iMille supportano come un sol’uomo Giovanni Guzzetta e i referendum elettorali.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
25 risposte a “iMille coi referendum elettorali”
Posso sapere perché si ripete come un mantra di sostenere questo referendum elettorale e non si risponde alle critiche di merito poste da quei costituzionalisti che sostengono che la legge elettorale Guzzetta manterrebbe le liste bloccate e sarebbe meno democratica della Legge Acerbo, assegnando il 55-60% dei seggi alla lista di maggioranza relativa? Perché vuoi dare al PDL un governo monocolore del 60%?
Credo che il dibattito pro/contro la proposta referendaria sarà interessante. Di sicuro l’attuale legge (la “porcata” calderoli) è pessima; poi, certo, agendo per via referendaria, coi limiti intrinseci allo strumento utilizzato, non è detto che si ottenga un buon risultato (ma bisogna anche considerare l’effetto politico di sprone a cambiare l’attuale).
In ogni modo io dico solo una cosa. Al di là del merito, su cui si combatterà, e su cui è giusto combattere, è tuttavia inammissibile che i cittadini italiani vengano sostanzialmente “espropriati” del loro fondamentale diritto costituzionale di esprimersi.
Orbene, già il referendum è stato spostato l’anno scorso a cusa delle note vicende. Adesso vorrebbero farlo svolgere con modalità tali da farlo fallire, secondo tecniche ahimé già tristemente sperimentate negli ultimi anni (vedi la campagna astensionistica della chiesa nel caso dei referndum contro la legge sulla fecondazione assistita).
Questo non è giusto a prescindere. E anche chi è contro il merito della proposta referendaria dovrebbe battersi perchè almeno gli italiani abbiano una reale possibilità di esprimersi su questo referendum. Poi se gli italiani vorranno farlo fallire amen. Però chiamare alle urne la gente 3 volte in pochi giorni, significa, di fatto, (e tutti lo sanno benissimo) sollecitare l’astensionismo: non credo sia un buon esempio di rispetto della democrazia sostanziale. La democrazia è fatta di partecipazione, e la partecipazione va aiutata e coltivata, predisponendo le condizioni idonee perchè possa dispiegarsi. Non si può cavarsela pretendendo dal popolo una determinazione ed un’iniziativa che già si sanno a priori del tutto fuori dai parameteri usuali nelle società di oggi.
Sciltian, io la mia già l’ho detta (in un paese che non esiste il governo modificherebbe la legge elettorale per evitare lo spreco di 200 milioni). Ma allora che bisogna fare?
Basterebbe una piccola modifica della legge per evitare i 200 milioni persi.
Il referendum voleva spingere le forze politiche a riformare la legge porcella.
Ora dimmi, Scltian tu consideri qd i 200 milioni persi un male minore?
Che rimedio?
Sciltian, io la mia già l’ho detta (in un paese che non esiste il governo modificherebbe la legge elettorale per evitare lo spreco di 200 milioni). Ma allora che bisogna fare?
Basterebbe una piccola modifica della legge per evitare i 200 milioni persi.
Il referendum voleva spingere le forze politiche a riformare la legge porcella.
Ora dimmi, Scltian tu consideri qd i 200 milioni persi un male minore?
Che rimedio?
Sciltian, io la mia già l’ho detta (in un paese che non esiste il governo modificherebbe la legge elettorale per evitare lo spreco di 200 milioni). Ma allora che bisogna fare?
Basterebbe una piccola modifica della legge per evitare i 200 milioni persi.
Il referendum voleva spingere le forze politiche a riformare la legge porcella.
Ora dimmi, Scltian tu consideri qd i 200 milioni persi un male minore?
Che rimedio?
Filippo, non spostare il discorso. Per me il referendum deve svolgersi quando si vota per le altre elezioni, non mi piacciono i sotterfugi (per altro costosi) per evitare un risultato sgradito. Il punto è che essere per il Sì è DAVVERO molto grave, politicamente. Ci sono almeno due quesiti sui quali è imperativo votare NO, e uno solo sul quale si può votare Sì. A me pare di avere intorno solo gente che fa del referendum una clava ideologica e sostiene un acritico sì ai tre quesiti, senza preoccuparsi del fatto che le conseguenze saranno feroci, dal punto di vista della tenuta democratica.
