Il mio intervento in Direzione Nazionale, il 6 giugno.
Sono voluto intervenire quest’oggi perché negli ultimi tre mesi ho lavorato molto sia a Milano che a Napoli e, da testimone, ho pensato di darvi cosa ho visto accadere nelle due città che sono state i luoghi più interessanti di queste elezioni amministrative.
Il giorno dopo i ballottaggi ho pensato che era veramente un buon giorno. Mi sono svegliato quella mattina e ho pensato che per la prima volta da quando abito a Milano – e ci sono arrivato nel 1992, proprio nell’anno in cui diventò Sindaco Marco Formentini – la giunta comunale della mia città non avrebbe avuto in giunta né razzisti, né fascisti né ciellini. Colgo un brusio e rispondo subito. Chi non ne fosse al corrente dovrebbe sapere che la Compagnia delle Opere ha una concezione dell’economia, e a Milano lo vediamo benissimo, che non è per niente in linea con l’economia di mercato.
Comunque, io credo di aver letto nei risultati elettorali anche un dato molto positivo che non ho sentito particolarmente sottolineare. Credo che gli elettori si siano comportati questa volta come i cittadini delle altre grandi democrazie occidentali, che votano anche giudicando i risultati di chi li ha governati fino al voto. Si è vista in azione la responsabilità politica: chi ha governato male e ha interpretato male la politica è stato punito. Gli elettori milanesi, come sarebbe accaduto in Europa, hanno rifiutato da un lato i venditori di tappeti, la politica urlata, i manifesti sulle BR nelle Procure. E dall’altro hanno votato per Pisapia perchè la Moratti ha governato male, è stata latitante, non si è vista né in città, né in Consiglio comunale.
Ma fatemi anche dire che abbiamo vinto anche per come si è comportato il partito democratico a Milano, per la lealtà e la serietà con cui ha vissuto le primarie, che ha perso e che ha però lealmente interpretato sostenendo genuinamente il candidato sindaco della coalizione. Mi riferisco a Stefano Boeri che ha fatto interamente la sua parte mettendosi a disposizione della coalizione e anche al partito milanese che si è comportato nei confronti di Boeri esattamente come il Pd dovrebbe comportarsi con la società civile: essendo un luogo aperto a chi, come Boeri, non aveva mai fatto politica fino ad allora e che ha trovato proprio nel PD il luogo dove le sue competenze e il suo talento potevano essere valorizzate. Questo luogo aperto era il Pd quando lo abbiamo fatto nascere e questo ha dimostrato di essere il Pd a Milano.
A Napoli invece ho visto un quadro completamente diverso. Nei giorni prima del ballottaggio notavo che abbiamo fatto il miracolo di consegnare nelle mani degli elettori una scheda elettorale dove il simbolo del PD nemmeno appariva. Sui manifesti del Comune che indicevano i ballottaggi c’era ogni genere di simbolo, ma a causa della sconfitta di Morcone e del mancato apparentamento, il nostro simbolo era assente dal ballottaggio. Abbiamo fatto il miracolo di sparire. Ora io ho sostenuto Morcone, e credo ancora in quella scelta, perché non sono mai attratto politicamente dall’”uomo forte”, ma quando parlavo con la gente a Napoli tutti mi esprimevano il dubbio che Morcone non avrebbe potuto essere sufficientemente indipendente dal Pd, un Pd per il quale non nutrivano alcuna fiducia. Ho sentito parlare qui del successo di Grillo. Ebbene, a Napoli Grillo ha preso circa l’1%. Questo vuol dire che quando la politica offre in sé – come con De Magistris – un canale che raccolgie credibilmente la protesta e la necessità di un cambiamento radicale, Grillo non trova alcuno spazio.
Prima dicevo che i milanesi hanno punito la Moratti perché ha governato male a Milano. E’ esattamente per lo stesso motivo che noi abbiamo perso a Napoli, perché abbiamo governato molto male la città. Cosa fare ora a Napoli? Io spero che il Partito ricostruisca a partire dal cazzotto che ha preso, che si metta mano a una rifondazione radicale. E il primo passo per fare questo è non pensare nemmeno di andare a un congresso provinciale in autunno che si ridurrebbe ad essere una resa dei conti tra clan, fatta sulla base di un tesseramento fatto con criteri molto discutibili. La città ha bisogno e cerca un PD, un partito di sinistra riformista, che sia pulito e credibile. Il commissario Orlando non deve muoversi da dov’è e deve cominciare a lavorare a una ricostruzione che dev’essere assolutamente radicale.
Voglio dire ancora una cosa. Io credo che queste elezioni abbiano dimostrato, come ha detto bene Michele Serra in una sua “amaca” di qualche giorno fa, che il centrosinistra sia fatto soprattutto dai suoi elettori e che avere dei candidati credibili e scelti con primarie fatte seriamente e lealmente sostenuto da tutta la coalizione sia la ricetta giusta. Parlare oggi di “modello Macerata” e di alleanze con l’UdC è veramente una cosa lunare. Come si fa a fare un’alleanza con una forza politica con la quale non siamo d’accordo su nulla – l’acqua, il nucleare, la legge elettorale, i diritti civili – quando i nostri elettori ci hanno cosa fare a Napoli e a Milano?
E voglio chiudere su un ultimo punto. Pensate a quanto bene ci ha fatto il congresso, a quanto bene ci fa dibattere e discutere. Oggi abbiamo qui una posizione compatta sul nucleare. Ma era così netta la nostra posizione prima del congresso di due anni fa? Se al congresso non avessimo profondamente dibattuto di questo tema così importante e non ci fosse stata una parte, seppure minoritaria, a informare e difendere senza tentennamenti le tesi antinucleariste, oggi sarebbe questa la nostra posizione? Ecco, lo dico perché delle volte mi pare ci si dimentichi di quanto sia importante il pluralismo al nostro interno e il fatto di chiamarci e di essere democratici.
2 risposte a “Milano e Napoli (…altro che Macerata)”
BRAVO BRAVO BRAVO
più scalfatotto, più civati, più “sangue fresco” ecco cosa ci vuole…..ah e depotenziare d’alema
su napoli penso che l’analisi debba essere piu’ profonda, napoli si e’ scocciata di avere candidati che no sono animati dalla politica ma solo dalla poltrona e se questa non arrivasse scappano subito. Vedi Nicolais, De Luca e ora Morcone (ceh ha confermato i suoi precedessori). Il resto sono tutti uccelli della notte, un suono bello e misterioso pronti a saltare su ogni ramo. Il mitico Velardi aveva partecipato alle primarie e poi, visto che non aveva vinto il suo cavallo, era saltato sul cavalo di lettierei come profesionista. Sarebbe opportuno inventare il marchio del “gia’ dato” e si eviterebbero sconfitte. Un altro che ha “gia’ dato”? marco rossi doria, gira l’italia vendeno il suo prodotto ma a napoli oltre i soldi spesi il risultato e’ visibile pari alle gite bassolino di cui lui e’ stato n grosso cliente sia nel comune che ella regione