Sono a Norimberga, una sosta di sette ore in arrivo da Londra e verso Milano, dove arriverò in serata. Di Norimberga non sapevo nemmeno avesse un aeroporto: processi post-bellici e vergini acuminate a parte, sulla città non avevo nessun file. Passare di qui è stato l’unico modo per tornare a casa “solo” tre giorni dopo il previsto, invece dei 7 che mi aveva prospettato l’Alitalia cancellandomi il volo per la seconda volta ieri sera: “Spiacenti, ma abbiamo disponibilità solo dal 26 dicembre”.
A Londra è stato un disastro totale, scene da apocalisse in aeroporto: del resto immaginate partire per una notte (con un bagaglio risicato per l’occorrenza) e dover restare da qualche parte per una settimana. Mutande a parte, c’è anche il tema del tetto sulla testa, soprattutto se non si è in condizioni di buttarsi per terra e dormire come per bambini e anziani. E il disastro è stato pure poco comprensibile e pochissimo scusabile. E’ nevicato per qualche ora sabato 18 e l’aeroporto di Heathrow è andato in tilt per sempre. Ancora oggi funziona un orario voli ridotto di due terzi rispetto al normale: in pratica hanno cancellato preventivamente il 66% dei voli in partenza e arrivo per poter così concentrarsi sul restante 33% sperando di far partire e arrivare almeno quello.
Il fatto è che quando ero a Mosca la neve che è caduta sabato a Londra l’avrei considerata una lieve precipitazione, una specie di pioggerellina gelata. Da quelle parti i voli decollano e atterrano anche a -35° e non sarebbe nemmeno immaginabile il contrario. A Londra, del resto, non è che non nevichi, sono già rimasto bloccato una notte l’anno scorso di questi tempi. Poi c’è il fatto che mentre Heathrow soffre, gli altri scali sono perfettamente funzionanti: questa mattina a Stansted tutto filava liscio come l’olio, nonostante nevicasse ancora. Stessa cosa a Gatwick, dove – leggevo stamani – hanno triplicato il numero del personale a seguito delle critiche ricevute durante la crisi-neve precedente, quando quello era stato l’aeroporto peggio messo.
Pare che le responsabilità questa volta siano della BAA, la proprietaria (privata) dello scalo maggiore: poiché si pensa che Londra non sia un luogo frequentemente colpito da precipitazioni nevose, non si decidono a spendere i soldi necessari ad equipaggiarsi di uomini e mezzi come accade in posti più nevosi. Poi anche l’assistenza ai passeggeri è stata completamente insoddisfacente: c’era ressa pure per entrare nei terminal e a un certo punto è entrata in vigore la legge della giungla: si salvi chi può. Morale: British Airways ha perso un sacco di soldi, il governo è furibondo, l’opposizione non ne parliamo, l’opinione pubblica figuriamoci e pure la commissione europea protesta (e non solo con Londra: Francoforte pure è andato in tilt e si tratta dei due principali scali continentali).
Io, per fortuna, sono sulla via di ritorno (con la genitrice e la di lei sorella al seguito: mal ce ne incolse progettare questo weekend pre-natalizio fuori) e spero di riuscire a trascorrere il Natale insieme ai miei cari – oltre che a partecipare alla Direzione Nazionale di domani, che pure mi sarebbe dispiaciuto parecchio mancare (data la situazione). Confesso che l’esperienza di non poter materialmente raggiungere le persone a cui voglio bene, per ragioni che non dipendevano e che sovrastavano la mia volontà, me ne ha fatto sentire particolarmente la mancanza e mi ha fatto riflettere parecchio. Penso che quest’anno sentirò le feste e il ritrovarsi come qualcosa che non era per nulla scontata. Dopo questo fuori-programma stare tutti insieme a tavola sarà una sensazione un po’ più forte del solito, e che possiate provarla anche voi – anche se non avete temuto per il vostro panettone come è capitato a me – è il mio augurio di cuore per tutti. Da Norimberga, dunque, buon Natale.
6 risposte a “Norimberga, la neve e il Natale”
Ti ho pensato molto in questi giorni di esilio farzato, ma coem sempre i grnadi come Te riescono a cavarsela
Ti auguro di passare le Feste come Tu desideri
Un’abbraccio fortissimo
Buon Natale
Ascoltavo “You and Yours” un programma radiofonico della BBC che da voce ai consumatori. Si diceva che l’anno scorso, quando e’ cominciata quella che sembra oggi una vera e propria tendenza climatica (che potrebbe protrarsi anche per una ventina d’anni, secondo i meteorologi) i due aereoporti principali del South East della Gran Bretagna, Gatwick e Heathrow, hanno investito rispettivamente circa un milione, il primo e mezzo milione di sterline il secondo, in tecnologia e personale specializzato in eventi come l’eccezionale nevicata di questi giorni (e Gatwick assorbe un traffico minore di Heathrow).
Il risultato e’ soto gli occhi di tutti: Heathrow ha sgombrato dalla neve solo ieri una seconda pista di decollo mentre Gatwick, seppure con molti ritardi, ha mantenuto una media piu’ alta di partenze ed e’ riuscita in qualche modo a contenere il disagio dei viaggiatori.
La privatizzazione furiosa iniziata dalla Thatcher ha gia’ prodotto un imbarazzante calo di efficienza in servizi al consumatore di vitale importanza, come quello dei trasporti (anche con i treni non e’ che stiamo messi molto bene) e che il partito laburista non e’ stato in grado di sanare, anzi!