Lo vogliamo capire o no che il referendum Guzzetta NON FA NULLA contro le liste bloccate, ma in cambio assegna il 55-60% dei SEGGI DEL PARLAMENTO alla LISTA che ha un voto in più della seconda? Si va verso un governo monocolore del partito di Berlusconi, senza Lega, senza Udc. VE NE RENDETE CONTO O NO?
1) Totalmente d’accordo con l’accorpare referendum ad europee ed amministrative. No sprechi di denaro pubblico.
2) Contrario a che un partito abbia il 60% in Parlamento. Anche perché nel caso fosse il PD tale partito… sarebbe cmq diviso al suo interno. E poi vi immaginato il 60% dei seggi al PDL (anche con solo il 30% dei voti) ed il resto a dividerselo Pd, Lega, Udc e Idv? Che fine fa la rappresentatività? E la razionalità?
3) Favorevole al divieto di candidatura multipla (bisogna rappresentare il territorio!).
4) Favorevole ad abolire le liste bloccate ed ad introdurre le preferenze, ma quest referendum non farà alcunché per risolvere questo problema.
Il referendum assegna il 55% dei seggi ad un unico partito. Non coalizione. E dov’è il problema? Perchè proprio io non riesco a vederlo.
Credete davvero sia meglio l’odierno dove un governo è ostaggio della Lega che è l’ago della bilancia?
Prova ne è il fatto che questi signori si fotteranno 400 dei nostri miseri milioni di euro perchè lo temono come la peste.
Esattamente come nei due anni di governo Prodi..eravamo in ostaggio di minoranza e groppuscoli che con lo 0.5% hanno fatto cadere il governo.
Ma poi scusate di cosa parliamo…la democrazia inglese va avanti così da secoli. E adesso noi saremmo quello che perdiamo rapprentatività? MA vi prego la rappresentatività è ben altro.
LE LISTE BLOCCATE non si possono toccare con referendum. E se fosse stato possibile stai certo che sarebbe stato inserito anche quello.
E se i partiti volessero, impiegherebbero 4 nanosec nel cambiare questa situazione, ma non lo fanno perchè questo è un paese di morti civili. A nessuno frega nulla, il paese completamente scollato dalla politica. Non capisce che la politica è lo strumento che abbiamo per poter vivere meglio.
Io ci credo, mi occupo di comunicazione politica..eppure è da scoramento.
Stamattina il capppuccio di traverso: apro il Corriere e leggo che Tremonti sta mettendo sù un team per ridisegnare le regole del mercato finanziario da proporre al G-8. Bene dico. Speriamo bene. Poi scorri i nomi della commissione:
Enrico Letta, Giorgio Napolitano, Visentini junior e Guido Rossi, che non discuto essere persone di valore…ma possibile che non ci sia un Gennaro Esposito qualunque???!!!!
Deprimente. Qualsiasi cosa esca dalla boccuccia di rosa di QUESTI politici, fa venire scoramento. Ci resta quello.
E per ritornare sul topic: è altamente probabile che il ref non si accorperà nella tornata dell’election day. E la cosa che mi dispiace è che noi che vorremmo questo accorpamento siamo una sparuta minoranza. A nessuno fregherà nulla.
Condivido pienamente quanto dice piergiorgio e quoto grazia, salvo l’ultima frase dell’ultimo capoverso.
Non siamo una sparuta minoranza. Robuste resistenze si stano concretizzando perfino in ambienti leghisti e non solo per lo stupido spreco di denaro pubblico. In altre parole – sembra incredibile, lo so – si sta assistendo alla rinascita di un sentimento di ‘dovere morale’ o di volontà di partecipazione, o rivendicazione del diritto ad esprimersi che non sospettavo: la gente vuol dire la sua, insomma e mi pare confortante. Per fare un microesempio, il gruppo su facebook dedicato a “Europee+ Referendum: no agli sprechi” ha raccolto 12.000 adesioni in pochi giorni e si stanno moltiplicando gli appelli in questo senso.
http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?gid=137188630025
Grazia wrote:
“Esattamente come nei due anni di governo Prodi..eravamo in ostaggio di minoranza e groppuscoli che con lo 0.5% hanno fatto cadere il governo.”
