocratico e formale. Dovrà essere invece un percorso aperto e coinvolgente, capace di attivare la partecipazione e di lanciare una sfida che dovrà essere politica e culturale insieme. Il percorso che ci condurrà alla Conferenza dovrà essere una campagna all’insegna di un cambiamento radicale della nostra immagine, di noi stessi e della politica italiana, che abbia la stessa potenza e lo stesso impatto nella società italiana che ebbero la fondazione del Partito e le primarie dell’ottobre 2007.
Negli ultimi mesi abbiamo fatto molta fatica a parlare agli italiani e a costruire una “cultura democratica” coraggiosamente capace di rappresentare il potenziale rivoluzionario di un partito che è nato come una risposta ai grandi cambiamenti della società e del mondo del nostro tempo. Un partito in piena ed efficace comunicazione con il sentire del suo Paese non può che organizzare, per suo stesso istinto, per sua stessa natura, una conferenza in vista della quale ogni democratico possa sentire di dare il suo contributo, di poter fare individualmente la differenza.
5 risposte a “Aprire il PD ai circoli e al Paese”
“Noi crediamo che la conferenza debba essere al contrario un momento di visibilità e di incontro che dia voce – più che ai gruppi dirigenti, essi stessi presi da una certa crisi di rappresentatività e di immagine in questo momento – al partito diffuso, alle esperienze, alle volontà e alle intelligenze presenti sul territorio…”
Aho! sta conferenza programmatica comincia a ricordarmi gli Stati Generali…
Ma dove se fa? Ce sta la sala della pallacorda? ;-p
Sono formalmente off-topic,
ma se pensate che si debba veramente APRIRE (ai circoli e al paese)
, forse aprire con un tema (o due)che credo cruciali nella costruzione di un partito e di un paese (informazione e politica estera) che in questo blog NON HA (ancora) TROVATO SPAZIO, sarebbe utile, non credete?
O forse forse qualcuno mi risponderà che stiamo parlando d’altro e che il dibattito ferve e non c’è spazio ne tempo…
cmnq eccovi una lucida riflessione del sempre ottimo robecchi
Il sor Michele e la sora Lucia*
Come arma di distrazione di
massa non è niente male. Se
davanti a migliaia di civili uccisi il dibattito si sposta
sul sor Michele e la sora Lucia e sui mediocri cazzetti
nostri, allora pietà l’è morta, e basta là. Se il dito mostra
l’ospedale di Gaza e invece di raccapricciarsi per i
bimbi fritti da armi illegali, si dice quanto è fazioso il
dito, forse il buonsenso e la pietà non possono che ritirarsi
in buon ordine. Eppuremi si permetta una notazione
in margine sullo scazzo Santoro-Annunziata.
E’ davvero strano, molto strano, che nei commenti sulla
faccenda (ieri più numerosi di quelli sul massacro
di Gaza) nessuno si sia soffermato per un istante su
un’affermazione di Lucia Annunziata che trascrivo
letteralmente. Intervenendo per interrompere il dibattito
tra due ragazze di opposte vedute, Annunziata dice:
«…Voi avete ragione, ma qui siamo italiani e dobbiamo
anche orientare il pensiero degli italiani su
questa cosa». Affermazione
chemerita una certa qual vertigine.
Orientare? Chissà se qualcun altro ha fatto lo
stesso balzo sulla sedia che ho fatto io. Informare. Raccontare.
Far vedere. Spiegare. Chiedere. Esprimere un
parere. Che da bravi giornalisti si debba «orientare il
pensiero» non l’avevo mai sentita: forse è una voce
dal sen fuggita, una cosa che si sa, ma che nessuno
aveva mai confessato con tanta chiarezza. Orientare,
bella parola. Quando Saddam aveva le armi di distruzione
di massa siamo stati informati o orientati?
Quando il paese tremava per un’inesistente emergenza
sicurezza utile a far vincere le elezioni al solito noto
siamo stati informati o orientati? Il signor Fini, con
tutti gli altri, si è orientato subito. Quelli che hanno
ancora una coscienza, invece, e qualche pietà, potrebbero
orientarsi verso Gaza e vedere quel che succede.
Senza polemica, ma con infinita tristezza.
*di Alessandro Robecchi
Sono formalmente off-topic,
ma se pensate che si debba veramente APRIRE (ai circoli e al paese)
, forse aprire con un tema (o due)che credo cruciali nella costruzione di un partito e di un paese (informazione e politica estera) che in questo blog NON HA (ancora) TROVATO SPAZIO, sarebbe utile, non credete?
