Stamattina a “Omnibus Life” con Tiziana Panella e Enrico Vaime si è parlato dell’ormai celebre canzone di Povia, di omosessualità, di diritti civili e di altro con una libertà e una serenità rare per essere in televisione e in Italia. Il filmato della trasmissione è qui sotto.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
29 risposte a “Stamattina su La7”
ho ascoltato il tuo intervento grazie al link che hai messo.
Complimenti: bella trasmissione e hai sempre una modalità serena e molto chiara nell’esporre le “nostre” idee.
L’unica cosa che mi ha dato un po’ fastidio è stato all’inizio quando Vaimer parlando dell’omosessualità l’ha chiamato “atteggiamento”… mboh
Ho amici che avevano la ragazza, poi hanno conosciuto un certo ragazzo e hanno capito di essere gay.
L’inverso non puo’ succedere?
Mi sembra che la canzone di Povia racconti una storia e non voglia insultare i gay, o far passare l’omosessualita’
come una malattia.
Invece le tue frasi su Anna Frank sono fuori luogo e usate solo per attirare l’attenzione.
Che c’entrano con la canzone di Povia?
Potevi usare “Mohammed Ali’ era Cristiano” e avresti fatto piu’ bella figura.
Che dire, ora sei un politico e forse fai bene a cercare la trovata per attirare l’attenzione.
Grazie Ivan !!!!!!!!!!!!!!!!!
Vaime dice che l’omosessualità è un atteggiamento politico. Peggio di Povia, se possibile? E un attimo dopo Scalfarotto dice “io sono d’accordo con Vaime” —
Vaime dice che l’omosessualità è un atteggiamento politico. Peggio di Povia, se possibile? E un attimo dopo Scalfarotto dice “io sono d’accordo con Vaime” —
Inviato da Riccardo il January 26, 2009 7:51 PM
……
Che dire, ora sei un politico e forse fai bene a cercare la trovata per attirare l’attenzione.
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Inviato da Selfs. il January 26, 2009 11:22 PM
Vaime dice che l’omosessualità è un atteggiamento politico. Peggio di Povia, se possibile? E un attimo dopo Scalfarotto dice “io sono d’accordo con Vaime” —
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>> Ciao Riccardo e Selfs, fate bene a puntualizzare certe passaggi, sebbene non credo si possano considerare testi scientifici e di conseguenza trovarne ogni minimo difetto per confutare o sostenere un tesi, in un dibattito certe cose possono sfuggire o si possono dimenticare nel portare avanti altri discorsi.
Condivido con Selfs, comunuqe, il fatto che definire l’essere gay come un atteggiamento politico, come fa Vaime, sia assolutamente sbagliato. Ivan, probabilmente, non si e’ accorto di questa definizione o l’ha volutamente lasciata cadere; dopo pero’ ha spiegato che l’essere gay non è un atteggiamento politico e non influisce sul fare politica.
Per quanto riguarda Anna Frank, l’esempio puo’ essere o meno calzante, ma non vedo l’uso strumentale che ne verrebbe. Mi aiuti a capire?
Inviato da Riccardo il January 26, 2009 7:51 PM
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Che dire, ora sei un politico e forse fai bene a cercare la trovata per attirare l’attenzione.
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Inviato da Selfs. il January 26, 2009 11:22 PM
Vaime dice che l’omosessualità è un atteggiamento politico. Peggio di Povia, se possibile? E un attimo dopo Scalfarotto dice “io sono d’accordo con Vaime” —
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>> Ciao Riccardo e Selfs, fate bene a puntualizzare certe passaggi, sebbene non credo si possano considerare testi scientifici e di conseguenza trovarne ogni minimo difetto per confutare o sostenere un tesi, in un dibattito certe cose possono sfuggire o si possono dimenticare nel portare avanti altri discorsi.
Condivido con Selfs, comunuqe, il fatto che definire l’essere gay come un atteggiamento politico, come fa Vaime, sia assolutamente sbagliato. Ivan, probabilmente, non si e’ accorto di questa definizione o l’ha volutamente lasciata cadere; dopo pero’ ha spiegato che l’essere gay non è un atteggiamento politico e non influisce sul fare politica.
Per quanto riguarda Anna Frank, l’esempio puo’ essere o meno calzante, ma non vedo l’uso strumentale che ne verrebbe. Mi aiuti a capire?