La “semplificazione della partitica” (leggasi: no partiti con lo 0.5% in Parlamento) c’è già stata con le elezioni politiche del 2008.
Forse quello che si vuole è il BIPARTITISMO. Avere solo due partiti in Parlamento (ecco il richiamo, errato, all’Inghilterra).
Perché FORSE il voto utile si trasmetterebbe solo a PDL o PD… ma ricordo che l’UDC correva totalmente da sola ed ha superato la soglia del 4%… così potrebbero fare Lega ed IDV….
Insomma quello che si vuole è UCCIDERE le Coalizioni… anche le minicoalizioni di 2/3 partiti.
C’era qualcosa di male nella minicoalizione PD-IDV?
In una situazione post referendum potremmo avere o solo due partiti con più del 20% dei voti… oppure diversi partiti (PDL, PD, LEGA, UDC, IDV) con più del 10% e… a quel punto si potrà scegliere se darà il 55% dei seggi ai berluscones, ai vaticanes, ai leghisti, ai divisi su tutto al loro interno (pd), ai difensori della legalità, …
I referendum vengono “pensati” circa due anni prima del loro effettivo svolgimento. Con la velocità che ha preso la politica non è più realistico e serio proporre il referendum Guzzetta oggi.
Veltroni ha cucinato la frittata richiesta e Berlusconi se l’è pappata.
Di fatto ci sono in Italia due schieramenti che si contendono il governo, senza bisogno del referendum.
Con il varo del PDL la coalizione di destrra si limiterà alla soma di PDL + Lega.
A sinistra la questione è più complessa perché siamo arrivati alla scissione dell’atomo, alle percentuali da prefisso telefonico: Ferrero, Vendola, Mussi con partiti personali, Psi, Verdi, Idv, il Pd con le sue 10 correnti politiche organizzate in minipartiti teocon, neodem, ecodem, red, popolari, ulivisti, veltronian, fassinian, prodian, ecc ecc
Qualcuno mi spiega a cosa serve oggi questo referendum ?
Non era meglio raggiungere il quorum per l’abolizione del voto proporzionale alla Camera tenutosi il 18-04-1999?
Ne sarebbe scaturito un sistema più pulito.
Ma in Italia le cose pulite in politica non piacciono, né a destra né tantomeno a sinistra.
Grazie, assegnare il 55-60% dei seggi alla lista che prende più voti – magari il 30% dei voti, o meno – è una cosa che lede il principio democratico di rappresentatività.
L’Italia non è una società bipartitica e anche l’Inghilterra discute da decenni di riformare il proprio sistema (che non ha le liste bloccate, bensì i collegi maggioritari, e la differenza è fondamentale) in qualcosa di più rappresentativo, dal momento che hanno i LibDem come terzo partito con il 20% e passa e non riescono nemmeno ad avere un seggio. La trovi una cosa democratica? Io no. Oltre a questo, in Inghilterra o vincono i Laburisti, o vincono i Conservatori. in Italia abbiamo un solo possibile vincitore: il PDL, che se permetti ha un livello di tenuta democratica assai inferiore dei due maggiori partiti britannici.
Avete voluto la soglia di sbarramento al 4% per levare di mezzo i partiti piccoli. Adesso che siamo di fatto in un bipartitismo, vi accingete a eliminare anche il secondo partito (VOI STESSI!!!!) per dare la maggioranza assoluta dei seggi al PDL, anzi a Berlusconi che nomina la sua lista di gente che verrà eletta al 60% e passa. Lo fate nella speranza che un domani voi possiate essere il primo partito, ma per come la vedo io quel momento non arriverà mai.
Poi io contensto in radice il concetto che voi siate disponibili a dare nelle mani di Berlusconi una maggioranza monocolore come mai nessuno in Italia ha avuto, tranne Mussolini.
Il messaggio precedente si apre con “Grazie”, invece volevo scrivere “GraziA” rivolgendomi appunto a lei. Sorry!
Bè nel merito devo dire che oggi sono abbastanza d’accordo con Anelli.