O forse forse qualcuno mi risponderà che stiamo parlando d’altro e che il dibattito ferve e non c’è spazio ne tempo…
cmnq eccovi una lucida riflessione del sempre ottimo robecchi
Il sor Michele e la sora Lucia*
Come arma di distrazione di
massa non è niente male. Se
davanti a migliaia di civili uccisi il dibattito si sposta
sul sor Michele e la sora Lucia e sui mediocri cazzetti
nostri, allora pietà l’è morta, e basta là. Se il dito mostra
l’ospedale di Gaza e invece di raccapricciarsi per i
bimbi fritti da armi illegali, si dice quanto è fazioso il
dito, forse il buonsenso e la pietà non possono che ritirarsi
in buon ordine. Eppuremi si permetta una notazione
in margine sullo scazzo Santoro-Annunziata.
E’ davvero strano, molto strano, che nei commenti sulla
faccenda (ieri più numerosi di quelli sul massacro
di Gaza) nessuno si sia soffermato per un istante su
un’affermazione di Lucia Annunziata che trascrivo
letteralmente. Intervenendo per interrompere il dibattito
tra due ragazze di opposte vedute, Annunziata dice:
«…Voi avete ragione, ma qui siamo italiani e dobbiamo
anche orientare il pensiero degli italiani su
questa cosa». Affermazione
chemerita una certa qual vertigine.
Orientare? Chissà se qualcun altro ha fatto lo
stesso balzo sulla sedia che ho fatto io. Informare. Raccontare.
Far vedere. Spiegare. Chiedere. Esprimere un
parere. Che da bravi giornalisti si debba «orientare il
pensiero» non l’avevo mai sentita: forse è una voce
dal sen fuggita, una cosa che si sa, ma che nessuno
aveva mai confessato con tanta chiarezza. Orientare,
bella parola. Quando Saddam aveva le armi di distruzione
di massa siamo stati informati o orientati?
Quando il paese tremava per un’inesistente emergenza
sicurezza utile a far vincere le elezioni al solito noto
siamo stati informati o orientati? Il signor Fini, con
tutti gli altri, si è orientato subito. Quelli che hanno
ancora una coscienza, invece, e qualche pietà, potrebbero
orientarsi verso Gaza e vedere quel che succede.
Senza polemica, ma con infinita tristezza.
*di Alessandro Robecchi
“Un partito in piena ed efficace comunicazione con il sentire del suo Paese non può che organizzare, per suo stesso istinto, per sua stessa natura, una conferenza in vista della quale ogni democratico possa sentire di dare il suo contributo, di poter fare individualmente la differenza.”
Mi perdoni, Ivan, ma questo pezzo mi ricorda “Quelo”, il telepredicatore di Guzzanti. Siete VOI in quanto classe dirigente del partito e in futuro (come voi sperate) del paese che dovete dirci quali sono le vostre idee e il vostro programma.
Siete voi che dovete “leggere il paese”, capirne i problemi, i punti critici e trovarne le soluzioni necessarie. Siete voi che siete pagati (o sperate di essere pagati) per fare questo.
E siete voi che ancora, su troppi argomenti, semplicemente non riuscite a dire una parola che sia una.
Gli ultimi sondaggi danno il PD al 23%. Vogliamo fare qualcosa per l’argomento? Per esempio cambiare il segretario?
“Un partito in piena ed efficace comunicazione con il sentire del suo Paese non può che organizzare, per suo stesso istinto, per sua stessa natura, una conferenza in vista della quale ogni democratico possa sentire di dare il suo contributo, di poter fare individualmente la differenza.”
Mi perdoni, Ivan, ma questo pezzo mi ricorda “Quelo”, il telepredicatore di Guzzanti. Siete VOI in quanto classe dirigente del partito e in futuro (come voi sperate) del paese che dovete dirci quali sono le vostre idee e il vostro programma.
Siete voi che dovete “leggere il paese”, capirne i problemi, i punti critici e trovarne le soluzioni necessarie. Siete voi che siete pagati (o sperate di essere pagati) per fare questo.
E siete voi che ancora, su troppi argomenti, semplicemente non riuscite a dire una parola che sia una.
Gli ultimi sondaggi danno il PD al 23%. Vogliamo fare qualcosa per l’argomento? Per esempio cambiare il segretario?