I tagli nascosti dalla Finanziaria non finiscono di sorprendere. Nel 2006 le scuole pubbliche avranno a disposizione meno supplenti e meno risorse economiche. Le private, invece, riceveranno dallo Stato più soldi. Quasi un miliardo di euro di tagli (980 milioni per l’esattezza) rispetto all’anno scorso hanno finalmente “nome e cognome”. Sappiamo, cioè, l’entità dei tagli e cosa è stato sforbiciato da Tremonti & company. Oltre alle parole ci sono i fatti, e i numeri parlano chiaro: l’ultima Finanziaria del governo Berlusconi ha impoverito le scuole e la scuola. Meno risorse umane e finanziarie per l’anno che dovrebbe vedere il completamento della riforma Moratti.
Scorrendo il ponderoso volume sul bilancio di previsione dello Stato per il 2006 si scoprono una serie di “sorprese”. Di alcuni ci si era accorti durante l’iter parlamentare della Finanziaria, ma si sperava negli “aggiustamenti” dell’ultima ora. Le altre “brutte sorprese” si scoprono sfogliando le centinaia di pagine del supplemento alla Gazzetta Ufficiale e confrontando le somme stanziate per il 2006 con quelle del 2005.
Tagli la cui entità non è sempre facile determinare in quanto distribuiti fra le 18 regioni italiane (Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige escluse, per via di particolari accordi con lo Stato derivanti dallo statuto speciale) che gestiscono la scuola italiana.
Le somme per il funzionamento amministrativo e didattico. Il primo campanello d’allarme è stato suonato dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, Anna Maria Dominaci, lo scorso 13 gennaio. Una lettera circolare comunica a tutte le scuole che, in Piemonte appunto, le cosiddette somme per il funzionamento amministrativo e didattico sono state decurtate addirittura del 40 per cento. Un giochetto che, in tutta Italia, ha portato il capitolo di spesa da 166 a 99 milioni di euro. Nel 2006 occorrerà lesinare e economizzare su tutto: cartucce per stampanti, carta (anche igienica), attrezzature di laboratorio e persino sui registri di classe e personali degli insegnanti. Le scuole sceglieranno quelli più economici? Quelli con meno fogli? Forse sì. Sta di fatto che il finanziamento più cospicuo che arriva alle scuole: quello che – come dice il titolo stesso del capitolo di spesa – consente alle scuole di funzionare è stato quasi dimezzato.
“Sul bilancio dello Stato per l’anno 2006 lo stanziamento a favore del capitolo di spesa relativo al ‘Funzionamento Amministrativo, Didattico delle Istituzioni Scolastiche’ ammonta a 10.166.988 euro con una riduzione pari al 40,69 per cento rispetto all’esercizio finanziario 2005 (17.192.677 euro)” scrive la Dominaci. “Alla luce di quanto su esposto appare indispensabile, al fine di assicurare una predisposizione del programma annuale di codeste istituzioni scolastiche, ancorata al principio normativamente sancito della ‘veridicità’, rideterminare i parametri relativi alla quantificazione del contributo di cui all’oggetto. Appare superfluo precisare che, nel caso di bilanci predisposti sulla base dei vecchi parametri e già approvati, occorrerà procedere alla rimodulazione degli stessi, attraverso l’effettuazione delle opportune variazioni di bilancio”. Le scuole piemontesi, a metà anno, dovranno, cioè, rielaborare i bilanci in base ai nuovi stanziamenti. Stesso destino per tutte le altre scuole, ignare ancora della spada di Damocle che sta per imbattersi sulla propria testa. Nei giorni scorsi, analoghe circolari sono state inviate alle scuole di Lazio e Veneto.
I fondi per le supplenze. Del taglio alle cosiddette supplenze brevi si era già parlato quando la Finanziaria non era ancora stata approvata. Alla fine, il governo Berlusconi ha stretto il budget per le supplenze di durata inferiore alle 6 ore settimanali del 26 per cento (201 milioni di euro): passando da 766 a 565 milioni di euro. In soldoni: nel 2006, le decine di migliaia di supplenti iscritti nelle graduatorie d’istituto avranno meno possibilità di lavorare. Ma non solo. Anche il consistente capitolo di spesa relativo alle supplenze a tempo determinato (quelle annuali: fino al 31 agosto; e quelle fino al termine delle attività didattiche: fino al 30 giugno) ha subito un taglio considerevole: meno 21,25 per cento. Dai 3 miliardi di euro stanziati nel 2005 si passa ai 2 miliardi e 358 milioni del 2006. La stranezza è che i supplenti a tempo determinato, negli ultimi anni, sono aumentati vertiginosamente raggiungendo oggi la cifra record di 130 mila unità, pari al 15 per cento del totale dei docenti italiani. Senza di loro la scuola italiana, come confermano le annuali cronache settembrine, non potrebbe avviare le proprie attività. Considerato che gli alunni italiani sono in aumento, il taglio del 21 per cento dei fondi destinati ai supplenti come si ripercuoterà nel 2006/2007 sulla qualità del servizio scolastico? La riforma prevede forse di comprimere il personale della scuola? Ma come?
Le scuole private. Ovviamente non tutto è stato tagliato. Districandosi attentamente fra i numeri ci si accorge che, in tutte le regioni d’Italia, il capitolo di spesa destinato alle scuole non statali è cresciuto: di un milione di euro in Lombardia, 572 mila euro in Veneto e 680 mila in Campania. Un modesto (più 2 per cento) incremento rispetto allo scorso anno che – assieme alla circolare che consente alle private di assumere docenti a progetto (e non necessariamente a tempo indeterminato) e la moltiplicazione (al triplo dello scorso anno) del bonus statale per le famiglie che optano per le scuole private – completa le “regalie”, come sono state definite dalla Flc Cgil, di fine legislatura alle private.
(Fonte: Repubblica.it, 30 gennaio 2006)