E dico “oggi” perchè come giustamente ha sottolineato ciriolina il referendum guzzetta è stato pensato in una situazione completamente diversa.
Allora c’era un livello di iperframmentazione e di semi- ingovernabilità, legato anche alla risicata vittoria elettorale del centro-sinistra. Veramente si vedeva una maggioranza presa per le palle dai Mastella col loro 1%.
Ma soprattutto la differenza era questa: allora ci sarebbe stato un interesse dei partiti presenti in parlamento a trattare per evitare il referendum. Il referendum cioè avrebbe creato l’indispensabile premessa per ottenere la disponibilità dei partiti a fare una nuova legge elettorale che cancellasse l’osceno porcellum con buone probabilità di ottenere un risultato decente, probabilità dovute appunto alla situazione delle forze e degli interessi in campo, diciamo così.
E infatti i partitini minori difendevano con le unghie il porcellum; approvato il referendum, che per loro sarebbe stato il capestro, avrebbero accettato di fare una nuova legge elettorale purchè un poco più “moderata” per loro del risultato referendario ( che fra l’altro , in quelle condizioni politiche di insoddisfazione generale, di movimento “anti-casta” , e di voglia di lanciare un segnale, quale che fosse,alla politica da parte della gente, era un esito quasi scontato).
I partiti maggiori avrebbero potuto trattare con quelli minori da una posizione di forza, proprio per la minaccia referedaria, e quidni rafforzare il bipolarismo e la governabilità, ma d’altra parte, dato che a sinistra il governo dipendeva per la sopravivenza “dai cespugli”, non avrebbero potuto forzare troppo sicchè c’erano le premesse per una soluzione equilibrata che garantisse cmq una certa rappresentatività.
Naturalmente era tutto un equilibrio malcerto e precario, a cusa della debolezza intrinseca del governo Prodi e dell’inaffidabilità di Berlusconi (lesto a fare il doppio gioco: flirtare con Veltroni quale sostenitore del bipolarismo spaventando i partitini, ma anche blandire i piccoli partiti per far cadere il governo promettendogli in cambio accoglienza e rifugio) e difatti sappiamo com’è andata a finire: ma questo è un altro discorso.
Quel che interessa qui è che in quelle condizioni il referendum, o meglio la minaccia di una facile vittoria referedaria poteva essere utile per “instradare” una riforma.
Oggi no. Nessuno dei veramente piccoli siede più in parlamento. Il governo è saldissimo e non ha bisogno di trattare con nessuno. Certo la Lega vede male il referendum, ma cmq non può certo far cadere il governo per quello: è impensabile. La Lega non è, e non ha bisogno di essere, Mastella. Mastella era così stupido da pensare di poter far cadere il governo salvando sé stesso, la Lega no. E d’altra parte nelle condizioni attuali è molto più improbabile una vittoria del referendum e quindi minore la forza contrattuale del timore.
Berlusconi poi non è interessato più di tanto al risultato: se passa il referendum bene, sarà avvantaggiato ulteriormente, ma cmq oggi, vista l’ampia maggioranza di cui dispone, il processo costituente della pdl lo sfascio dell’opposizione ecc., non ne ha bisogno, sicchè può anche accontentarsi di lasciarlo cadere facendo contenta la Lega, e così non creando disturbo alla sua navigazione governativa.
Perciò il risultato è che oggi nessuno ha interesse a trattare: Berlusconi non ha interesse ad agitare lo spauracchio del referendum per ottenere una nuova legge perchè gli va già bene così, la Lega non ha interesse a premere perchè lo si eviti facendo una nuova legge, le basta che la PDL non si impegni troppo a sostenerlo.
Quindi in effetti cui prodest? ‘E chiaro che non si farà alcuna legge prima. A sto punto se vogliamo sostenere il referendum o ci va bene la legge che ne risulterebbe, ed effettivamente le critiche di anelli sono condivisibili: troppi pericoli, oppure bisonga vedere se, eventualemte, la vittoria del referendum potrebbe indurre le forze politiche a farla dopo una nuova legge…uhmmmm…
D’accordo con Anelli e Piergiorgio.