Ivan,non sono d’accordo quando dici che la politica deve guidare il popolo e non “ascoltarlo”. Credo sia vero esattamente l’opposto. Se ti mettono a governare un paese è perchè credono nelle tue idee e potenzialita’. Sara’ allora che riformerai il paese esattamente come la maggior parte della popolazione lo vuole. Altrimenti sarebbe come dire sali in cattedra e fai un po’ quel che vuoi. Spero di aver reso il concetto
>Ho amici che avevano la ragazza, poi hanno conosciuto un certo ragazzo e hanno >capito di essere gay. L’inverso non puo’ succedere?
Porre questa domanda vuol dire proprio non rendersi conto del mondo dove si vive. Vivere la propria omosessualitá, non é una cosa facile. Sopratutto all’inizio con tanto di pressioni sociali dove ti si fa capire che la “normalitá” é essere eterosessuali e qundi bisogna “sfrorzarsi” in questo senso . Da li’ la difficoltá dell’accettazzione.
Ora nelle circostanze attuali e con la pressioni sociali ecc. che vi sono scarterei il caso di cui Riccardo parla (non é impossibile, ma molto difficile). In un mondo ideale si, ma non in questo.
Certo Riccardo esiste poi a chi piacciono al tempo stesso maschietti e feminuccie (scusate il linguaggio). Ma quella é un’altra storia (nel senso che non c’entra con quello che citava Riccardo)
Cmq l’omosessualitá non é un capriccio Riccardo (oggi sto con una famminuccia domani sto con un maschietto oppure oggi con un maschietto e domani con una femminuccia)
>Ho amici che avevano la ragazza, poi hanno conosciuto un certo ragazzo e hanno >capito di essere gay. L’inverso non puo’ succedere?
Porre questa domanda vuol dire proprio non rendersi conto del mondo dove si vive. Vivere la propria omosessualitá, non é una cosa facile. Sopratutto all’inizio con tanto di pressioni sociali dove ti si fa capire che la “normalitá” é essere eterosessuali e qundi bisogna “sfrorzarsi” in questo senso . Da li’ la difficoltá dell’accettazzione.
Ora nelle circostanze attuali e con la pressioni sociali ecc. che vi sono scarterei il caso di cui Riccardo parla (non é impossibile, ma molto difficile). In un mondo ideale si, ma non in questo.
Certo Riccardo esiste poi a chi piacciono al tempo stesso maschietti e feminuccie (scusate il linguaggio). Ma quella é un’altra storia (nel senso che non c’entra con quello che citava Riccardo)
Cmq l’omosessualitá non é un capriccio Riccardo (oggi sto con una famminuccia domani sto con un maschietto oppure oggi con un maschietto e domani con una femminuccia)
>Ho amici che avevano la ragazza, poi hanno conosciuto un certo ragazzo e hanno >capito di essere gay. L’inverso non puo’ succedere?
Porre questa domanda vuol dire proprio non rendersi conto del mondo dove si vive. Vivere la propria omosessualitá, non é una cosa facile. Sopratutto all’inizio con tanto di pressioni sociali dove ti si fa capire che la “normalitá” é essere eterosessuali e qundi bisogna “sfrorzarsi” in questo senso . Da li’ la difficoltá dell’accettazzione.
Ora nelle circostanze attuali e con la pressioni sociali ecc. che vi sono scarterei il caso di cui Riccardo parla (non é impossibile, ma molto difficile). In un mondo ideale si, ma non in questo.
Certo Riccardo esiste poi a chi piacciono al tempo stesso maschietti e feminuccie (scusate il linguaggio). Ma quella é un’altra storia (nel senso che non c’entra con quello che citava Riccardo)
Cmq l’omosessualitá non é un capriccio Riccardo (oggi sto con una famminuccia domani sto con un maschietto oppure oggi con un maschietto e domani con una femminuccia)
ciao emanuele
vorrei rispondere alla tua frase:
“Ivan,non sono d’accordo quando dici che la politica deve guidare il popolo e non “ascoltarlo”. Credo sia vero esattamente l’opposto. ”
per quello che ho inteso io nelle parole di ivan, il discorso è un po’ diverso, nel senso che se il governo si limita a fare le leggi sulle basi di quello che la maggioranza del paese vuole, allora le minoranze saranno sempre discriminate. Io credo che a questo fosse riferito l'”ascolto”… ovvero ascoltare quello che dicono “i media”…
purtroppo in questo momento è così che funziona e non va certo bene… non è questa la democrazia
Elena
ciao Emanuele,
se fosse vera la tua considerazione, non ci sarebbe bisogno di un parlamento e di un governo: sarebbe sufficiente un sistema informativo (informatico) che traduce i sondaggi in legge.
