Repubblica riporta oggi che il ministro Maroni starebbe prendendo seriamente in considerazione il superamento del modello delle quote per introdurre il principio del fabbisogno. “Bisogna togliere i limiti numerici”, avrebbe detto il Minsitro al festival dell’Economia di Trento. In altre parole, ogni immigrato che arrivasse in Italia in forza di una richiesta di lavoro potrebbe restare in Italia al di là delle quote stabilite. Dal che deriverebbe poi l’inevitabile conseguenza che ogni immigrato dotato di un lavoro regolare dovrebbe essere considerato un immigrato regolare.
Non so più quante volte in dibattiti televisivi ho chiesto a esponenti della maggioranza, senza ottenere altra risposta che qualche incomprensibile bofonchiamento, per quale motivo immigrati con contratti regolari di lavoro dovessero vivere in Italia da clandestini. Non ne capivo la logica se non quella di vessare della povera gente, tanto più se già presente sul territorio nazionale, di cui il nostro paese ha evidentemente bisogno (sennò non si spiegherebbe il contratto di lavoro).
La presa di posizione di Maroni mi pare oggi sancire il totale fallimento di un’intera politica di gestione dell’immigrazione basata sulla paura, sul razzismo, sulla chiusura irrazionale a qualsiasi argomentazione economica e logica. Davanti a una tale piroetta qualsiasi politico di un paese normale, dotato di un minimo di dignità saprebbe cosa fare.
2 risposte a “Le piroette di Maroni”
e quando il lavoro lo perdono come ci si comporterebbe? il concetto hai lavoro quindi sei regolare è sbagliato di base perchè devi poter essere regolare sia che tu abbia o non abbia lavoro. Quindi PRIMA si stabilisce se sei regolare o meno e poi si parla di lavoro. IMHO
Roberto, quando perdono il lavoro diventano irregolari se non ne trovano un altro. Nel senso che il permesso di soggiorno è condizionato all’avere un lavoro. Funziona già così.