1) Sì all’election day.
2) Sì al divieto di candidatura multipla.
3) No alla legge elettorale Acerbo-Guzzetta.
Avevo scritto un commento per ringraziare Piergiorgio di ragionare nel merito delle cose politiche e non per partito preso. Avevo anche lasciato due link a due post dove si affronta in modo analitico il risultato di una vittoria al referendum elettorale, ma quel commento è misteriosamente scomparso. Si sarà perso di suo (sarebbe la prima volta) o è censura di Ivan, che ha paura delle analisi ragionate contrarie a ciò che pensa lui? Non lo saprò mai.
ma no dai anelli sarà stato qualche inconveniente del server…prova a rimetterli i link, se poso permettermi,mi interesserebbe poter leggere un’analisi sul “dopo” . Ti ringrazio.
Piergiorgio, SE il referendum si farà, e SE prevarranno i SI, la legge che ne risulterebbe non sarebbe certo la migliore possibile. Ma non è affatto scontato che rimarrebbe tal quale: ci sarebbero concreti interessi dei piccoli (attuali, tra cui la Lega) e financo del PD, nonchè sparsi ex-AN, a far sì che una nuova e buona legge venisse fuori. Non è solo una speranza (ho praticamente smesso di averne), ma una valutazione dell’insieme a far ritenere più che probabile l’ipotesi.
Aggiungi che l’opinione pubblica (gli elettori, cioè, di destra e sinistra) ritengono fondamentale la questione delle preferenze: potrebbero i partiti continuare bellamente a ignorarla?
E ancora: la discussione su una nuova legge elettorale a correzione di quella che emergerebbe dal referendum non sarebbe certo domani al primo posto. Se ne parlerebbe nel 2012, avvicinandosi la scadenza della legislatura: in quell’epoca er Banana sarà occupato da tempo a farsi la campagna per la presidenza della Repubblica. E’ ragionevole pensare che non si opporrebbe recisamente e cercherebbe invece di apparire come un buon patriarca che si dà da fare per il bene e la soddisfazione dei cittadini, cercando l’accordo tra i vari soggetti ?
E infine, immaginando che tutto questo non esista e sia fiato sprecato, piuttosto che assistere inerti e passivi o emigrare (chi può) non è meglio darsi da fare per almeno: 1. ottenere l’accorpamento. 2. raggiungere il quorum e far decidere il popolo sovrano?
Sull’accorpamento son d’accordissimo: infatti nel primo post avevo sottolineato proprio quest’aspetto.
Sull’analisi di Piero…eh…può darsi pure. Certo la Lega, se vincessero i si , poi scalpiterebbe…
Però mi chiedevo: a quel punto si avrebbe cmq una legge vigente, applicabile. E che avvantaggerebbe assai il…primo che arriva. Perciò finchè Berlusconi, sondaggi alla mano, pensasse di essere avanti perchè dovrebbe accettare cambiamenti? Anche se, e sottolineo SE, perchè siamo nella fantapolitica, la Lega o qualche altra componente minoritaria minacciasse di far cadere il governo la conseguenza quale sarebbe? andare alle elezioni con QUELLA legge che lo avvantaggia, quella risultante dalla vittoria referendaria! E così rivincere, e rigovernare per di più praticamente da solo!
Insomma ecco la grande differenza rispetto al governo Prodi: allora la minaccia di andare alle elezioni poteva funzionare poichè si sarebbe andati alle elezioni con la legge vecchia, quella attuale che, se non fosse stato per la mossa spiazzante di Veltroni, avrebbe salvaguardato i piccoli. E per di più si otteneva proprio l’effetto di far spostare il referendum praticamente boicottandolo.
Oggi invece, posto che, come argomentavo sopra, non c’è interesse a trattare PRIMA per riformare la legge in parlamento, al massimo si può sperare nel dopo; però a quel punto la prospettiva di caduta del governo e di nuove elezioni è molto diversa perchè si tratterebbe di elezioni con la legge nuova, già cambiata dal referendum…
Io temo questo scenario: a quel punto Berlusconi si troverebbe un potere contrattuale fortissimo, enorme e potrebbe lasciare scalpitare chi vuole.