Sono invece d’accordo con Ivan quando attribuisce a chi governa il diritto/dovere di “indicare la strada” (salvo poi essere giudicato nelle scadenze elettorali).
Nel ragionare su questa affermazione ti invito naturalmente a non avere come riferimento un governo come l’attuale, ma un governo che abbia a cuore “il bene comune” (il più obiettivo possibile e proiettato nel tempo).
Altro ingrediente non di poco conto, la qualità dei governanti, capaci di vedere, oltre che fuori dalle proprie tasche, anche oltre gli orizzonti immediati. Insomma: politici di uno spessore tale che probabilmente oggi ce li sogniamo!
Ivan mi sei piaciuto parecchio.
Hai detto delle cose molto più che condivisibili. Carlo, nel commento qui sopra, l’ha detto bene. Attribuire a chi governa il diritto/dovere di “indicare la strada” (salvo poi essere giudicato nelle scadenze elettorali) lo trovo correttissimo. Magari fosse sempre così!
Forse il parallelo con Anna Frank è stato un po’ forte, ma insomma niente di grave secondo me.
La cosa che proprio non capisco è l’accanimento dei tuoi commentatori, costante purtroppo.
Non va mai bene niente. Riescono a trovare sempre quello che non va, anche quando davvero non esiste.
SaraBi, mi hai chiamato in causa. Eccomi qua. Non ho l’abitudine di porre questioni che “non esistono” quindi per favore spiegami cosa intendi dire a proposito del mio commento.
Il tuo è un giudizio gratuito e totalmente separato dal merito della mia critica. Ho una visione forse opposta alla tua: non faccio commenti di plauso gratuito. Ma questo attiene allo stile. Forse secondo te vanno bene solo i commenti “positivi” (o, come si dice in parrocchia, “costruttivi”). Insomma, spiegati meglio.
Cari Elena e Carlo, avete perfettamente ragione, non mi sono espresso chiaramente.
Il punto e’ che credo che nel momento in cui qualcuno e’ messo al governo per elezione democratica, teoricamente costui rappresenta la maggioranza del popolo (non sottovalutate il mio teoricamente). La maggioranza che lo ha votato dovrebbe essere informato del “programma” e delle idee di governo. Io credo in Ivan e mi auguro di vederlo alla guida del paese. Mea culpa, ho impostato il discorso nel modo sbagliato.
Quindi, che cos’è l’omosessualità?
avevo visto l’intervento dal sito di La7 e mi era piaciuto per il tono deciso di Ivan Scalfarotto, ritengo che l’argomento più interessante sia contenuto nella riflessione sul ruolo del Governo di un Paese, ruolo di guida, di progetto, di realizzazione di un’idea di Paese condivisa, impegno che da molti anni rimane disatteso rendendo di fatto alcuni luoghi del governo vuoti di contenuti. Forse uno dei contenuti è il riconoscimento di una uguaglianza dei diritti per ciascun individuo prescindendo dalla sua “definizione”. Se un Paese riuscisse a riconoscere l’identità di un suo cittadino senza ricorrere ad alcun gruppo di categorie con il quale definirlo allora sarebbe realizzato un alto grado di civiltà.
Che si debba partire da una canzone in gara in un festival di una città di provincia per parlare di Civiltà mi fa sorridere ma non è grave, come non lo è il fatto che il suo autore abbia la propria opinione o il buon gusto nell’esprimerla, mi sembrano dettagli risibili.
Ritengo invece doveroso lasciare la superficie per affrontare senza paura di farsi male la profondità della questione: la posizione del Paese e delle sue leggi rispetto all’omosessulità.
Marco,
Parlare di Sanremo nei termini in cui ne parli tu è come dire che il calcio è “una ventina di adulti in mutande che inseguono una palla”: fa sorridere ma perde di vista molti aspetti che, ci piaccia o no, investono la vita culturale del nostro paese. Che il calcio ti piaccia o no, se vivi in Italia e fai politica non lo puoi ignorare. Così è Sanremo.