Il governo anche oggi non l’ha presa bene, e’ vero, ma ha preferito, guarda un po’, mettere l’accento sull’incapacita’ di fornire soccorso e informazioni alla massa di viaggiatori abbandonati, piu’ che ammettere una responsabilita’ sostanziale nel controllo degli standard dei servizi. Come dire: non abbiamo saputo consolare i viaggiatori, scusate tanto…
Qualche mese fa ho ricevuto un’educatissima email da 10 Downing Street in risposta alla protesta di un gruppo di viaggiatori, come me, della linea di treni urbani che uso per andare nella City a lavorare, formatosi su Facebook e che chiedeva di togliete alla societa’ privata il franchise (I hate First Capital Connect). La risposta di Dowing street mi rassicurava che la performance della First Capital Connect era stata attentamente valutata e non c’erano i presupposti per la cancellazione del contratto.
Molta educazione, insomma, ed il piacere sottile di sentirsi almeno ascoltati ma, nei fatti, nulla e’ cambiato ed io, ormai, vado in centro per altre vie e esco di casa mezz’ora prima.
Buon ritorno e buon Natale, caro Ivan! Che tempi!
txxx
essendo passato da Londra, Francoforte e Dusserdorf qualche giorno prima di questo macello me la sono cavata per il rotto della cuffia! Anzi in Germania sono sfilato via per treno mentre autostrade e aereoporti si inceppavano. Una volta tanto anche i primi della classe (fish & chipers e weisswurst) si confrontano con delle vistose lacune organizattive, tié! In bocca al lupo per il rientro Ivan. Intanto io spero che sia la mia famiglia a non avere problemi per raggiungerci qui in Belgio (ebbene si quest’anno tocca a loro il pellegrinaggio). Auguri anche te di Buone Feste e in bocca al lupo per un’altro anno in trincea in questa attuale triste arena politica italica, ne hai tanto bisogno. Dal tuo spesso-critico-ma -affezionato Claudio
Tranquillo, la direzione nazionale è stata rimandata al 13 gennaio per la votazione alla legge Gelmini :):
Naturalmente se fosse successo in Italia i toni di questi commenti sarebbero diversi. Ma poiche’ la neve ha bloccato l’Inghilterra la colpa e’ delle mutazioni climatiche.
Un conto e’ l’Europa che affronta con qualche disagio vere emergenze; un altro conto e’ l’Inghilterra che si paralizza per una settimana per 20 cm di neve. Questa e’ incompetenza, negligenza, inefficienza e ignoranza.
Voi anglofili, dalla Signora Albione sareste capaci di perdonare tutto. Vi lascereste perfino pisciare in testa senza fiatare. Anzi, per voi sarebbe un onore farvi pisciare in testa dalla Regina. Sarebbe una cosa da raccontare ai nipotini.
L’Italia e’ sempre una merda: l’Inghilterra, invece, soffre di cambiamenti climatici.
Ogni anno le alluvioni distruggono mezza Inghilterra, ma e’ colpa delle, piogge monsoniche che prima non c’erano.
E se non e’ colpa dei fattori climatici e’ colpa della Thatcher che prese il potere nel 1979: 31 anni fa. E gli effetti delle privatizzazioni ancora si sentono: dopo 13 anni di Nuovo Socialismo che avrebbe dovuto garantire i servizi pubblici e invece ha fatto bancarotta nazionale e ha dovuto salvare le banche con i soldi del contribuente.
Eh si, e’ sempre colpa della Thatcher.
In Italia, invece, e’ sempre colpa di Berlusconi: prima di lui funzionava tutto alla perfezione.
Poi, 16 anni fa, il Nanerottolo Sua Emittenza decise di entrare in politica e tutto ha cominciato a corrompersi: la Mafia si e’ trasferita al Nord, la monnezza napoletana ha cominciato a gestirla la Camorra, l’Universita’ ha smesso di fare ricerca e la crisi economica ha soffocato il Bel Paese.
Se non e’ la Thatcher e’ Berlusconi. Se non e’ Berlusconi e’ la Thatcher.
E fino a quando si ragiona cosi si perdono le elezioni e rimandare la Direzione Nazionale del PD al 13 Gennaio non serve a una scamorza.
Forse il PD ha bisogno di aggiornarsi il cervello.
(Io, comunque, trovarmi a fare il “comunista” con a fianco la Rosy Bindi…piuttosto mi sparo ad una tempia in una bella, nostalgica, romantica “russian roulette”).
Believe me!
Caro Ivan, fai bene a sottolineare che i problemi maggiori si sono dati in un aeroporto gestito interamente dai privati. Lo stesso è successo qui in Germania: a Berlino, dove gli aeroporti sono in mano ai Land di Berlino e di Brandenburgo, disagi nella norma (ritardi di un paio d’ore), a Francoforte, gestito da un consorzio di imprese private (con una partecipazione minima della città) aeroporto chiuso, dico: chiuso! In compenso, l’aeroporto di Francoforte è quotato in borsa, quello di Berlino no. E proprio per entrare in borsa e rendere dividendi, il consorzio che gestisce l’aeroporto di Francoforte ha tagliato sulle spese, ossia sul personale e sui mezzi per la manutenzione in caso di neve, che tanto (speravano loro) cade solo un paio di giorni l’anno. Vorrei che uno dei tanti difensori delle privatizzazioni si facesse vivo per spiegarmi come mai dovremmo preferire il modello Francoforte (privatizzato) a quello Berlino (pubblico).