A meno che appunto non cominci anche la PDL a calare nei sondaggi, il clima politico evolva verso una condizione di maggior equilibrio fra maggioranza e opposizione, e magari emergano dei contrasti o delle questioni irrisolte nel progetto di fusione della PDL…allora forse potrebbero crearsi le condizioni per una riforma…ma sono tanti “se”…
Mi sembra che la discussione sul referendum se non si basa su una idea di fondo circa l’assetto istituzionale e il sistema politico porti solo ad un politicismo assai poco interessante. La domanda allora è: il paese ha bisogno di un sistema politico “articolato” e quindi di un sistema elettorale che garantisca la rappresentatività o viceversa di un sistema semplificato che mette al centro la governabilità garantendo la rappresentanza all’interno di grandi partiti? Per mezzo secolo l’Italia ha sperimentato il sistema basato sulla rappresentatività (proporzionale) e abbiamo visto i risultati, continuare su quella strada impedirebbe al paese di emanciparsi dai guasti di una politica “politicante e trafficona”. Puntare sul secondo aspetto (il maggioritario con un rapporto diretto tra eletti ed elettori) significherebbe puntare a buttare le basi di un agire politico basato sulla “responsabilità”, sulla “partecipazione” (primarie), sulla “contendibilità”. Per questi motivi credo che il referendum se appoggiato da un progetto di questo tipo può essere un momento importante per una sinistra che voglia uscire dall’angolo. Senza questo respiro il referendum diventa un’ altra occasione persa per noi e utile per Berlusconi e la destra.
A piergiorgio: hai ragione, volendo certezze ci dobbiamo tenere quello che abbiamo.
Ma volendo fare un’ipotesi sul futuro (un filo migliore di quello che si prospetta con le certezze di cui sopra), ci si può solo affidare ai “se”.
A Enzo Lodesani: la seconda che hai detto. Senza dubbio.
Enzo hai ragione queste discussioni possono sembrare molto terra-terra, molto tattiche e molto poco ispirate da una visione alta della politica.
Ma non è così.
‘E ovvio che “dietro” tutti noi abbiamo idee sul sistema elettorale che vorremmo, idee ispirate da valutazioni sui bisogni effettivi del paese.
Io per es. sarei come te per il maggioritario uninominale (con qualche correttivo eventualmente), piuttosto che per (l’attuale) proporzionale con premio di maggioranza. Possibilmente poi con elevate iniezioni di democrazia interna ai partiti per mezzo di regole legali, per es. primarie per legge (ma qui siamo proprio nella fantascienza…i partiti non hanno mai accettato di farsi regolamentare, come i sindacati del resto in violazione più o meno palese del dettato costituzionale). Ecc. ecc.
Però, vedi, proprio perchè abbiamo una nostra “idea di fondo circa l’assetto istituzionale e il sistema politico” , come l’hai giustamente chiamata tu, e vogliamo fare di questa idea un obbiettivo politico cui mirare nella realtà, (nei limiti del possibile e del realizzabile), e non un pensiero accademico o una mera aspirazione, ecco che non possiamo assolutamente trascurare di tener conto del contesto “politicante” in cui ci muoviamo, in cui andiamo ad inserire le nostre proposte.
Il rischio è quello di fare gli apprendisti stregoni che, maneggiando elementi dalle vaste potenzialità, senza curarsi della “pratica”, si ritrovano poi a determinare o a favorire perlomeno una situazione ben lontana da quella auspicata.
Non è ciò che è già avvenuto in abbandonaza negli ultimi anni? Non è stato uno dei grandi errori della dirigenza della sinistra?
Guarda Veltroni: certo aveva ragione a voler semplificare il quadro politico per garantire maggiore governabilità, a mettere da parte l’unione che si era dimostrata incapace di governare per rilanciare un progetto politico nuovo ecc. ecc.
Però forse nel perseguire questo idee, pur teoricamente giuste, si è mosso con troppo astratto zelo, con troppa ingenua fiducia, senza tener conto 1) di chi c’era dall’altra parte, e 2) delle condizioni in cui il progetto veniva calato, della possibilità di risposta da parte del paese reale, evidentemente ancora non maturo.
