L’Unità mi ha chiesto cosa penso della laicità e di come il Pd affronta le cose che vi hanno a che fare. La mia risposta è nel giornale di oggi, e potete leggerla di seguito.
Mi chiedono se sono arrabbiato con il Pd. E io rispondo: no, sono calmissimo. Lavoro con energia perché il Pd faccia qualcosa in un’area dove finora non ha fatto nulla. Non ha mai aperto un dibattito serio sulla laicità dello Stato. Io ho fatto un comunicato scherzoso in cui proponevo lo scambio di Rutelli con Fini, e Fioroni mi ha risposto piccatissimo. Al punto che ho capito di aver toccato un nervo scoperto. Eppure, con una battuta, volevo far riflettere sul fatto che siamo fermi alle pari opportunità di genere, a discorsi da anni Ottanta. Non è più tempo di affrontare il tema in negativo: nel 2010 va declinato in termini positivi di gestione e sfruttamento delle diversità come ricchezza. Quindi: il Pd decida di aprire un lavoro serio e poi fissi la barra del timone sulla parità e l’uguaglianza di ogni cittadino. Nessuno può essere escluso, lo dice la Costituzione. Eppure io, gay, non posso accedere a una serie di istituti giuridici: matrimonio, adozione, pensione di reversibilità. Sui diritti il Pd deve essere più netto e coraggioso. Assumere posizioni moderne. I Pacs o Dico? No, servono solo a cristallizzare una situazione di subalternità diuna parte dei cittadini che deve essere inaccettabile per il partito.