26 Febbraio 2006

Il rispetto delle regole

Diario

C’è una persona per la quale nutro un’enorme stima da anni, da quando l’ho incontrato per la prima volta molti molti anni fa – quasi 15 – per motivi di lavoro, che è Pietro Ichino. Durante i giochini giornalistici estivi legati alle primarie devo anche avergli causato qualche noia indicandolo come Ministro del Lavoro nel futuro governo Scalfarotto. Ho ripensato a lui qualche giorno fa quando ho trovato, nel sito di Libertà e Giustizia, questo belissimo articolo pubblicato originariamente dal Corriere della Sera. C’è una materia, nel programma dell’Unione, che avrebbe meritato un primo capitolo a sé stante e un’indicazione più esplicita di priorità: potremmo chiamarla «promozione del senso civico» o «cultura delle regole» dice Ichino e prosegue: È una materia sulla quale l’Italia presenta un deficit grave rispetto ai Paesi dell’Europa centro-settentrionale… . Quel deficit si manifesta sostanzialmente in un tasso troppo elevato di disapplicazione delle nostre leggi, di tolleranza e persino talora simpatia per chi le trasgredisce, di evasione fiscale, di corruzione, di lavoro irregolare nelle forme più svariate. Ora, prosegue il giuslavorista, questa nostra radicata abitudine a non rispettare le regole causa tra l’altro una maggiore difficoltà ad attrarre investimenti nel mercato globale dei capitali, dificoltà che nell’ultima legislatura si è acuita a causa di tutta quella serie di provvedimenti legislativi promossi dal Governo Berlusconi che ha contribuito ad abbassare il tasso di legalità nel nostro Paese. Peraltro se non ripartiamo dalle regole non riusciremo a far ripartire il paese: Per poter tornare a scommettere insieme sul proprio futuro, gli italiani devono prima di tutto convincersi che il rispetto delle regole e l’attaccamento al bene comune costituisce un grande «gioco a somma positiva», in cui tutti hanno da guadagnare; poi devono convincersi che è un gioco possibile anche in Italia. Ancora una volta sono completamente d’accordo col Professor Ichino. E tuttavia mi permetto di aggiungere che per poter chiedere agli italiani di rispettare le regole e dimostrare attaccamento al bene comune bisognerà che la nuova maggioranza e il prossimo governo abbiano sufficiente credibilità per richiedere ai cittadini questi comportamenti. Una politica di rigore, morale e finanziario, e l’eliminazione di clientelismi, lottizzazioni e trasformismi sarà condizione se non sufficiente certamente necessaria per poter cominciare a riparlare di regole e di senso civico.