Forse (forse) si poteva agire con più gradualità e con più tattica nell’immediato, non lo so.
Naturalmente non gliene faccio una colpa: gli errori sono a monte: il ritardo di anni nel fare il PD, il governo Prodi con tutte le sue incongruenze ecc. ecc., Nelle condizioni che si erano determinate era davvero arduo trovare una soluzione eficace.
Però, al di là dei meriti e delle responsabilità, non si può non notare quel che oggettivamente è avvenuto:
Il PD ha fatto un regalo al paese consentendo per la prima volta da decenni una grande semplificazione del quadro politico-parlamentare; ma contemporaneamente è arrivato a quasi suicidarsi, insieme a tutta l’area del centrosinistra. La sinistra è entrata in una crisi drammatica, in un momento che è a sua volta drammatico, lasciando uno spazio di potere immenso a gente che non ha il minimo senso dello stato e con tentazioni vagamente autoritarie. Il risultato non è stato ahimé un miglioramento della qualità della nostra democrazia!
Ecco, allora io dico attenzione! non ripetiamo gli stessi errori. Va bene perseguire buone idee, ma non si può ignorare il “come”. Dobbiamo scendere dalla cattedra delle “brave persone” interessate solo al “bene” del paese, e sporcarci le mani anche coi poveri discorsi politicanti-politicanti, cercando di capire se è il caso ADESSO di mettere in moto certi meccanismi, o se invece, nelle condizioni attuali, una scelta teoricamente giusta, potrebbe rivelarsi, nella pratica un boomerang.
Per es. e venendo al concreto. Tu dici: “Per questi motivi credo che il referendum se appoggiato da un progetto di questo tipo può essere un momento importante per una sinistra che voglia uscire dall’angolo. Senza questo respiro il referendum diventa un’ altra occasione persa per noi…ecc.”
Tutto bene, caro Enzo. Se non che purtroppo DI FATTO non è la sinistra oggi a poter determinare le conseguenze della vittoria referendaria.
Se non consideriamo questo punto fondamentale, ogni discussione rischia di rivelarsi un astratto libro dei sogni.
Bisogna chiedersi se effettivamente CI SONO O NO, dopo un eventuale vittoria referendaria, le condizioni politiche reali perchè si possa metter mano in parlamento ad una riforma della legge. Se no è del tutto inutile che la sinistra si presenti a dire “si” al referendum con affiancato un suo progetto di un ritorno al maggioritario per es.
Se passa il SI al referendum, il PDL avrà il 60% dei seggi, poi se l’UDC non sarà entrata nel PDL ci saranno i seggi di UDC e LEGA. La maggioranza dei due terzi per cambiare la Costituzione, anche senza referendum confermativo, sarà assicurata. A quel punto sarete nelle mani di Berlusconi. Magari riformerà la Costituzione in senso presidenzialista e unificherà Quirinale e Palazzo Chigi, diventano IL PRESIDENTE.
Oh, io mi trovo già all’estero, alla fine. Ma sarà divertente che a uno scenario del genere avrete contribuito voi de iMille e del PD.
Caro Piergiorgio il mio intervento non voleva essere una disquisizione accademica o, peggio, astratta. Più semplicemente, utilizzando il tema del referendum, voleva essere una puntualizzazione sullo stato della sinistra. Nel senso che questa sinistra -con il suo gruppo dirigente- proprio perchè non si è data un obiettivo strategico (alto), è stata sconfitta consegnando il paese alla destra berlusconiana. Sarebbero tanti i fatti da ricordare, per esempio che il paese era molto maturo per il “sistema maggioritario” ma che è stato tradito proprio da questo ceto politico che ora annaspa senza sapere dove andare. Ma non voglio fare la storia di questi ultimi quindici anni, mi preme affermare che il problema di un obiettivo (alto) rimane. Essere realisti non significa rinunciare ad un progetto di modernizzazione del paese (e sappiamo quanto ce ne sia bisogno) e misursi solo tatticamente sul tavolo proposto dall’attuale maggioranza, vuol dire invece avere la capacità di offrire un “progetto politico” (alto) che guardi al futuro, capace di recuperare credibilità tra gli elettori. Perchè il problema non è se ci sono le “condizioni” nel quadro politico per vincere il referendum o per qualsiasi singola altra battaglia , ma è di lavorare nel paese per conquistare l’elettorato ad una idea del paese “innovativa e moderna” .
