22 Gennaio 2009

Yes yes yes

Diario

Prima che qualsiasi cosa ci svegli, mi rivedo un’altra volta questa cosa qui. Ma avete mai pensato a quanto chi sia il Presidente degli Stati Uniti influisce sullo spirito del mondo? Gli anni di Clinton, spensierati e paciosi come gatti grassi (un po’ come Bill, diciamolo) erano diversi dagli anni di Bush, così violenti e gnucchi (un po’ come W, appunto), non è vero? Nell’attesa di quello che farà Obama, e a scanso di ogni equivoco, io per il momento mi rivedo questa cosa qui e me la godo ancora un po’. Il film è finito, e hanno vinto i buoni. Yes-we-can.  

4 risposte a “Yes yes yes”

  1. Marco ha detto:

    Spero proprio che sia come dici tu, che hanno vinto i buoni!

  2. sam ha detto:

    attendevo che per osmosi qualcosa arrivasse dall’Europa. Ora con Obama aumentano le possibilità anche da parte degli USA.

  3. Francesco ha detto:

    Ivan, spensierati e paciosi quando si è bombardato un Paese al di là dell’Adriatico, cioè una guerra più vicina a noi (e in cui come Paese eravamo più impegnati) di tutte quelle scatenate da Dubia?
    Per dire eh, è il primo esempio che mi viene in mente, probabilmente ce ne sono altre che sul momento non mi vengono.
    E se BHO, come sembra, intensificasse l’intervento in Afghanistan? e se, come ventilato in alcune occasioni durante le primarie democratiche, decidesse di entrare in armi in Pakistan, per stanare i campi di addestramento terroristi in Waziristan? Se lo fa il Nuovo Messia va bene, se lo fa Dubia no? qual’è la differenza: che il primo è un oratore affascinante e il secondo non sa spiccicare due parole?

  4. Massimo ha detto:

    Francesco, non so come la pensi Ivan. io come italo-americano cosi’ la vedo: il problema non e’ intervenire o non intervenire militarmente. il problema e’ intervenire militarmente quando esiste giusta causa, una strategia di uscita e quando ogni altra strada e’ stata esaurita. GWB ha scatenato una guerra in Iraq su falsi pretesti ed un mare di “shaky intelligence”, prendendo per i fondelli l’UN, il Congresso e noi popolo Americano, lanciandosi in un unilateralismo insostenibile e senza un’idea chiara di che fare dopo. ora nello specifico, quella guerra costosa in termini monetari e di vite forse ha portato un regime democratico in medio oriente. forse. rimane il fatto che e’ stata una guerra di scelta basata su falsita’, e quella e’ l’unica cosa contestata da Obama.
    1. l’intervento nel balcani fu una necessita’ ineludibile: non averlo fatto ci avrebbe reso tutti complici di un olocausto nel cuore dell’europa moderna dopo che per 60 anni ci eravamo riempiti la bocca di “mai piu’ in europa”. vivevo ancora in Italia allora, e’ il mio stomaco si chiudeva quando ce ne stavamo tutti in spiaggia, al sole, fregandocene beatamente, mentre a 200 km al di la dell’adriatico si commettevano eccidi di massa come 60 anni fa. il pacifismo ad oltranza che si accorge dei morti solo quando sono le nostre bombe a generarli e’ ignavo, egoista e non pratico.
    2. l’intervento in afganistan fu pienamente giustificato, e noi a sinistra dovremmo cominciare a pensare che liberta’ e democrazia non possono essere svendute in nome di terzomondismi da salotto figli di un postmodernismo vuoto che vedono la minaccia imperialista dietro ogni azione militare occidentale. esistono “assoluti” che anche intellettuali di sinistra dovrebbero riuscire accettare come veri: liberta’ e’ meglio di oppressione, una democrazia e’ meglio di una teocrazia, una donna libera e’ meglio di una schiava, un bimbo educato e’ meglio di uno ignorante ed indottrinato.
    che poi l’afghanistan rimanga una “can of worm” piena di contraddizioni e la bosnia un fuoco malapena sopito sotto la cenere di odi etnico-religiosi millenari non si discute: io pero’ di sicuro non rimpiango ne’ i talebani ne’ le milizie parafasciste che si aggiravano tra serbia e bosnia…
    Una cosa che molti falliscono di capire e’ che Obama e’ una pragmatist, certo un liberal, ma pragmatico prima di tutto. sono 6 anni che lo seguo: parla il linguaggio del sogno per motivare, rimuovere l’apatia, metterci in moto, attivarci nei nostri quartieri, darci sense of purpose, ma sa camminare sulla strada della contingenza storica e del compromesso possibile. per quello e’ un grande politico. per quello mi da speranza che il cambiamento sara’ reale e profondo. fosse solo un altro idealista pieno di hot air sarebbe inutile.