Sulla canzone di Povia si gioca una battaglia di simboli che investe la cultura italiana di oggi e la dignità delle persone. Povia non è uno qualunque. Costui è un simbolo, che gli piaccia o no. Ha cantato al Family Day, una manifestazione voluta dai vescovi, pagata con l’otto per mille, fallita miseramente, tuttavia celebrata dai media come un grande successo. Tra tutti i cantanti invitati, Povia è stato l’unico a partecipare. Povia è il portabandiera di una campagna di destra riconducibile alla CEI. Essendo anche un adulto, dovrebbe esserne consapevole.
Sanremo ha scelto di mandare in gara questa canzone ma ne ha scartata una che parlava di omosessualità in termini diversi. La libertà di espressione è una bella cosa quando è garantita a tutti. Povia canta perché c’è chi ha deciso che lui lo può fare, mentre qualcun altro no. Povia è il megafono di un indirizzo politico preciso.
Come si fa a dire questo? Bisogna guardare il contesto. Povia non racconta “una storia” ma racconta la visione dell’omosessualità del catechismo cattolico: stile di vita “disordinato”, insostenibile, immaturo, bisognoso di intervento di correzione. Coincidenza?
Ancora sul contesto italiano: Ricordate la campagna di Oliviero Toscani per quella marca di abbigliamento? I manifesti rappresentavano adulti che si baciavano. Adulti vestiti da capo a piedi. La campagna fu censurata perché quelli che si baciavano erano dello stesso sesso. La censura fu decisa da un organismo che diede motivazioni molto interessanti: proteggere i bambini da uno spettacolo suscettibile di produrre “ansia e disagio” nei minori. Negli stessi giorni il settimanale Famiglia Cristiana pubblicava un’altra campagna di Oliviero Toscani, realizzata per un altro marchio di abbilgiamento, che rappresentava una bambina abbigliata da adulta, truccata, in atteggiamenti che Oliviero Toscani stesso definirebbe eccessivi. Questa campagna passò inosservata. Tutti erano concentrati sulle foto con gli adulti: allegri, spensierati, che si abbracciano sul divano di casa. Questo era il messaggio pericoloso. Questo è il messaggio che non può passare in Italia. Perché gli omosessuali sono tristi, soli, instabili. Altrimenti non esistono.
E comunque, dice il Corriere che Povia sull’Africa è più cinico di Veltroni:
http://www.corriere.it/spettacoli/09_gennaio_27/povia_darfour_sanremo_io_donna_75dae6d8-ec6a-11dd-be73-00144f02aabc.shtml
da non credere!
Entrare nel testo della canzone per valutarla a proprio favore, per omologazione di intenti, non mi interessa. Mi interessa, invece, che l’Uomo sia libero ed io non ho alcun diritto di “giudicare” e, soprattutto, i suoi comportamenti, se quelli non offendono, ledono o limitino i miei di comportamenti. Io mi sento offeso nell’intelleto al solo pensiero che se ne parli di questa come di altre questioni della sfera personale. Siamo proprio un Paese squallidamente incivile! Siamo una vergogna agli occhi del mondo! Maledetta Chiesa!
Gabriele
Foggia 28/Gennaio/2009
Gabriele Longo alle ore 13.00 del 28 gennaio
Entrare nel testo della canzone per valutarla a proprio favore o meno per omologazione di intenti, non mi interessa. Diventa gossip. Quanto valga Povia lo lascio al commento intimo ed individuale, me ne frega nulla. Mi interessa, invece, che l’Uomo sia libero ed io non ho alcun diritto di “giudicare” innanzitutto i suoi comportamenti, se quelli non offendano, ledano o limitino i miei comportamenti. Io mi sento offeso nell’intelleto al solo pensiero che se ne parli di questa come di altre questioni della sfera personale. nelle quali nessuno ha il diritto di entrarci. Diversamente è dittatura! E noi viviamo in dittatura. Non con questo solo governo. Lo siamo da sempre! Siamo proprio un Paese squallidamente incivile! Siamo una vergogna agli occhi del mondo! Maledetta Chiesa!
Gabriele
Foggia 28/Gennaio/2009
caro Selfs
mi rendo conto del peso che la partita del mercoledì sera o la prima serata del festival possa rivestire nel tessuto sociale di questo Paese e mi rendo anche conto che chi voglia fare politica nel senso più ampio che tutti noi amiamo debba avere a che fare anche con i cittadini-spettatori, pagatori di canoni e opinionisti curriculari degli argomenti più bizzarri ma proprio per questo cerco di scorgere quello che sottende lo spettacolo: la sua funzione ultima.