In altre parole ci vuole un progetto, ci vuole un nuovo personale politico. Uso spesso il termine “innocente” a fianco di politici: ecco ci vogliono politici “innocenti” a cui non si può rimproverare di aver detto e fatto tutto e il suo contrario e di essere simili agli avversari. Diversamente il PD, ma anche le altre forze politiche della sinistra, continueranno ad essere marginalizzate da un elettorato stanco e disilluso.
Ma tant’è io sono un sognatore e non vedrò mai una sinistra moderna, progressista che si è lasciata alle spalle le bandiere del novecento.
certo, certo Enzo, bisogna che la sinistra abbia una visione e un progetto di modernizzazione del paese, ci mancherebbe.
Dopodichè durante questa (certamente lunga) marcia, ci sono tante decisioni da prendere, tante mosse da fare.
E anche tante alternative da scegliere! Non bisogna lasciarsi sedurre a ogni costo da tutto ciò che è targato sull’etichetta “riformismo”. Bisogna scegliere i tempi, i modo, le strategie efficaci.
Ecco che torna, prepotente, il problema del “come”, se non si vuole cadere dalla padella nella brace.
Qui per es. è l’agenda politica che ci pone , obbligatoriamente, davanti ad un tema e cioè il referendum (che per legge si deve pur svolgere) e quindi a delle scelte (sostenerlo/non sostenerlo/votare si-no-astensione).
Ora io forse in questa discussione sarò diventato un pò troppo timoroso, non lo so.
Il fatto è che abbiamo preso troppe scoppole, con esiti davvero pericolosi per permetterci il lusso di essere ingenuamente entusiasti.
Ecco io temo un pò questo effetto: ci lanciamo in avventure teoricamente compatibili con obbiettivi positivi, perchè vogliamo essere coerenti e “bravi”, ma senza tener conto se poi in pratica quello è il modo giusto, in quel contesto di fatto, per perseguire quegli obbiettivi,col risultato di ottenere magari un risultato boomerang per noi, e anche per quegli obbiettivi!
In questo caso: la legge elettorale attuale è pessima ed è giustissimo perseguire un obbiettivo di riforma che miri anzitutto ad un maggiore potere di scelta/controllo degli elettori sugli eletti, che poi garantisca una adeguata governabilità, e non mortifichi all’estremo la rappresentatività.
Ma questo non basta per dire “si” a questo referendum oggi!
Teoricamente, negli scopi dichiarati il referendum potrebbe andare in quella direzione.
Ma in pratica OGGI ci andrà? ci andrebbe?
Questo è il punto.
Se noi, per imbracciare la bandiera del riformismo, ci lasciamo tentare di sostenere il “si” al referendum senza calcolarne gli esiti potremmo appunto ottenre un effetto boomerang.
Io dico: la legge elettorale che esce dal referendum ci piace? Leggendo argomenti altrui mi sono convinto, per ora, di no: non risolve il fondamentale problema delle preferenze, e attribuisce un potere esageratamente sproporzionato all’effettivo peso elettorale al primo che arriva. In un contensto poi in cui già il parlamento è ridotto più o meno ad un ruolo notarile essendo composto da nominati da una piccola oligarchia, e i contrappesi costituzionali sono messi continuamente a rischio da un’aggressiva campagna mediatico-politica.
E allora se il risultato del referendum non ci va bene potremmo votare “si” solo ed esclusivamente se pensiamo che esso serva da stimolo ad una riforma elettorale da vararsi in parlamento.
Ma allora non possiamo decidere una cosa così carica di conseguenze, come dire,… sulla fiducia!
Dobbiamo essere ragionevolmente certi di quest’esito.
Perciò non dobbiamo storcere il naso di fronte ai CALCOLI politichesi. Li dobbiamo assolutamente considerare.
Se la situazione politica porta a concludere che, in caso di vittoria del referendum, non ci sono le condizioni per una riforma in parlamento, dobbiamo votare no.