Se la canzone di Povia richiama l’omosessulità nella categoria del disagio sociale e psichico, come causa o come risultato, sento che da parte degli autori si sta compiendo una distorsione della realtà e nei miei confronti si sta rivolgendo una parola che posso interpretare come una offesa in quanto desidero essere vestito di verità e non di calunnie. Molto del mondo cattolico, la Chiesa e le sue propaggini, i politici che per calcolo o per convinzione rinunciano alla propria autonomia di pensiero e gli accoliti che riescono a convincere, Povia, sono saldi su principi omofobici, e sto usando già tutta la mia diplomazia. Sono un freno alla crescita del nostro Paese. Tutto vero.
Riconosco però non già solo la loro figura ma anche gli strumenti che riscono ad utilizzare per rendere se possibile ancora più radicati i loro precetti nella società: l’ingerenza della chiesa cattolica nella educazione infantile, l’ingerenza della chiesa nella politica dello Stato e delle sue istituzioni.
Non so quanto valga la personale presa di distanza dalla loro cultura e dalla loro dottrina ma so che è una scelta necessaria per conquistare la mia personale autonomia: se mi voglio ritenere un individuo libero non posso far altro che rifiutare il loro dogma poichè il loro dogma e l’omofobia che loro stessi ritengono implicita è una limitazione alla mia libertà. Questo il principio generale.
Il caso particolare ci riporta alla cittadina ligure, benissimo.
Se guardo a me stesso, il caso si risolve velocemente: non ho mai guardato il festival e non ho intenzione di cominciare quest’anno ma se lo avessi mai guardato quest’anno avrei smesso perchè credo nell’azione di boicottaggio. Ti riconosco e ti rifiuto. Se guardo ad una realtà che supera la mia persona forse penserei ad un incontro pubblico tra politici, scienziati, uomini di spettacolo, chiunque abbia voglia di parteciapare ad un dibattito sull’omosessualità in Italia, terrei aperti i lavori del convegno ad oltranza e distribuirei i documenti che in esso verrebbero prodotti; questa sarebbe l’azione di un politico, di una persona che porta in sè la consapevolezza della propria parte collettiva e comune. Ai lavori di un incontro simile parteciperei anche come correttore di bozze, a Sanremo non concedo neanche un minuto della mia attenzione.
Marco,
Non mi è chiaro se faresti politica oppure no. Non mi è chiaro se secondo te ammettere Povia a Sanremo sia una scelta politica oppure no. Il punto politico della questione è che, mentre tu non guardi Sanremo, il paese guarda a Sanremo come al palcoscenico della cultura di massa italiana: Sanremo infatti fa schifo da sempre, ma ancora di più negli anni più recenti. Se qui ne parliamo non è perché il Festival rivesta alcuna importanza artistica o estetica ma è perché offre un’occasione di analisi del paese e della gente con cui abbiamo a che fare. La questione è politica al cento per cento. A proposito di politica: io ai boicottaggi non ci credo. La politica è un’altra cosa.
Selfs,
offriamo al paese allora un modo altrernativo di fare analisi di sè senza doversi oscenamente mostrare in uno schermo/specchio!
certo che farei politica: politica significa occuparsi della parte collettiva di ognuno di noi e qui rivendico la mia libertà di azione non nel partecipare o meno al dibattito Povia/non Povia, so già che la televisione è un mezzo politico, ma è in mano di altri non mia, in mano mia potrebbe essere il sostegno attivo (tutta la politica è attivia) ad un lavoro comune come ho immaginato nella chiusura del mio ultimo intervento
allo spettacolo delle immagini opponiamo il peso delle parole e la profondità di un confronto dialettico ma facciamolo sul serio: la cultura di massa è per sua naturale ansia proiettata all’annullamento dell’individuo, a questo mi oppongo e alla cultura di massa non voglio rispondere al suo livello, vorrei invece rispondere costringendo ad inseguirmi ad un livello diverso, inaspettato, aperto
quindi ti dico: sì farei politica, sì san remo è politica come lo è la partita di calcio e il mio fare politica è la prefigurazione nella mia vita come nel lavoro che svolgo di un modello alternativo, una struttura di valori alternativa e coerente, la mia attività politica non risponde a Povia, lo supera, altrimenti cosa mi è servito leggere Marcuse? voglio dire che non re-agisco ma pre-figuro, pro-getto una immagine nuova svincolata da false scelte antinomiche, liberata dalla palude dei vecchi schemi di pensiero.
vogliamo parlare della Vita in questo Paese? bene, per favore usiamo termini diversi dalle parole della cultura di massa.
grazie per il confronto
Il problema, come anche Scalfa lo ha enunciato nella trasmissione, e´:
puo´un messaggio sostanzialmente diseducativo, nel rispetto della liberta´di opinione di ciascuno, essere veicolato da una “canzonetta” trasmessa in eurovisione?
Scalfa, al di la delle tirate retoriche assolutamente condivisibili su tutto, non ha proposto nessuna soluzione, nessuna via di uscita, nessuno spunto e nessun passo avanti.
Io direi che Scalfa ha superato anche questo esame … e´pronto per la segreteria PD!
Saluti.
Caro Marco,
Ah, Marcuse! Preferisco Foucault, che non disdegnerebbe di riflettere su Sanremo in una prospettiva storica e nel testo di una canzone saprebbe riconoscere il manifesto eversivo di una parte politica precisa. Dici di voler superare Sanremo, ma su quale piano? Tutto si risolve, secondo te, stando fuori dalla mischia. Io ho una visione opposta perché penso che i Povia e le Binetti stiano occupando le loro postazioni abusivamente, proprio perché troppa gente si tira fuori dalle cose (la cultura, la politica) e si chiude nel suo mondo.
La politica del buon esempio, del piccolo è bello, la lascio ai santi.
La cultura di massa è fatta apposta per farci sentire superiori. Trovami un solo spettatore di Sanremo che non si ritenga più intelligente di Sanremo. Questa è la ricetta del suo successo: a conti fatti, nessuno si trattiene fuori dalla mischia. Neanche tu. Quello è il terreno, quella è la battaglia. Libero di starne fuori ma se questa è la tua scelta, io continuo a non capire il tuo punto: esiste un problema?, se sì come lo affronteresti?
Caro Selfs,
non mi sento superiore alla cultura di massa proprio perchè essere diversi non significa essere superiori o inferiori, mi sforzo di proporre una forma alternativa di produrre immagini (artistiche, politiche, sociali)
il punto è questo: se mi considero un soggetto politico allora agisco su due piani distinti, uno personale e uno collettivo, al piano personale appartengono il ventaglio delle possibilità prospettate dal mio gusto, dalle mie aspirazioni, dalle azioni nelle quali mi riconosco in prima persona, al piano collettivo appartengono lo stimolo ad una discussione comune, la ricerca di una posizione condivisibile con altri, trovata in un confronto sano e aperto.
Tu dici che quello è il terreno e quella è la battaglia? va bene, se riteniamo che con la partecipazione della canzone di Povia il Festival stia ledendo un nostro diritto fondamentale allora deve essere denunciato e perseguito secondo la legge; se troviamo una lacuna legislativa, se la Carta non ci dovesse garantire il diritto di essere riconosciuti come cittadini tra cittadini allora dovremmo combattere perchè la Legge comprenda tale diritto e con questo semplice passo Povia è già stato superato.
Tengo poi a precisare che non riconoscere un terreno di battaglia politica, la mischia, non significa astenersi dal confronto o tirarsi fuori dalle cose, in primo luogo perchè è fisicamente impossibile, ho una professione che svolgo con miei colleghi, ho una famiglia con la quale condivido parte della vita, ho attorno un ambiente sociale di relazioni complesso con il quale mi confronto, non ho un mondo mio, mai e in nessun modo, l’ambiente è sempre collettivo e condiviso e questo mio pensiero è già un pensiero politico.
Il punto è il rapporto dello Stato, e quindi della Legge, con l’omosessualità: malattia? comportamento contra legem come vorrebbe il clero? atteggiamento? o piuttosto caratteristica di un individuo che concorre tra altre a costruire la sua pienezza? quale emergenza i sostenitori del Family Day sentono all’avvicinarsi dell’argomento, quali sono le loro paure? perchè il clero ha titolo di discutere di diritti dell’individuo? le ramificazioni sono tante ed ognuna prefigura una discussione che varrebbe la pena affrontare evidenziando di ciascuna il livello legislativo, il livello sociale, il livello storico. L’esposizione di un programma di lavoro simile può essere affrontato all’interno di un partito politico, o di un gruppo ugualmente politico diverso da un partito. Riconosco che quello può essere lo spunto ma non la battaglia.
Secondo me se Scalfa diventa segretario del PD, Perutz viene a tirargli i piedi di notte dal mondo dei morti (http://it.wikipedia.org/wiki/Leo_Perutz)